Monte Paschi SI (BMPS) MORELLI Mps e massoneria

Monte dei Fiaschi lancia conversione dei bond per 4,3 miliardi entro fine novembre
Se l’operazione non andasse in porto, rischio risoluzione
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Pubblicato il 15/11/2016
Ultima modifica il 15/11/2016 alle ore 12:10


Undici bond subordinati per 4,3 miliardi di euro convertiti su base volontaria. È la mossa di Monte dei Paschi di Siena nel piano di ricapitalizzazione che sarà sottoposto al voto dell’assemblea convocata il 24 novembre. Mps prevede che il periodo di adesione all’offerta per la conversione, da concordare con la Consob, possa avere inizio entro la fine del mese. L’offerta è promossa esclusivamente in Italia ed è rivolta ai portatori dei titoli che non siano «investitori qualificati», salvo che per l’offerta relativa ai Titoli Upper Tier II, che sarà rivolta anche agli investitori qualificati.

L’eventuale fallimento di questa operazione potrebbe far saltare l’aumento di capitale e portare alla risoluzione secondo i requisiti della direttiva Brrd (che regola la gestione delle crisi bancarie). Mps, infatti, potrebbe non essere in grado di rispettare i requisiti patrimoniali richiesti dalla Bce.


L’operazione risponde - si legge in una nota dell’istituto - alla primaria esigenza di soddisfare i requisiti e le richieste segnalati dalla Banca Centrale Europea in qualità di autorità di vigilanza competente dell’offerente, la quale, in particolare, ha richiesto a Mps di predisporre e annunciare una soluzione credibile e adeguata a fronteggiare le criticità e le sfide di Mps come identificate nei precedenti risultati dell’attività di vigilanza ed emerse, da ultimo, dallo stress test condotto dall’Autorità Bancaria Europea, in collaborazione con Banca d’Italia, la Banca Centrale Europea, la Commissione Europea e il Comitato europeo per il rischio sistemico e concluso nel mese di luglio 2016.


L’operazione di conversione dei bond, sottolinea l’istituto, presenta caratteristiche di complessità, essendo costituita da diverse componenti, ciascuna delle quali è essenziale a realizzare le finalità cui l’operazione è nel suo complesso preordinata. Le componenti dell’operazione, tra cui la presente offerta, sono collegate tra loro e, pertanto, il perfezionamento di ciascuna di esse rappresenta una condizione per il perfezionamento delle altre.


Monte dei Paschi lancia conversione dei bond per 4,3 miliardi entro fine novembre
 
MONTE dei PASCHI: è praticamente BAIL-IN. Ma occhio al colpo di scena!
Scritto il 18 novembre 2016 alle 14:02 da Danilo DT
MONTE dei PASCHI: è praticamente BAIL-IN. Ma occhio al colpo di scena! | IntermarketAndMore
Mi ero ripromesso di non scrivere più nulla sull’argomento Monte dei Paschi di siena fino a quando non era BEN definito il piano di ricapitalizzazione della banca. Cosa che però è un “work in progress” da mesi e che continua a non trovare una sua vera quadra.
Andiamo con ordine e riprendiamo gli ultimi tasselli di quanto è avvenuto.

Lunedì scorso, Monte dei Paschi ha deciso di lanciare una offerta di scambio a coloro che detengono obbligazioni subordinate. L’offerta funziona più o meno in questo modo: La banca stessa si ricompra le obbligazioni subordinate ad un prezzo molto vantaggioso per i possessori (lo possiamo chiamare “esca”?) ma con una simpatica clausola: il corrispettivo dovrà obbligatoriamente essere investito in nuove azioni di Mps, in arrivo con il prossimo aumento di capitale.

Caro risparmiatore, esci dalla finestra ma con una catena che ti obbliga a rientrare dalla porta, saltando quindi dalla padella alla brace.
Quindi viene proposto ai possessori di bond subordinati ciò che i prospetti delle stesse obbligazioni possono già prevedere, ovvero la conversione in azioni. La cosa carina è la volontarietà dell’operazione.

Tu, obbligazionista PUOI decidere se aderire o meno.
Quindi diventa PALESE che la stragrande maggioranza dei possessori NON vuole convertire. Ma ecco la MINACCIA:

“se l’operazione di conversione di debito in azioni non dovesse avere un esito soddisfacente, Mps non riuscirebbe verosimilmente a portare a termine l’aumento di capitale”.

