Ma se tutti gli Stati, tutti i continenti, sono indebitati fino agli occhi, CHI SONO I CREDITORI?

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Ma che cavolata.
Ci sono anche fondi in euro depositati in USA.

Oppure fondi in Yuan depositati in Europa, cosa vuol dire?

Amiocuggino aveva un conto in Dollari a Milano

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(Versione audio dell'articolo disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-grande-riorganizzazione-degli)

Il motivo principale per cui ho pubblicato il mio ultimo libro, Il Grande Default, è stato quello di mettere in evidenza due punti sostanzialmente. Il primo: nessuna autorità è amica del contribuente o del cittadino medio, possono essere alleati temporanei o “cospiratori”, ma questo è un matrimonio che è destinato a finire non appena il “nemico” (che più di tanto non lo è) viene ridimensionato e condotto al tavolo delle trattative. Si tratta pur sempre di bande mafiose che sopravvivono grazie all'estorsione di risorse. Il secondo: distinguere tra l'eurodollaro e il sistema dell'eurodollaro. Il primo esisterà sempre dato che si tratta di liquidità che serve a saldare le transazioni internazionali e la domanda di dollari, soprattutto in questo frangente, è più viva che mai. Il secondo, invece, è quello a cui si stanno indirizzando le attenzione di questa amministrazione e prima di lei della FED. Infatti l'entrata in scena del SOFR non ha fatto altro che cambiare il modo in cui il dollaro viene prezzato al margine all'estero, dato che gli USA non sono mai stati in grado di controllarlo direttamente in passato.

Non essendo in grado di controllare la “stampante” dell'eurodollaro, l'offerta è andata fuori controllo ed è stato quello che ha condotto in ultima analisi alla demonetizzazione dell'oro e alla crisi del 2008. In sintesi, quando c'era bisogno di socializzare le perdite derivanti dall'azzardo morale nel sistema dell'eurodollaro, gli Stati Uniti venivano tirati per la proverbiale giacchetta affinché intervenissero. Il colonialismo franco-inglese non è mai terminato, in verità, ed è stato riciclato fino ai giorni nostri tramite il sistema finanziario: la capacità di controllare il prezzo offshore del dollaro. Non è un caso che il LIBOR era impostato da 18 banche nella City di Londra, 17 delle quali europee e una sola americana. In passato, quindi, se si vedeva un'inversione nella curva dei futures dell'eurodollaro ciò avrebbe innalzato spauracchi di recessione e condotto la FED a intervenire sui mercati per fornire liquidità reale in modo da coprire quella fittizia. Questo sistema era stato trasformato per andare a beneficio del dollaro offshore e di chi era in grado di prezzarlo al margine, facendo sanguinare il capitale americano (industriale, energetico, manifatturiero) oltreoceano.

Tenete sempre una cosa a mente, però, questo testo non viene scritto per assolvere gli USA. Non c'è dubbio che anch'essi abbiano i loro scheletri nell'armadio sin da Bretton Woods, stiamo pur sempre parlando di bande mafiose vorrei ricordarvi. Ciononostante bisogna anche ponderare il fatto che gli USA non sono mai stati veramente in controllo della politica interna, della politica estera e della politica monetaria sin dai tempi di Woodrow Wilson. Per tutto il XVIII e XIX secolo gli Stati Uniti hanno costruito un gigantesco stock di capitale e ai tempi delle guerre mondiali erano già la destinazione preferita dal resto del mondo per quanto riguardava gli investimenti esteri. Non era affatto nel miglior interesse della nazione scialacquare questa fortuna, sia in termini umani che non, per ricostruire il resto del mondo che bruciava e cercare di “diffondere la democrazia”. L'impero risultante dalla Pax Americana non era nel miglior interesse della nazione, soprattutto in un contesto in cui per mantenere questa enorme macchina di guerra avrebbe significato lasciare che il prezzo del dollaro all'estero venisse impostato dalla City di Londra. Quando si riflette su questi punti si comprende che tutte le strade conducono a Londra e alla Banca d'Inghilterra.
 

