LASSU'

Al maschile si direbbe "uomini dimmerda"



Le donne afghane sono minacciate, frustate e bastonate.

Si fanno già le liste di quelle non sposate per trasformale in prede dei fondamentalisti islamici.

E poi ancora: burqa, sharia, violenze.

Eccoli i talebani: sono tornati a mostrare il loro volto e con loro i diritti più elementari delle donne sono diventati già carta straccia.


Ma le femministe, le radical chic della sinistra sempre pronte a urlare in piazza

questa volta tacciono o si limitano a frasi di circostanza.



Nessuno parla dei diritti e delle libertà violati.

«Battagliere per discussioni marginali, si fermano davanti alla regina di tutte le lotte che la Storia offre loro.
Più facile indignarsi per le performer alla festa di Diletta Leotta, per i testi di Sfera Ebbasta e per il ddl Zan che per le donne afghane».


Si parte con Rula Jebreal.
«Pronta ad indossare l’abito da sera sul palco dell’Ariston
per sentenziare contro i maschi che sfruttano le donne ma altrettanto decisa nello scaricare le colpe su altri:
“La destra ha appoggiato e finanziato questa guerra. Le femministe non la volevano.
Questo è un fallimento di tutto l’Occidente, non delle femministe”».

E che dire di Fiorella Mannoia?
«L’unica voce che tira fuori adesso è quella per cantare le sue canzoni.
Niente in favore delle donne afghane ad eccezione di qualche tweet di circostanza».


L’unica a parlare è Maria Elena Boschi che ha fatto appello alle compagne: «Vorrei che si facessero sentire»,
lamentando lei stessa questo imbarazzante silenzio.


Poche parole anche per Laura Bodrini.
Tutto si riduce a un tweet:
«Conosco e amo l’Afghanistan. La presenza militare multinazionale non è mai stata la soluzione.
Penso alle minoranze, alle donne: che ne sarà di loro?».


Silenzio da Luciana Littizzetto.
«Ha smesso di farci piangere con i suoi monologhi faziani e al Mee too per le donne preferisce il relax in Costa Azzurra».


Tace anche Giovanna Botteri.
«Corrispondente da Pechino che dopo aver difeso il diritto alla sua capigliatura poco curata, non trova parole per tutto il resto».


E infine: «Pure la femminista chic Michela Murgia tace.
E per una che fa la scrittrice e si è sempre spesa come attivista della parità di genere e dell’antifascismo, ciò stride un po’».
D'altronde c'è da stare sereni dopo un'affermazione del genere: “Rispetteremo le donne, ma secondo la Sharia” :wall:
 
Ragazzi sono una cima allora. Lo vado ripetendo da quasi un anno a tutti quelli che conosco.


Se in Italia ci fosse un numero sufficiente di scienziati attenti, oltre che famosi,

e un sistema di informazione mediamente onesto, un articolo come questo non sarebbe necessario.

Sarebbe superfluo.


Purtroppo, ci sono troppi scienziati boriosi (e ogni assonanza dell’aggettivo con cognomi effettivamente esistenti è puramente casuale)

e l’onestà sta al mainstream come il diavolo all’acquasanta: non si amano, per così dire.



Dunque – mentre i virologi star si guardano allo specchio per studiare le pose da assumere al tg delle otto
e le telecamere lucidano gli obbiettivi per esaltarne i gagliardi profili –
qualcuno doveva pur prendersi la briga di studiare i dati scientifici forniti dall’ISS.

E di farlo, magari, con l’ausilio delle scienze statistiche.

Scienza su scienza, insomma.

Roba da leccarsi le orecchie in un’era in cui solo il pensiero scientifico ha diritto di pensare.


Ebbene, lo ha meritoriamente fatto il Dr. Maurizio Rainisio,

matematico esperto in statistica medica con 45 anni di esperienza nella ricerca clinica in epidemiologia.



Costui è stato, altrettanto meritoriamente, intervistato da Radio Radio,

mentre (quasi) tutti i media generalisti erano impegnati a concepire, o ad assecondare, o ad amplificare la narrazione di regime.


Dunque, il Dr. Rainisio ha preso i bollettini dell’Istituto Superiore di Sanità, relativi ai morti per Covid, e li ha scomposti per fasce anagrafiche.