In altri termini, signori, in tal caso si va verso il bail-in, con quindi una conversione che diventerà FORZATA e quindi sarebbe peggiorativa.
Come avrete capito, si vuole accompagnare forzatamente il possessore di bond subordinati alla conversione e quindi, siamo onesti, si tratta di un vero e proprio BAIL IN ma con la schermatura di una conversione volontaria.


Il “Dilemma del Prigioniero” secondo AdviseOnly
Ovvio, essendo una PROPOSTA il possessore può anche NON aderire. E se la conversione sarà un “successo”, l’impavido possessore del bond otterrà, alla scadenza, il tanto agognato rimborso. Forse.
In caso contrario, come detto, conversione dovuta al VERO bail-in.
Tutto questo per dirvi che questa è già una PROCEDURA DI BAIL-IN, se non lo avevate capito. E che quindi ormai, la saga sta arrivando all’epilogo, sicuramente più drammatico. Certo è che tutto questo poteva venire evitato se lo stato italiano, come sembrava volesse fare (anche grazie all’accondiscendenza dell’UE) fosse intervenuto in sostegno della banca, anche per evitare il coinvolgimento dei piccoli risparmiatori. Cosa in questo caso possibile in quanto la banca poteva essere considerata un “rischio sistemico” (differente trattamento rispetto ad un piccolo istituto): ma dopo tante parole, questo non è avvenuto, anche a causa dell’intervento di possibili “cavalieri bianchi ” (vedi JP Morgan) che poi si sono rivelati dei veri e propri burloni, visto che avrebbero dato il via al sostegno solo a determinate condizioni tecnicamente irrealizzabili.
Così si è perso tempo e si è …perso il treno.
Quali erano le condizioni?

1) la totale conversione delle subordinate in azioni (quindi BAIL IN prima del sostegno di JP Morgan?)
2) la liquidazione dei NPL (no comment)
3) segnali forti di un successo, tra gli investitori, del futuro aumento di capitale

Ci mancava ancora che chiedessero il rating AAA e poi il pacchetto era completo.
Ma attenzione, non mettiamo fine alla provvidenza. JP Morgan ci ha presi per i fondelli, lo Stato (stavolta non voglio fargliene una colpa) ha cambiato strategia e si è chiamato fuori. Ma nulla vieta che la pratica venga ripresa in mano, anche perchè lo stato, per la questione dei Monti Bond, è già destinato a diventare azionista di MPS.

E poi, non credete che questo potrebbe essere un ECCELLENTE veicolo propagandistico anche in ottica del REFERENDUM?


Danilo DT
 
MONTE dei PASCHI: è praticamente BAIL-IN. Ma occhio al colpo di scena!
Scritto il 18 novembre 2016 alle 14:02 da Danilo DT
MONTE dei PASCHI: è praticamente BAIL-IN. Ma occhio al colpo di scena! | IntermarketAndMore
Mi ero ripromesso di non scrivere più nulla sull’argomento Monte dei Paschi di siena fino a quando non era BEN definito il piano di ricapitalizzazione della banca. Cosa che però è un “work in progress” da mesi e che continua a non trovare una sua vera quadra.
Andiamo con ordine e riprendiamo gli ultimi tasselli di quanto è avvenuto.

Lunedì scorso, Monte dei Paschi ha deciso di lanciare una offerta di scambio a coloro che detengono obbligazioni subordinate. L’offerta funziona più o meno in questo modo: La banca stessa si ricompra le obbligazioni subordinate ad un prezzo molto vantaggioso per i possessori (lo possiamo chiamare “esca”?) ma con una simpatica clausola: il corrispettivo dovrà obbligatoriamente essere investito in nuove azioni di Mps, in arrivo con il prossimo aumento di capitale.

Caro risparmiatore, esci dalla finestra ma con una catena che ti obbliga a rientrare dalla porta, saltando quindi dalla padella alla brace.
Quindi viene proposto ai possessori di bond subordinati ciò che i prospetti delle stesse obbligazioni possono già prevedere, ovvero la conversione in azioni. La cosa carina è la volontarietà dell’operazione.

Tu, obbligazionista PUOI decidere se aderire o meno.
Quindi diventa PALESE che la stragrande maggioranza dei possessori NON vuole convertire. Ma ecco la MINACCIA:

“se l’operazione di conversione di debito in azioni non dovesse avere un esito soddisfacente, Mps non riuscirebbe verosimilmente a portare a termine l’aumento di capitale”.