Questi due grafici riassumono perfettamente la situazione economica precaria in Europa.
Il primo ci mostra come i prestiti all'interno dell'UE sono praticamente al palo, nonostante sin dall'ottobre 2023 la BCE ha continuato a tagliare i tassi.
Il secondo, invece, riguarda gli attivi degli istituti finanziari europei, in particolar modo i titoli di stato: tornati a crescere esattamente da ottobre 2023. Questo significa che le banche europee hanno usato l'accomodamento della BCE per fare man bassa di titoli di stato europei senza però allentare le condizioni di credito a livello di Main Street.
La domanda quindi è: cosa devono farci con tutto questo collaterale a rendimenti potenzialmente negativi se non concedono prestiti a fronte di esso? La risposta ce la dà Bloomberg: stanno gonfiando il sistema bancario ombra europeo (https://www.bloomberg.com/.../ecb-intensifies-scrutiny-of...). Non potendo più usare l'eurodollaro con la facilità con cui veniva usato durante l'era LIBOR, e per tappare i buchi che spuntano fuori sulla scia della contrazione dell'offerta di dollari offshore, stanno sottoponendo a leva trade ombra per resistere al maglio idraulico della FED con i Fed funds al 4+%. Spero che adesso sia più chiaro il parossismo sulla stampa finanziaria che vuole spacciare gli USA come quelli che hanno le proprie finanze disastrate, ignorando comodamente cosa accade davvero in UE.
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Mentre Jerome Powell ha lasciato intendere che la riduzione del bilancio della Federal Reserve potrebbe essere ormai prossima alla conclusione, le banche americane sembrano aver avviato di fatto una sorta di quantitative easing “parallelo”. In altre parole, le banche americane stanno contribuendo a sostenere il mercato dei titoli di stato.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo 6.0 US BANK SECURITIES 5.5 5.0 6.0 4.5 5.5 en 4.0 5.0 3.5- 4.5 3.0 4.0 2.5 3.5 2.0 3.0 2012 2014 2016 2.5 2018 2020 2024 2.0 2022 Source: LSEG Datastream/Paolo Cardenà



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LIBOR ED EURODOLLARI

Questo è un tema ancora oscuro per la maggior parte delle persone. Addirittura c'è chi crede erroneamente che l'eurodollaro sia il tasso di cambio tra euro e dollaro. Prima del mio ultimo libro, Il Grande Default, c'era scarsa narrativa in italiano a riguardo; dopo di esso, però, non ci sono scusanti. Il background storico di questo mercato l'ho dato in una recente serie che potete recuperare qui, quindi adesso mi limiterò ad affermare che gli eurodollari sono essenzialmente dollari offshore detenuti da banche estere. Come accaduto con l'oro, possedere una cosa passivamente non è redditizio quindi nel corso del tempo si sono studiati modi per rendere queste riserve “attive”. Il problema con i prestiti, ovviamente, era che non esisteva un tasso d'interesse di riferimento in grado di determinare l'ammontare che poteva essere richiesto all'atto di elargizione del credito. Non esistendo un tasso di riferimento che coordinasse il sistema bancario mondiale, permettendo alle singole banche in una nazione di prestare dollari a un'altra di un'altra nazione, emerse una necessità che non tardò a essere soddisfatta.

Così come venne creato il gold fix a Londra per intermediare a livello internazionale i contratti sintetici legati al metallo giallo, nel 1968 una banca greca fece sapere che avrebbe prestato le sue riserve in dollari a un tasso d'interesse tra il 4.5% e il 5%. Il precedente crea il caso e nel 1984 la storia arrivò a mostrare 18 banche della City di Londra che, alla fine della giornata, si riunivano in teleconferenza per determinare il prezzo a cui sarebbero stati concessi i prestiti in dollari tra di esse. A cascata questo avrebbe permesso di adottare un tale riferimento per mutui, titoli garantiti da ipoteca, ecc. Nel mondo di oggi, dove i computer imperversano e le comunicazioni digitali sono più veloci, sarebbe stato meno macchinoso il processo, allora, invece, ci si doveva accontentare di un “giro di telefonate”. E fu così che il LIBOR (London Interbank Offered Rate) sarebbe stato preso come modello mondiale per i dollari circolanti all'estero.

L'anno successivo, il 1985, gli Accordi del Plaza resetteranno le valute fiat dopo lo scisma dall'oro del 1971 e le collegarono alla determinazione del LIBOR. Per allora il sottobosco dei prestiti in dollari al di fuori degli Stati Uniti era andato già fuori controllo e fu esattamente ciò che portò alla crisi economica degli anni '70, la quale non fu risolta da Volcker ma dall'introduzione del LIBOR. La Francia di De Gaulle diede solo una spintarella al sistema finché venisse riformato lungo questi binari e il mio sospetto è che ci fosse un accordo sottobanco con gli inglesi per premere sull'acceleratore: nonostante l'odio tra i due Paesi, esso fu scavalcato dal desiderio di ottenere pasti gratis tramite finanziamenti in dollari offshore a riserva frazionaria e la possibilità di riconquistare la colonia sfuggita al loro controllo. Ricordiamoci che la Francia lavorò insieme all'Inghilterra per fomentare la guerra civile americana.