Tralasciando molti altri discorsi sensati (e dunque esplosivi, in un’epoca in cui il senno è più raro dei tartufi),

basta concentrarsi sulle giovani generazioni per scoprire quanto segue :


Nella fascia fino a diciannove anni, ci sono stati – alla data del 28 giugno 2021 –

trenta morti per Coronavirus (molto probabilmente già afflitti da gravi patologie, ma sorvoliamo):

quindici maschi e quindici femmine.

Su dieci milioni e mezzo di ragazzi, la proporzione è di uno a 350.000.

Il che restituisce un tasso di mortalità, per questa corte anagrafica, dello 0,0003 (leggesi: zero virgola zero zero zero tre) per cento.


In pratica, la probabilità di morire per Covid è, per i giovani in età scolare (dall’asilo alle superiori, diciamo), inesistente.



Ora, già questo sarebbe bastevole ad affermare – limitandosi a usare il senno, cioè la logica – quanto segue:

sottoporre a un farmaco, tuttora in fase di sperimentazione, una platea di soggetti sostanzialmente immuni alla malattia

(da cui quel farmaco vorrebbe proteggerli) è un azzardo da slot machine.

Un azzardo sconsigliato dal principio di precauzione.




Ma aggiungiamoci un altro dato scientifico, indispensabile per completare il discorso.

A fronte di un beneficio nullo, cosa rischiano i più giovani?


A dircelo, ci sono gli studi clinici effettuati non da un’associazione di incalliti no-vax, ma da un big player di Big Pharma.


Ne ha parlato Patrizia Floder Ritter in un articolo su “La Verità” del 15 agosto scorso.

Ci riferiamo agli studi sponsorizzati da Moderna

(relativi al vaccino sugli adolescenti e pubblicati l’11 agosto 2021 sul Nejm, New England Journal of Medicine).


Ora, lo studio in questione ha coinvolto 3.732 adolescenti dai 12 ai 17 anni ed ha certificato,

attraverso la sorveglianza attiva nella prima settimana, 4.960 reazioni avverse locali, di cui 390 gravi,

e 3.835 reazioni avverse sistemiche, di cui 386 gravi.

Tre di queste molto gravi: parliamo dello 0,12 per cento che significa, poi, l’uno per mille.


Pfizer, in un suo studio del maggio scorso dava conto di danni collaterali anche più diffusi.



Quindi, per i più giovani, abbiamo da un lato un rischio morte Covid-19 di uno a trecentocinquantamila,

dall’altro un rischio evento avverso da vaccino di uno a mille.




Il candidato paragoni le due prospettive e decida qual è preferibile.

Si badi bene: per superare il test non serve neanche più la scienza, basta la logica della scuola elementare.


Ma ecco che torna alla carica il Grande Uomo di Scienza per ammonirti che i giovani sono un clan di irresponsabili untori.

Di chi, gli chiedi?
Dopotutto, la stragrande maggioranza della popolazione anziana davvero a rischio è vaccinata.

Ma lui fa spallucce: la logica non è abbastanza scientifica.

Logico, no?

Anzi, quasi quasi, ci vuole addirittura l’obbligo.


Allora gli spieghi che giuridicamente non si può.



Lo ha detto la Corte Costituzionale con le pronunce

numero 307 del 1990,

numero 258 del 1994,

numero 5 del 2018.


L’obbligo vaccinale esige, come imprescindibile condizione,

“la previsione che esso non incida negativamente sullo stato di salute di colui che vi è assoggettato,

salvo che per quelle sole conseguenze, che, per la loro temporaneità e scarsa entità,

appaiano normali di ogni intervento sanitario e, pertanto, tollerabili”.



Contravvenire a tale principio sarebbe immorale, oltre che illecito.


Ma l’Archimede Pitagorico de noantri fa spallucce di nuovo.

Il diritto, davanti alla Scienza vale quanto l’ora di ginnastica o di religione.


Aggiungiamo che conoscere questi dati

e insistere pervicacemente nelle campagne vaccinali sui minori potrebbe condurre,

in caso di eventi avversi, anche a un contegno astrattamente sussumibile entro le categorie criminose

dei reati di lesioni colpose o, peggio, di omicidio colposo.



Il che non avverrà grazie allo scudo penale introdotto per legge.



Ma ciò non cambia il quadro drammatico partorito dall’osceno connubio tra una scienza
“deviata” e un’informazione disonesta.


Ma, soprattutto, guai a quella civiltà che ha bisogno del deterrente di una pena

per evitare comportamenti sconsigliati dalla scienza, vietati dall’etica e screditati dalla logica.
 
Ed ecco cosa succede.


