L’ EUROPA ‘ un sistema aperto e la globalizzazione è nata con il WTO un accordo mondiale.
Ma cosa si puo fare per migliorare l ‘Ambiente?
Una proposta :Associare una fiscalità alle emissioni di CO2 prodotte per esempio da una camicia,da una maglietta, da un bene X,in modo che di fatto diventi indifferente ( ai fini di co2) produrla in Italia o in Cina.
Tale sistema assicurerebbe di raggiungere risultati ambientali a prescindere da ogni accordo con Paesi extraeuropei, sarebbe compatibile con le regole WTO e consentirebbe anche di attivare la sensibilità ambientale della domanda.Quindi darebbe forte impulso alle economie piu sensibili all ambiente.
La fiscalità sarebbe sul BENE e non piu sulle emissioni di un Paese e toglierebbe agli stessi paesi come CINA e INDIA e vari la scusa che è la loro crescita che prevede maggiore produzione e quindi maggiore emissione di CO2.
Esempi di sensibilità ma senza fiscalità adeguata ci sono:
In USA se infatti si fanno acquisti in alcune catene di grande magazzini, spesso troviamo una targhetta con indicata quanta CO2 è stata messa per la produzione di quell’oggetto. Se andate in Francia o in Inghilterraesistono esperienze simili. E persino in Italia ormai troviamo una valorizzazione legataal contributo alla minor emissione se si scelgono detersivi senza “pesanti” involucri di confezione.
L’effetto del Petrolio e del prezzo delle benzine sulle economie a rischio.
Il Mondo è pieno di Gente che in USA dicono dei Golden Corral.
La gente dei Golden Corral cioè dove si cena tutto compreso a 9,99 $ e non quella di Wall Street o della 5th Avenue.
La gente semplice, il ceto medio basso continua e continuerà a vita a consumare cibo e benzina, perché per loro è difficile rinunciare a questi beni essenziali. Bisogna cibarsi bere e muoversi.
Con la salita del prezzo del petrolio che passo’ da 30 a 100 $ al barile in pochi anni,è facile dire che a quel tempo (2007/2008) SI comincio’ a non comprare auto e a non pagare i mutui. La causa della crisi dei mutui sub prime fu anche il prezzo del petrolio,forse principalmente il prezzo del petrolio, anche perché le materie alimentari ne soffrirono subito ed i prezzi all’origine divennero piu cari.
In Usa ci fu la sottovalutazione degli effetti della crisi petrolifera e dei suoi effetti nel settore alimentare sul reddito disponibile delle classi medie e medio basse, quella dei Golden Corral.
Spesso nell’economia più che le percentuali contano i valori assoluti, e questo è uno dei casi. Dalla metà degli anni ’80 a tutto il 2003, salvo la breve crisi della prima guerra del Golfo, il prezzo del petrolio, deflazionato in dollari 2007, era rimasto sotto o intorno ai 30 $/b. Rispetto a questo riferimento il prezzo è aumentato progressivamente fino a raggiungere a giugno e luglio 2008, una differenza di oltre 100$/b (con una punta l’11 luglio 2008 quando il prezzo del WTI superò i 147$/b).
Per valutare che cosa significhi tale incremento per l’economia Usa, basta considerare che gli Stati Uniti sono il maggior consumatore mondiale di petrolio (oltre 20 milioni di b/g di cui quasi 2/3 importati) e di metano (oltre 600 miliardi di metri cubi/anno, equivalenti a circa 10 milioni di b/g di petrolio, dei quali circa il 20% importati) i cui
prezzi sono parzialmente legati a quelli del petrolio. Nel complesso, si tratta di oltre 10 miliardi di barili equivalenti di petrolio all’anno.