Il LIBOR, quindi, divenne il tasso d'interesse a cui sarebbero stati indicizzati tutti i debiti mondiali denominati in dollari, inclusi anche quelli negli Stati Uniti. Per esempio, quando una banca doveva impostare l'interesse da far pagare a un qualsiasi mutuatario, gli chiedeva il tasso del LIBOR + n (dove n era un qualsiasi numero che permetteva all'istituto di credito di guadagnare dal prestito). Lo stesso accadeva con le carte di credito. Quando si prendevano questi due fatti insieme, ovvero il LIBOR che indicizzava tutti i debiti del mondo e il mercato dei dollari offshore che era di ordini di grandezza più grande di quello interno, la Federal Reserve non era affatto l'istituto che determinava la politica monetaria americana.

Facciamo un altro passo avanti adesso. L'economia degli Stati Uniti è di gran lunga la più forte del mondo, dato che può mandare dollari fuori e far entrare beni (Dilemma di Triffin), di conseguenza può permettersi un costo del capitale più alto rispetto al resto del mondo. I mercati esteri, nonostante le loro riserve in dollari, sono molto più suscettibili a una variazione del tasso di riferimento americano (Federal fund rate). Per dirla in altro modo, l'economia americana è più dinamica e capace di assorbire un costo del capitale più elevato per la fabbricazione dello stesso prodotto che potrebbe essere fabbricato in Vietnam. Se, ad esempio, uno volesse costruire una casa in Vietnam ciò sarebbe accessibile a un tasso Fed Fund del 3%; se uno volesse fare la stessa cosa negli USA, ciò sarebbe ancora accessibile al 5,5%. Perché? Perché l'economia statunitense è migliore, più profittevole e più efficiente. Gli americani sono in grado di usare il capitale a loro disposizione in modo più efficiente rispetto ai vietnamiti. Questo è un vantaggio non indifferente quando, ad esempio, la FED, facendo ricorso al suo keynesismo, afferma di dover “rialzare” i tassi d'interesse per “raffreddare” la creazione di credito nell'economia.

Gli Austriaci hanno sempre avuto ragione a criticare la FED perché capitolava “troppo in fretta” nel suo ciclo di rialzo dei tassi e tornava a tagliarli. Con le informazioni che avete a disposizione adesso e la mia ricerca in tal direzione, cari lettori, adesso sapete il perché: non perché la FED fosse stupida o incapace, bensì a causa del LIBOR. Per 40 anni questa giostra ha continuato a girare: la FED vedeva “surriscaldarsi” l'economia americana a causa di un'enorme espansione dei mercati dell'eurodollaro, quei dollari tornavano in patria, svalutavano il biglietto verde ed essa rialzava i tassi d'interesse. Ma qui arrivavano i guai: il Vietnam, come nell'esempio precedente, non poteva gestire tassi d'interesse al 7%, solo al 3%, e i debiti iniziavano ad “andare a male”. Il LIBOR, di conseguenza, esplodeva al rialzo ben al di sopra del Fed fund rate americano, dato che c'era un fuggi-fuggi per accaparrarsi il denaro con cui servire il debito. In particolare esplodevano i tassi sul front-end della curva del LIBOR (la domanda di dollari era più impellente nel breve termine ovviamente) e, superando quelli sul back-end, essi segnalavano inversione e quindi pericolo di recessione.

