Macroeconomia la situazione (6 lettori)

gipa69

collegio dei patafisici
Il vero pericolo è la caduta del dollar standard

Riporto qua l'ottimo articolo di Duncan citato da Christiano in quanto molto interessante per chi vuole capire le logiche del mercato

http://www.prudentbear.com/archive_comm_article.asp?category=Guest+Commentary&content_idx=36909


Come corollario delle bolle create dalle Banche Centrali Vi posto un grafico che mostra come all'inizio del 2004 la crescita delle riserve valutarie delle banche Centrali era addirittura superiore a quella del deficit ad indicare che parte dei soldi utilizzati per comprare dollari erano presi a prestito!!!

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Resta il fatto che il mercato fino a qualche giorno fa scommetteva su un possibile nuovo intervento delle banche centrali asiatiche per sostenere almeno in parte la discesa del dollar index in quanto un cambio del dollaro sotto 105 contro yen è considerato da molti manager giapponesi come il livello entro cui le aziende giapponesi possono operare.
ma la convinzione che si è fatta strada negli ultimi giorni ed ha permesso il break della lunga fase laterale è che questa volta potrebbe essere diverso per diversi motivi, magari fra loro non correlati, ma che assieme formano un opinione:
1) Limitare la debolezza del dollaro costringerebbe i paesi importatori di materie prime a comprare le commodity a prezzi decisamente superiori limitando nei suoi effetti l'eventuale sostegno al dollaro
Solo una discesa dell tenore speculativo sulle commodity potrebbe limitare questa considerazione
2) Gli acquisti degli ultimi mesi sui bond americani più che dalle Banche centrali asiatiche sono stati effettuati dagli investitori privati asiatici dettati dalla convinzione che il mercantilismo delle loro banche centrali sarebbe continuato ed in particolare per gli investitori giapponesi dalle similitudini tecniche e grafiche con l'andamento del bond Usa rispetto al bond giapponese nel corso degli anni successivi all'esplosione della bolla specualtiva sul Nikkei. Se questi fenomeni non si materializzassero le ricoperture potrebbero essere consistenti.
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3)La debolezza del dollaro è la debolezza dell'economia globale con il rallentamento Cinese e di tutta l'area asiatica che da forza ai bond ma indebolisce la principale valuta di scambio commerciale.
4)Asia Europa meeting tra gli advisory di 39 paesi asiatici e europei per aumentare l'utilizzo dell'euro negli scambi commerciali e ridurre l'impatto del dollaro sugli stessi (per me questa solo una soluzione tampone).
Nella mia mente dall'inizio dell'anno vi sono tre cause che possono riscatenare il bear market sui mercati che in ordine di gravità sono:
1)Oil (in corso ma al momento meno determinante di quanto immaginassi)
2)Tassi
3)Dollaro
In particolare in caso di sfiducia del dollaro come moneta di scambio commerciale le reazioni dei mercati potrebbero essere veramente devastanti e ridisegnare gli equilibri economici così come li conosciamo
Per me ci vorrà ancora del tempo in quanto esistono ancora degli interventi temporanei ma è una luce rossa da lasciare sempre accesa.
 