Pochi giorni fa vi avevamo raccontato la storia di Francesca Marcon,

campionessa italiana di pallavolo che milita nella Volley Bergamo

e che aveva puntato il dito contro il vaccino,

spiegando di non aver potuto iniziare la stagione sportiva a causa degli effetti collaterali del farmaco:

“Ho avuto e ho tutt’ora una pericardite post vaccino, chi paga il prezzo di tutto questo?”.



Un caso non rimasto isolato: dalla Serie A di calcio, infatti, ecco arrivare una storia molto simile a questa.

Protagonista della vicenda il calciatore Pedro Obiang, centrocampista equatoguineano con cittadinanza spagnola in forza al Sassuolo.

E che qualche giorno dopo aver ricevuto la prima dose di vaccino, ha manifestato una miocardite e una polmonite monolaterale

che gli hanno impedito di scendere regolarmente in campo insieme ai compagni, nel frattempo in trasferta a Verona per la prima giornata del campionato.


L’atleta rischia ora un lungo stop, di diversi mesi, mentre continuano a emergere nuovi dettagli sulla vicenda.


Claudio Pecci, medico e coordinatore sanitario della squadra, ha infatti ricostruito l’accaduto in un’intervista rilasciata a La Verità:

“Il ragazzo è venuto da noi la settimana prima di partire per il ritiro dell’11 luglio,
doveva fare i soliti accertamenti annuali per la conferma dell’idoneità agonistica, senza aver nessun sintomo”.

Poi, però, qualcosa è andato improvvisamente storto:
“Abbiamo riscontrato delle anomalie che non ci convincevano e non erano giustificate.
Alla risonanza è emersa una miocardite e una polmonite monolaterale che ha suscitato grossi dubbi,
perchè una roba così in un atleta che era anche asintomatico è particolare”.

Obiang era stato così ricoverato per 15 giorni in ospedale, per altri accertamenti.

Al momento resta nell’impossibilità di prendere parte regolarmente agli impegni sportivi che attendono la sua squadra,
con tempi di recupero ipotizzati intorno ai 6 mesi.


La sua stroria, però, non isolata, continua a far discutere,

proprio nei giorni in cui il governo apre ufficialmente all’obbligo di vaccinazione per tutta la popolazione italiana.
 
Stare in mezzo agli alberi mi ha educato ad ascoltare l’aria:
significa estendere la punta del cuore fino alla punta delle mani, che è quello che fanno gli alberi.

L’albero non ha un cuore, e non ha neanche una mente: è una mente e un cuore fusi insieme,
ha la capacità di raccogliere informazioni e, allo stesso tempo, provare emozioni.

Non vi nascondo che, questa mattina, l’aria non era delle migliori: per niente.

Sentivo una sorta di rilassamento: come se questo fuoco che si sta propagando
(la Terra ce lo fa vedere: brucia tutto, e bruciate anche voi, dentro) si fosse assopito, si fosse dimenticato.


E’ quello che vogliono: giocano al logoramento.

Pian piano, qualcuno cede.

Ci sono mamme che cedono.

Perché i loro ragazzi non possono più uscire, vivere.

E allora cedono, per garantire ai ragazzi la possibilità di avere una vita.


Ci sono lavoratori che cedono.

Dicono: non posso mangiare sempre fuori, mi sento troppo diverso.


Vogliono questo: portarci al logoramento.

E per un attimo, ho detto: tira una brutta aria.



Poi però mi sono ricordato di quello che tante altre volte abbiamo vissuto,
ma non soltanto dentro questi attuali involucri.


Ricordatevelo sempre: vi portate dentro la vita dei vostri genitori, dei vostri nonni, dei vostri antenati.


Siete migliaia di generazioni, in un punto solo.

Quindi abbiamo vissuto la morte e poi la rinascita tante volte.

Ed abbiamo vissuto tante volte questo momento, in cui senti che sei arrivato a toccare il fondo.


Da una parte è drammatico, perché dici: non ho più possibilità;

dall’altra, è il punto di partenza.


Dobbiamo andare incontro ad un termine: dev’essere mezzanotte, buio pesto,
perché allora – da quel momento in poi – comincia quello che in alchimia si chiama il coagulo.

Si comincia a creare: quello che è stato creato, in un lato che non si vede, diventa manifesto, e si crea.


Ecco, noi siamo in quel punto lì.


E’ un po’ che lo ripeto: mancano due mesi.

