tatteo
Forumer storico
Doni e i suoi amici, la casta intoccabile
Ultrà, minacce, legami con politici e sindacalisti. Bergamo ostaggio della passione
per l'Atalanta
NICCOLÒ ZANCAN
inviato a bergamo
Per dire del clima in città. Venerdì 9 dicembre tal Valfredo Pagano viene arrestato sotto casa con trenta dosi di cocaina. Secondo un’informativa della Digos erano destinate ad alcuni ultrà della Curva Nord, che quella sera sarebbero andati a festeggiare il natale al Covo di Campagnola insieme a giocatori e dirigenti dell’Atalanta. Il giorno dopo in tribunale alcuni tifosi vanno a capire come evolve la situazione. C’è il processo per direttissima. Quando incrociano il giornalista dell’Eco di Bergamo Stefano Serpellini, tre di loro lo seguono e lo tirano dentro un porticato. Lì compare Claudio Galimberti detto «il bocia», capo storico della Curva Nord, amico fraterno di Cristiano Doni, già indagato per associazione a delinquere ed espulso da tutti gli stadi italiani. «Il bocia» dice al giornalista: «Se domani associate la cocaina alla curva, vengo al giornale, lo incendio e ti spacco le gambe. Non mi importa niente di andare in carcere». Seguono insulti e una testata sul naso.
Bergamo sembra ostaggio della passione per l’Atalanta. E l’Atalanta sembra ostaggio dei suoi tifosi peggiori. Il comunicato ufficiale, dopo l’aggressione a Serpellini, è un capolavoro di diplomazia:«L’Atalanta, in merito allo spiacevole episodio, esprime tutta la solidarietà nei confronti del cronista. La società sottolinea anche l’esemplare comportamento tenuto dalla tifoseria bergamasca allo stadio, sia durante lo scorso campionato sia nell’attuale massima categoria». Equilibrismi, imbarazzi. Ma ora che il grande simulacro è in carcere, tutto è più difficile.
Cristiano Doni, il capitano. Sprofondato dentro all’inchiesta del calcioscommesse per il suo stesso agitarsi. Pagava l’avvocato all’amico Nicola Santoni per paura che lo potesse tradire. Usava una scheda telefonica romena «dedicata» a certi argomenti. Stava scappando in mutande di fronte ai poliziotti, venuti ad arrestarlo perché cercava di inquinare le prove. Uno choc. Eppure... Antonio Percassi detta al suo ufficio stampa: «Il presidente invita la tifoseria a stringersi intorno alla squadra, ai suoi ragazzi e alla bandiera nerazzurra, in questo momento così difficile». Poi, verso sera, nella seconda versione del comunicato, salta il riferimento alla bandiera. Cioè a Doni.
La squadra da due giorni si allena a porte chiuse. I dirigenti smozzicano frasi di circostanza. Sembra uno di quegli amori totali che rende incapaci di riconoscere il tradimento.
A Cristiano Doni è stata conferita la cittadinanza onoraria. A giugno - ai primi passi dell’inchiesta sul calcioscommesse - 2500 tifosi sono scesi in strada con uno striscione: «Giù le mani dall’Atalanta, giù le mani dal capitano». Sul palco si era sgolato persino il dirigente regionale della Cisl Stefano Petteni.
Intanto lui ha continuato ad allenarsi con la squadra. Regolarmente stipendiato, anche se sospeso dalla giustizia sportiva. È rimasto l’idolo della Curva Nord, amico del «Bocia», punto di riferimento. Ora tutto si tiene insieme anche nelle parole del gip Guido Salvini. Nell’ordinanza di custodia cautelare scrive che Cristiano Doni, quando ha scommesso e corrotto giocatori delle squadre avversarie, ha agito «anche per conto di imprecisati dirigenti della sua squadra». A Bergamo fioriscono dubbi, paure e rimorsi. L’Italia dei Valori chiede che venga revocata la cittadinanza onoraria. I tifosi si interrogano sui siti: «Non nascondiamoci dietro a un dito. L’ordinanza parla piuttosto chiaro». Il sindacalista Petteni: «Sì, a giugno mi sono speso in prima persona. Ma non ho mai confuso i ruoli, la magistratura deve fare il suo corso. Anche una verità scomoda sarà una verità utile». E Doni? «Se il capitano è colpevole è una grande mazzata».
