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fiboo

Forumer storico
Mercati azionari

Da quel che ho capito, non essendo entrati ancora i piccoli investitori, potremmo assistere ad un'ennesima fase rialzista.....insomma questo rialzo è davvero infinito.... :sad: :(
 

gipa69

collegio dei patafisici
Re: Mercati azionari

fiboo ha scritto:
Da quel che ho capito, non essendo entrati ancora i piccoli investitori, potremmo assistere ad un'ennesima fase rialzista.....insomma questo rialzo è davvero infinito.... :sad: :(

Dove ho scritto quanto dici sopra?
Ho solo detto che è la partecipazione degli investitori individuali che probabilmente deciderà nel prossimo futuro l'andamento delle Borse ma il loro atteggiamento è cauto a causa degli eventi del recente passato che hanno costruito una fase esperenziale fatta di considerazioni prudenziali.

Infatti la strategia dei big che hanno spinto il mercato fino ad ora è appunto stata di far crescere le valutazioni del corpo del mercato e dei titoli ppiù speculativi perchè in primo luogo gli hanno permesso stetegie di momentum (cioè trend following) più profittevoli e poi perchè hanno lasciato un'area di mercato (le big caps) con valutazioni inferiori rispetto al mercato e quindi rendendole più appetibili agli occhi dei piccoli investitori che seguono soprattutto i mercati e i titoli simbolo.

Questo non vuol dire che sono convenienti ma certo presentano valutazioni più interessanti.

Bisognerà vedere se i piccoli investitori accetteranno questo scambio.
 

gipa69

collegio dei patafisici
http://www.softwarenorth.net/cot/current/charts/EC.png



vista in altro modo....


1146309781eufreecotcharts.png



e visto sul dollar index...

1146309873dxcorcharts.png


sembra l'inversione di trend ormai avvenuta.
Se di questa accelerazione al ribasso del dollaro ne usufruiscono i mercati azionari il tentativo di far partecipare gli investitori individuali riuscirà se invece andrà di nuovo sulle commodity o l'impressione che il trend diverrà insostenibile.
 

fedecosta

Nuovo forumer
gipa69 ha scritto:
http://www.softwarenorth.net/cot/current/charts/EC.png

Esatto, il grafico l'ho proprio preso da lì...


gipa69 ha scritto:
sembra l'inversione di trend ormai avvenuta.
Se di questa accelerazione al ribasso del dollaro ne usufruiscono i mercati azionari, il tentativo di far partecipare gli investitori individuali riuscirà, se invece andrà di nuovo sulle commodity ho l'impressione che il trend diverrà insostenibile.

Condivido pienamente, anche se credo che buona parte della forza delle commodities sia da attribuire anche alla ricerca di valori solidi e tangibili (un po' come il mattone) da parte degli investitori individuali, che hanno sempre meno fiducia negli asset di carta... (leggi promesse di pagamento scritte sulle banconote verdi).
 

percefal

Utente Old Style
fedecosta ha scritto:
Condivido pienamente, anche se credo che buona parte della forza delle commodities sia da attribuire anche alla ricerca di valori solidi e tangibili (un po' come il mattone) da parte degli investitori individuali, che hanno sempre meno fiducia negli asset di carta... (leggi promesse di pagamento scritte sulle banconote verdi).


Pussa via, tu, ch'è un thread serio, questo! :p :up:
 

alan1

Forumer storico
Analisi intermarket 30 aprile 2006

Il cluster appena passato non ha creato novità,
infatti la cosa più logica sembrava essere un massimo.

Nei prossimi 10 gg abbiamo 3 minicluster, sulle 3 asset class, che insieme fanno un cluster significativo anche se diluito nel tempo.

Vedremo se comporteranno rotazioni settoriali e soprattutto cambiamenti strutturali alle correlazioni, come prima o poi dovrà avvenire per chiudere il ciclo.

Ripeto che c'è ancora tempo per movimenti consistenti, e solo in estate mi aspetto qualcosa di decisivo,
ci attenderebbero quindi almeno 2 mesi di mercato nervoso e infido.

Eventuali rotture verso l'alto le considererei trappole, adatte quindi solo a chi opera sul breve,
ma non utili per chi opera sul medio.

E' arrivato il momento di farsi più che guardinghi, una rottura verso il basso sarebbe segnale di uscita anche per chi opera solo sul lungo periodo.

Sul thread della corsa dei cavalli sul FoL (operatività strategica di lungo periodo), e su Investorclub, ho dato segnale Flat di lungo (copertura del Beta) dopo quasi 3 anni di Long,
in realtà lo ho anticipato, perchè i mercati devono confermarlo.
 