gipa69

collegio dei patafisici
Cambio di scenario

Nel corso del 2003 la debolezza del dollaro e la forza di tutti gli altri mercati ha caratterizzato l'andamento dei mercati finanziari. Le motivazioni che hanno portato a questo andamento sono stati trattati nel corso del 2003 e all'inizio del 2004.
Da metà Agosto il comportamento dei mercati finanziari mondiali sembrava riprendere il cammino interrotto. Infatti il dollaro ha cominciato una fase di debolezza e di conseguenza le commodity industriali hanno ripreso a mostrare nuovi segnali di forza o comunque mantenere gli elevati livelli raggiunti, i bond hanno ripreso a rinforzarsi contro ogni opinione corrente e i mercati finanziari hanno sviluppato un buon recupero con la rotture di alcune resistenze importanti e con diversi indici su nuovi massimi.
A metà settembre però questa ipotesi ha cominciato a schricchiolare sotto i colpi di divergenze sempre più palesi che hanno portato in queste ultime sedute alla considerazione che lo scenario 2003 non è più proponibile attualmente.
Affrontiamo le varie componenti per creare uno scenario coerente:
1)Debolezza del dollaro
Se nel 2003 il calo del dollaro index era considerato lo strumento per l'espansione economica mondiale in quanto l'aumento della massa monetaria relativa alla valuta commerciale per eccellenza permetteva la crescita degli scambi commerciali globali e la situazione della curva dei tassi permetteva l'effetto leva sul fenomeno e quindi l'espansione speculativa del movimento, la debolezza attuale non può essere coerente con questo scenario in quanto gli indici economici globali mostrano un rallentamento globale segnato dal lento declino dei due motori principali della crescita, Cina e Consumatori US.
Ad esso si è associato nelle ultime settimane una certa sfiducia della corporate governance americana dovuta ad una serie di elementi negativi tra i quali il caso Fannie mae, le indagini di Spitzer (Democratico?) sulle assicurazioni, le metodologie di calcolo su alcuni indicatori economici come l'inflazione e il calo dei flussi di investimenti diretti in U.S. che hanno minato le considerazioni fondamentali sul dollaro.
2)Forza delle materie prime
Nel corso del 2003 la crescita delle materie prime era vissuta come l'esempio lampante della forza dell'economia mondiale e dell'estesa partecipazione di ogni sua componente; il fatto poi che le pressioni inflazionistiche erano scarse ne esaltavano la componente positiva della crescita.
Nella fase attuale la crescita delle materie prime è vissuta come una strozzatura dell'offerta e come un reale pericolo per la già rallentante economia mondiale ed un potenziale assorbente di buona parte della crescita degli utili mondiali. In questo caso la componente speculativa/negativa di questo mercato ha preso il sopravvento mentre la correlazione tra le varie materie prima mostra la differenza rispetto al 2003. Il rapporto Oro/Rame mostra la bassa considerazione attuale del ciclo economico e l'estensione della crescita di alcune (rapporto Petrolio/Oro).
3)Forza dei prezzi delle obbligazioni
Tra gli elementi positivi del mercato del 2003 vi era sicuramente la debolezzza dei rendimenti obbligazionari (e la forza dei prezzi) e la relativa pendenza della curva dei tassi. Il primo fattore permetteva il propagarsi dell'indebitamento e del rifinanziamento e la seconda era creatrice di liquidità a basso costo (vedi numerosi post di inzio 2004).
Nella fase attuale i bassi rendimenti pur agevolando ancora il rifinanziamento (vedi gli ultimi dati..) sembra non bastare più da sola a sostenere il ritmo dei consumi americani (vedi ultimi dati comunque contradditori e andamento degli indici di settore come lo S&P Consumer elo S&PHomebuilding) e sembra derivare più che altro da un atteggiamento maggiormente difensivo degli investitori nei confronti di un economia in rallentamento mentre la curva dei tassi sembra appiattirsi ed i possibili ulteriori rialzi della Fed non danno nè indicazioni macro positive ne permettono il realizzarsi del carry trade caratteristico del 2003.
4)Debolezza delle borse
Nella fase iniziale dello sviluppo di queste correlazioni le borse hanno reagito positivamente (vedi sopra) ma le nuove considerazioni sui mercati e l'economia hanno prima rallentato il trend e negli ultimi giorni lo hanno riversato
Cosa succederà ora?
Difficile dirlo ma io resto della convinzione che siamo comunque vicini ad un possibile minimo di periodo da realizzarsi tra adesso e la riunione Fed e questa considerazione non è legata solo a considerazioni legate all'andamento dei mercati post elettorali ma anche a situazioni derivanti da quanto detto sopra.
In particolare uno storno delle commodity più conosciute quali ad esempio il petrolio oltre che ridurre la necessità di vendere dollari per comprare materie prime potrebbe far rilassare gli analisti sugli eventuali impatti del caro petrolio sugli utili delle imprese e sui consumatori.
Un recupero del dollaro legato a quanto sopra ed ad un miglioramento delle condizioni descritte sopra potrebbe essere supportato anche dalle considerazioni che il periodo preelettorale è solitamente un periodo debole per il dollaro soprattutto quando l'elezione è in bilico e dal miglioramento delle condizioni economiche.
Questo potrebbe far rialzare un pò i prezzi dei bond a lungo e permettere a Greenspan di alzare ancora un pò i tassi per rendere più appetibile tutta la curva dei rendimenti e riattivare i flussi verso il dollaro con il conseguente impatto positivo per i mercati azionari.
Monitoreremo con attenzione queste considerazioni nelle prossime settimane anche perchè presto potremmo sapere quale è la prossima strada dei mercati correlati.
 

generali1984

Forumer storico
Up,
interessanstissima disamina dei mercati negli ultimi post .

