LASSU'

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L'ignoranza delle persone sta alla base di questo regime che se ne sta approfittando per tirare sempre più la corda.
Svegliatevi.
Il vaccino non previene la malattia, il vaccino non cura la malattia,
il vaccino non copre dalla malattia, il vaccino non copre dal contagio.
Svegliatevi.


Mentre molte persone si sono vantate di essere “completamente vaccinate” dopo due iniezioni di vaccino contro il COVID-19,
un professore svedese afferma che potrebbero essere necessari fino a cinque dosi per combattere la caduta dell’immunità.


Non sappiamo per quanto tempo il vaccino protegge da malattie gravi e morte”,
ha affermato il professor Matti Sällberg del Karolinska Institute.

Questo significa che devi privilegiare la sicurezza.”


Numerosi paesi europei stanno pianificando un terzo ciclo di “rilancio, boosting” del COVID a settembre
e la FDA ha anche indicato che alle persone vaccinate verrà somministrata un’altra dose in autunno.

Tuttavia, Sällberg suggerisce che questo probabilmente non sarà sufficiente e che saranno necessari “iniezioni ricorrenti”.


Dopo aver ricevuto la seconda dose, la risposta immunita si attenua lentamente.
Nel giro di un anno, molti potrebbero aver perso la loro protezione.
Non lo sappiamo ancora, ma con una terza dose, verrà riattivata
“, ha detto.


La biologia dice che una risposta immunitaria attenuata non è improbabile.
Poi è il momento di una terza, quarta, forse quinta dos
e”.


Ci si chiede se Sällberg abbia un conflitto di interessi dato che è anche presidente del consiglio di amministrazione della società di vaccini SVF.


Nel frattempo, in Israele, un medico ha avvertito che “l’efficacia del vaccino sta diminuendo/svanendo”

e che “l’85-90% dei ricoveri riguarda persone completamente vaccinate”.




"95% of the severe patients are vaccinated".
"85-90% of the hospitalizations are in Fully vaccinated people."
"We are opening more and more COVID wards."
"The effectiveness of the vaccine is waning/fading out"
(Dr. Kobi Haviv, earlier today on Chanel 13 @newsisrael13 ) pic.twitter.com/SpLZewiRpQ
— Ran Israeli (@RanIsraeli) August 5, 2021




Sarà interessante vedere come molti governi, fra cui quello italiano,
dopo aver promesso mari e monti con due iniezioni, inseguiranno la terza, la quarta e la quinta.


Per carità, la gente ormai è completamente impecorita

ed accetterebbe anche trenta iniezioni, senza fare domande, se glielo dice la TV.
 
Ha raccolto l'applauso della platea il dottor Paolo Gulisano
che già aveva scaldato la piazza intervenendo all'incontro “Rinasceremo con le cure”
promosso in città lo scorso 11 giugno, sempre ai piedi della Basilica.


Lecchese, dirigente dell'ASST, il medico ha parlato dell'introduzione del Green Pass
come di “una legge che limita fortemente le libertà personali e rischia di mettere a rischio migliaia di posti di lavoro”,
un qualcosa “che cambierà la quotidianità” di universitari e studenti.

La “certificazione verde” è stata così equiparata a una vero e proprio “lasciapassare.
Strumento che si pensava del passato”, reintrodotto ai giorni nostri,

“con una motivazione sanitaria, per il nostro bene” da un Governo guidato da un presidente del Consiglio

- “un banchiere prestato alla politica” - che nei giorni scorsi “ha detto “se ti ammali, muori”.


E' una vera falsità” ha asserito ricevendo il battimano del pubblico, ricordando come “su 100 che si ammalano, 97 guariscono”.


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Il camice bianco ha diviso quanto finora vissuto dall'avvento del Covid, in tre periodi.

Quello dell'andrà tutto bene dove però il ritornello era “non c'è cura” quando invece il coronavirus si può affrontare,

come dimostrato dal lavoro di tanti suoi colleghi rimasti vicini ai loro pazienti (un applauso qui è andato al dottor Giuseppe De Donno,

già ricordato con un minuto di silenzio la scorsa settimana).


“Altro che Tachipirina e vigile attesa. Delle pompe funebri” ha detto,

facendo il verso alle prescrizioni (spesso telefoniche) impartite a chi presentava i primi sintomi dell'insorgenza della malattia.


“Non si può fare niente se non aspettare il liberatore, il vaccino. Seconda fase” ha aggiunto, procedendo nel suo ragionamento.


“Ora siamo alla terza. Quella dell'intolleranza intollerabile verso chi non si sottopone a quella che è prevenzione e non cura.