Nonsoniente

Forumer storico
Ciao Gipa seguo sempre con interesse i tuoi interventi, " così come quelli di Alan1 e Sinibaldo" ti allego un articolo di La Rouche, a me sembra troppo catastrofista, però mi farebbe molto piacere sentire un tuo commento.


Ciao Mauro.
Purtroppo non sono apparsi i grafici. Cmq sul suo sito li trovi.


Il sistema finanziario mondiale entra nella “curva di Weimar”



Lyndon LaRouche

20 aprile 2006

La truffa compiuta dalla gestione uscente di Alan Greenspan, nascondendo le cifre M3 [il volume monetario, di cui la Fed non rende più disponibili le cifre al pubblico - Ndr] evidentemente è intesa a nascondere il fatto che l'accelerazione dell'aumento dei prezzi delle materie prime più importanti ripercorre la stessa curva iperinflazionaria che afflisse la Germania di Weimar nella seconda metà del 1923.
Facendo il confronto tra la l'accelerazione dell'aumento dei prezzi delle principali materie prime con l'impennata tedesca del 1923, si può concludere che con tutta probabilità, ferme restando le attuali politiche vigenti negli USA e in Europa, il sistema mondiale potrebbe raggiungere la fase di collasso non più tardi del settembre 2006, e forse anche prima”. (...)

Qui non si tratta di prevedere ciò che accadrà in autunno, ma che occorre somministrare ai dirigenti del partito democratico USA il trattamento riservato agli asini quando si impuntano, e che occorre farlo subito, decisamente e ripetutamente affinché si mettano in moto le riforme di emergenza che potrebbero bloccare una crisi altrimenti inevitabile, una crisi che interessa non solo gli Stati Uniti ma l'intero sistema mondiale. C'è un gruppo ristretto di persone, come quelle che partecipano al «Progetto Hamilton» negli ambienti del Brooking Institution, che è in grado di capire questo fatto, che ha una certa padronanza dei fatti più importanti di cui tener conto. Ci sono professionisti in altre parti del mondo che potrebbero condividere rapidamente tale comprensione, se fossero sollecitati adeguatamente affinché si rendano conto di come stanno le cose…

Il mondo versa, ora, nella fase terminale di un collasso iperinflativo, che non coinvolge soltanto il sistema del dollaro, ma il mondo intero. Per mettere a fuoco questa questione si considerino gli aspetti più elementari di come Greenspan ha orchestrato il ciclo iperinflativo, nel periodo 1987-2006. Si considerino quindi i tre grafici: 1) Quello delle “tre curve”, con il quale rappresento, dal gennaio 1996 le caratteristiche generali del collasso in corso; 2) L’andamento dell’iperinflazione nella Germania del 1923, la repubblica di Weimar e 3) L’attuale accelerazione dell’iperinflazione dei prezzi delle materie prime principali, con petrolio e metalli in testa. (...)











Ciò che Greenspan ha fatto, in sostanza, è stato un continuo rifinanziamento delle banche rimaste con le casse vuote a seguito del crac dell’ottobre 1987, riciclando pacchetti di titoli emessi sui mutui ipotecari di Fannie Mae e Freddie Mac. La vera bolla immobiliare è stata gonfiata fino alle attuali dimensioni cancerose esclusivamente a questo scopo. Questo, a sua volta, ha costituito la base dell’emissione monetaria e finanziaria per quella che sarebbe diventata un’espansione iperinflazionistica di un’economia altrimenti in fase di contrazione fisica (Vedi sopra il grafico delle tre curve).
Alla fine questo è diventato il nucleo di una bolla finanziaria-monetaria paragonabile a quella dei banchieri Lombardi medievali, strumenti di Venezia, che sprofondò l’Europa del XIV secolo in una epoca buia. In questo caso però, la fase conclusiva di questo processo iperinflazionistico sta nel completo controllo che si stabilisce sulle materie prime principali nei mercati mondiali.

Chi è abbastanza furbo da riconoscere che l'attuale sistema finanziario mondiale è irrimediabilmente condannato, si renderà conto che il branco dei predatori ha messo gli occhi su dei 'beni rifugio' che si collocano al di fuori della sfera finanziaria-monetaria interessata dal collasso. Le materie prime più importanti rappresentano proprio questo bene rifugio.
Così l'accelerazione del tasso d'inflazione nel mercato delle commodities più importanti è la curva caratteristica dell'attuale sistema finanziario e monetario mondiale. Quest'accelerazione, come lascia capire il fatto che l'M3 sia tenuto nascosto, è la curva che corrisponde all'iperinflazione che imperversò nella Germania di Weimar tra il giugno ed il novembre 1923.
Alla base di tutto ciò opera il principio dell’azione minima associato da Leibniz alla curva catenaria, il principio fondamentale del calcolo infinitesimale dello stesso Leibniz come anche la sua scoperta della funzione logaritmica naturale. Quest’ultima è derivata dalla caratteristica di catenaria doppia del principio di azione minima. Una comprensione generale di questi sistemi è esposta nell’opera di Riemann sulle ipergeometrie.








