Andate a farlo capire a quei coglioni europei .....del green forever.
Non passa giorno che non si sentano annunci allarmistici, quando non apocalittici,
sull’inquinamento e sul riscaldamento globale.
Seguiti a ruota da richieste sulla necessità di spendere somme faraoniche per affrontare il problema.
Anche
l’Unione Europea ha deciso di adottare misure drastiche
(che peseranno su cittadini e imprese) per ridurre le emissioni di anidride carbonica.
Nessuno nega che ridurre l’inquinamento sia un tema importante.
Ciò dovrebbe, a logica, avvenire anzitutto laddove le emissioni sono maggiori.
E queste località non – sottolineiamo non - si trovano in Europa.
Uno studio condotto dall’università Sun Yat-sen di Guangzhou ha analizzato 167 tra le più grandi città del mondo.
Giungendo alla conclusione che
il 52% delle emissioni inquinanti globali derivi da 25 di esse.
Di queste, ben 23 – Handan, Shangai, Suzhou, Dalian, Pechino, Tianjin, Wuhan, Qinqdao, Chongqing,
Wuxi, Urumqi, Guangzhou, Huizhou, Shijiazhuang, Zhengzhou, Shengyang, Kaohsiung, Kunming,
Shenzhen, Hangzhou, Hong Kong, Yincuan e Chengdu –
si trovano in Cina.
Le uniche al di fuori del fu celeste impero sono Mosca a Tokyo.
I motivi per i quali le città cinesi sono tra le principali fonti dell’inquinamento mondiale sono diversi.
Tra essi spicca l’uso di mezzi di trasporto poco efficienti e la presenza di impianti energetici poco “amici” dell’ambiente.
Riguardo quest’ultimo punto è degno di nota il fatto che in Cina operino ben 1058 centrali elettriche a carbone.
Ciò spiega parecchie cose, visto che il carbone è la fonte energetica più inquinante in assoluto:
se Pechino le sostituisse tutte con centrali a gas naturale, questo renderebbe possibile ridurre l’inquinamento a livello globale.
Senza che le nazioni europee debbano spendere una fortuna e
rinunciare alle proprie prospettive di crescita e sviluppo alla ricerca della soluzione ad un problema non generato da loro.