L’Italia in bilico, eurobonds o sarà la fine dell'euro (1 Viewer)

storm

Forumer storico
salve AGEMA , secondo me eurobond andrebbe benissimo per l"euro ma credo che la germania abbia in mente qualcosa di diverso , come ho sentito ROBERTO su VloGOaNZA se non sbagio . che la germania se ne esce dall"euro e torna al marco. avendo una economia forte con il marco forte l"inflazione non cresce, e cosi si trova con il marco che vale un 30% o piu dell"euro. cosi il debito che gli rimane in euro e bello che ripagato senza tanto sforzarsi e senza dovere pagare per tutti gli stati insolventi che ci sono in europa. cosa ne pensi? ciaqo e grazie per quello che fai

non può fare una cosa del genere. Rappresenterebbe una gravissima violazione dei trattati fatta per ottenere un vantaggio, che poi sarebbe solo di breve termine e non corrisponderebbe al suo interesse di lungo termine che è quello di un' Europa stabile.
 

AndMoney

Forumer attivo
L'Economist non ha assolutamente nulla a che vedere con Murdoch. Murdoch è anzi un pericolo per l'Economist (è un pericolo per l'informazione indipendente in generale, viste le sue attitudini).
E l'Economist non ha una visione anti Italia, ha solo una visione anti Berlusconi. Ed è una visione condivisa praticamente dai media di tutto il mondo.
Una visione anti italiana non c'è mai stata, se c'è una visione anti Berlusconi non è uguale ad una visione contro il nostro paese. Le comunicazioni dello staff di Berlusconi hanno spinto l'opinione pubblica a considerare invece come vera tale uguaglianza.
Spingendo a pensare che, se il mondo ce l'ha con Berlusconi ce l'ha con l'Italia si spinge l'opinione pubblica ad una reazione di orgoglio nazionale, suggerendo al tempo stesso che la persona a cui affidare il comando della difesa della patria sia proprio la persona maggiormente attaccata, e spingendo dunque a compattarsi attorno a Berlusconi.
Si tratta di tecniche di psicologia e marketing. L'uomo è una scatola con dei bottoni, ed è molto semplice, premendo i bottoni giusti, fargli fare quel che si vuole.
La stessa tecnica la vediamo anche in paesi dittatoriali, dove a volte ci si inventa dei nemici, al fine di compattare il popolo attorno al regime dittatoriale. Se un uomo è messo in una condizione di conflitto verso un nemico esterno, porrà tutta la sua attenzione a quel conflitto, e sarà anche più flessibile a fare accordi persino con i suoi nemici interni, per combattere la minaccia esterna. Vedi la storia della Grecia antica, dove Sparta ed Atene, di fronte a minacce esterne, si alleavano, per poi tornare a farsi la guerra una volta finita l'aggresisone esterna.

Ragazzi miei, storia e psicologia. Non conoscerle vuol dire essere una scatola di bottoni senza alcun meccanismo di autodifesa, in totale balia di chi è in grado di premerceli.
Sono molto d'accordo con quello che tu scrivi, soprattutto sui bottoni premuti a lungo in Italia col fine di mantenere il controllo locale.
Spero però che le poche menti dotate di simili autodifese, siano in grado di autodifendersi anche da possibili pigiamenti di bottoni più raffianti, meno evidenti e con un più lungo orizzonte temporale finalizzato ad un "qualcosa di più internazionale".

Una mente per potersi definire concretamente aperta dovrebbe considerare la possibilità di essere a sua volta inconsciamente in balia di condizionamenti.
E l'autodifesa sta proprio nel periodico metter in discussione i propri punti fermi provando ad autocontestarsi.
 
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Novenove

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di Nouriel Roubini*


L' approccio confusionario alla crisi dell'eurozona non è riuscito a risolvere i problemi fondamentali sulla divergenza economica e di competitività nell'Unione. Andando avanti così l'euro si muoverà attraverso disordinati tentaivi di soluzione, e alla fine arriverà a una spaccatura dell'unione monetaria stessa, con alcuni dei membri più deboli buttati fuori.L'Unione Economica e Monetaria non ha mai pienamente soddisfatto le condizioni di un'area valutaria ottimale. I suoi dirigenti speravano che la loro mancanza di politica monetaria, fiscale e di di cambio, avrebbe provocato un'accelerazione delle riforme strutturali che, si sperava, avrebbero visto convergere la produttività e i tassi di crescita.

Nouriel Roubini
La realtà si è rivelata ben diversa. Paradossalmente, l'effetto alone della precoce convergenza dei tassi di interesse ha permesso una maggiore divergenza delle politiche di bilancio. Una spericolata mancanza di disciplina in paesi come la Grecia e il Portogallo è stata solo dalla formazione di bolle speculative in altri, come Spagna e Irlanda. Le riforme strutturali sono state ritardate, mentre la crescita delle retribuzioni divergeva rispetto alla crescita della produttività. Il risultato è stato una perdita di competitività nella periferia.

