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E. LOFFREDO del 21/02/2010 13.45.25La panolada sporca
Oramai è un “interismo” perenne. Dalle conferenze stampa alle sceneggiate sul terreno di gioco, al contegno in panchina e sugli spalti, fin anche ai ridicoli silenzi stampa dopo le partite. E aggiungiamoci pure il consueto ritardo al rientro in campo per il secondo tempo. Chissà, forse credono di essere in pausa caffè…
Quello che si è visto sabato sera a San Siro durante inter - Sampdoria è l’ennesimo disgustoso spettacolo offerto dalla premiata (a tavolino) banda degli onesti FC.
I suddetti già nel primo tempo si sono ritrovati a giocare i nove contro undici, apriti cielo! In passato è bastato molto meno per virulente dichiarazioni complottiste, figurarsi questa volta.
Tutto il pianeta inter è ormai saturo - e non da oggi - di un male incurabile:
la sindrome del perdente.
I perdenti sono fatti così, non riescono ad accettare serenamente gli episodi avversi. Anche quando vincono, o pareggiano in nove, vedono ogni sorta di complotto contro. Sono così certi di aver subito dei torti e delle ingiustizie storiche, che hanno intimamente maturato la convinzione che a loro,
quasi come una sorta di riparatoria ricompensa divina, debba essere concesso di non rispettare le regole del gioco. Si aspettano quasi delle guarentigie.
Tutto ciò è ormai ambientale, tutti gli interisti credono di doversi opporre in un modo o nell’altro al destino avverso. I giocatori i campo ritengono di poter far fallo da ultimo uomo su un avversario lanciato a rete senza che l’arbitro debba estrarre il cartellino rosso, credono che sia consentito che dalla loro barriera esca un elemento prima che l’avversario calci. E così tanti episodi, che da regolamento vanno sanzionati con il cartellino, a loro debbono essere concessi perché loro sono intertristi.
Sulla stessa lunghezza d’onda lo specialone, che a tutte le decisioni giustamente punitive per la sua compagine non perde occasione per offrire il consueto spettacolo da circo. L’ultima è il gesto delle manette. Ma che voleva intendere, che i suoi sono da galera? O forse ce l’aveva con l’arbitro? Forse la seconda delle due. Le sparate del portoghese sono anche troppe perché
i competenti organi federali non ne chiedano conto. Ma sappiamo che Palazzi è solerte solo quando di mezzo ci sono altri colori.
Anche i giornalisti amici si sono fatti contagiare da questo stato isterico e nerazzurro, qualcuno di loro (Sconcerti), tanto per cavalcare ad ampie falcate il momento, non ha dimenticato di tirare in ballo l’odiata Juve. Altri si sono affannosamente prodigati a cercare un modo per attaccare le decisioni dell’arbitro. Operato dell’arbitro che regolamento alla mano è nulla di più che ineccepibile. Se poi per gli amici intertristi bisogna trovare una giolittiana chiave di lettura…
L’indegnità di certa stampa si commenta da sé medesima.
Ma la cosa più ridicola, e al contempo lo specchio più evidente della contaminazione ambientale che ha colpito tutta la povera gente intertriste, è la panolada inscenata sugli spalti del Meazza. Una sceneggiata collettiva che riprende e stravolge usanze nate altrove. In Spagna questa manifestazione di dissenso è rivolta dai tifosi contro la propria stessa squadra e più spesso contro la dirigenza del proprio club.
I tifosi nerazzurri avrebbero sì dovuto protestare, ma non contro l’arbitro o il sistema, come sempre fanno. Avrebbero dovuto protestare contro i giocatori (che a dieci per volta sogliono circondare l’arbitro per un cartellino giallo), l’allenatore (che li aizza mimando il gesto delle manette) e i dirigenti (che nell’intervallo seguono l’arbitro con fare minaccioso). Almeno da una parte di loro, la parte più matura, avrebbe dovuto levarsi il disappunto contro giocatori e tecnici che con inesistente cultura sportiva disprezzano ogni decisione sfavorevole dei direttori arbitrali. Invece tutti si sono lasciati trasportare dalle istigazioni del tecnico portoghese.
Evidentemente in quella tifoseria non c’è una parte matura e sportiva.
Sono tutti intertristi autentici.
(per me)