Perchè il vaccino non cura” ha ricordato, sostenendo che per la nostra società oggi “non è lecito avere perplessità”.



Un clima, quello venuto a crearsi con le imposizioni governative, con quella dicotomia vaccinati – non vaccinati - che la piazza rigetta, in cui

“si assiste alla crescita di intolleranza e odio. Ho letto frasi di medici e infermieri da brividi.
Questi sono i medici e gli infermieri che andrebbero sospesi”


ha dichiarato in riferimento ai colleghi che, spesso sui social, sostengono che vorrebbero rifiutarsi di assistere chi si sottrae al vaccino.


“Non dobbiamo rispondere all'odio con l'odio” ha ripetuto però alla sua platea.


“Ricciardi nei giorni scorsi ha sostenuto che per i non vaccinati serve una gentile spinta perché siamo in guerra e chi non si vaccina è il nemico.

Noi dobbiamo rigettare questa narrazione. La nostra deve essere una battaglia civile.

Ma se siamo in guerra allora io farò l'ufficiale medico, per salvare le persone”


ha chiosato, assicurando a chi sceglie di non farsi somministrare il vaccino adeguate cure.
 
Se i vaccini contro il Covid-19 sono effettivamente così importanti
per la prevenzione della diffusione del Covid-19 come la TV continua a dirci, perché non sono obbligatori?

Semplicemente perché, in caso di vaccinazione obbligatoria, il governo sarebbe economicamente responsabile per gli eventi avversi.

Questo è chiaramente stabilito da una legge dello Stato, la 221/1992,
ma la legge stessa stabilisce delle importantissime eccezioni
che spiegano come mai questo obbligo non sia ancora stato applicato.


Passiamo ora a leggere l’articolo di legge:


1. Chiunque abbia riportato, a causa di vaccinazioni obbligatorie
per legge o per ordinanza di una autorita' sanitaria italiana,
lesioni o infermita', dalle quali sia derivata una menomazione
permanente della integrita' psico-fisica, ha diritto ad un indennizzo
da parte dello Stato, alle condizioni e nei modi stabiliti dalla
presente legge.

2. L'indennizzo di cui al comma 1 spetta anche ai soggetti che
risultino contagiati da infezioni da HIV a seguito di
somministrazione di sangue e suoi derivati, nonche' agli operatori
sanitari che, in occasione e durante il servizio, abbiano riportato
danni permanenti alla integrita' psico-fisica conseguenti a infezione
contratta a seguito di contatto con sangue e suoi derivati
provenienti da soggetti affetti da infezione da HIV.
3. I benefici di cui alla presente legge spettano altresi' a coloro
che presentino danni irreversibili da epatiti post-trasfusionali. (7)
(9)
4. I benefici di cui alla presente legge spettano alle persone non
vaccinate che abbiano riportato, a seguito ed in conseguenza di
contatto con persona vaccinata, i danni di cui al comma 1; alle
persone che, per motivi di lavoro o per incarico del loro ufficio o
per potere accedere ad uno Stato estero, si siano sottoposte a
vaccinazioni che, pur non essendo obbligatorie, risultino necessarie;
ai soggetti a rischio operanti nelle strutture sanitarie ospedaliere
che si siano sottoposti a vaccinazioni anche non obbligatorie.



Quindi se lo stato rende una vaccinazione obbligatoria, allora risponde economicamente dei danni derivanti da reazioni avverse ed effetti collaterali.

Se la vaccinazione è però necessaria per lavoro, allora lo Stato non risponde.

Se vi vaccinate contro la febbre gialla per viaggiare in uno stato africano, ma per piacere, lo stato potrebbe non rispondere.
Chiaro no?

Rimane però scoperto il caso lo stato non obbliga la vaccinazione, ma la consigli fortemente, esattamente come sta succedendo con il covid.

Teoricamente la vaccinazione non è obbligatoria perché il greenpass è ottenibile anche tramite i test periodici, che sono a pagamento.

Possiamo dire solamente che è fortemente consigliata.


Quindi fino a quando lo Stato italiano non rende obbligatoria la vaccinazione non risponde dei danni relativi.

In teoria anche quando questa è raccomandata o quasi imposta con strumenti coercitivi come il Green Pass.


Peccato, per lo Stato, che sia intervenuta una sentenza della Corte Costituzionale.

La sentenza 118/2020 della Corte Costituzionale, è abbastanza chiara,
tanto più che la stessa era presieduta dall’attuale ministro della giustizia, Cartabia.


Si trattava della vaccinazione “Raccomandata”, ma non obbligatoria, in Puglia, contro la l’Epatite A.