In effetti, ormai, manca un mese e mezzo.

E per quanto mi riguarda, abbiamo un mese abbondante per fare quello che ci permetterà di lasciare un segno, in questo tempo.

Numeri alla mano, sappiamo già di aver raggiunto una massa critica.

E non la si raggiunge facendo formazione, o promozione.

Non la si convince, un’anima: puoi convincere un cervello, non un’anima.

E quello che adesso ha fatto massa critica è l’unione di tante anime che sono arrivare a un certo punto.

Quelle anime lì non vanno più indietro.

E non le hai create oggi: sono percorsi che hanno un iter lunghissimo.

E quelle anime lì, oggi, rappresentano una quantità tale da poter dire che questo sistema – senza quelle anime – non funziona.

Quanti siamo?

Quindici milioni?

Non riescono ad andare oltre la soglia di gente che accetta il “siero magico”.

Sono stati bugiardi fin dall’inizio: lo hanno chiamato “vaccino”,

come quello che abbiamo adottato durante il vaiolo.

Ma non ha niente a che fare, con quella roba lì.


Bene, quella massa critica adesso c’è.

E loro, da qualche giorno, hanno iniziato a usare una strategia diversa, molto semplice.


Prima hanno tentato di “scioglierci” subito, con la paura.

Paura di tutto: oggi, addirittura, dicono che gli infanti sono portatori di virus.



Così dovremmo codificarli, i bambini?

Come portatori di virus?

Ma allora, dico, siete proprio carnefici criminali, senza cuore.


Ebbene, hanno provato con questo; e quella strategia è ancora in atto.


Poi hanno visto che c’è una massa che non si lascia “sciogliere”, perché l’anima è la parte che rimane dell’essenza solare.



E’ il termine di un’esperienza: in uno spazio non manifesto, si coagula un ricordo (quella è l’anima).

L’anima è incorruttibile, la puoi soltanto costruire.

James Hillman diceva: siamo dei costruttori di anima; costruiamo anima, facciamo anima.

E loro lo sanno: quelli che hanno costruito un’anima sufficientemente grande,
che ha un’essenza solare (che quando si manifesta su questo pianeta diventa oro, corrispettivo del fotone solare),
ormai ha raggiunto una quota che è troppo grande.


E allora cosa fanno?

Cercano di sgretolarla, di logorarla.

Si sono detti: bene, teniamoli fermi lì.

Fra un po’, all’aperto non riusciranno a mangiare più, dovranno andare al ristorante.

Prima o poi – pensano – si stancherà, l’operaio controcorrente, di pranzare sul cofano dell’auto.



Provano il logoramento, dunque:

perché non hanno capito il concetto animico, non possono comprenderlo.

Non possono comprendere lo scrigno dell’anima, che è il nostro cuore.

Non possono comprendere che noi non cederemo, di fronte a niente: a niente.


Perché se fossimo venuti qui per cedere, avremmo già ceduto.


Ed è un onore, avere a che fare con tante persone come noi, che sono arrivate a questo punto,
perché tra poco saremo costretti ad pervenire a un confronto, a un impatto, là dove le due forze si manifesteranno.

Voglio ringraziare tutti, uno a uno: ognuno di voi ha onorato nel modo migliore l’esperienza vitale che porta dentro,
in questo modo rendendo grazie a tutto ciò che Monster- prima di voi –

avevano fatto i vostri genitori, i vostri nonni, e tutte le persone che si sono rapportate, in questo benedetto pianeta,

per raccontare che c’è un modo di vivere che può mettere le persone in uno stato di pace, senza dire “io voglio essere più di te”.
 
" I Freddi hanno imparato a parlare d’amore. Li vedi, adesso?
Cominceranno a usare il nostro linguaggio.
Diranno le cose che diciamo noi – però, per un fine differente.
Si atteggeranno alla stessa nostra maniera,
useranno le medesime leve psicologiche che si attivano quando proviamo un’emozione».

«Guardali bene: perché hanno imparato a parlare d’amore, ma non sanno minimamente cos’è».

Chiaro?

In questi ultimi giorni, abbiamo assistito a dichiarazioni provenienti da quelle realtà che dovrebbero,
in un certo qual modo, educarci all’amore.

Realtà spirituali; realtà che gestiscono questo Stato,
che non è altro che la fiducia che noi diamo a delle persone, perché ci amministrino.

Abbiamo sentito frasi, dai massimi esponenti, che hanno parlato di “gesto d’amore”.