Concordo pienamente sui tre punti "pro orso" ,
forse meno sull'ordine di gravità , metterei i tassi al primo posto ,
visto il livello di indebitamento del sistema , d'accordo invece
nell'ordine come "sequenza" ;
il petrolio potrebbe essere il detonatore , ma non la causa ,
credo che il rialzo del petrolio sia principalmente conseguenza della
richiesta finale pur se in prospettiva %, e solo in parte minore va imputata
alla speculazione , non stiamo parlando di oro che resta uno strumento
quasi esclusivamente finanziario nella parte a leva , ma di qualcosa su cui
poggia il sistema produttivo , si fa un gran parlare della speculazione che
sarebbe dietro ai rialzi del greggio , non sento nessuno , ma forse solo
per mia mancanza , dire che in soli dieci anni si sono affacciati al mercato
del consumo ABITUALE di greggio oltre 100 milioni di persone ;
70 SOLO negli ultimi 5 anni , come se in 5 anni si fosse materializzata
una Germania intera .....e il greggio dovrebbe restarsene buono intorno
ai 25 dollari al barile , mi sembra una pretesa un tantino esagerata .
Certo il mercato sconterà anche gli oltre 200 milioni di persone , sparse
fra Cina , India e Asia in genere che si preparano ad entrare nel ciclo
nei prossimi 10 anni , ma non credo che a questo sia imputabile molta
parte del rialzo dell'oro nero , il mercato ama illudersi , ma alla fine sa
far di conto , se stesse veramente scontando altri 200 milioni di
consumatori abituali il petrolio sarebbe ALMENO a 80 $ il barile
Detto questo , nessuno può vietare a Cinesi e Indiani di marciare a tappe
più o meno forzate verso il capitalismo di consumo ,
così come nessuno ha obbligato gli omini a stelle e strisce a spargere
dollari in giro per il Mondo riempiendosi di debiti .

Il rialzo delle materie prime fa paura per la componente inflattiva che
potrebbe portare con sè , l'inflazione potrebbe scardinare il meccanismo
di offerta della moneta da parte del mercato ritornando alla richiesta da
parte degli stati per finanziamenti deficit in quel caso , come negli anni
70-80 i tassi volerebbero , a dispetto del volere delle banche centrali ,
ben oltre la soglia del 5% i fallimenti personali , già oggi non bassi ,
aumenterebbero e sarebbe , allora sì , inevitabile il propagarsi
dell'infezione all'economia .

Ho detto la mia cavolatina del mattino , ora vado a potare qualche pianta :D
 

generali1984

Forumer storico
Quando scrivo "non sento nessuno dire che in soli......"
naturalmente mi riferisco ai media più o meno specializzati ,
media sui quali mi piacerebbe aprire una discussione ,
una specie di rubrichetta critica su svarioni e bestialità .


Leggo stamattina che il vecio Fidel con la caduta ha avuto
un'ispirazione , dollari al bando , mai più biglietti verdi sull'isola.......

...gli Usa tremano :D
 

FeRR@

Forumer storico
:-D :-D :-D

bella lì Gene!

:-D :-D :-D


Per quanto riguarda i media potrebbe si essere interessante, ma pensi che poche persone possano seguire il passo delle castronerie dette?!?!? :eek:
 

gipa69

collegio dei patafisici
Una rubrica sulle dichiarazioni dei media?
Mi serve urgente una clonazione! :D
per quanto riguarda il mercato si è sviluppata una grossa reazione su livelli considerati importanti 1090/1094 di SPX e con esso si è sviluppato un lieve recupero dei bond e del dollaro.
Tra parentesi il recupero sul nyse è stato da manuale.
Nell'ultima settimana ho parlato della possibilità di un inversione di periodo ma questa reazione non mi farà esporre in maniera eccessiva
in quanto le commodity soono rimaste ancora troppo forti ed il dollaro è esponibile ad una ulteriore correzione.
Certo adesso l'influenza elettorale è forte così come le forze in campo e i sondaggi sembrano preannunciare un anticipo di rally presidenziale.
Ancora cinque giorni di borsa e poi un elemento importante di incertezza verrà meno.
Nel frattempo occhio all'intermarket.





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gipa69

collegio dei patafisici
In effetti siamo al parossismo demoscopico! :D

Ritornando al dollar index vi posto qua eccelente commento di MS da tenere in evidenza:

Currencies: No Clear and Present Danger

Sophia Drossos & Karin Kimbrough (New York)




Is the Fed Trying to Talk Down the USD?

Market focus on the US current account (C/A) deficit has intensified, especially following comments from Fed officials and evidence of a further yawning in the US C/A deficit now projected to peak at 6.5% of GDP next year. But rather than signal a weaker USD, we think the Fed’s discussion of this issue may be aimed at staking out a public position to prod the next administration to make fiscal discipline a priority. Our sense is that recent Fed commentary is trying to convey that the larger size of the expected C/A deficit may pose more vulnerability, but a disorderly adjustment remains a low-probability event.

