Le reazioni ai cambiamenti
L'aumento del deficit commerciale US su livelli record ha portato ad una breve correzione sui movimenti dei cambi ma non ha portato a quell'immaginabile flessione del dollaro
Sebbene gli scenari siano molteplici sulle valute (ve ne posto due praticamente opposti)
un elemento da tenere in considerazione è che il deficit commerciale US da solo non determina i movimenti valutari. Infatti la loro correlazione di lungo è insignificante allo stato attuale ed il loro legame determina reazioni di breve; il deficit commerciale US è uno degli elementi fondanti degli squilibri economici attuali ma rappresenta anche la crescita economica attuale.
Ben più importante negli ultimi anni per il dollaro sono state le scelte di politica monetaria della FED ed il differenziale dei tassi tra le principali curve degli interessi
Se infatti il deficit delle partite correnti è stato equilibrato dal mercantilismo delle banche centrali asiatiche i tassi reali negativi sono stati un incentivo sia per i consumatori, sia per gli speculatori per sviluppare un operazione di leva del debito al fine di estrarre ulteriore liquidità per i consumi da una parte e per investire sui mercati ad elevato rendimento dall'altro portando gli spread degli obbligazionari speculativi e dei paesi emergenti su livelli simili a quelli del 1999 ed innalzando il livello dei P/E dei mercati azionari emergenti che hanno ora un differenziale rispetto a quelli occidentali sui minimi degli ultimi dieci anni.
Questa scelta della FED è maturata nel 2001 per evitare a loro dire una situazione economica simile a quella Giapponese degli anni 90 attraverso una politica accomodativa mai vista prima.
Ma gli utlimi commenti dei vari governatori e le minute della FED sembrano mostrare la chiara intenzione della FED di riportare i tassi reali su un valore neutrale per non correre rischi ulteriori di sbilanciamenti incontrollabili; scelta che ha portato Roach, l'economista principe di MS da sempre critico con la FED ad afffermare: "Meglio tardi che mai".
Questo nuovo ed aggressivo atteggiamento è stato consapevolmente scelto principalmente per due ordini di motivi:
1)La necessità di interrompere il flusso speculativo derivante dalla politica accomodativa prima di perderne il controllo
2)Il rallentamento del sostegno al dollaro da parte delle banche centrali asiatiche che potrebbe causare una pesante correzione sui Treasury ed un avvitamento su se stessa della valuta
Queste scelte hanno innestato una serie di reazioni:
1) Una aspettativa di rialzi dei tassi a breve più sostenuta
2) Un recupero del differenziale dei tassi da parte della curva US
3) Un mini rally del dollaro (che potrebbe proseguire ancora per un pò) soprattutto contro alcune valute.
Tutte queste sono reazioni prevedibili... vi sono però altre reazioni meno logiche o comunque più sottili da comprendere che andiamo ad analizzare:
1) Le aspettative di uno strutturale rialzo dei tassi non sono rilevanti sul mercato soprattutto nella parte a lungo che langue sui livelli pre minute della FED. In particolare i settori più sensibili all'andamento dei tassi (homebuilders e utilities) non sembrano essersi indeboliti troppo in attesa dei futuri rialzi. Questo potrebbe penalizzare i mercati in caso di un rialzo dei tassi improvviso e consistente
2) In queste prime settimane del 2005 il dollaro mostra una certa forza contro euro e valute occidentali ma una certa debolezza verso le valute asiatiche
Questo atteggiamento dei mercati valutari è sicuramente giustificato dalla buona performance dei mercati azionari asiatici seppure i leading indicatori globali segnalino un calo della crescita economica; un atteggiamento questo esattamente opposto a tutti i cicli rialzisti dell'azionario asiatico nel corso degli anni 90 ma anche dal minore interventismo delle Banche centrali che fa pensare ad un rafforzamento di queste valute grazie ai surplus commerciali.
Vi potrebbe però essere indicato il crescere dei fenomeni speculativi sulla curva dei tassi europei che ha cominciato a divergere da quella US in concomitanza con il minimo dei mercati di Agosto e che ha mostrato che questa avanzava anche la relativa outperformance dei mercati europei.
Sui mercati US i tassi sono al rialzo, sul mercato giapponese c'è il rischio della rivalutazione della moneta mentre sull'area euro i tassi potrebbero rimanere ancora a lungo fermi e relativamente bassi in termini reali e la valuta potrebbe non avere più quei costanti flussi in entrata forniti dalle banche asiatiche che sterilizzavano i dollari in entrata comprando la valuta del loro principale competitor sui mercati americani.
Certamente l'euro non è il dollaro ma un certo sostegno ai mercati (o almeno ad una parte di essi potrebbe darlo comunque).
3) Quando viene interrotto un trend speculativo solitamente tutti i trend correlati ne risentono. Per il momento però molti dei trend in essere sono rimasti attivi mentre sono alcuni hanno corretto con una certa decisione.
Per esempio il rally delle obbligazioni high yield o dell'obbligazionario emergente hanno subito solo un lieve allargamento e non il possibile sell-off che si immaginava. Questo fa pensare come non tutte le posizioni speculative attuali siano state chiuse e solo correzioni più profonde del trend del dollaro o nuove evoluzioni sulla curva dei tassi potrebbero diminuire la propensione al rischio degli operatori.
Come ho detto più volte mi aspetto una ultima gamba rialzista dei mercati magari molto selettiva e speculativa che potrebbe non condurre tutti i mercati su nuovi massimi. L'ipervenduto di breve è abbastanza elevato e le condizioni sono costruttive per una nuova gamba rialzista ma occorre considerare che sui principali indici potrebbero essere a non molti punti dai massimi di questa gamba rialzista. (con sempre un occhio all'oil ed alla sua influenza sui mercati)