Non servono allarmismi inutili sul nuovo
coronavirus ma è importante capire che in Cina lo scenario è più grave del previsto.
Nessuno si aspettava che la situazione potesse degenerare in questo modo, adesso si ritrovano a fronteggiare una sfida socio-sanitaria senza eguali, dai tempi della Sars (2002-2003).
L'ultimo bollettino ufficiale diramato da Pechino parla di oltre 4500 casi di pazienti infetti dal virus 2019-n-CoV e 106 morti.
La maggior parte dei decessi è avvenuta nella città di Wuhan, luogo da dove a metà dicembre è partita l'epidemia
che si è presto diffusa in tutto il resto del Paese e anche all'estero.
Oltre 45 casi sono stati confermati in altri luoghi, e quasi tutti hanno coinvolto turisti cinesi o persone che avevano visitato Wuhan di recente.
Nel
comunicato a firma della Commissione sanitaria nazionale cinese si legge che ci sono 1.771 nuovi casi di contagio da coronavirus in 30 tra province,
municipalità e regioni autonome della Cina “per un totale di 4.515 casi accertati”.
Di questi, ben 2.714 sono localizzati nella sola provincia dello Hubei e
976 versano in gravi condizioni.
Rispetto all'ultimo aggiornamento troviamo 26 morti in più: 24 nello Hubei, 1 a Pechino, 1 nella provincia insulare di Hainan.
I casi sospetti salgono a 6.973 mentre le persone dimesse sono 60.
Massima allerta per i 47.833 individui entrati in stretto contatto con persone precedentemente contagiate;
per 914 di loro è stata sciolta la prognosi, ma
44.132 soggetti restano “sotto osservazione”.
Sul fronte estero, al di fuori della Cina, Sri Lanka, Cambogia e Germania hanno confermato i loro primi casi di coronavirus.
Questi Paesi sono uniti a Canada, Malesia, Francia, Nepal, Australia, Thailandia, Corea del Sud, Giappone, Singapore, Vietnam e Stati Uniti.
Hong Kong, Macao e Taiwan hanno invece confermato ciascuna tra i cinque e gli otto casi.