Ivo Bonacorsi: Che bello ritrovarti proprio qui alla Monnaie de Paris, se ci affacciamo sulla Senna in fondo siamo a due passi da dove Yves Klein gettava oro nel fiume.
Maurizio Cattelan: Sì e in cambio…
Ivo Bonacorsi: Rilasciava assegni (o certificati se preferisci) di zone di sensibilità pittorica immateriale… Ti confesso che quando hai abbandonato ho pensato, almeno sul momento, che si trattasse di una fuga psicodissociativa.
Maurizio Cattelan: Non sono stato via tanto però.
Ivo Bonacorsi: Era il sistema dell’arte a essere diventato troppo complicato? O magari un campo d’azione limitato.
Maurizio Cattelan:Assolutamente no! Lo sai bene che io uso esattamente questo tipo di parametri in relazione al mio lavoro.
Ivo Bonacorsi: Cominciavano tuttavia a uscire sulla stampa un sacco di storielle idiote sul fatto che tuoi lavori emblematici diventassero multipli. Credo di avere visto la foto deLa Nona Ora in miniatura da qualche parte e mi dicevo che in fondo, visto che lo aveva fatto anche Rodin, perché non concentrarsi sul fatto che eri al Guggenheim con una fantasmagorica personale e tenevi tutti con il naso all’insù.
Maurizio Cattelan: Ti era piaciuta ALL?
Ivo Bonacorsi: Devo confessare moltissimo, e ancora mi chiedo visto che al Guggenheim avevano rognato con artisti del calibro di Beuys, come avevi fatto a convincere Nancy Spector e i tuoi collezionisti a creare quella situazione di suspence.
Maurizio Cattelan: Credimi è stato più difficile con trasporti e assicurazioni.
ecc...