Succedono cose strane, sul versante della Bergamo ultrà. Due ricevitorie stampavano biglietti in serie contravvenendo a tutte le disposizioni di legge: le hanno chiuse. L’assessore regionale leghista Daniele Belotti compare nelle intercettazioni del "Bocia", mentre gli suggerisce come organizzare meglio una protesta degli ultrà sotto la questura: è indagato anche lui. Amore pazzo. Amore cieco. Bombe carta, testate e minacce. Quelli della Curva Nord stanno decidendo come esternare i loro sentimenti questa sera allo stadio. Quando si tornerà a giocare, per chi ci crede ancora
bella gente
Ultrà, minacce, legami con politici e sindacalisti. Bergamo ostaggio della passione
per l'Atalanta
NICCOLÒ ZANCAN
inviato a bergamo
Per dire del clima in città. Venerdì 9 dicembre tal Valfredo Pagano viene arrestato sotto casa con trenta dosi di cocaina. Secondo un’informativa della Digos erano destinate ad alcuni ultrà della Curva Nord, che quella sera sarebbero andati a festeggiare il natale al Covo di Campagnola insieme a giocatori e dirigenti dell’Atalanta. Il giorno dopo in tribunale alcuni tifosi vanno a capire come evolve la situazione. C’è il processo per direttissima. Quando incrociano il giornalista dell’Eco di Bergamo Stefano Serpellini, tre di loro lo seguono e lo tirano dentro un porticato. Lì compare Claudio Galimberti detto «il bocia», capo storico della Curva Nord, amico fraterno di Cristiano Doni, già indagato per associazione a delinquere ed espulso da tutti gli stadi italiani. «Il bocia» dice al giornalista: «Se domani associate la cocaina alla curva, vengo al giornale, lo incendio e ti spacco le gambe. Non mi importa niente di andare in carcere». Seguono insulti e una testata sul naso.
Bergamo sembra ostaggio della passione per l’Atalanta. E l’Atalanta sembra ostaggio dei suoi tifosi peggiori. Il comunicato ufficiale, dopo l’aggressione a Serpellini, è un capolavoro di diplomazia:«L’Atalanta, in merito allo spiacevole episodio, esprime tutta la solidarietà nei confronti del cronista. La società sottolinea anche l’esemplare comportamento tenuto dalla tifoseria bergamasca allo stadio, sia durante lo scorso campionato sia nell’attuale massima categoria». Equilibrismi, imbarazzi. Ma ora che il grande simulacro è in carcere, tutto è più difficile.
Cristiano Doni, il capitano. Sprofondato dentro all’inchiesta del calcioscommesse per il suo stesso agitarsi. Pagava l’avvocato all’amico Nicola Santoni per paura che lo potesse tradire. Usava una scheda telefonica romena «dedicata» a certi argomenti. Stava scappando in mutande di fronte ai poliziotti, venuti ad arrestarlo perché cercava di inquinare le prove. Uno choc. Eppure... Antonio Percassi detta al suo ufficio stampa: «Il presidente invita la tifoseria a stringersi intorno alla squadra, ai suoi ragazzi e alla bandiera nerazzurra, in questo momento così difficile». Poi, verso sera, nella seconda versione del comunicato, salta il riferimento alla bandiera. Cioè a Doni.
La squadra da due giorni si allena a porte chiuse. I dirigenti smozzicano frasi di circostanza. Sembra uno di quegli amori totali che rende incapaci di riconoscere il tradimento.
A Cristiano Doni è stata conferita la cittadinanza onoraria. A giugno - ai primi passi dell’inchiesta sul calcioscommesse - 2500 tifosi sono scesi in strada con uno striscione: «Giù le mani dall’Atalanta, giù le mani dal capitano». Sul palco si era sgolato persino il dirigente regionale della Cisl Stefano Petteni.
Intanto lui ha continuato ad allenarsi con la squadra. Regolarmente stipendiato, anche se sospeso dalla giustizia sportiva. È rimasto l’idolo della Curva Nord, amico del «Bocia», punto di riferimento. Ora tutto si tiene insieme anche nelle parole del gip Guido Salvini. Nell’ordinanza di custodia cautelare scrive che Cristiano Doni, quando ha scommesso e corrotto giocatori delle squadre avversarie, ha agito «anche per conto di imprecisati dirigenti della sua squadra». A Bergamo fioriscono dubbi, paure e rimorsi. L’Italia dei Valori chiede che venga revocata la cittadinanza onoraria. I tifosi si interrogano sui siti: «Non nascondiamoci dietro a un dito. L’ordinanza parla piuttosto chiaro». Il sindacalista Petteni: «Sì, a giugno mi sono speso in prima persona. Ma non ho mai confuso i ruoli, la magistratura deve fare il suo corso. Anche una verità scomoda sarà una verità utile». E Doni? «Se il capitano è colpevole è una grande mazzata».
Succedono cose strane, sul versante della Bergamo ultrà. Due ricevitorie stampavano biglietti in serie contravvenendo a tutte le disposizioni di legge: le hanno chiuse. L’assessore regionale leghista Daniele Belotti compare nelle intercettazioni del "Bocia", mentre gli suggerisce come organizzare meglio una protesta degli ultrà sotto la questura: è indagato anche lui. Amore pazzo. Amore cieco. Bombe carta, testate e minacce. Quelli della Curva Nord stanno decidendo come esternare i loro sentimenti questa sera allo stadio. Quando si tornerà a giocare, per chi ci crede ancora
bella gente