In altri termini, signori, in tal caso si va verso il bail-in, con quindi una conversione che diventerà FORZATA e quindi sarebbe peggiorativa.
Come avrete capito, si vuole accompagnare forzatamente il possessore di bond subordinati alla conversione e quindi, siamo onesti, si tratta di un vero e proprio BAIL IN ma con la schermatura di una conversione volontaria.


Il “Dilemma del Prigioniero” secondo AdviseOnly
Ovvio, essendo una PROPOSTA il possessore può anche NON aderire. E se la conversione sarà un “successo”, l’impavido possessore del bond otterrà, alla scadenza, il tanto agognato rimborso. Forse.
In caso contrario, come detto, conversione dovuta al VERO bail-in.
Tutto questo per dirvi che questa è già una PROCEDURA DI BAIL-IN, se non lo avevate capito. E che quindi ormai, la saga sta arrivando all’epilogo, sicuramente più drammatico. Certo è che tutto questo poteva venire evitato se lo stato italiano, come sembrava volesse fare (anche grazie all’accondiscendenza dell’UE) fosse intervenuto in sostegno della banca, anche per evitare il coinvolgimento dei piccoli risparmiatori. Cosa in questo caso possibile in quanto la banca poteva essere considerata un “rischio sistemico” (differente trattamento rispetto ad un piccolo istituto): ma dopo tante parole, questo non è avvenuto, anche a causa dell’intervento di possibili “cavalieri bianchi ” (vedi JP Morgan) che poi si sono rivelati dei veri e propri burloni, visto che avrebbero dato il via al sostegno solo a determinate condizioni tecnicamente irrealizzabili.
Così si è perso tempo e si è …perso il treno.
Quali erano le condizioni?

1) la totale conversione delle subordinate in azioni (quindi BAIL IN prima del sostegno di JP Morgan?)
2) la liquidazione dei NPL (no comment)
3) segnali forti di un successo, tra gli investitori, del futuro aumento di capitale


Ci mancava ancora che chiedessero il rating AAA e poi il pacchetto era completo.
Ma attenzione, non mettiamo fine alla provvidenza. JP Morgan ci ha presi per i fondelli, lo Stato (stavolta non voglio fargliene una colpa) ha cambiato strategia e si è chiamato fuori. Ma nulla vieta che la pratica venga ripresa in mano, anche perchè lo stato, per la questione dei Monti Bond, è già destinato a diventare azionista di MPS.

E poi, non credete che questo potrebbe essere un ECCELLENTE veicolo propagandistico anche in ottica del REFERENDUM?


Danilo DT

la conversione dei bond sub anche se fosse forzosa nn sarebbe bail in

inoltre lo stato è già azionista di mps

in poche parole , nn si capisce il senso di simili articoli
 
Le condizioni di Trieste per la conversione

Il caso dei 400 milioni di bond Montepaschi nel portafoglio Generali
di Fabrizio Massaro

MILANO Mentre vari fondi internazionali sondano le banche del consorzio di Mps, Jp Morgan e Mediobanca, sui termini della conversione dei bond subordinati in nuove azioni — una delle gambe del salvataggio di Siena da 5 miliardi — si comincia a delineare la mappa dei bondholder, in particolare degli investitori istituzionali che hanno in mano circa 2,5 miliardi di euro di subordinati, poco più della metà delle emissioni (altri 2,1 miliardi sono in mano al retail). E tra i maggiori investitori spunta Generali.

Il Leone avrebbe acquistato nel tempo poco più di 400 milioni lordi di bond. Per Mps si tratta di una quota pesante — se convertita, potrebbe rendere Generali uno dei grandi soci di Siena — che però si disperde nel mare dei 528 miliardi di asset di Trieste: come ha spiegato il cfo Alberto Minali, «l’esposizione alle banche è meno dell’1% del totale degli asset. E circa il 40% di quell’1% sono bond subordinati di primarie banche». Tra queste, appunto, Mps. Generali non ha ancora deciso se convertire o tenere i titoli, in attesa di vedere le condizioni.