Tutte le unioni monetarie di successo sono state infine associate ad una unione politica e fiscale. Ma in Europea l'avanzamento verso l'unione politica è in stallo, mentre l'unione fiscale richiederebbe notevoli entrate del bilancio federale centrale, e anche l'emissione diffusa di eurobonds - in cui le tasse dei contribuenti tedeschi (e di altri paesi del centro dell'Unione), non finanzierebbero solo il debito del loro paese, ma anche il debito dei membri della periferia. I contribuenti del centro è improbabile che accetteranno questo.

La riduzione o "reprofiling" del debito dell'Eurozona contribuirebbe a risolvere il problema del debito eccessivo in alcune economie insolventi. Ma non farà nulla per ripristinare la convergenza economica, che richiede il ripristino della convergenza nella competitività. Senza questo, la periferia semplicemente ristagna.

Qui le opzioni sono limitate. L'euro potrebbe ridursi drasticamente di valore verso - dicono - la parità con il dollaro USA, per ripristinare la competitività della periferia; ma un netto calo dell'euro è improbabile data la forza commerciale della Germania e le politiche da falchi della Banca Centrale Europea.

Il percorso tedesco - le riforme per aumentare la crescita della produttività e mantenere un tetto sulla crescita dei salari - non funzionerebbe. Nel breve periodo riforme di questo tipo tendono a ridurre la crescita e in Germania c'è voluto più di un decennio per ristabilire la propria competitività, un orizzonte troppo lungo per le economie periferiche che necessitano di crescita al più presto.

La deflazione è una terza opzione, ma anche questa è associata a una recessione persistente. L'Argentina ha tentato questa strada, ma dopo tre anni di una recessione sempre più profonda si arrese, e decise il default e l'uscita dall'ancoraggio al dollaro della propria valuta. Anche se si attraversasse la deflazione, l'effetto sul bilancio sarebbe di aumentare il peso reale dei debiti pubblici e privati. Tutti i discorsi da parte della BCE e dell'Unione Europea di una svalutazione interna sono sbagliati, dato che la necessaria austerità fiscale ancora ha - nel breve periodo - un effetto negativo sulla crescita.

Quindi, dato che queste tre opzioni sono improbabili, non c'è davvero che un altro modo per ripristinare la competitività e la crescita della periferia: lasciare l'euro, tornare alle monete nazionali e ottenere il massimo deprezzamento nominale e reale. Dopo tutto, in tutte le crisi finanziarie dei mercati emergenti da cui si è usciti tornando alla crescita, un movimento verso tassi di cambio flessibili è stato necessario e inevitabile, prima dell'austerità e delle riforme e, in alcuni casi, della ristrutturazione e riduzione parziale del debito.

Naturalmente oggi l'idea di lasciare l'euro viene considerata inconcepibile, anche ad Atene e Lisbona. L'uscita imporrebbe grandi perdite commerciali al resto della zona euro, attraverso importanti deprezzamento reale e perdite di capitale dei creditori, in modo molto simile alla ridenominazione in “pesos” del debito dell'Argentina in dollari, durante la sua ultima crisi.

Ma gli scenari che vengono trattati come oggi inconcepibili non saranno poi così campati in aria tra cinque anni, soprattutto se le economie di alcuni dei paesi periferici rimangono in stagnazione. La zona euro è stata tenuta insieme dalla convergenza dei bassi tassi di interesse reali per sostenere la crescita, dalla speranza che le riforme avrebbero potuto aumentare la convergenza, e dalla prospettiva di una eventuale unione fiscale e politica. Ma ora la convergenza è andata, le riforme sono in stallo, mentre l'unione fiscale e politica è un sogno lontano.

La ristrutturazione del debito accadrà. La domanda è: quando (prima o poi) e come (ordinata o disordinata). Ma anche la riduzione del debito non sarà sufficiente a ripristinare la competitività e la crescita. E alla fine la possibilità di uscire dall'unione monetaria diventerà dominante: i vantaggi di di stare dentro saranno inferiori ai benefici di uscire, per quanto irregolare o disordinata l'uscita potrebbe finire con l'essere.
 

superrudy

Beyond good and evil
L'Economist non ha assolutamente nulla a che vedere con Murdoch. Murdoch è anzi un pericolo per l'Economist (è un pericolo per l'informazione indipendente in generale, viste le sue attitudini).
E l'Economist non ha una visione anti Italia, ha solo una visione anti Berlusconi. Ed è una visione condivisa praticamente dai media di tutto il mondo.
Una visione anti italiana non c'è mai stata, se c'è una visione anti Berlusconi non è uguale ad una visione contro il nostro paese. Le comunicazioni dello staff di Berlusconi hanno spinto l'opinione pubblica a considerare invece come vera tale uguaglianza.
Spingendo a pensare che, se il mondo ce l'ha con Berlusconi ce l'ha con l'Italia si spinge l'opinione pubblica ad una reazione di orgoglio nazionale, suggerendo al tempo stesso che la persona a cui affidare il comando della difesa della patria sia proprio la persona maggiormente attaccata, e spingendo dunque a compattarsi attorno a Berlusconi.
Si tratta di tecniche di psicologia e marketing. L'uomo è una scatola con dei bottoni, ed è molto semplice, premendo i bottoni giusti, fargli fare quel che si vuole.
La stessa tecnica la vediamo anche in paesi dittatoriali, dove a volte ci si inventa dei nemici, al fine di compattare il popolo attorno al regime dittatoriale. Se un uomo è messo in una condizione di conflitto verso un nemico esterno, porrà tutta la sua attenzione a quel conflitto, e sarà anche più flessibile a fare accordi persino con i suoi nemici interni, per combattere la minaccia esterna. Vedi la storia della Grecia antica, dove Sparta ed Atene, di fronte a minacce esterne, si alleavano, per poi tornare a farsi la guerra una volta finita l'aggresisone esterna.

