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A Draghi piace la retorica della guerra.
E gli piace anche la retorica della lotta al cambiamento climatico.
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L'avanzata di Kiev, rivendica il premier, è stata possibile "anche grazie alla nostra assistenza militare". D'altronde una invasione "pianificata per mesi e su più fronti" non si può fermare "solo a parole". Ma va contrastata con il sostegno economico, umanitario e militare all'Ucraina e con le sanzioni che hanno avuto "un effetto dirompente sulla macchina bellica russa", ha fiaccato l'azione di Mosca, che "con un'economia più debole" farà più fatica a "reagire alle sconfitte che si accumulano sul campo di battaglia".
E gli piace anche la retorica della lotta al cambiamento climatico.
Le guerra però, e le sanzioni, hanno effetti negativi sempre più ingenti sui Paesi schierati contro la Russia. Mantenere la "coesione sociale" deve essere il mantra che guida le scelte dei governi che devono continuare a perseguire la "cooperazione" come già accaduto con la pandemia Covid e nello spirito dell'ultimo G20 che ha consentito di "intensificare" anche la lotta al cambiamento climatico. Le crisi innescate dalla guerra, "alimentare, energetica, economica", richiedono di "riscoprire il valore del multilateralismo", ha insistito Draghi citando il discorso del 1988 di Michail Gorbačëv sulla necessità della cooperazione per affrontare i problemi globali.

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Il premier italiano: "i referendum russi sono un'altra violazione del diritto internazionale". E sulle sanzioni dice: "hanno avuto un effetto dirompente" (ANSA)