Ciò vuol dire, banalmente, che ogni dollaro a barile in più, implica 10 miliardi di dollaridi costi aggiuntivi. E cento dollari al barile in più, ovvero 1.000 miliardi di dollari l’anno in più, equivalgono a circa il 7% del Pil Usa (o più precisamente del Gross Domestic Product pari a circa 14.000 miliardi di dollari). I soli maggiori costi di importazione connessi ad un incremento di 100 $/b sono pari a
oltre 500 miliardi di dollari l’anno, ovvero circa il 3,5% del Pil Usa. Questi dati dimostrano chiaramente l’insostenibilità per l’economia Usa dei picchi di prezzo raggiunti dal petrolio.
Quindi, se si considera che il popolo dei Golden Corral non è composto da azionisti della Exxon, e quindi non beneficia della parziale compensazione costituita dagli enormi utili delle compagnie petrolifere, i numeri precedenti già basterebbero a capire perché la gente non pagava più i mutui.
Ma oggi se gli Usa e l’Europa sono alle prese con rischi di inflazione e aumenti del prezzo del petrolio cosa accade?
Ma in ogni Paese industrializzato esiste gente tipo Golden Corral, anche in Italia.
La crisi di questi giorni in Europa e la manovra di ieri di Monti e del suo governo , di fatto provocheranno un minor reddito disponibile dovuto ad aumenti di imposizione fiscale, aumento di costi di alimenti e bevande, inflazione anche da aumenti di benzine e metano.
Dati certi ci mostrano che negli ultimi 20 anni le compagnie petrolifere hanno di fatto attuato una politica di bassi investimenti in ricerca e esplorazione posta in atto dalle compagnie petrolifere .E’ per un periodo esistita di fatto una bassa differenza tra offerta e domanda di petrolio, a poco più di 1 milione di barili/g,.E’ un valore talmente basso da comportare rischi di carenza fisica in relazione ad una molteplicità di eventi possibili (politici o incidentali).
La possibile crisi tra Iran e Israele e le possibilità concrete di attacchi congiunti di UK e Usa a sostegno della pace nell’Area,una maggiore domanda interna in paesi quali Libia e limitrofi per le nuove democrazie che si stanno instaurando convergono verso una preoccupazione per il prezzo del petrolio nei prossimi mesi.
Ci sono motivi importanti: Concentrazioni far Compagnie petrolifere, riduzione delle partecipazioni pubbliche con attuali finalità meramente finanziarie e non piu industriali,bassa attività nei paesi medioorientali e difficoltà autorizzative ed ambientali nei paesi occidentali.
Certo la contrazione della domanda in vista di aumento di prezzi potrebbe portare a brevi equilibri, ma è pur vero che l’offerta di petrolio appare sempre piu bassa e di certo è possibile una prossima crisi.
Il calo dei prezzi dopo il 2008 c’è stato ma di fatto nuove attività non se ne vedono ed è facile pensare che anche il metano che al petrolio è collegato sarà sempre meno a prezzi attuali.
Inoltre se i tassi attuali sono alti in Europa e se salgono nel Mondo cosa accade sul fronte dei costi del petrolio?
Fino a pochi anni or sono era generalmente condiviso il fatto che il costo medio della
produzione mondiale fosse ben inferiore ai 10$/b e che i costi marginali di produzione del petrolio fossero intorno ai 20 $/b.
Oggi si parla di oltre 60 $/b per l’estrazione dalle sabbie bituminose (tar sands) e perfino di 70-80 $/b per i giacimenti in acque profonde.
Pur considerando che c’è stato un effettivo incremento dei costi delle materie prime, delle attrezzature e del personale nel settore petrolifero, si tratta di valori che destano
meraviglia. Ma allora occorre domandarsi: come vengono calcolati questi costi?Tenendo conto che si tratta di investimenti che richiedono fino a dieci anni per essere
completati e che generano cash flow nei successivi 20-30 anni, per il calcolo del costo del barile è determinante il tasso a cui viene scontato il cash flow. A titolo di esempio, se utilizzando un tasso del 7% il risultato è 15 $/b, utilizzando il 15% il risultato diventa 40 $/b e utilizzando il 20% diventa 70 $/b. La domanda quindi diventa: che tasso di sconto utilizzano le imprese per determinare
il costo, ovvero quale è il rendimento minimo che richiedono ad un investimento permetterlo in cantiere?
