Ma se tutti gli Stati, tutti i continenti, sono indebitati fino agli occhi, CHI SONO I CREDITORI?

Non capisci. Il debito è CARTA. Non impegni.
Chi ha in mano la carta debiti ? NESSUNO.
E' un giro vizioso.

Tu stampa nuova carta e paghi il debito.
 
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però vi è da dire che
l’indice SOFR, Secure Overnight Financial Rate; si chiama Secure perché è necessario fornire a garanzia i titoli di Stato americani e che è necessario procurarseli al fine di generare nuovi prestiti.
 
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spero sia una bufala!

“Le leggi sulla proprietà sono state cambiate”​

Maurizio Blondet 13 Aprile 2024

G. Zibordi
il controllo della popolazione con il pretesto della “pandemia” è parte di una strategia che punta ad un #Crash in cui conti bancari, azioni e titoli potranno essere pignorati dalle mega banche e le Banche Centrali https://twitter.com/GiovannZibordi
Chi lo spiega è stato un importante personaggio a Wall Street David Rogers Webb. Il suo libro, il suo sito e anche solo questo documentario https://youtube.com/watch?v=dk3AVceraTI&t=5s… sono la cosa più importante che trovi oggi per capire cosa sta succedendo In pratica, negli ultimi 20 anni, le leggi che regolano i diritti di proprietà di chi ha soldi nelle banche, nelle borse, nei fondi e in generale chi detiene qualcosa di finanziario, sono state tutte cambiate.
Tutti i titoli e azioni oggi sono usati come “garanzia” o “collaterale” per derivati.
Quando arriverà un crash come nel 2008, le istituzioni che hanno questi derivati potranno, legalmente ora, pignorare i soldi, titoli, fondi e azioni dei clienti.
Fino a 20 anni fa non era così, ma come spiega David Rogers Webb, in USA dal 2006 circa in poi hanno gradualmente cambiato tutte le leggi sui diritti di proprietà finanziaria, sul diritto che hai sui titoli, azioni e fondi che a loro volta contengono azioni e titoli (anche fondi pensione).
E la UE ha recepito gradualmente anche lei dagli USA questa nuova legislazione Oggi, in caso di emergenza finanziaria dovuta ad un crash del 50% dei mercati, tutti i titoli e azioni sono pignorabili perchè sono collegati alle migliaia di miliardi derivati (che sono “derivati” appunto di titoli, azioni, valute…)
Non è un discorso semplice perchè il sistema finanziario globale, i derivati e le leggi che regolano banche , borse e mega fondi come Blackrock sono complesse, ma David Rogers Webb lo spiega in modo comprensibile a tutti. Fino a quando i mercati salgono o rimangono a questi livelli è OK, ma il debito totale è di 310 mila miliardi e i derivati su debito molto di più.
I CREDITORI di questa montagna di debito, che hanno speso anche derivati, ora possono legalmente, se le banche vanno in crisi come nel 2008, pignorare i tuoi titoli.

Perchè le leggi che regolano i diritti di proprietà delle azioni e dei titoli presso una banca, broker o fondo sono state gradualmente cambiate prima in USA e poi in Europa, senza che il 99,9% della gente se ne accorgesse Questo è il motivo per cui poi Oro e Bitcoin salgono e per cui gente come Bill Gates compra terra agricola ovunque.
David Rogers Webb oggi vive in Svezia e ha terra agricola…
G.Zibordi
 
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quando si parla di Miliardi, ovviamente chi non segue l'economia, che siano 80 o 800 miliardi, sembrano tutte cifre fuori da ogni cognizione normale...ma fai attenzione per favore: gli USA ora devono vendere titoli di stato per 847 miliardi in tre mesi. In Italia, per dire, ne vendiamo per... 70-80 mld...
Il loro debito pubblico ha superato i 34mila miliardi.
E' vero che conviene comprarlo. perchè rende un 5% e rotti specie quello a scadenza un anno. Ma il costo di interessi sta esplodendo... Perchè vendono appunto titoli che nella scadenza sotto un anno pagano un 5,4% e nella scadenza a 10 anni pagano un 4,75%. E ne vendono nel 2024 quanto il resto del mondo messo assieme ai tassi di interesse più alti del mondo industriale....