In questo caso, quando sussista una “Raccomandazione”, la corte Costituzionale ritiene
che il quarto comma dell’articolo uno non sia applicabile, come si può intendere dal dispositivo della sentenza:


dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 1, comma 1, della legge 25 febbraio 1992, n. 210
(Indennizzo a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile
a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazioni di emoderivati),
nella parte in cui non prevede il diritto a un indennizzo, alle condizioni e nei modi stabiliti dalla medesima legge,
a favore di chiunque abbia riportato lesioni o infermità, da cui sia derivata una menomazione permanente della integrità psico-fisica,
a causa della vaccinazione contro il contagio dal virus dell’epatite A.



Questo perché la vaccinazione sull’epatite A era “Raccomandata“.

Nessuna vaccinazione è più raccomandata di quella del Covid-19, quindi questa sentenza si potrebbe applicare paro paro ai vaccini per il covid-19.


Purtroppo si incrociano da un lato i pessimi contratti conclusi dalla Commissione, che, praticamente,
esentano da ogni responsabilità le cause farmaceutiche e il desiderio degli enti preposti al controllo,
da Ministero della Sanità ed AIFA al CTS, di non prendersi nessuna responsabilità.


Perché in Italia l’obiettivo è sempre quello di esercitare il potere senza nessuna responsabilità.


Purtroppo per ottenere giustizia ci si dovrà rivolgere alla magistratura ordinaria e, speriamo,
ottenerla in modo più rapido rispetto a quello ottenibile con una sentenza della Corte Costituzionale.
 
Buona parte della crescita mondiale post Covid è legata alla crescita dell’economia americana
e al potente disavanzo commerciale che questo ha causato, con un imponente flusso di beni da tutto il mondo,
Europa e Cina, tanto da mandare in tilt il traffico fra i due lati del Pacifico, come sappiamo.


Il grafico relativo alla bilancia commerciale USA è piuttosto chiaro:


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Il problema è che questa crescita può rapidamente invertire la direzione,
anche perché la crescita USA non è detto che possa proseguire a questo ritmo per sempre.

Anche se i dati sulla disoccupazione sono stati buoni, con quasi un milione di posti di lavoro creati in più,
questi raccontano il passato prossimo, non il futuro.


Per questo ci sono dati un po’ meno positivi.


I tassi ipotecari hanno continuato a scendere per diversi mesi, toccando i livelli più bassi degli ultimi sei mesi, come rilevato giovedì scorso.

Tassi più bassi significano nuovo potere d’acquisto per i potenziali acquirenti di case e
una buona opportunità per i proprietari di case di rifinanziare i propri mutui, ma anche un domanda che langue per gli stessi.


L’ultimo rapporto di Freddie Mac mostra che il mutuo a tasso fisso (FRM) a 30 anni è stato in media del 2,77%.

Il tasso ha raggiunto il picco all’inizio di aprile e si avvicina al minimo di febbraio.


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Se gli interessi sui mutui precipitano vi è non solo una questione legata alla politica monetaria,
ma anche un problema di domanda immobiliare che rallenta, o meglio la domanda di mutui.


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Il calo nel numero delle domande di mutui si è portato dietro il “Sentiment”, cioè il sentire economico, dei costruttori.


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Il calo dei tassi potrà dare un temporaneo rilancio al mercato,

ma è inutile sottolineare come un mercato che riesce a crescere solo con tassi a zero o quasi

è un mercato che non funziona, che è malato.


Solo la politica monetaria espansiva sta permettendo un minimo di equilibrio.


Quindi torna la domanda: come potrà proseguire la crescita mondiale

se gli USA rallentano e i vari stati si lasciano trasportare dalla paura della variante Delta o Lambda?
 
Un ex funzionario della sicurezza nazionale degli Stati Uniti
ha avvertito che il Partito Comunista Cinese (PCC)
ha accumulato talmente tanti dati da poter compilare un “dossier
su ogni adulto americano e potrebbe usare mezzi coercitivi per influenzare privati cittadini e leader politici.


Durante un’audizione della commissione per l’intelligence del Senato questa settimana,
l’ex vice consigliere per la sicurezza nazionale di Trump Matthew Pottinger
ha affermato che il PCC ha rubato i dati sensibili degli americani tramite metodi illeciti, inclusi il furto informatico e l’hacking.


“La raccolta di dossier sulle persone è sempre stata una caratteristica dei regimi leninisti,
ma la penetrazione di Pechino delle reti digitali in tutto il mondo, incluso l’uso delle reti 5G…
ha davvero portato questo a un nuovo livello”, ha detto Pottinger.


