La liquidità è morta, lunga vita alla liquidità
di Francesco Simoncelli L'euro di oggi vale solo circa 45 centesimi rispetto a un euro nel 1999. Alcune persone sono rimaste al passo, m...
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Francesco Simoncelli
L'euro di oggi vale solo circa 45 centesimi rispetto a un euro nel 1999. Alcune persone sono rimaste al passo, molte sono rimaste indietro; tutti coloro che lavorano per un salario sono stati derubati. L’“inflazione”, sebbene difficile da spiegare o controllare, è il prezzo che si paga quando si lascia che un’élite corrotta e dissoluta ci dica cosa fare. Ci è stato detto che per rilanciare l’economia bisognava stampare denaro per aumentare la “domanda”, salvo poi “scoprire” che la nuova domanda era fasulla così come i tassi d'interessi e il denaro stesso. Ciononostante c'è stato un effetto: più soldi compravano più cose... ora però arrugginiscono, raccolgono polvere, consumate e abbandonate. Il denaro aggiuntivo creato
ex novo ha anche aumentato i prezzi degli asset posseduti dai pianificatori centrali e i prodotti che tutti gli altri volevano acquistare. Le cose che si vuole comprare possono essere suddivise in tre categorie: assurde, inutili e pericolose. Sanzioni, restrizioni commerciali, sussidi a industrie selezionate, programmi per la diversità, operazioni di cambio di sesso, la lotta alla droga, alla povertà, al riscaldamento globale, al degrado urbano, alla disinformazione, alle infezioni, alla supremazia bianca e all’antisemitismo... tutto aveva un prezzo.
Tra il 1999 e il 2023 la BCE “ha stampato” quasi €7.000 miliardi in nuovo denaro per pagare queste cose. Ciò, insieme ai prestiti da fonti private, ha portato il debito dell'area Euro alle vette di oggi. I tassi di crescita sono diminuiti e la maggior parte delle persone non è diventata più ricca, ma più povera. Siamo sprofondati sempre di più in un mare di debiti – pubblico e privato – con tassi d'interesse che sono schizzati in alto sulle carte di credito e sul mercato obbligazionario sovrano. Il costo del debito pubblico italiano, ad esempio, ammonta già a circa €50.000 a persona. Ed è lecito aspettarsi che quest'onere supererà i €3.000 miliardi e poi i €4.000 miliardi, dato che non c’è alcun piano credibile per ridurlo. I prestiti aggiuntivi dovranno essere soddisfatti con tassi d'interesse più elevati e una maggiore stampa di denaro. Trascinando il peso del passato, come potranno mai permettersi un futuro adeguato le attuali e nuove generazioni?
La differenza fondamentale tra oggi e gli ultimi 40 anni, 1980-2020, è stata la stampa di denaro senza precedenti e, per la precisione,
l'aver assecondato la crescita smisurata del mercato degli eurodollari. Nel nostro sistema monetario fasullo la nuova ricchezza non viene guadagnata, viene
creata con i prestiti. La banca centrale concede prestiti alle banche membri, queste ultime poi concedono prestiti agli hedge fund, alle banche più piccole, alle aziende, a chiunque voglia i soldi. L’offerta di denaro aumenta, ma lo stesso vale per il debito.
I mutuatari più grandi sono gli stati, però, i quali usano il denaro facile per sprecare, sequestrare risorse scarse e giocare d’azzardo. Finché il volume del denaro – la liquidità – era in aumento, era ragionevole aspettarsi che i prezzi delle obbligazioni sovrane salissero. Basti pensare, ad esempio, che addirittura i titoli italiani a un certo punto erano trattati a rendimenti reali negativi. Ma da questa orda non possiamo sottrarre gli speculatori sui mercati finanziari che hanno avuto gioco facile nel creare strumenti finanziari sempre più rischiosi per cercare di sbarcare il lunario in un ambiente dove i tassi negativi reali erano diventati la norma. Infatti solo in Europa la quantità di asset che aveva un rendimento negativo era arrivata a cifre da record nel passato più recente.
Addirittura i junk bond. Anche i consumatori hanno acceso prestiti – per case, automobili e acquisti con carta di credito.
Tutti questi prestiti e queste spese hanno aumentato il “denaro in circolazione” che inseguiva, principalmente, i beni reali. Ciò significava prezzi degli asset più alti e l’aumento dei prezzi degli asset ha reso le élite molto più ricche.
Poi, nel 2021, l’abbuffata di prestiti si è interrotta bruscamente: i tassi d'interesse e l’inflazione sono aumentati, i prestiti sono diminuiti e con ciò l’offerta di denaro ha iniziato a contrarsi. La FED ha cambiato rotta: niente più soldi facili e niente più tassi negativi. Il tasso di riferimento della FED è stato lasciato salire di 550 punti base – l’inversione di tendenza più grande e più rapida nella sua storia.