Qualche dato a sostegno
dell’analisi di LaRouche


I prezzi sui mercati delle commodities – dai metalli preziosi a quelli per l'industria, al greggio – stanno esplodendo in maniera incontrollabile.
Nel corso del 2005 molti metalli hanno registrato un aumento dei prezzi tra il 25 ed il 50 per cento. Altri, come lo zinco, hanno quasi raggiunto un aumento del 100%. Nel primo trimestre del 2006 la maggior parte dei metalli ha registrato un aumento del 25-50 per cento! Nelle prime due settimane di aprile sono stati registrati questi aumenti: alluminio 5%; petrolio 12%, oro 9%, argento 25%, stagno 11%, rame 20%, zinco, 22%, nickel 22%, platino 6%, materie plastiche da stampaggio 9%, benzina alla pompa 14%.
Questo corrisponde approssimativamente ad un'inflazione dei prezzi dell'1% al giorno! Se l'andamento persiste, i prezzi dei futures delle commodities si moltiplicheranno per 10 o per 20 nel corso del 2006, raggiungendo la curva di Weimar alla metà del 1923.



La terza settimana di aprile rappresenta forse la fase più turbolenta dei mercati delle commodities nell'ultimo quarto di secolo. Dal 17 al 20 aprile il prezzo dell'oro è aumentato di 49 dollari, toccando quindi i 649 dollari l'oncia, il massimo dal dicembre 1980. Mercoledì pomeriggio l'impennata iperiflativa è stata temporaneamente bloccata da un'improvvisa svendita “di realizzo”, che secondo alcuni osservatori va attribuita ad un intervento delle autorità in vista del vertice semestrale G7/FMI a Washington.
L'intervento è riuscito in poche ore ad abbassare di trenta dollari il prezzo dell'oro, che però ha ripreso a correre il giorno successivo concludendo la settimana con un aumento di 35 dollari. Anche l'argento ha raggiunto il 20 aprile il massimo in 23 anni, perdendo il 14% nella frenata di mercoledì, ma recuperando l'8,6% già il giovedì. Nonostante l'intervento di contenimento del 20 aprile tutti i metalli industriali hanno registrato un aumento incredibile nell'arco settimanale: rame 10,4%, zinco 6,3%, nickel 4%, alluminio 3,2%, piombo 3%. Anche il greggio ha chiuso la settimana superando la soglia dei 75 dollari il barile.
Il fattore contingente dell'esplosione dei prezzi, che non è la causa alla radice, è la corsa degli hedge funds e dei commodity index funds, che hanno riversato il loro denaro nella speculazione sulle materie prime a prescindere dai “fondamentali” della domanda e dell'offerta. Le previsioni davano un aumento di investimenti dei fondi speculativi nelle commodities di 80 miliardi di dollari nel 2005 e di 120 nel 2006, ma ad aprile pare che si sia già raggiunta la quota di 100 miliardi di dollari.
Il secondo fattore sono le fusioni. Il rapporto settimanale sui metalli preziosi per il Nord America che la Merrill Lynch ha diffuso il 27 marzo riferisce che dal settembre 2005 ci sono state almeno 20 fusioni o scalate importanti nel solo settore dell'oro (rispetto alle cinque della prima metà del 2005). Alluminio: la Alcan, secondo produttore mondiale, ha acquisito Pechiney Metals (Montreal) e Novellis Metals, ha quindi chiuso molti suoi impianti creando una situazione in cui si prospetta un deficit di 300 mila tonnellate di alluminio per il 2006. Per il rame ed il nickel si prospetta un nuovo monopolio mondiale dalla fusione della Inco Ltd. britannica con la Falconbridge Ltd. Di Toronto. Ambedue producono meno rame e nickel di quanto ne hanno prodotto nel 2004, nonostante l'aumento dei prezzi. Sul fronte dell'energia c'è il fenomeno della fusione dei fondi puramente speculativi con altri fondi, come quella tra la Petrofund con la Penn West Energy Funds, che ha dato vita al “trust energetico” del Canada.