Una fetta rilevante di bond subordinati dovrebbe essere in mano al fondo inglese Attestor Capital, attivo in società distressed che ha vari interessi in Italia (Olio Dante, Ferroli). Attestor, secondo fonti vicine al fondo, sarebbe tra i maggiori possessori del bond Fresh — una complicata operazione da 1 miliardo messa in piedi nel 2008 da Jp Morgan per finanziare l’acquisto di Antoneveneta da parte di Mps. Sul finire del 2013 la Fondazione Mps allora guidata da Antonella Mansi per fare cassa decise di vendere tutto il suo investimento nei Fresh, pari a 490 milioni nominali, incassando 100 milioni. A comprare, secondo le fonti, sarebbe stato proprio Attestor. Il fondo inglese - che ha tra i top manager anche un finanziere italiano nato a New York, David Alhadeff - si è ora proposto a Siena come capofila di una cordata di fondi accreditati complessivamente per quasi 1 miliardo di bond (Tier 1 e Fresh).

Intanto la Bank of England ha chiesto alle banche britanniche l’esposizione a Mps (e a Deutsche Bank).
E sempre ieri il presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, è tornato sul tema del «contenuto numero di adesioni pervenute» per Atlante 2, che rischia di vanificare il piano di «creare un vero mercato dei non performing loans e alzare così il valore di cessione delle sofferenze da parte delle banche».
Anche da Atlante è previsto arrivi un aiuto a Mps.
 
Mps. Vincono solo i consulenti
In gioco c’è la ricapitalizzazione dell’antica banca, una manovra da cinque miliardi. La partita non si gioca solo sulle piazze d’affari, si gioca dentro le urne del prossimo referendum italiano, la consultazione del 4 dicembre. Tutto dipenderà dal risultato

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Italia, oggi.
«Saper aspettare – fermi, immobili – per cogliere l’attimo giusto, l’occasione propizia. Sulla street dei mercati finanziari, questa è la prima regola. Saper aspettare… E mentre comincia la conversione delle obbligazioni di MPS, mentre il titolo dell’istituto senese sprofonda e lascia il 13%, io, Bruno Livraghi, aspetto… In gioco c’è la ricapitalizzazione dell’antica banca, una manovra da cinque miliardi, e io aspetto… La partita non si gioca solo sulle piazze d’affari, si gioca dentro le urne del prossimo referendum italiano, la consultazione del 4 dicembre. Tutto dipenderà dal risultato.

Di solito gli obbligazionisti diventano proprietari di un’azienda quando tutto il capitale è stato bruciato. Sono le basi del capitalismo, e del libero mercato. Dopo che il patrimonio è azzerato, allora tocca agli obbligazionisti “comandare”, previa conversione dei bond in capitale. Ma questa volta non funziona così, no.
Questa volta, si richiede agli obbligazionisti di aderire all’offerta pubblica d’acquisto volontaria a una manciata di giorni dal referendum.
Le banche d’affari, invece, possono aspettare e ragionare con le carte scoperte sul tavolo, possono fare le loro mosse a urne chiuse e col risultato acquisito.
Due temporalità diverse: il “prima” per alcuni, e il “dopo” per altri. Due pesi, due misure. Bel paradosso per gli obbligazionisti, a cui viene negato il diritto di proprietà. E poi si parla di capitalismo…

C’è solo una cosa certa: la soluzione la daranno i prezzi.

Se vincerà il NO, i prezzi crolleranno e l’operazione fallirà. Alla fine, però, i compratori arriveranno, acquisteranno i bond a saldo e convertiranno tutto in equity.

Se invece vincerà il SÌ, le banche avranno gioco facile per raccogliere denaro fresco e chiudere l’aumento di capitale. In questo caso, anche l’Italia potrà recuperare molto rispetto al suo andamento negativo.

Da italiano aderirei alla proposta di offerta pubblica di acquisto volontaria del Monte Paschi. Il problema è che sono italiano solo una notte alla settimana, quando – per rilassarmi – sfreccio sulla mia Lamborghini a duecentocinquanta all’ora lungo l’autostrada A7, la “Serravalle”, che da Milano porta al mare. Linate-Busalla, Busalla-Linate. E poi via, in volo verso Londra. Tutto in poche ore, nel buio della notte. Nel momento in cui l’aereo si stacca dalla pista, io smetto di essere italiano. Quindi, per ora aspetto: fermo, immobile. E resto a guardare. Naufragio con spettatore recitava il titolo di un vecchio libro…

Così aspetto, non converto i bond e rifletto su quello che chiamano il “dilemma del prigioniero”: cosa è utile fare in certe situazioni non è semplice da stabilire. E i vecchi paradossi sono sempre attuali. Gli obbligazionisti singolarmente non dovrebbero aderire, rifiutando lo scambio bond/azione. Il problema è che se tutti singolarmente si comportassero in maniera razionale, a livello aggregato l’adesione risulterebbe bassa e il danno si scaricherebbe su tutti con un rischio di bail-in. D’altronde, se accettano in molti, l’operazione andrà in porto, ma ciascuno dovrà mettere in conto una perdita, un sacrificio. A quel punto, però, i pochi che non hanno aderito faranno free ride su tutto e guadagneranno tanto.