Ragazzi miei, storia e psicologia. Non conoscerle vuol dire essere una scatola di bottoni senza alcun meccanismo di autodifesa, in totale balia di chi è in grado di premerceli.

:bow: :up:
 

Argema

Administrator
Membro dello Staff
Sono molto d'accordo con quello che tu scrivi, soprattutto sui bottoni premuti a lungo in Italia col fine di mantenere il controllo locale.
Spero però che le poche menti dotate di simili autodifese, siano in grado di autodifendersi anche da possibili pigiamenti di bottoni più raffianti, meno evidenti e con un più lungo orizzonte temporale finalizzato ad un "qualcosa di più internazionale".

Una mente per potersi definire concretamente aperta dovrebbe considerare la possibilità di essere a sua volta inconsciamente in balia di condizionamenti.
E l'autodifesa sta proprio nel periodico metter in discussione i propri punti fermi provando ad autocontestarsi.

Dovresti esplicitare .. altrimenti il tuo discorso rimane talmente vago da non avere valore.
I discorsi, le idee, devono essere sempre chiare, e possibilmente dette senza paura che non vengano approvate dagli altri. Quindi vai tranquillo, esplicita il senso del tuo discorso che ne parliamo con serenità.
 

Ranger

Swing Trader
L'Economist non ha assolutamente nulla a che vedere con Murdoch. Murdoch è anzi un pericolo per l'Economist (è un pericolo per l'informazione indipendente in generale, viste le sue attitudini).
E l'Economist non ha una visione anti Italia, ha solo una visione anti Berlusconi. Ed è una visione condivisa praticamente dai media di tutto il mondo.
Una visione anti italiana non c'è mai stata, se c'è una visione anti Berlusconi non è uguale ad una visione contro il nostro paese. Le comunicazioni dello staff di Berlusconi hanno spinto l'opinione pubblica a considerare invece come vera tale uguaglianza.
Spingendo a pensare che, se il mondo ce l'ha con Berlusconi ce l'ha con l'Italia si spinge l'opinione pubblica ad una reazione di orgoglio nazionale, suggerendo al tempo stesso che la persona a cui affidare il comando della difesa della patria sia proprio la persona maggiormente attaccata, e spingendo dunque a compattarsi attorno a Berlusconi.
Si tratta di tecniche di psicologia e marketing. L'uomo è una scatola con dei bottoni, ed è molto semplice, premendo i bottoni giusti, fargli fare quel che si vuole.
La stessa tecnica la vediamo anche in paesi dittatoriali, dove a volte ci si inventa dei nemici, al fine di compattare il popolo attorno al regime dittatoriale. Se un uomo è messo in una condizione di conflitto verso un nemico esterno, porrà tutta la sua attenzione a quel conflitto, e sarà anche più flessibile a fare accordi persino con i suoi nemici interni, per combattere la minaccia esterna. Vedi la storia della Grecia antica, dove Sparta ed Atene, di fronte a minacce esterne, si alleavano, per poi tornare a farsi la guerra una volta finita l'aggresisone esterna.

Ragazzi miei, storia e psicologia. Non conoscerle vuol dire essere una scatola di bottoni senza alcun meccanismo di autodifesa, in totale balia di chi è in grado di premerceli.

come quando si era contro le decisioni di Bush (per esempio guerra in Iraq) etc etc e si veniva tacciati come Antiamericano :rolleyes:

intanto mentre tutti dormono hanno raggiunto un accordo :eek:

Crisi: accordo Merkel-Sarkozy
Trovata intesa su posizione comune prima di vertice di Bruxelles
21 luglio, 04:52

(ANSA) - BERLINO, 21 LUG - Nicolas Sarkozy e Angela Merkel sono arrivati nella notte a un accordo in extremis per presentarsi al vertice di oggi a Bruxelles con una linea comune sul salvataggio della Grecia. L'intesa franco-tedesca servira' anche come base per negoziati cruciali per l'avvenire della zona euro che si svolgeranno durante il summit europeo. Il contenuto dell'accordo non e' stato reso noto.
 

Argema

Administrator
Membro dello Staff
stiamo a vedere per la Grecia allora, c'era comunque da aspettarselo che trovassero una posizione comune
 

PILU

STATE SERENI
stiamo a vedere per la Grecia allora, c'era comunque da aspettarselo che trovassero una posizione comune

come al solito di tutte qs piani e contro piani manca il dettaglio .. CHI PAGA ?

qs soluzione così "semplice" non poteva essere presa un anno fa ?

cosa mancava un anno fa rispetto ad ora ?
 

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