Si aggravano i guai nel mercato ipotecario
Dopo i primi passi intrapresi dalle banche centrali per aumentare i tassi d'interesse a breve, c'è stato un aumento del rendimento dei titoli di stato decennali negli USA, in Giappone ed in Europa. Questo ha provocato anche il rialzo dei tassi sui mutui ed ha messo sotto pressione il mercato della casa, ad esempio con il fenomeno del “negative equity”, quando cioè la proprietà acquistata a credito finisce per avere un valore inferiore al debito ancora da pagare.



Se ad esempio è stata acquistata una casa con un mutuo da 300 mila dollari, ma poi quella casa verrà valutata 250 mila dollari, si avrà un “negative equity” di 50 mila dollari. Sul totale dei mutuatari negli USA sono il 9,4% coloro che hanno un “negative equity”. La cosa più indicativa però è la rapidità con cui la gente si ritrova con questo buco rispetto alla sottoscrizione del contratto. Tra coloro che contrassero un mutuo nel 1985 per acquistare la casa, il 6% oggi ha un “negative equity”. Tra coloro che contrassero il mutuo nel 2003 si sale a 8,4%. Ma per coloro che hanno acceso un mutuo nel 2005 sono il 29% coloro che si ritrovano con il “negative equity”.
Ciò provoca un'instabilità notevole perché anche se questi sfortunati finissero per vendere e lasciare la casa, dovrebbero comunque continuare a pagare il mutuo. Un altro fattore da tenere in considerazione è quello degli espropri. RealtyTrac, centro di monitoraggio del fenomeno, dà un totale di 117.259 procedure di esproprio in corso a febbraio, con un aumento del 58% rispetto al febbraio 2005.
Bloomberg ha dedicato al fenomeno un editoriale che spiega come non siano soltanto i giganti del mercato ipotecario secondario Fannie Mae e Freddie Mac ad essere esposti alle insolvenze sui mutui, ma anche l'intero sistema bancario USA. Riferisce che nell'ultimo trimestre del 2005 i mutui rappresentavano il 32% degli assets finanziari delle banche commerciali. L'esposizione complessiva delle banche nel settore della casa sale al 44%. Se poi si escludono le banche straniere attive negli USA, le cose stanno anche peggio. Le sole banche commerciali USA hanno assets per 6.910 miliardi di dollari, di cui 2900 miliardi di mutui e 993 miliardi di titoli emessi da Fannie Mae e Freddie Mac (cartolarizzando i mutui). Così il 42% degli assets delle banche USA sono mutui e un altro 14,4% sono titoli dei due enti, per un totale di 56,4%.
 

gipa69

collegio dei patafisici
Innanzitutto sono molto felice di risentirti e mi auguro che i tuoi contributi si faranno di nuovo più frequenti :)
Per quanto riguarda la tematica che riguarda un possibile sviluppo di fenomeni iperinflattivi principalmente nell'area USA ma anche globalmente devo dire che questo è uno dei temi preferiti da Marc Faber e di questo è ormai diversi anni che ne parla.
Giusto per aggiungere qualche altro materiale ti posto un suo report di qualche tempo fa sull'argomento. (apri quello di Giugno 2003 cliccando su recent issues ma anche gli altri sono interessanti)

http://www.gloomboomdoom.com/gbdreport/indexgbdreport.htm


Onestamente praticamente tutte le banche centrali allo stato attuale hanno atteggiamenti inflattivi sull'economia in quanto fino ad ora le maggiori pressioni inflazionistiche si sono viste sugli asset finanziari e non sui beni di consumo e probabilmente anche la crescita del prezzo delle commodity è al momento da inquadrare in questo trend.
La crescita delle masse monetarie dei paesi dall'economia più sviluppate è sicuramente inflazionistica se non iperinflazionistica (sull'area euro siamo ad oltre l'8%!) ma questo si scontra con tendenze deflazionistiche quali i miglioramenti tecnologici e la maggiore capacità delle imprese e dei privati di finanziarsi e di avere capitale disponibile.
Fino ad ora quindi l'espansione del credito dei privati nell'area occidentale e del credito alle imprese nei paesi emergenti ha permesso una situazione in equilibrio per quanto riguarda l'economia anche se squilibrata da un punto di vista sociale.