Le economie meno efficienti, quindi, affrontavano lo spauracchio dell'inadempienza, cosa che accadde, ad esempio, con Long-Term Capital Management quando andò in default a causa della crisi che dapprima scoppiò in Thailandia e poi si diffuse in Russia. La leva finanziaria, infatti, è un'arma a doppio taglio; può dare soddisfazioni, ma piramidarci sopra progetti a lungo termine significa esporsi a un volo da un burrone assicurato. Il LIBOR e la riserva frazionaria nel mercato degli eurodollari alimentavano la sconsideratezza e l'azzardo morale perché si supponeva che sarebbe stato un sistema sempre a disposizione del resto del mondo. Certo, ci sarebbero stati agnelli sacrificali qua e là ogni tanto (es. crisi argentina, crisi asiatica, bolla dotcom, LTCM, ecc.), però poi si sarebbe acceduto alla stessa fonte che aveva causato la crisi per inondare la stessa di dollari e prenotarsi per il giro di giostra successivo.
Il meccanismo era sempre lo stesso: necessità di dollari, prestiti nei mercati pronti contro termine per raccattare qualsiasi finanziamento rapido possibile, esplosione al rialzo del LIBOR.
Ma cosa succedeva negli Stati Uniti? Esplodevano al rialzo anche i tassi variabili dei mutui, ma non dell'ammontare equivalente al rialzo dei Fud fund (diciamo da 2% al 5%) bensì di quello del LIBOR (diciamo dal 2% al 9%). D'improvviso le carte di credito passavano da tassi al 12% a tassi al 21%, ad esempio, e così anche per i tassi per i prestiti automobilistici, i mutui immobiliari, il credito revolving, ecc.
Cosa succedeva all'economia americana quindi? Iniziava a rallentare ben prima che gli investimenti improduttivi del precedente ciclo potessero essere eliminati, come recita correttamente la teoria Austriaca del ciclo economico, e la FED era costretta a tagliare i tassi ben prima che tale processo potesse concludersi efficacemente. In sintesi, era la City di Londra a controllare l'economia e il sistema bancario americani.

Mentre la stampa generalista veicolava l'idea che la FED fosse gestita da incompetenti, gli Austriaci fungevano da cassa di risonanza e amplificavano il messaggio fraudolento: “End the FED”! Obiettivo legittimo, ma perché non “End the BOE” la fonte primaria di tutti i mali economici? A causa del loro ego: il (presunto) riconoscimento a livello mainstream li ha accecati e ha gonfiato il loro orgoglio, facendoli trincerare nella teoria e abiurando la pratica di ciò accade nella realtà. La teoria è valida, e anche una guida per obiettivi di lungo termine, ma nel frattempo viviamo il presente e i fatti che lo costellano non andranno via chiudendo semplicemente gli occhi di fronte a essi.

Nel 2022, però, tutto questo è cambiato. Per capirlo, riprendiamo la storia dove l'avevamo lasciata quando Trump è stato eletto presidente nel 2017. La prima cosa che fa è nominare un nuovo presidente alla Federal Rserve: Jerome Powell. Janet Yellen stava per lasciare la carica e si rifiutava di rialzare i tassi quando ce n'era bisogno, Wall Street quindi consegna nelle mani di Trump il nome di Powell. Sì, Wall Street, perché non dimentichiamoci delle fazioni di cui abbiamo parlato all'inizio di questo saggio: una di queste negli USA è quella facente riferimento ai cosiddetti New York Boys, ovvero quel gruppo di pressione rappresentato dal sistema bancario commerciale americano la cui capillarizzazione sul territorio è ben radicata. Powell è stato per anni un membro del FOMC e uno di quelli che, sin dall'epoca Bernanke, è stato un fermo sostenitore della necessità di rialzare i tassi e fermo critico dell'obiettivo d'inflazione al 2%. Come seconda mossa, Trump sposta John Williams dalla FED di Atlanta alla FED di New York. Per chi non avesse contezza di come è strutturata la Federal Reserve, esiste la sede principale a Washington DC e poi le 12 Federal Reserve regionali. Quella di Atlanta non ha tanto potere, quella di New York invece organizza l'overnight repo desk (mercato dei prestiti rapidi, linee di swap in dollari, ecc.) e le altre strutture della branca principale.

Perché è importante Williams nella nostra storia? Perché è l'architetto del SOFR (Security Overnight Financing Rate), un tasso interbancario tra la Federal Reserve e le banche americane che comprano dollari nel mercato pronti contro termine americano. Quel che è importante assimilare è che la domanda di denaro nel breve termine viene gestita egregiamente e lo scompenso tra domanda/offerta di denaro viene gestito esclusivamente dal mercato pronti contro termine americano. Se, ad esempio, una banca deve pagare dividendi o stipendi domani, ma ha solo titoli del Tesoro americani e poca liquidità dato che avrebbe ricevuto una grossa somma due settimane dopo, essa può rivolgersi a una sua controparte e farsi prestare dollari ponendo come garanzia i titoli a sua disposizione. Il contratto pronti contro termine è il privilegio di usare dollari di altri, o liquidità di altri, per un breve lasso di tempo in cambio di un interesse pattuito tra le parti.

Quindi il SOFR è una tasso a cui vengono indicizzati i debiti interni degli Stati Uniti e nel momento in cui gli americani richiederanno un finanziamento o un mutuo verrà caricato loro come interesse SOFR + n, non più LIBOR + n.