Con le informazioni che il PCC ha ottenuto, ha detto,
“ora compila dossier su milioni di cittadini stranieri in tutto il mondo,
usando il materiale che raccoglie per influenzare, prendere di mira, intimidire,
premiare, ricattare, adulare, umiliare e, infine, dividere e conquistare.”


Facendo un ulteriore passo avanti, Pottinger ha lanciato l’allarme che
“i dati sensibili rubati a Pechino sono sufficienti per costruire un dossier su ogni singolo adulto americano
e anche su molti dei nostri bambini, e ciò costituisce un gioco leale secondo le regole della guerra politica di Pechino”.


L’impegno del PCC nell’acquisire dati prosegue da diversi anni e questo risultato è il frutto di questi sforzi continuativi.


Il regime ha anche effettuato attacchi significativi contro entità private,
incluso il presunto attacco informatico del mese scorso contro Microsoft,
che gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno attribuito al Ministero della sicurezza dello Stato cinese.

Inoltre, quattro cittadini cinesi sono stati accusati dal Dipartimento di Giustizia
di una serie di intrusioni informatiche separate che hanno preso di mira segreti aziendali e di ricerca.


Durante l’udienza, l’ex direttore del Centro nazionale di controspionaggio e sicurezza, William Evanina,
ha affermato che il PCC sta usando un “approccio dell’intero paese” per
“sfruttare, infiltrarsi, influenzare e rubare da ogni angolo del successo degli Stati Uniti”.


“Si stima che l’80% degli adulti americani abbia subito il furto di tutti i propri dati personali dal PCC
e l’altro 20% la maggior parte dei propri dati personali”, ha affermato.


Inoltre, ha affermato che il regime cinese rappresenta una “minaccia esistenziale” per gli Stati Uniti
e sta impiegando tattiche “complesse, perniciose, strategiche e aggressive” per raggiungere i propri obiettivi.
 
Claudio Borghi fa parte di quel pugno di politici, pochi, che cercano di limitare i danni legati al Green pass e al suo uso.

Richiamando il caso della scuola, in cui gli allievi non vaccinati saranno additabili come gli untori della classe,
parte con un discorso in cui, onestamente, ammette di non aver compreso il peso che avrebbe comportato
il Green Pass nella vita delle persone, nelle loro scelte personali, nella loro privacy,
nella possibilità di una discriminazione sulla base di questo strumento che, alla fine, v
isti gli ultimi dati sul contagio con la variante Delta, appare piuttosto inutile.
 
Claudio Borghi parla anche della vaccinazione dei bambini,
la cui salute viene messa a rischio, anche, magari, un rischio minimo,
a fronte di una probabilità praticamente pari a zero di ammalarsi.

Senza considerare che poi, sugli effetti nel tempo, si sa veramente poco,
e questo non è un timore trascurabile nei giovani.



Borghi ha se sue posizione, comprensibili, che esprime nei suoi social media.

In Italia, dove la libertà trova dei difensori sempre più rari e dove i mass media, foraggiati dal governo,
fanno a gara al più bravo nella piaggeria e nell’estremismo, la sua voce è, purtroppo, poco diffusa e ascoltata.


Del resto, da quando è diventato scettico sul Green pass e sulla mania vaccinale non è più andato in TV.


Per questo oggi siamo rimasti un po’, anzi molto, stupiti dall’attacco di Sallusti, neo direttore di Libero a Borghi.

Si vede che l’essere quasi un ospite fisso dalla Gruber, su “La 7”, dove rappresenta la riserva indiana della “destra presentabile”,
quella che si può invitare perchè sempre minoritaria e sempre pronta a dare ragione alla sinistra, lo sta cambiando.

Sallusti ha attaccato Borghi definendolo, fondamentalmente, un ipocrita, perché, se contrario al Green pass,
è però disposto a usare tessere di riconoscimento, a lasciar gestire i propri dati su Facebook e a farsi esaminare per prendere la patente.

Quindi, se lui permette a questi enti di gestire i suoi dati, di esaminarlo, allora che problema c’è a utilizzare il Green pass?


Eppure esiste una differenza che perfino uno strapagato direttore di giornale dovrebbe capire:

una persona sceglie di farsi eleggere alla Camera o al Senato, ottenendone la tessera,
sceglie di prendere la patente, per la quale, tra l’altro, si subisce una visita della vista ogni dieci anni.
Non ti vietano di entrare in un ristorante o di assistere a un evento sportivo o culturale se non hai la patente.
Per non parlare dei social media, in cui i dati caricati sono volontari e che sono libero di usare o meno.

Invece è proprio quest’elemento che Sallusti non capisce, o finge di non capire:

il libero arbitrio, la possibilità di scelta.