Al momento però le crescita delle curve dei tassi, le crescita delle commodity sembrano dettate più da considerazioni finanziarie più che da questioni economiche legate alle pressioni inflazionistiche.
La seguente considerazione è dettata da diverse osservazioni:

1)Una crescita maggiormente sostenuta sulle commodity che hanno un futures quotato piuttosto che su quelle senza futures quotati
2)Una sovraperformance delle commodity industriali rispetto all'oro che sarebbe il metallo che meglio esprimerebbe tendenze inflazionistiche in quanto il suo andamento di lungo periodo è strattamente correlato all'andamento dell'inflazione (quella reale e non quella aggiustata degli ultimi 10 anni vedi http://www.gillespieresearch.com/cgi-bin/bgn )
3)L'andamento delle obbligazioni indexbond legate all'inflazione
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Infatti se la crescita fosse dettata dal fatto che le considerazioni sono legate alla crescita dei consumi derivanti dall'immissione nelle economie di mercato di più di 3 miliardi di persone dell'area asiatica la crescita delle commodity dovrebbe interessare anche le commodity agricole che salvo i casi di quelle che sono esplose per considerazioni legate all'alternativa energetica (corn o sugar) sono cresciute ma mai come quelle industriali.
Solitamente le pressioni inflazionistiche esplodono sui consumatori quando crescono molto i prezzi delle commodity agricole.
Questo fenomeno al momento si è verificato solo in parte per cui le pressioni inflazionistiche derivanti dall'aumento delle materie prime si è avuto solo parzialmente.

Vi è però la possibilità che nel futuro una ulteriore crescita delle commodity industriali da una parte, e la crescita delle commodity agricole dall'altra potrebbe davvero porre pressioni più significative sull'impianto globale dell'economia ma secondo me è il grado di fiducia nel sistema monetario che farà esplodere o meno queste pressioni.
Al momento il livello di fiducia è elevato, perchè la crescita dell'oro è correlata alla crescita delle commodity nel suo complesso e la sua sottoperformance rispetto alle commodity industriali è una chiara evidenza di questo scenario così come la restrizione dei rendimenti tra gli investimenti più rischiosi e quelli meno rischiosi.

Osservando il rapporto tra l'andamento dell'argento (commodity più industriale che monetaria) e quello dell'oro è evidente che la fiducia sulla crescita economica sia a questo punto sui massimi di periodo.
Vi è una chiara evidenza che negli ultimi anni ogni spike di questo rapporto ha portato a dei top dei mercati azionari proprio per la relazione di cui sopra e ora sembrerebbe esserci una nuova evidenza di questo tipo.
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Ma questo riguarda semplicemente una reversione di un eccesso di ottimismo e la necessità di una pausa correttiva di un certo spessore (che ha una spazio temporale credibile tra Marzo e Giugno per realizzarsi almeno nel compimento del top) piuttosto che nella crisi sistemica che quell'articolo presuppone, crisi che al momento ritengo possa esplodere nel prossimo decennio piuttosto che ora.
Mi sembra che le Banche Centrali abbiano ancora delle cartuccie da sparare per stabilizzare un eventuale crisi finanziaria sebbene i numeri siano ormai spaventosi e le concatenazioni rilevanti e a meno che la crisi non sia geopolitica (vedi le tensioni con i popoli mediorientali o future con la Cina) o sociale (vedi impossibilità di acquistare asset finanziari mobiliari o immobiliari da una fetta sempre più consistente delle popolazioni occidentali) al momento hanno la possibilità di utilizzare risorse in abbondanza senza dispersione delle stesse al fine di limitare per esempio la deflazione degli asset immobiliari che allo stato attuale negli USA sembra seguire la stessa strada del surriscaldamento avvenuto in Inghilterra e in Australia negli scorsi anni.

Naturalmente il mio è un pensiero in movimento come giusto che sia quando si seguono argomenti in cui le scienze umane hanno una preponderanza.
 

gipa69

collegio dei patafisici
Abbiamo parlato nei giorni scorsi dell'importanza del dollaro per il sostegno attuale al trend positivo dei mercati azionari.
Per questo motivo ho guardato con particolare attenzione il grafico del dollar index in quanto bene esprime la forza/debolezza del dollaro nei confronti delle principali valute finanziarie globali (Euro e YEN).
Il dollar index è al test di un area di resistenza importante in quanto rappresenta i minimi di settembre 2005 e la possibile base di supporto di un possibile Head&shoulders ribassista con target i minimi di fine 2005 con la possibilità di una accelerazione sull'area 85 che è la base di un Head&shoulders rovesciato rialzista con target 100 e punto di supporto altrettanto importante. Tra l'area raggiunta attualmente e gli 85 una reazione dell'indice ci sta tutta anche in considerazione del livello ormai raggiunto dall'RSI.
Se avvenisse questa reazione sarò interessante vedere come si comporteranno i mercati azionari.

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