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Forumer storico
Abu Dhabi soccorre Dubai Salvati due giganti dei mutui
Alla fine Sua altezza lo sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, vicepresidente e primo ministro degli Emirati Arabi, e governatore di Dubai, ha dovuto capitolare. Il controllo dei due più grandi istituti di mutui fondiari del suo emirato, la Tamweel e la Amlek Finance, passa sotto l'ala protettrice del Governo federale. L'operazione, che rappresenta il primo grande salvataggio di un istituto finanziario negli Emirati, prevede che la Real Estate Bank (controllata dal Governo della Federazione) assorba la Tamweel e la Amlek e si fonda con la Emirates Industrial Bank, anch'essa emanazione del potere centrale, per dare vita a una nuova entità, la Emirates Development Bank.
Ma quella che sembra una partita di giro all'interno della Federazione, rappresenta il primo passo di un ridimensionamento di Dubai a vantaggio dei cugini-rivali di Abu Dhabi. Lo sceicco Al Maktoum perde il controllo diretto di due grandi istituzioni finanziarie, che di fatto saranno governate da Abu Dhabi, principale contribuente del bilancio federale e possessore del 90% del petrolio della Federazione.
Tamweel e Amlak avevano intavolato negoziati per la fusione da alcune settimane, spinte dalla crisi di liquidità e dal crollo del mercato immobiliare. Tanto più che dall'inizio dell'anno le azioni Amlak sono scese dell'80% e quelle della Tamweel dell'86%. Proprio qualche giorno fa la Amlak aveva annunciato il congelamento dell'erogazione dei mutui.
Ma non sembra essere finita qui. Secondo Mohammed Ali Alabbar, capo della commissione che il Governo di Dubai ha istituito per monitorare la crisi nella città-Stato, il debito accumulato dall'emirato e dalle società controllate è di 80 miliardi di dollari. Alabbar, che è anche presidente del principale developer di Dubai, la Emaar Properties (controllata dall'emirato), ha comunque sottolineato che la realizzazione dei progetti immobiliari proseguirà e che il Governo sosterrà il real estate. E ha poi auspicato una fusione tra la Emaar e la Nakheel, la società statale che sta realizzando le tre isole a forma di palma sulla costa di Dubai. Dichiarazione affrettata, perché qualche minuto dopo il Governo lo ha smentito: «Non c'è alcun piano di fusione in corso». Quel che è chiaro, è che Dubai cerca di evitare il panico, anche se gli analisti pronosticano un'ondata di fusioni bancarie e societarie per superare la crisi di liquidità.
da www.ilsole24ore.com
Alla fine Sua altezza lo sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, vicepresidente e primo ministro degli Emirati Arabi, e governatore di Dubai, ha dovuto capitolare. Il controllo dei due più grandi istituti di mutui fondiari del suo emirato, la Tamweel e la Amlek Finance, passa sotto l'ala protettrice del Governo federale. L'operazione, che rappresenta il primo grande salvataggio di un istituto finanziario negli Emirati, prevede che la Real Estate Bank (controllata dal Governo della Federazione) assorba la Tamweel e la Amlek e si fonda con la Emirates Industrial Bank, anch'essa emanazione del potere centrale, per dare vita a una nuova entità, la Emirates Development Bank.
Ma quella che sembra una partita di giro all'interno della Federazione, rappresenta il primo passo di un ridimensionamento di Dubai a vantaggio dei cugini-rivali di Abu Dhabi. Lo sceicco Al Maktoum perde il controllo diretto di due grandi istituzioni finanziarie, che di fatto saranno governate da Abu Dhabi, principale contribuente del bilancio federale e possessore del 90% del petrolio della Federazione.
Tamweel e Amlak avevano intavolato negoziati per la fusione da alcune settimane, spinte dalla crisi di liquidità e dal crollo del mercato immobiliare. Tanto più che dall'inizio dell'anno le azioni Amlak sono scese dell'80% e quelle della Tamweel dell'86%. Proprio qualche giorno fa la Amlak aveva annunciato il congelamento dell'erogazione dei mutui.
Ma non sembra essere finita qui. Secondo Mohammed Ali Alabbar, capo della commissione che il Governo di Dubai ha istituito per monitorare la crisi nella città-Stato, il debito accumulato dall'emirato e dalle società controllate è di 80 miliardi di dollari. Alabbar, che è anche presidente del principale developer di Dubai, la Emaar Properties (controllata dall'emirato), ha comunque sottolineato che la realizzazione dei progetti immobiliari proseguirà e che il Governo sosterrà il real estate. E ha poi auspicato una fusione tra la Emaar e la Nakheel, la società statale che sta realizzando le tre isole a forma di palma sulla costa di Dubai. Dichiarazione affrettata, perché qualche minuto dopo il Governo lo ha smentito: «Non c'è alcun piano di fusione in corso». Quel che è chiaro, è che Dubai cerca di evitare il panico, anche se gli analisti pronosticano un'ondata di fusioni bancarie e societarie per superare la crisi di liquidità.
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