LA GENTE CHE HA ROVINATO QUESTO MONDO HA LA CRAVATTA, NON I TATUAGGI.

Con Alfano, però, Renzi scarica la colpa su Renato Brunetta, il quale con i suoi toni piuttosto tranchant aveva applaudito all'idea di votare anche lunedì ma accusando il premier di aver fatto «una retromarcia» dettata dalla «paura».

Il ministro dell'Interno capisce che il rischio di essere smentito da Renzi è dietro l'angolo e tenta il tutto per tutto.

Chiama Maurizio Lupi e lo prega di contattare Silvio Berlusconi invitandolo a mettere una toppa alle parole del capogruppo di Forza Italia alla Camera.
Lupi, che con l'ex premier è in buoni rapporti al punto che Berlusconi aveva anche ipotizzato una sua candidatura a sindaco di Milano, esegue e qualche ora dopo le agenzie battono un comunicato in cui il leader azzurro dice che «sarebbe saggio far votare anche di lunedì per consentire una maggiore partecipazione».
 
Si allungano i tempi per il ritorno di Salvatore Girone in Italia.
Il Tempo
fa notare che la Corte Suprema indiana ha chiuso per ferie e riaprirà il 28 giugno, ma Matteo Renzi non ha alcun intenzione di forzare i tempi.

Ieri il premier ha ostentato ottimismo e ha detto di voler rispettare le “tempistiche diplomatiche istituzionali”
 
Dimenticavo......buongiorno.
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...e sempre nel campo della libertà di stampa .....

Antonio Angelucci, deputato assenteista di Forza Italia e patron di Libero, s’è appena iscritto al partito dei riformisti renziani.

Quelli che s’adoperano per il sì al referendum costituzionale di ottobre.
Ha defenestrato Maurizio Belpietro, che per il commiato ha firmato un manifesto contro la scomparsa del bicameralismo e la deriva autoritaria di Matteo Renzi.

Milioni e contributi, perché Angelucci ha scelto Renzi
L’editore caccia Belpietro, direttore ostile alle riforme, dopo che Lotti ha sbloccato i fondi e rateizzato il debito
 
E’ davvero il deficit di capitale il problema numero uno di Unicredit?
Viene da chiederselo in queste ore in cui gli uffici studi dei grandi broker italiani ed esteri sfornano report e tracciano scenari più o meno plausibili sulle prossime mosse dell’istituto di Piazza Gae Aulenti.

Per la verità è mesi che circolano con insistenza voci sulla necessità di una ricapitalizzazione, necessità sempre smentita dall’attuale amministratore delegato, Federico Ghizzoni, consapevole della difficoltà di battere cassa a fronte di risultati estremamente deludenti (in Borsa il titolo ha lasciato sul terreno quasi il 50% dall’inizio dell’anno, senza contare le perdite rilevantissime degli anni precedenti) e dopo che la banca negli ultimi dieci anni ha effettuato ben tre aumenti di capitale per un totale di circa 15 miliardi di euro.

L’insoddisfazione dei grandi azionisti per i risultati della gestione è cresciuta negli ultimi anni, fino a farsi sempre più palpabile negli ultimi mesi, tanto che lo scorso ottobre si è andati vicini allo show down sia per effetto dello scandalo “Palenzona-Mercuri, sia per la presentazione di un piano industriale giudicato insoddisfacente e punito dalla Borsa.
Ora, a sei mesi di distanza da quei fatti, sono maturati i tempi per il cambio al vertice in forza anche di risultati trimestrali che – pur superiori alle stime di consensus degli analisti – segnano un calo degli utili di circa il 20% rispetto a quelli realizzati nello stesso periodo dello scorso anno.
Un dato che indica inequivocabilmente come la redditività della banca non sia sufficiente a produrre un rafforzamento patrimoniale, mentre sul fronte delle cessioni in tutti questi mesi non sono stati fatti significativi passi in avanti.

Il risultato è che il coefficiente patrimoniale Cet1 si colloca al 10,86%, di poco sopra al minimo regolamentare del 10,50% previsto dalla Bce per le banche italiane, e – data la mole dei non performing loans in capo all’istituto e a redditività in calo – crescono i timori che il Cet1 possa ulteriormente calare nei mesi a venire (già oggi è ampiamente al di sotto della media delle banche italiane).
Di qui la percezione della necessità di agire in tempi rapidi con un cambio di strategia e una consistente iniezione di capitale in grado di rimettere in carreggiata il gruppo.
 
A quanto ammonterebbe il deficit di capitale?

Secondo Royal Bank of Scotland (Rbs) il titolo, che già tratta con uno sconto record del 60% rispetto alla media dei prezzi-obiettivo degli analisti, alle quotazioni attuali abbondantemente inferiori ai 3 euro “prezza un deficit di capitale di 9 miliardi di euro”.

Secondo Rbs è ipotizzabile un aumento di capitale di 5 miliardi,

per gli analisti di Fidentiis la necessità di capitale si colloca tra i 4 e i 6 miliardi di euro

ed Equita Sim ritiene probabile un aumento di capitale superiore ai 5 miliardi nel secondo semestre del 2016.

Si tratta solo di alcuni numeri tra i molti che girano in queste ore, ma che rendono bene l’idea delle cifre in gioco.
Un aumento di quest’ordine di grandezza produrrebbe un effetto estremamente diluitivo sui soci e forse è proprio questa una delle ragioni del crescendo delle pressioni, anche internazionali, su Piazza Gae Aulenti.
 
Un rapporto sul debito ma nessuna procedura di infrazione.

E ampi spazi di flessibilità per il 2016 in cambio di “un impegno chiaro, scritto, nero su bianco, nel quale l’Italia assicura che nel 2017″ i conti pubblici saranno “conformi alle regole”, che “l’obiettivo di deficit dell’1,8% sarà rispettato” e che “saranno evitate deviazioni significative”.

Così il commissario Ue agli affari economici Pierre Moscovici ha ufficializzato il verdetto emesso dall’esecutivo europeo sulla legge di Stabilità 2016 e su quelle degli altri Paesi.
Le raccomandazioni specifiche per l’Italia trasmesse mercoledì dalla Commissione al Consiglio scendono poi nel dettaglio delle richieste di Bruxelles al governo Renzi: accelerare sulle privatizzazioni, spostare il carico fiscale dai fattori produttivi ai consumi e alle proprietà,combattere evasione fiscale e corruzione.
 
Aumento dell'iva sicuro.........ed affossamento completo dell'edilizia.

Poi occorre spostare il carico fiscale dai fattori produttivi ai consumi e alle proprietà, ridurre le detrazioni fiscali e completare la riforma del catasto entro metà 2017.
 

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