LE VECCHIE ABITUDINI, PER QUANTO DURE A MORIRE, MUOIONO
Buffett e il defunto Charlie Munger erano entrambi dei geni, ma hanno anche avuto la fortuna di essere vivi e di investire in un momento in cui il sistema bancario centrale stava pompando migliaia di miliardi in nuova “liquidità” nei mercati. Quel periodo è finito e infatti Buffett sta scegliendo il
cash come “strategia d'investimento”. Questa nuova fase è iniziata nel 2021. Dove ci porterà esattamente? Non lo possiamo sapere ancora, ma ciò che è certo è che si tratta di un
periodo diverso da quello che ha reso ricchi Buffett e Munger. E per capire il presente, orientandosi al meglio per il futuro, non si può far altro che guardare al passato.
Il periodo 1950-1980 è stato senza dubbio il punto più alto per l’America. Fu allora che Buffett imparò, da Ben Graham, ad acquistare buone aziende a buon mercato e a rimanere investito in esse a lungo. Successivamente imparò da Munger ad acquistarle a prezzi ottimali; ottenerle a buon mercato era utile ma non necessario. Nel 1971 gli Stati Uniti dovettero
fare qualcosa con il loro sistema monetario, altrimenti sarebbero stati spazzati via dalla prima crisi del mercato degli eurodollari. Piuttosto che risolvere la questione si vendettero (inconsapevolmente?) alla City di Londra e nel 1980 il
nuovo sistema stava già piegando e distorcendo l’economia mondiale. Prima del 1980 quasi tutti i confronti e tutte le misure erano favorevoli agli Stati Uniti: commercio, esportazioni, lavoro, redditi, arte, cultura, ecc. L’America era la numero 1. Dopo il 1980 quasi tutti gli indicatori sono scivolati nell'oblio.
Tra questi c'erano dettagli non molto notati, ma decisamente importanti. Nel primo periodo i salari reali della gente comune aumentavano di circa il 2,3% annuo; nel secondo – dal 1980 in poi – sono finiti in una fascia di bonaccia. Una delle ultime relazioni sui salari aggiustati all’inflazione non mostra
alcun miglioramento sin dall’ottobre 1978.
In secondo luogo il peso degli assegni del welfare state in percentuale del PIL era inferiore al 10% prima del 1980; successivamente è salito a quasi il 20% nel 2020 e ora s'è stabilizzato al 15%. Dopo il 1980 la percentuale della produzione totale spesa da chi non la guadagnava è aumentata.
Il sistema monetario post-1971 ha favorito la “finanziarizzazione” e la politicizzazione, non nuovi prodotti e servizi. Se ci fosse stato un aumento della ricchezza complessiva, questa non sarebbe finita agli
schiavi salariati che se la guadagnavano, sarebbe invece finita nelle mani di coloro che avrebbero ottenuto gli “assegni del welfare” e al sistema finanziario.
L’economia reale è composta da persone che offrono beni o servizi ad altri, in cambio di denaro, che poi usano per acquistare beni o servizi da altri. Ecco perché l’economia pre-1980 andava bene: fornire beni o servizi migliori aumentava la ricchezza reale, quindi i salari aumentavano. Dopo il 1980 è stata una storia diversa: il denaro creato
ex novo era più flessibile e più facilmente
persuaso a finire nelle tasche di coloro che lo controllavano. Questo nuovo sistema monetario è stato in gran parte una creazione di Milton Friedman: pensava di poter eliminare l’inflazione e la deflazione eliminando l’oro dall'equazione. In realtà,
come ben sappiamo, quello gli Stati Uniti era un problema di tutt'altra natura; Friedman venne preso come accademico affinché fornisse una giustificazione di facciata per quello che stava accadendo. Ovviamente non potevano farsi vedere travolti dal panico, dato che non capivano il motivo per cui d'improvviso il loro
modello di business stava fallendo. Ciò che rimaneva era fare leva sulla loro credibilità e sulla mancanza di avversari di pari livello e procedere con una dimostrazione di forza: togliere dall'immaginario collettivo qualsiasi riferimento all'oro come mezzo di scambio e mezzo di saldo dei trasferimenti internazionali. La flessibilità e l'offerta più ampia del petrolio avrebbe permesso loro di guadagnare tempo.
Friedman era condivisibile sui temi sociali e politici, ma non su quelli economici. Nel suo mondo teorico gli economisti della FED avrebbero consentito un aumento del bilancio della banca del 3% all’anno. Nessuno avrebbe avuto più motivo di temere l’inflazione, perché i pianificatori monetari centrali non avrebbero esagerato; e nessuno avrebbe avuto più motivo di temere un tracollo in stile Grande Depressione, perché la FED avrebbe potuto fornire una quantità infinita di “liquidità” al sistema bancario, rendendo quasi impossibile una deflazione a livello di sistema.
Nel mondo reale, però, le persone non sono né sempre buone, né sempre cattive, ma sempre soggette a influenza (soprattutto politica). E l’influenza nel momento di “stampare” denaro ha sempre trionfato sulla prudenza e sulla correttezza. Infatti la FED ha costantemente aumentato l’offerta di denaro ben oltre il tasso di crescita del PIL, superando nel 2020 di ben 9 volte l’obiettivo del 3% raccomandato da Friedman.