Ma avete in mente che cos’è, un gesto d’amore?

Io per gesto d’amore intendo innanzitutto una sincerità, una trasparenza.

La volontà che si sia un sentire, che passi un’informazione chiara.


Loro non sanno minimamente, che cos’è il gesto d’amore.

E hanno usato questo termine per introdurre il prossimo atto che stanno per mettere in campo:

vogliono raggiungere i nostri bambini.

Vogliono i nostri bambini.

Hanno preso i giovani, hanno giocato delle carte molto forti.


Tutti gli ideali dei giovani, dai cantanti, agli attori: be’, si sono venduti tutti
o meglio, erano già tutti di là, sono stati fedeli al sistema che li ha nutriti.

Tutti: quanti artisti avete visto prendere una posizione critica?

Io ho visto Eric Clapton: uno.

Ho visto un rapper, Povia.

Ho visto Montesano, che da tempo è schierato.

Ci sono, dei bellissimi angeli che hanno preso una posizione.

Ma sono mosche bianche, pochissimi.

I giovani sono andati tutti là.

A un certo punto, ho sentito un sussulto a livello universitario:
è quella parte dell’età dove cominciano a muoversi le energie erotiche,
quindi si sono organizzati nelle varie università d’Italia.

C’è un movimento, c’è qualcosa.

Ma la fascia dei ragazzi giovanissimi che vivono la prima pulsione erotica, fino ai 20-22 anni, è stata totalmente rapita.


Prima ancora, erano andati dagli anziani: con la paura.

Il padre di un mio carissimo amico, che stava benissimo, ora è all’ospedale alle prese con una paresi, dopo aver fatto il “vaccino”.


La libertà è uno dei valori più belli che la vita ci possa insegnare,

ognuno è libero di sbattere la testa contro lo spigolo che preferisce.


Ma il fatto di usare una leva coercitiva, come la paura, deve farci capire con chi abbiamo a che fare.



Non sono come noi, l’avete capito?

Anche se hanno due occhi, due orecchie, due braccia: non sono come noi.

Hanno una struttura energetica, sentimentale, che è rimasta al protozoico.

Un dinosauro, nel Giurassico, si emozionava molto più di loro.

Questi masticano vita, ragazzi: non si fanno problemi davanti a niente.

Masticano, masticano, masticano.

E non si rendono neanche conto di dove arrivano, perché la voracità è tipica dell’istinto rettile,
che è la nostra parte più arcaica: il cervello rettile, la parte istintiva.


Loro sono così, sono funzionali a questo.

Poi hanno una tecnologia enorme.

Hanno un bagaglio di informazioni immenso, che potremmo avere anche noi, ma non ci permettono di accedervi.

Qual è il più grosso archivio, al mondo, di conoscenza (non accessibile) del passato?

Il Vaticano, esatto.

Andateci, provate a chiedere di vedere i Rotoli del Mar Morto.


E adesso sono arrivati ai bambini.

E questo è il punto critico: la battaglia ce la giochiamo qui.

Ed è una battaglia gioiosa: sentiamo di poter dare un senso a tutta quella diversità che abbiamo sempre sofferto.

E’ il nostro momento: palla al centro.

E’ veramente il punto critico, dove in prima linea ci sono le donne.

A loro dico: la partita la chiudete voi.

Gli uomini non hanno l’energia per chiudere una battaglia:
per farlo bisogna portare quella forza bipolare, che è morte-vita, che hanno le donne.

Perché solo la donna chiude e rigenera.

La donna è la porta della quarta dimensione: là dove l’uomo finisce, la donna dà un accesso e ricrea vita.

La donna è l’alleanza che il cosmo-natura ha stabilito con gli esseri umani.


Pensate alla strega, “strix”, colei che possiede il lato oscuro: in natura, gli strigiformi sono i rapaci notturni.

Per gli uomini, vivere in questa società è più facile: non a caso è un uomo, che vi sta parlando.

Noi però possiamo solo creare un terreno, portare informazioni: siamo degli attivatori, ma non possiamo creare.

La mia è una chiamata d’amore, emozionata: perché questo ultimo miglio lo fate voi.

Non certo andando a reclamare una libertà sessuale, o come nel caso di tante altre battaglie sacrosante.

Qui siamo chiamati a difendere la continuazione di un’espressione vitale.

Perché quando hai tirato dentro i bambini, in questo tritacarne, la storia è finita.

E loro vogliono andare lì, perché “vaccinarsi è un atto d’amore”.


