Nel corso dell'ultima settimana il mercato azionario US ha effettuato un movimento consolidativo su livelli comunque elevati e senza mostrare al momento elementi di rottura significativi se non un riemergere nella seduta conclusiva della debolezza del tech mentre una certa forza hanno mostrato i settori reflazionistici che hanno condotto il rialzo nelgi ultimi due anni con le commodity industriali in recupero insieme all'oil.
Continuano a valere le considerazioni delle ultime settimane....
Al di fuori dell'azionario la seduta di venerdì ha mostrato un forte movimento sul mercato obbligazionario contrario al trend. Sebbene questo tipo di movimento negli ultimi anni sul mercato abbligazionario è capitato abbastanza spesso va comunque monitorato con attenzione perchè se non riversato nel giro di poche sedute potrebbe eessere un segnale di inversione abbastanza importante e di una certa durata.
D'altronde negli ultimi mesi si sono persi gli acquisti strutturali delle banche centrali asiatici a favori di acquisti più speculativi da parte dei paesi dell'area Caraibica e della piazza finanziaria per eccelenza (Londra).
Questi acquisti sono meno strutturali e possono essere riversati molto più in fretta rendendo maggiormente vulnerabile tutta la curva dei tassi.
A tal proposito si possono notare gli effetti di questi discorsi macro confrontando il comportamento dei tassi a lunga (i trentannali US) con l'andamento del dollaro. Nel recente passato ogni rally del dollaro ha portato ad una fase di debolezza del prezzo dei bond probabilmente perchè ogni recupero del dollaro portava ad un alleggerirsi della pressione all'acquisto dei bond da parte delle banche centrali asiatiche e viceversa. Nell'ultimo recupero del dollaro questo fenomeno si è perso in coincidenza con l'assenza di acquisti da parte dell'aria asiatica pubblica.