La FED ha solo 5,400 mld su 34mila..
Poi ci sono altri 2mila detenuti da entità pubbliche varie.
Il debito "netto" quindi è sui 27mila miliardi.
Il 30% circa del loro debito è detenuto da stranieri, ma ora gli esteri non comprano altro debito, specie Asia e Arabia. Quindi bisogna che il pubblico benestante USA compri. Al momento la domanda del pubblico benestante è buona, gli pagano il 5%. Ma devono comprarne tanto tutti loro...
Una soluzione è se i tassi di interesse scendono, perchè avrai capital gain a comprare il debito al 5% ad esempio, perchè se i tassi scendono al 4% il prezzo salirà e allora chi specula compra. Ma la FED non sta riducendo i tassi, per cui la domanda di chi specula con leva finanziaria per il capital gain è debole... Anzi c'è chi specula al ribasso..
Oppure che il governo forzi le banche a comprare..
Oppure che la FED abbia timore di una crisi e tagli i tassi anche se l'inflazione sembra risalire e ovviamente se tagli i tassi il Dollaro scende, il dollaro tiene perchè l'America paga più di tutti di interessi...
In sintesi avevano 20mila mld di debito pubblico nel 2018. Ora ne hanno 34mila miliardi. In Eurozona siamo a 12mila tanto per dire..
Se questa situazione li costringe a tagliare i tassi, anche se l'inflazione non scende, l'unica cosa certa è che l'Oro esplode...
Poi ci può essere anche caos...
 
qui si spiega come è neto il debito pubblico italiano
e chi ha davvero ucciso Aldo Moro

L'Altra Storia d'Italia - Duecento anni di imposture svelate - Lamberto Rimondini || Il Faro​

 
guardate queste due immagini, le quali ci mostrano quale sia la situazione della produzione industriale della Germania come fotografata dall’ultima lettura, fresca di pubblicazione solo venerdì scorso.

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Dopo un primo, timido segnale di ripresa, a maggio il dato è tornato a calare.
Si parla di -2,5% su base mensile a fronte di un +0,1% del mese precedente e attese per un +0,2%.
Su base annua, addirittura -6,7% contro il precedente -3,66%. E attese per un -4,3%.

E il secondo grafico ci mostra come, dal picco pre-crisi ucraina (2021), la produzione tedesca misurata attraverso l’indice di nuovi ordinativi segni -25%.

Di fatto, l’Ue è solo il danno collaterale e sacrificabile della guerra Usa contro la Russia e la Cina. E quando operi in certi modi, devi fare delle scelte. Nel 2011, la situazione era ancora calda dal fallimento Lehman e la Fed era agli inizi della grande manipolazione delle Banche centrali, quindi era sufficiente la piccola e gestibile Grecia per incorniciare l’intero piano di primo reset da austerity sociale.
Oggi invece la stamperia globale sta terminando le munizioni nel suo arsenale. Quindi occorre mettere nel mirino gli elefanti. Francia e Italia. E la Germania lo sa. Non a caso, in sede Ue ha cominciato a cautelarsi da nuove iniziative di condivisione del debito e indebitamento monetaristico via Bce. Come vi ho raccontato diffusamente la scorsa settimana. Ora tocca entrare nel vivo. E il caos politico francese ne è la riprova.