Una donna è madre anche senza l’utero.

Ricordatevelo, donne e madri: pensate alla gatta, o alla femmina dell’animale selvatico.

Valle a togliere il gattino, se ci riesci.

Prova ad avvicinarti a un cucciolo di cane, con un atteggiamento ambiguo.


Sono madri anche loro, la natura che le anima è la stessa di voi donne:
voi create e proteggete, date continuità, tirate fuori le unghie.

E allora difendeteli, questi bambini, che non sanno che cosa sta succedendo.

E non faranno in tempo, a comprenderlo, perché non ci saranno più le condizioni.

Questo è davvero il punto di rottura.

Lo dico dall’inizio: questa battaglia non la vinciamo andando a protestare.

Ogni volta che gridiamo “no green pass”, loro pensano:
quando comincerà a nevicare, gli passerà la voglia di andare per le piazze.

E hanno ragione: dobbiamo passare a un’azione concreta, già da adesso.

Avevo un’anatra, e i suoi anatroccoli si riparavano sotto le sue ali senza nemmeno sapere perché.

I bambini devono sentire che siete forti, che sapete proteggerli e dimostrare il vostro amore per loro.


Poi arriverà il 9 ottobre.

Intanto, non cedete: guadagnate tempo.

Sta nascendo una costellazione di iniziative, sia per fare “home schooling” che per fare assistenza pediatrica.


Notate: l’incidenza del Covid in età pediatrica è zero,


E dopo, cosa potrà succedere?

Qualcuno lo sa?

Non è un vaccino, ragazzi: è una terapia sperimentale.

Una volta la facevano sulle cavie:

oggi, invece, in quelle gabbie vogliono mettere i vostri bambini, per vedere cosa succede.



Ma lasciatemelo dire, perché io appartengo a una tradizione che ha 5.000 anni:
non è corretto, dire che vogliono vedere cosa succede.

Loro lo sanno bene.

E ricordate: l’allevatore ha a cuore la mucca perché gli dà il latte, ma è lui che la porta al macello.

La protegge dal freddo, dal lupo, dai ladri: ma ripeto, è lui che la porta al macello.


Noi siamo quella parte di umanità che ha fatto un salto, che è uscita dal recinto.

Cosa ci fa unire, oggi?

La nostra stessa natura.

In questo momento, abbiamo bisogno di stare insieme:
perché, quando stai insieme a persone che sono come te, inizi a vibrare.

Succede qualcosa, e loro questo lo temono tantissimo: temono questa frequenza.

Lo dico sempre: “sgretoliamoli d’amore”.

Fate vedere, a questi signori, che cosa sa fare una madre.

A loro, che hanno sempre vissuto la madre come quell’individuo che crea eserciti e schiavi.

La nostra religione ufficiale ha un’icona, Maria, che non vedremo mai anziana.

Perché è sempre giovane?

Perché la donna anziana è quella che ha conoscenza, che rompe i coglioni, che vede dall’alto.

Una nonna ha uno sguardo molto più lungo di una madre, di una ragazzina e, ancor più, di una bambina.

Una ragazza è nel pieno del suo potere riproduttivo.

E per questo hanno creato quell’ideale di donna: perché la donna serve a creare figli, punto.

E quei figli vanno là, nell’allevamento.


Quindi, ripeto: proteggete questi bambini, prendete tempo, cercate attorno a voi le realtà che stanno già facendo qualcosa.

Ce ne sono tantissime, nascerà una rete vera e propria.


Mandare i bambini a scuola, in queste condizioni?

No, meglio a casa, con un maestro a domicilio.

L’ha appena fatto un mio amico, insieme ad altri dieci genitori: lezione a casa di uno e dell’altro, a rotazione.

Ma ricordate quando ci svegliavamo la mattina?

Era un trauma: dovevi andare a scuola.

“Dovevi”, “andare”, “a scuola”: tre cose che, messe insieme, diventavano una cosa orribile.

Certo, i bambini a scuola stanno bene: sì, perché stanno tra bambini.

Ma che senso ha vivere 7 ore di tempo, dove ti insegnano a essere più forte di un altro

e dove ti sviluppano soltanto la componente logica, senza più neppure l’educazione musicale?


C’è da fare uno sforzo, certo: è più facile consegnarlo, il bambino.

In cinquemila anni, loro hanno creato un sistema dove tu fili liscio come una viola, dall’utero alla bara.

