Macroeconomia la situazione (4 lettori)

Paperino

Forumer attivo
gipa69 ha scritto:
...
3)Considerando i dieci paesi con cui gli US hanno il deficit più alto sette hanno una valuta che si è mossa di più o meno il 2% in un anno
4)Questi 7 paesi contano per circa il 40% del totale del deficit US
5)6 dei dieci principali partners commerciali US generano più della metà della prorpia crecita economica dalle esportazioni
6)Secondo la FED è necessario un aggiustamento del budget sul defict governativo per ridurre il gap dei conti.
Molto interessante.

Della serie: mors tua vita mea... :-D
Sarà un'impresa titanica aggiustare i conti americani in queste condizioni. Vedremo, son curioso di vedere cosa inventeranno i grandi soloni della finanza nei prossimi due/tre anni. Dollaro a 1,60 contro l'euro..... eh, eh, eh.....
 

gipa69

collegio dei patafisici
Oggi la mia autostima è molto più alta del solito....
Certo è che chi si loda si imbroda ma lasciatemi dire che la giornata di oggi è la conferma della mia operatività e quindi del post "Cambio di scenario" scritto domenica sera.
La giornata di debolezza del petrolio (che questa volta probabilmente ha segnato un massimo di periodo...) ha consentito il rally del mercato azionario ma anche un certo recupero del dollaro e una debolezza insistita del bond come avevo descritto Domenica.
Se la relazione con il mercato azionario era altamente probabile ed infatti il movimento è stato pressochè concomitante ma comunque tradabile la reazione del bond pur avvenendo in sintonia ha dato una struttura ancora più operabile e significativa così come il dollaro.
Certo il dollaro è attualmente il mercato più debole e quindi il più sescettibile per altre considerazioni degli operatori per cui potrebbe diventare nelle prossime settimane il più importante da seguire.
Vi riposto il mio commento finale di quel post perchè penso che me ne farò un quadretto:
"Cosa succederà ora?
Difficile dirlo ma io resto della convinzione che siamo comunque vicini ad un possibile minimo di periodo da realizzarsi tra adesso e la riunione Fed e questa considerazione non è legata solo a considerazioni legate all'andamento dei mercati post elettorali ma anche a situazioni derivanti da quanto detto sopra.
In particolare uno storno delle commodity più conosciute quali ad esempio il petrolio oltre che ridurre la necessità di vendere dollari per comprare materie prime potrebbe far rilassare gli analisti sugli eventuali impatti del caro petrolio sugli utili delle imprese e sui consumatori.
Un recupero del dollaro legato a quanto sopra ed ad un miglioramento delle condizioni descritte sopra potrebbe essere supportato anche dalle considerazioni che il periodo preelettorale è solitamente un periodo debole per il dollaro soprattutto quando l'elezione è in bilico e dal miglioramento delle condizioni economiche.
Questo potrebbe far rialzare un pò i prezzi dei bond a lungo e permettere a Greenspan di alzare ancora un pò i tassi per rendere più appetibile tutta la curva dei rendimenti e riattivare i flussi verso il dollaro con il conseguente impatto positivo per i mercati azionari.
Monitoreremo con attenzione queste considerazioni nelle prossime settimane anche perchè presto potremmo sapere quale è la prossima strada dei mercati correlati."
Una domanda che si potrebbe porre a questo punto è come mai queste correlazioni seppure non di lungo periodo e rapidamente cangianti sono così strette?
Le spiegazioni possono essere molte ma essenzialmente la causa principe riguarda la struttura dei mercati finanziari attuali.
L'elevato peso di strategie momentum unito a strategie cosidette macro crea queste relazioni che nelle fasi di inversione mostrano in pieno la loro faccia mentre durante fasi meno speculative possono essere più facilmente mascherabili.
Queste sono giornate che danno soddisfazione.... :)
 

FeRR@

Forumer storico
gipa non so se è sfuggito a me nella lettura o forse nn te lo sei ricordato (o forse non lo ritenevi interessante), ma oltretutto il 26 euro giorno di setup di gann :)
 

generali1984

Forumer storico
Uppete

Complimenti Gipa , timing perfetto :)


Ciao Ferr@
probabilmente no , ma parlarne in un "viaggio" tutto nostro cercando
di mettere in evidenza controsensi e bestialità ci farebbe passare
piacevolmente un pò di tempo :D
 

FeRR@

Forumer storico
generali1984 ha scritto:
Uppete
probabilmente no , ma parlarne in un "viaggio" tutto nostro cercando
di mettere in evidenza controsensi e bestialità ci farebbe passare
piacevolmente un pò di tempo :D


se mi spieghi bene cosa volevi dire se ne può sempre parlare :D
 

gipa69

collegio dei patafisici
Un pò di grafici Macro....