E l’Italia? Vi dice niente il fatto che in un caldo venerdì di luglio (lo scorso) e debitamente dopo il voto per le Europee, l’Eurostat abbia dichiarato i crediti 2024 del Superbonus come non pagabili? Insomma, l’istituto europeo di statistica ritiene che i crediti maturati dopo l’adozione della riforma convertita in legge a maggio, debbano essere registrati nei conti pubblici come credito d’imposta non pagabile nel 2024. Dal 2020 al 2023, invece, classificazione come credito di imposta dovuto.
Di fatto, l’Europa ha garantito al Mef il massimo cui poteva aspirare: spalmare l’impatto del Superbonus sull’indebitamento relativo al 2024 sugli anni successivi. E in quale finestra di disperata corsa contro il tempo va a inserirsi questa mossa? Quella che nel corso dell’incontro organizzato dall’Anci, sempre venerdì scorso, ha visto la presentazione dei dati dell’Ispettorato generale per il Pnrr del Mef. E in base ai quali, la spesa legata al Piano nazionale di ripresa e resilienza sia ferma a 49,5 miliardi. Solo 3,9 miliardi in più rispetto alla fine 2023. E non basta. Quasi 30 miliardi sono legati ai crediti di imposta automatici per i bonus edilizi e gli incentivi alle imprese. Ops, cortocircuito da mega-manovra correttiva all’orizzonte? Gli investimenti pubblici veri e propri, insomma, restano inchiodati a quota 20 miliardi.

Signori, è game over.
 
Allarme Fmi: debito pubblico al 93% del pil. Colpa di Usa, Cina e del rialzo dei tassi. Tagliare? È pericoloso
di Elena Dal Maso

L’organizzazione internazionale pubblica, con sede a Washington, lancia l’allarme sul continuo aumento del debito pubblico globale che nelle attese toccherà 100.000 miliardi di dollari entro la fine dell'anno​


Il Fondo monetario internazionale (Fmi) lancia l’allarme sul continuo aumento del debito pubblico globale che nelle attese toccherà 100.000 miliardi di dollari entro la fine dell'anno, pari 93% del pil globale. Il dato emerge dal rapporto di monitoraggio della finanza pubblica (Fiscal monitor). In termini percentuali non c'è aumento, visto che il debito pubblico ha raggiunto il 93% già nel 2023, ma sale in valore e soprattutto non esiste alcuna inversione di tendenza, sottolinea l’Fmi, che prevede un rapporto al 100% entro la fine del decennio.

Secondo i dati dell'istituzione, alla fine del 2023 il debito privato delle famiglie e delle società private non finanziarie rappresentava il 146% del pil globale. «Esistono buone ragioni per ritenere che la situazione sia addirittura peggiore del previsto», il commento di Era Dabla-Norris, vicedirettore del dipartimento affari di bilancio del Fondo monetario internazionale. «L'esperienza ci ricorda che le proiezioni del debito tendono a essere troppo ottimistiche, sia perché i governi sono ottimisti riguardo alle lo ro previsioni di crescita, sia perché le riforme di bilancio non vengono mai completamente realizzate», ha aggiunto Dabla-Norris.

Perché ridurre il debito non basta​

L’Fmi spiega che se gli Stati avessero già annunciato aggiustamenti di bilancio, non necessariamente stabilizzerebbero il debito pubblico e ancor meno lo ridurrebbero, anche se fossero pienamente attuati. Questo deriva dal fatto che alcune delle maggiori economie, Stati Uniti e Cina in primis, vedono il debito continuare ad aumentare e non mostrano alcun segno di inversione della curva. Per vedere una concreta riduzione del debito pubblico, sarebbe necessario un aggiustamento del 3,8% del pil ogni anno entro la fine del decennio, rispetto all'1% previsto finora.

Ma tagliare molto è pericoloso. Occhio ai tassi​

Ma una riduzione significativa della spesa pubblica, mal calibrata, potrebbe avere un impatto importante sulla crescita dei paesi, portando a un aumento delle disuguaglianze e a un aumento del rapporto debito/pil, avverte il documento del Fmi. L'istituzione finanziaria sottolinea che l'aumento dei tassi di interesse negli ultimi tre anni ha danneggiato le finanze pubbliche di molti paesi aumentando il costo del loro prestito. Secondo la Banca mondiale, una quarantina di paesi si trovano attualmente in una crisi del debito o sono sul punto di esserlo. (riproduzione riservata)
 

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