Mistake to interpret concern about the C/A as effort to talk down the USD

To be sure, the Fed has given the market plenty to debate on this issue. Since the beginning of September, five speakers have touched on this issue in some way. We agree with the view expressed by the FOMC’s McTeer, who assured observers that this was not a conspiracy to signal the market. Most comments came not in prepared remarks, but in response to direct questions. In the past, the Fed has used prepared remarks to signal the markets in a carefully crafted message. Moreover, we suspect the Fed shares our view that the exchange rate is not as effective a policy lever in the US as it is in other countries. Speaking out openly about the USD not only violates the US Treasury’s territory on USD policy, it could also undermine investor confidence in US assets. There is no such thing as managing a little depreciation in the USD – signaling a preference for a weaker USD could strongly destabilize asset markets, in our view.

Weaker USD Not Much of a Help

In our view, USD weakness does little to help shrink the C/A deficit. This widening reflects longer-term structural issues rather than mere currency misalignments. In fact, coinciding with the USD’s 25% decline on the Fed’s major currencies index over the past two-and-a-half years, the current account gap has increased 50%. To have any appreciable impact on narrowing the US trade deficit, Stephen Jen estimates that the EUR/USD and USD/JPY would have to reach 1.80 and 0.60, respectively. At those levels, the inflationary impact would seriously challenge the Fed’s price stability mandate, in our view. We don’t think the Fed would risk letting a hard-to-control inflationary genie out of the bottle.

Downward USD? Asia Would Follow

In our view, it would accomplish next to nothing for the Fed to attempt to talk down the USD at this point, since so many of its deficit partners would depreciate their currencies in lock-step. Out of the countries with which the US has its top 10 bilateral trade deficits, seven have currencies that moved 2% or less relative to the USD since the beginning of the year. These seven countries operate a de facto peg against the USD and account for 40% of the US total current account deficit. In fact, of the countries listed here, only China has an explicit intention to introduce a more flexible currency.

Another reason for our skepticism is that most of the US’ major trading partners rely on an export-led growth model. Six of the US’ top ten trading partners are generating more than half of their GDP growth from exports. They need to maintain cheaper currencies and aggregate current account surpluses in order to fuel growth. Interestingly, China isn’t one of them. Despite being the scapegoat of FX markets, China does not rely as much on an export-led growth model. This underscores other evidence implying that the persistent energy directed at China’s currency policy may be overdone.

Identifying the Problem – No Quick Fix

An economic identity below states that investment equals the sum of private savings, public savings and the current account deficit. The left-hand side of the equation (representing the source of US capital inflows) is dominated by Asian economies, which have a savings glut. In order for these capital inflows to the US to stop, Asia would need to stop saving and start spending. We view this event as unlikely without a stronger domestic demand cycle. Savings patterns are slow-moving and unlikely to change in the near term, as our colleagues Andy Xie and Stephen Jen have pointed out in their recent articles.

That is not to say that US savings deficiency does not matter. The right side of this equation (where the terms are all negative or in deficit) suggests that either households have to save more or the government does. Higher US government savings would repair a budget deficit estimated at 2.8% of GDP in 2005, and this may be the most efficient route to improving the US C/A gap. Recent comments, particularly from Chairman Greenspan, have consistently referenced the need for improved budget discipline. In our view, the Fed likely has emphasized the need for fiscal restraint because the budget deficit is a contributing factor determining the current account deficit. The Fed’s discussion of this issue may be aimed at staking out a public position to prod the next administration to make fiscal discipline a priority

Bottom Line

We believe that the Fed’s recent public comments do reflect increased concern about the US C/A, but we do not construe them as an attempt to talk down the USD. While the market may be predisposed to the view that a weaker USD would be a panacea for the US C/A deficit, we see the problem as requiring a more complex answer that will take time. We suspect that this is the view of US monetary authorities as well.


In sintesi si ritiene che i recenti commenti della FED più che essere indirizzati ad indebolire ulteriormente il dollaro erano più orientati a focalizzare il mercato su come, secondo la FED, bisogna intervenire per ridurre il gap del deficit.
In particolare dal commento sopra escono le seguenti considerazioni:
1)Negli ultimi due anni e mezzo il declino del 25% del dollar index non ha contribuito a ridurre il deficit che anzi è cresciuto
2)Per avere un impatto sul deficit l'euro dovrebbe salire a 1,60 contro dollaro
3)Considerando i dieci paesi con cui gli US hanno il deficit più alto sette hanno una valuta che si è mossa di più o meno il 2% in un anno
4)Questi 7 paesi contano per circa il 40% del totale del deficit US
5)6 dei dieci principali partners commerciali US generano più della metà della prorpia crecita economica dalle esportazioni
6)Secondo la FED è necessario un aggiustamento del budget sul defict governativo per ridurre il gap dei conti.
Molto interessante.
 

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