CONGIUNTURA INTERNAZIONALE
Pechino rialza i tassi
Dopo nove anni il primo intervento per raffreddare la crescita. Il rialzo sui prestiti in yuan dal 5,31 al 5,58%.
di Luca Vinciguerra
La Cina decide di usare la leva monetaria per mettere un freno alla corsa della propria economia. Ieri la People's Bank of China (Pboc) ha annunciato un rialzo di 27 punti base del tasso di interesse primario sui prestiti in yuan, dal 5,31 al 5,58%. Anche il tasso di remunerazione dei depositi è stato rivisto all'insù della stessa misura, passando dall'1,98 al 2,25%. È il primo ritocco verso l'alto operato dalla Banca centrale cinese negli ultimi nove anni: prima di quella di ieri, l'ultima stretta monetaria della Pboc risaliva al luglio del 1995.
Una correzione dei tassi era stata ventilata a più riprese negli ultimi mesi da esponenti del Governo cinese come arma di ultima istanza da utilizzare per raffreddare una congiuntura a rischio surriscaldamento. Ciononostante, la mossa fatta ieri sera dalla Pboc ha colto gli osservatori di sorpresa. Il rallentamento evidenziato dalla crescita del prodotto interno lordo nel terzo trimestre 2004 ("solo" +9,1%) aveva infatti diffuso la sensazione che Pechino stesse iniziando a cogliere i frutti delle misure di contenimento della congiuntura messe in atto a partire dall'estate 2003.
Ma i timonieri della politica economica cinese devono aver giudicato insufficiente le tre frenatine consecutive messe a segno dalla corsa del Pil nei primi nove mesi del 2004. E così, dopo aver utilizzato per oltre dodici mesi delle terapie monetarie blande per smorzare gli eccessi del ciclo - tetti ai prestiti, aumento delle riserve, limiti di indebitamento per le aziende troppo esposte - Governo e Banca centrale (in Cina l'istituto di emissione non gode di alcuna indipendenza dal potere politico centrale) hanno deciso di passare alle maniere forti.
Probabilmente, è il parere di molti osservatori, la molla che ha spinto la Pboc a interrompere un decennio di politica monetaria "neutra" e a rialzare il costo del denaro è stata l'inflazione. Spinti dalla forte domanda di materie prime, dal robusto flusso di investimenti in settori caldi come l'immobiliare o il siderurgico, nonché dall'aumento dei corsi delle derrate agricole, nel 2004 i prezzi in Cina hanno continuato a lievitare fino a raggiungere in estate livelli da record.
«La lieve flessione al 5,2% del tasso di inflazione a settembre non è certo bastata a scacciare i timori su un quadro macroeconomico che si presenta ancora molto incerto. Così la Banca centrale deve aver pensato che solo dimostrando con una misura concreta la volontà di combattere l'inflazione avrebbe potuto provare la sua credibilità e ridurre le aspettative del mercato su un ulteriore aumento dei prezzi», osserva Chen Xingdong, economista di Bnp Paribas Peregrine.
Quali saranno ora i risultati di questa improvvisa e inaspettata stretta monetaria della Pboc? È l'interrogativo che ieri ha dato la buonanotte alla folta schiera di economisti che seguono la Cina. Innanzitutto, bisognerà vedere se 27 punti base di rialzo del costo del denaro saranno sufficienti a placare la sete di denaro dei settori più esposti al rischio del sovra-investimento (il mattone, innanzitutto). A questo riguardo, Chen Xingdong ritiene che con il rialzo di ieri la Pboc intenda iniziare un ciclo monetario restrittivo vero e proprio, utilizzando cioè lo strumento dei tassi e non più le misure amministrative che dall'estate 2003 a oggi hanno fallito l'obiettivo e hanno sollevato solo critiche e malumori.
In secondo luogo, bisognerà valutare come reagirà il mercato finanziario interno. Non c'è dubbio che il ritocco del costo del denaro per le aziende si tradurrà in un aumento degli oneri finanziari. Ecco perché i bilanci dei gruppi statali gravati da pesanti livelli di indebitamento (che sono poi la maggior parte) finiranno per andare ancora più sotto pressione: è probabile, dunque, che le loro quotazioni in Borsa ne risentano già da oggi. Il termometro vero sarà dato dalle reazione dell'indice H-shares del listino di Hong Kong. Infine, bisognerà vedere se il rialzo dei tassi avrà ripercussioni sulla tanto dibattuta questione della rivalutazione del renminbi. Una questione su cui, per ora, nessuno se la sente di sbilanciarsi troppo, sebbene la maggioranza degli esperti continui a escludere questa ipotesi almeno fino alla fine del 2004.
29 ottobre 2004