Comunque amen: un altro giornalista che conferma la propria personale sudditanza e che, tra l’altro,
da una bel calcio nel sedere alla propria audience.

A Sallusti questo non Interessa: lui è solo l’ultimo pedone che vuole rompere la Lega
e permettere la prosecuzione in eterno del governo degli uomini dell’apparato, e anche in questo è l’ultimo arrivato.
 
Il medico vi manda in quarantena perché avete avuto un contatto sospetto?

Purtroppo dovete pagarvi tutto da soli e non prenderete stipendio.


Come fa notare l’INPS nella comunicazione 2841 del 6/8, molto banalmente,
non ci sono i soldi per pagare le quarantene, perché non sono stati stanziati.


Quindi l’Inps avverte i datori di lavoro: eventuali periodi di quarantena,

che siano stati riconosciuti come «malattia» (come è stato possibile fino al 31 dicembre),

sono considerati indebiti e per le eventuali indennità erogate ai dipendenti verrà richiesto il rimborso.



Quali sono le tutele rimasta a chi si trovasse in quarantena?


La «quarantena» con sorveglianza attiva, come quella nei Covid Hotel potrà essere ancora rimborsata per il 2020,
ma solo nel limite degli stanziamenti da 663 milioni per il 2020.

Come già detto, nel 2021 niente.


Cosa resta quindi a chi va in quarantena, e non sicuramente per sua colpa, per ottenere qualche fondo?


  • la “Quarantena disabili”, o “Fragili”, prevista dall’art.26 c 2 del cura Italia,
  • che equipara la quarantena al ricovero ospedaliero, quando non sia possibile il cosiddetto “Lavoro agile”
  • per chi ha una certificata situazione di disagio, come, ad esempio una invalidità riconosciuta o una situazione di rischio per la salute.
  • Questo capitolo ha ricevuto uno stanziamento per 282 milioni nel 2021,
  • per cui è possibile ricorrervi, ma solo fino al 30 giugno 2021, data l’esiguità dello stanziamento.

  • La possibilità di utilizzare il lavoro agile, che è stata prolungata al 31 ottobre 2021;

  • la “Malattia covid”, vedendo la quarantena equiparata a una malattia riconosciuta quando è possibile,
  • soluzione per la quale il ministero del Lavoro ha lasciato mano libera.

Tra un paio di mesi vedremo come si comporteranno INPS e Governo, a fronte della nuova emergenza.
 
L’impressione generale è che la magica e orrenda parola gridata da Beppe Grillo a destra e a manca sia ormai più che desueta.

Svanita, finita, comunque non ricevuta anche perché non più pronunciata. E pronunciabile.


Il “vaffa” fu a un tempo lo slogan e il contenuto di un programma,
il grido strozzato di un Movimento che non sapeva dove andare se non a gridare nelle piazze.

Erano contro tutto e contro tutti presentando quel “no” come un salvacondotto
in mezzo alla politica (tutta) corrotta, impresentabile, giammai frequentabile.

Correva il tempo dell’antipolitica.


Ci si chiede ora che fine abbia fatto quella parola
e perché, posto che il quadro generale non ha subito cambiamenti radicali.


Dunque: et plus ça change, plus c’est la même chose?

Può darsi, ma a guardarci bene dentro e in questa che non vuole essere una analisi ma una considerazione,
si può affermare innanzitutto che l’effetto Draghi si è fatto sentire.

Da febbraio il nuovo premier (e fin da subito) ha smentito i profeti in lacrime sull’avvento di un non politico, non partitico,
un tecnico al governo come se il presidente della Banca centrale europea non dovesse fare lui stesso politica.


Il fatto è che l’Europa ha giocato, gioca e giocherà un ruolo importante nella politica italiana.


Un quadro in un movimento del quale non poteva essere immune un Movimento 5 Stelle
salito al governo di cui aveva detto fino al giorno prima peste e corna,
mettendo così in sordina il grillismo urlante in favore di un contismo tanto moderato quanto opportunista.


L’opportunismo
.


Non una scelta politica maturata in riflessioni, proposte e pentimenti sui disastri provocati,

ma la difesa whatever it takes del potere.



Ma, ora, senza più quell’osceno grido del “vaffa”.

E l’antipolitica?

E l’antieuropeismo?

E come la mettiamo con i partiti infettati dal virus dell’antipartitismo?


La risposta, secca e ultimativa ci viene da Luigi Di Maio, il vero leader pentastellato:

“Niente scossoni, chi minaccia il Governo affossa la ripresa del Paese”.


Violini

Dissolvenza.


Fine.
 

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