Non fai in tempo a nascere, che è tutto pronto: t’hanno già battezzato, c’è un codice fiscale, t’han dato un nome.

Poi vai a scuola, poi fai questo e quello.

Hanno marcato tutte le età, visto che la natura ci insegna ad avere poteri differenti.

Perché la cresima si fa quando sei in quella mezza età lì?

Perché sta per partire il potere erotico, e lo devono gestire.

Perché ti battezzano subito?

Perché hai la fontanella aperta: e il bambino registra che sta subendo una violenza con la madre e il padre consenzienti,
e quindi impara che essere schiavi è giusto.

Sono bravissimi, in questo: hanno creato un sistema perfetto.

Oggi possiamo creare un’alternativa, un parallelo.

Perché, o ci creiamo un parallelo dove andare a stare, o per noi non c’è più posto.


L’avete capito, o no?

E abbiamo un mese e mezzo di tempo: dobbiamo creare un’alleanza.

Fare in modo che questa rete si coaguli.


E voi donne potete fare la differenza.
 
Israele ha una percentuale di vaccinati che si avvicina al 71%,
non lontana dal limite dell’80% che è un po’ il nuovo mantra occidentale sulla percentuale dei vaccinati.

Questo paese poi è stato anche quello che ha per primo istituzionalizzato la possibilità di una terza dose,
ma che sembra avere un po’ di problemi nella gestione dei casi.


Ora stiamo raggiungendo un nuovo picco, tranquillamente,

nel silenzio dei media italiani (per la verità il FT ha dedicato sul tema un interessante articolo):



israel-1.png



Abbiamo evidenziato la data di gennaio in cui si è raggiunto il picco,

ma il giorno 11 gennaio vi erano già 9754 nuovi casi, meno dei 10074 di oggi.


Ora sicuramente oggi ci sono meno morti che il giorno 11 gennaio,

quando ci si è avvicinati, per la prima volta, al culmine dei casi.


Vediamo un po’ se è vero.



israele-morti.png



Oggi ci sono stati 24 morti, contro i 33 dell’11 gennaio.

Certo, sono meno, ma sicuramente non c’è stato u “Miracolo vaccinale”.

In generale notiamo che c’è un ritardo di 10-15 giorni, misurabile empiricamente, tra il picco nei casi e il picco nelle morti.

Se il picco dei casi si è avuto dall’11 al 20 gennaio il picco dei morti si è avuto dal 20 al 27 gennaio.

Quindi, se quello attuale è un picco dei casi, assisteremo al picco dei morti, purtroppo, ai primi di settembre.


Questo picco sarà inferiore, speriamo, anche perché le cure sono, nel frattempo, migliorate,
e il vaccino dovrebbe avere una sua validità nel prevenire i casi più gravi.


Però questo lo sapremo, per certo solo fra qualche giorno, almeno una settimana.



Intanto però negli USA si è superato il picco, a quanto pare:



USA-casi.png



Questi dati sembrano seguire una previsione fatta un paio di settimane fa da Morgan Stanley


delta-of-delta.jpg



Consideriamo che gli USA hanno un popolazione vaccinata pari al 51,6% a oggi,
con lo stato più vaccinato, il Massachusetts con il 67%, ma l’Alabama con il 36%.

Eppure i contagi sembrano stabilizzati.


Non è che il diverso mix vaccinale, con prevalenza di Moderna,

abbia avuto il suo peso o che i vaccini non siano così influenti come si vuole far pensare?
 
Allo stato attuale, senza un nuovo intervento di carattere legislativo,

non c’è nessun diritto da parte dei presidi e del personale amministrativo

di richiedere lo stato vaccinale del personale docente.


Questo punto è stato chiarito nelle FAQ, il nuovo strumento legislativo nazionale,


da parte del Garante della Privacy, che afferma che neanche con l’assenso del docente

si può superare il limite alla diffusione dei dati personali:


disciplina in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro né dalle disposizioni sull’emergenza sanitaria.
Il consenso del dipendente non può costituire, in questi casi, una condizione di liceità del trattamento dei dati.
Il datore di lavoro può, invece, acquisire, in base al quadro normativo vigente,
i soli giudizi d’idoneità alla mansione specifica redatti dal medico competente
”.


Quindi senza una modifica di carattere legislativo sulle caratteristiche d’idoneità
i presidi non possono fare delle liste di proscrizione che dividano i docenti vaccinati da quelli no.