La risposta è che utilizzano tassi intorno al 15-20% .
Dati certi ci mostrano che negli ultimi 20 anni le compagnie petrolifere hanno di fatto attuato una politica di bassi investimenti in ricerca e esplorazione posta in atto dalle compagnie petrolifere .E’ per un periodo esistita di fatto una bassa differenza tra offerta e domanda di petrolio, a poco più di 1 milione di barili/g,.E’ un valore talmente basso da comportare rischi di carenza fisica in relazione ad una molteplicità di eventi possibili (politici o incidentali).
La possibile crisi tra Iran e Israele e le possibilità concrete di attacchi congiunti di UK e Usa a sostegno della pace nell’Area,una maggiore domanda interna in paesi quali Libia e limitrofi per le nuove democrazie che si stanno instaurando convergono verso una preoccupazione per il prezzo del petrolio nei prossimi mesi.
Ci sono motivi importanti: Concentrazioni far Compagnie petrolifere, riduzione delle partecipazioni pubbliche con attuali finalità meramente finanziarie e non piu industriali,bassa attività nei paesi medioorientali e difficoltà autorizzative ed ambientali nei paesi occidentali.
Certo la contrazione della domanda in vista di aumento di prezzi potrebbe portare a brevi equilibri, ma è pur vero che l’offerta di petrolio appare sempre piu bassa e di certo è possibile una prossima crisi.
Il calo dei prezzi dopo il 2008 c’è stato ma di fatto nuove attività non se ne vedono ed è facile pensare che anche il metano che al petrolio è collegato sarà sempre meno a prezzi attuali.
Ne deriva che sarà la domanda a doversi adeguare e lo farà dal lato della DIREZIONE VERSO ENERGIE DA FONTI ALTERNATIVE a Petrolio e Metano, verso Reti elettriche intelligenti le Smart Grid.
Io credo che questa sia la strada per costruire il futuro che, per l’Italia, ma anche per l’Europa, significherà comunque dipendere sempre meno da questi due prodotti.
Non sottovaluterei il ruolo anche · della speculazione finanziaria di estrarre una quota significativa del valore dei prodotti petroliferi attraverso una forte volatilità dei prezzi. Questi prodotti finanziari garantiscono quindi molte possibilità agli operatori di coprirsi sull’andamento dei prezzi del petrolio, ma l’arco temporale è di norma sempre di breve termine ed in rari casi raggiunge i dieci anni. Se si considera che un nuovo investimento petrolifero richiede almeno 5 anni dalla fase di esplorazione alla produzione e basa la sua profittabilità sul valore della produzione nell’arco di almeno un ventennio, appare evidente che i prodotti finanziari attualmente disponibili non hanno una significativa utilità rispetto alle decisioni di investimento. Con petrolio a prezzo variabile. Oltre a tali strumenti che esistono per tutte le merci e sono molto attivi su petrolio e metano e sono i DERIVATI REGOLAMENTATI ci sono poi anche quelli OTC che si basano invece solo sulla affidabilità della controparte.
Comunque di fatto non ci si copre sui prezzi per lungo termine e quindi in ambito esclusivamente privato, il costo di una garanzia fideiussoria o assicurativa ventennale o trentennale può vanificare la convenienza delle controparti nella stipula dei contratti.
Quindi che arrivi in Italia la TERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE. ENERGIE PULITE E SMART GRID, INVESTIMENTO IN RETI INTELLIGENTI E COORDINAMENTO CON EUROPA.
Target rinnovabili al 2020, ANEV: “Non c’è vento da perdere”
Riassume in sé con emblematica forza l’importanza del momento che stanno attraversando il comparto eolico e, in generale, le fonti rinnovabili il titolo scelto dall’ANEV (Associazione Nazionale Energia del Vento)