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patt

Forumer storico
CONGIUNTURA INTERNAZIONALE

Pechino rialza i tassi
Dopo nove anni il primo intervento per raffreddare la crescita. Il rialzo sui prestiti in yuan dal 5,31 al 5,58%.
di Luca Vinciguerra


La Cina decide di usare la leva monetaria per mettere un freno alla corsa della propria economia. Ieri la People's Bank of China (Pboc) ha annunciato un rialzo di 27 punti base del tasso di interesse primario sui prestiti in yuan, dal 5,31 al 5,58%. Anche il tasso di remunerazione dei depositi è stato rivisto all'insù della stessa misura, passando dall'1,98 al 2,25%. È il primo ritocco verso l'alto operato dalla Banca centrale cinese negli ultimi nove anni: prima di quella di ieri, l'ultima stretta monetaria della Pboc risaliva al luglio del 1995.
Una correzione dei tassi era stata ventilata a più riprese negli ultimi mesi da esponenti del Governo cinese come arma di ultima istanza da utilizzare per raffreddare una congiuntura a rischio surriscaldamento. Ciononostante, la mossa fatta ieri sera dalla Pboc ha colto gli osservatori di sorpresa. Il rallentamento evidenziato dalla crescita del prodotto interno lordo nel terzo trimestre 2004 ("solo" +9,1%) aveva infatti diffuso la sensazione che Pechino stesse iniziando a cogliere i frutti delle misure di contenimento della congiuntura messe in atto a partire dall'estate 2003.
Ma i timonieri della politica economica cinese devono aver giudicato insufficiente le tre frenatine consecutive messe a segno dalla corsa del Pil nei primi nove mesi del 2004. E così, dopo aver utilizzato per oltre dodici mesi delle terapie monetarie blande per smorzare gli eccessi del ciclo - tetti ai prestiti, aumento delle riserve, limiti di indebitamento per le aziende troppo esposte - Governo e Banca centrale (in Cina l'istituto di emissione non gode di alcuna indipendenza dal potere politico centrale) hanno deciso di passare alle maniere forti.
Probabilmente, è il parere di molti osservatori, la molla che ha spinto la Pboc a interrompere un decennio di politica monetaria "neutra" e a rialzare il costo del denaro è stata l'inflazione. Spinti dalla forte domanda di materie prime, dal robusto flusso di investimenti in settori caldi come l'immobiliare o il siderurgico, nonché dall'aumento dei corsi delle derrate agricole, nel 2004 i prezzi in Cina hanno continuato a lievitare fino a raggiungere in estate livelli da record.
«La lieve flessione al 5,2% del tasso di inflazione a settembre non è certo bastata a scacciare i timori su un quadro macroeconomico che si presenta ancora molto incerto. Così la Banca centrale deve aver pensato che solo dimostrando con una misura concreta la volontà di combattere l'inflazione avrebbe potuto provare la sua credibilità e ridurre le aspettative del mercato su un ulteriore aumento dei prezzi», osserva Chen Xingdong, economista di Bnp Paribas Peregrine.
Quali saranno ora i risultati di questa improvvisa e inaspettata stretta monetaria della Pboc? È l'interrogativo che ieri ha dato la buonanotte alla folta schiera di economisti che seguono la Cina. Innanzitutto, bisognerà vedere se 27 punti base di rialzo del costo del denaro saranno sufficienti a placare la sete di denaro dei settori più esposti al rischio del sovra-investimento (il mattone, innanzitutto). A questo riguardo, Chen Xingdong ritiene che con il rialzo di ieri la Pboc intenda iniziare un ciclo monetario restrittivo vero e proprio, utilizzando cioè lo strumento dei tassi e non più le misure amministrative che dall'estate 2003 a oggi hanno fallito l'obiettivo e hanno sollevato solo critiche e malumori.
In secondo luogo, bisognerà valutare come reagirà il mercato finanziario interno. Non c'è dubbio che il ritocco del costo del denaro per le aziende si tradurrà in un aumento degli oneri finanziari. Ecco perché i bilanci dei gruppi statali gravati da pesanti livelli di indebitamento (che sono poi la maggior parte) finiranno per andare ancora più sotto pressione: è probabile, dunque, che le loro quotazioni in Borsa ne risentano già da oggi. Il termometro vero sarà dato dalle reazione dell'indice H-shares del listino di Hong Kong. Infine, bisognerà vedere se il rialzo dei tassi avrà ripercussioni sulla tanto dibattuta questione della rivalutazione del renminbi. Una questione su cui, per ora, nessuno se la sente di sbilanciarsi troppo, sebbene la maggioranza degli esperti continui a escludere questa ipotesi almeno fino alla fine del 2004.

29 ottobre 2004
 

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