Ma ecco il punto: il SOFR non è dipendente dall'opinione di 18 banche nella City di Londra. Se in passato l'impostazione del LIBOR per i dollari offshore influenzava pesantemente i mercati americani, e quindi le condizioni economiche estere, soprattutto quelle di Europa e Inghilterra, influenzavano pesantemente i mercati americani, ora questi ultimi rispondono esclusivamente alle condizioni economiche interne tramite il SOFR. Sono le differenze più piccole a fare la vera differenza: ora i mercati del dollaro interni controllano il prezzo del dollaro a livello internazionale. Questo mi porta a concludere che gli USA hanno dichiarato la loro, vera e propria, indipendenza dall'Europa quando Powell è diventato presidente della Federal Reserve e John Williams ha avviato i lavori per implementare il SOFR al posto del LIBOR. A fronte di un periodo di test della durata di 4 anni, sarebbe diventato attivo il primo gennaio 2022.

Si capisce che Powell è un alfiere dei NY Boys, la fazione opposta a quella della cricca di Davos/inglese/olandese, quando nel 2021 l'amministrazione Biden ritarda/ostacola la sua rielezione a presidente per oltre 6 mesi e lui stesso viene accusato di insider trading. Quest'ultimo era un tentativo raffazzonato dell'UE di contrastare la stretta monetaria ombra della Federal Reserve che stava iniziando a prosciugare il mercato degli eurodollari: a giugno di quell'anno Powell aveva rialzato di 5 punti base il reverse repo facility della FED. L'obiettivo quindi era quello di liberarsi di Powell, visto che dal lato politico/fiscale l'amministrazione Biden era corrotta, e riguadagnare il controllo anche sulla politica monetaria insediando la Brainard. Infatti fu quest'ultima che fece trapelare ad Axios e Politico i trading sull'indice S&P 500 che apparentemente incriminavano la condotta di Powell e Clarida. Saltò fuori poi che addirittura tali trade passavano sotto la sua firma... a dir poco imbarazzante. La presidenza della FED fu promessa alla Brainard da Obama. L'attacco riuscì ad affondare tre dei membri più fedeli a Powell nell'FOMC (Clarida, Rosengren e Kaplan), ma non lui stesso. Alla fine, come ci si poteva aspettare, tutto si risolse in una bolla di sapone. Ciononostante l'FOMC dovette affrontare lo stesso l'attacco sferrato dalla cricca di Davos per mezzo dell'amministrazione Biden, e lo fece dichiarando Powell presidente fino a riconferma o scelta di un sostituto. Questa indecisione, riconferma o no, è durata 4 mesi, tempo in cui l'amministrazione Biden smosse mari e monti per impedire la continuazione di Powell a guida della FED... fino a quando il Senato non lo riconfermò (non sarebbe potuto passare nessun altro).

La prima cosa che fece una volta riconfermato fu rialzare i tassi a marzo 2022. Voleva farlo già a Jackson Hole l'anno precedente ma non poteva, dato che vennero votati il Build Back Better e l'Infrastructure Bill i quali avevano lo scopo di incatenare le mani della FED con $8.000 miliardi in nuova spesa da monetizzare; col favore del SOFR, entrato ufficialmente in vigore il primo gennaio 2022, il suo compito fu semplificato. Nell'esatto momento in cui Powell ha spinto sull'acceleratore nel drenaggio del mercato degli eurodollari, tutti i profeti di sventura sono stati smentiti... per loro anche solo l'arrivo all'1% avrebbe significato recessione automatica. Non avevano idea di cosa fosse stato architettato dai NY Boys per salvare i loro interessi: infatti i rialzi sono andati avanti, addirittura nel bel mezzo di una crisi bancaria quando nel 2023 sono saltate in aria 3 banche del circuito FED di San Francisco! Ulteriore conferma, questa, che la tesi finora descritta qui riguardo il LIBOR è corretta e che la FED, come pronosticato dal sottoscritto, poteva addirittura arrivare al 6% coi Fed Fund e non sarebbe stata scatenata alcuna recessione. In soli 4 mesi la FED è riuscita a drenare da M0 mondiale $2.000 miliardi!

E questo senza che il mercato dei titoli di stato americani diventasse bidless, come invece accaduto nel marzo 2020. All'epoca il SOFR era ancora in fase di test e praticamente illiquido, quindi un qualsiasi attacco nei suoi confronti sarebbe stato vittorioso. E così fu. Powell fu ricattato costretto a tornare a zero coi tassi di riferimento e inondare i mercati, interni ed esteri, di liquidità in dollari a basso costo.



CONCLUSIONE
 

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