Solo chi ha direttamente contatto con gli agenti biologici pericolosi, cioè il personale medico, può essere sottoposto agli obblighi.


Quindi il presupposto base per poter creare un obbligo vaccinale scolastico per i docenti viene a cadere:

come è possibile per un preside distinguere docenti vaccinati da non vaccinati?

Il tutto, ovviamente, in attesa di un pronunciamento della Corte di Cassazione o di quella Costituzionale in materia.
 
“Sono un sanitario, ho prestato servizio presso centri vaccinali.

E ho avuto un riscontro che non mi aspettavo in quasi tutte le persone vaccinate”.


Inizia così il racconto di Raffele Varvara, operatore sanitario

che ha visto con i suoi occhi gli effetti degli attuali farmaci anti-Covid, ancora avvolti da tante incertezze, sui pazienti.

Una testimonianza quanto mai opportuna in un momento in cui il governo insiste

sulla necessità di somministrazione forzata a tutta la popolazione, giovanissimi compresi,

mentre i protocolli di cura ufficiali restano pressoché invariati, con la sola aggiunta,

sulle pagine del ministero della Salute, delle cure monoclonali “nei luoghi autorizzati”.


“Quello che è preoccupante – scrive Varvara in un post diventato virale su Facebook –

è che ci sono state molte reazioni avverse importanti: attacchi ipertensivi oppure episodi lipotiminici”.


Tra questi, “perdita di coscienza, sintomi da screzio neurologico, quindi parestesie dell’arto,

perdita di sensibilità nelle estremità comprese le labbra, la lingua, le dita delle mani, le gambe, cefalee”.


La denuncia dell’operatore sanitario non si ferma però qui, puntando il dito

contro la somministrazione di farmaci ai pazienti con reazioni dopo i vaccini senza che però, venga registrato alcunchè.


“È successo di inoculare cortisonici, adrenalina, antistaminici” ai pazienti.

Senza però che di tutto questo ci sia traccia nelle documentazioni.


“Quando ho domandato di registrare l’intervento mi è stato risposto che non si scriveva nulla.

Ho chiesto il perché e mi è stato detto: Beh, perché c’è lo scudo penale”.


Lo scenario dipinto dall’operatore sanitario è quindi dei peggiori:

“Dobbiamo arrivare al 2023 negando tutto quello che è successo durante la campagna vaccinale,

per poter dire che è andato tutto bene, il vaccino è sicuro”.



L’indagine epidemiologica, “imprescindibile in fase di osservazione di una campagna vaccinale sperimentale”,

è quindi portata avanti “in modo non trasparente”.



Con il risultato che quando arriveremo al tanto discusso obbligo vaccinale,

del quale già parlano ampiamente diversi esponenti del governo, lo faremo basandoci su “un falso”.
 
C'è di tutto e dippiù


Donna e del Pd che inneggia ai talebani?

No, non siete su Scherzi a parte: avete letto bene.

C’è una donna dem felice che a Kabul ora sventoli la bandiera bianca con la scritta nera.

Si chiama Nura Musse Alì, è di origine somala e rappresenta il partito di Letta in seno alla commissione Pari Opportunità della regione Toscana.



Il suo scivolone è consultabile sul sito online de Il Tirreno che l’ha intervistata sulla crisi afghana.
A domanda, Nura non ha esitato ad inneggiare ai talebani.


Senza escludere che l’entusiasmo della Musse Alì finisca per contagiare anche Marco Travaglio,
da tempo orfano dei reportage di Ale Di Battista dal Nicaragua. Anche qui, mai dire mai.

Insomma, se il Pd dovesse rivelarsi eccessivamente severo verso di lei Nura sappia che nel giro pentastellato un posto lo troverebbe di sicuro.


Certo, dire che l’ha fatta fuori dal secchio è dire poco.


Con la sua sortita filo-talebana Nura Musse Alì riporta il tema della mancata integrazione fin dentro il Pd.



Presa di distanza annunciata dalla segretaria regionale dem, Simona Bonafè :

«I talebani sono stati e restano liberticidi e nemici dei diritti, persecutori delle donne.
Sostenere che un regime è una tappa obbligata verso la maturazione sociale è inaccettabile
».


Le parole della Bonafè, tuttavia, non hanno sedato la rissa interna e le richieste di dimissioni.

E neppure la soddisfazione di vedere finalmente il Pd dietro la lavagna.

Già, solitamente è quello col ditino alzato.


A volte anche i “migliori” piangono.
 

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