Ecco, allora io aspetto, perché mi piacerebbe ritrovarmi – il 5 dicembre – dalla parte di quei pochi che si prendono il meglio senza sacrificare nulla.

La verità è che questa storia l’hanno data per chiusa troppo presto. E invece assomiglia tanto a un videogioco: più si va avanti, più le schermate sono difficili e si perdono vite. Ora siamo all’ultima. Un altro errore ed è game over.

Intanto, io aspetto…»

(Bruno Livraghi, 29 novembre 2016)

Pochi giorni prima
«La partita su Monte Paschi è stata data per chiusa troppo presto.
E poi verrà il turno di Unicredit con un aumento di capitale quantificato intorno ai 13 miliardi di euro.
Definirla una “tempesta perfetta” non è un’iperbole. Del resto, di recente avevo messo in guardia contro il rischio di un take over sul risparmio italiano. In quei giorni si profilava un passaggio di consegne – in alcuni grandi gruppi bancari e assicurativi del Paese – dai vecchi soci a nuovi soggetti pronti ad approfittare di un inasprimento dei parametri di controllo della Vigilanza europea. Le grandi manovre erano in atto da tempo. »

(Bruno Livraghi, 18 novembre 2016, da Italia: tempesta perfetta)

Un mese prima
«Avevo parlato degli NPL (non performing loans), dicendo che la posta era l’acquisto dei crediti deteriorati delle banche a prezzo di saldo e con lo Stato costretto a metterci pure una garanzia sopra. Ero arrivato a parlare di “banchetto del secolo” evocando la chiusura del cerchio: dai grandi trade contro i debiti sovrani alle manovre sui crediti deteriorati delle banche in sofferenza, passando attraverso l’austerity con un biglietto di sola andata per profitti incalcolabili. Beh, le cose cambiano. L’atteggiamento rinunciatario con lui la politica aveva abdicato ai mercati, accettando il dato di fatto di una svendita degli NPL, è stato corretto. Il varo del fondo Atlante, unito allo spacchettamento dei crediti deteriorati (il cosiddetto spin off degli NPL), ha prosciugato il prezioso bacino d’estrazione in cui ci muovevamo. Tuttavia, sulla street l’intelligenza di un operatore sta nel cogliere le occasioni laddove i più vedono il restringersi delle possibilità. La finanza è il prolungamento della guerra con altri mezzi e, come in guerra, al mutare del contesto deve mutare anche la tattica. Perché passare dagli NPL quando possiamo sfruttare l’opportunità della nuova regolamentazione BCE? Così, adesso acquisiremo direttamente stake delle principali banche e assicurazioni italiane attraverso gli aumenti di capitale. Fuori i vecchi soci, dentro noi.»

(Bruno Livraghi, 17 ottobre 2016, da Rischio (s)take over sul risparmio degli italiani)

Un anno prima
«La crisi durava. Considera certe gestioni disinvolte dei management ed ecco che nelle banche continuavano ad accumularsi crediti deteriorati, nel silenzio più totale. E arriviamo a oggi: la massa di quei crediti è enorme, il legislatore europeo incombe con nuove regole, più stringenti, e diventa lampante l’assenza di chi doveva controllare. (…)

Shorto le banche e mi metto lungo sui subordinati che adesso non vuole nessuno. Tra poco su un pezzo d’Italia, sul famoso Nordest, sarà tempesta, e io sarò lungo di roba che non vuole nessuno e corto di roba che andrà a zero.»

(Bruno Livraghi, 30 dicembre 2015, da Tempesta a Nordest)

Due anni prima
«Ora ti servo perché qualche banca italiana sta per saltare, dico bene?»

Derek inarca un sopracciglio, senza far niente per trattenere lo stupore. «Da cosa l’hai capito?»

(…)

«L’ho capito dalla tua faccia. Sei preoccupato. Per la prima volta da quando ti conosco, sei preoccupato sul serio. E considerando che lo spread riesci ancora a manipolarlo, allora il problema è un altro. Il tuo problema è il panico. La paura potete controllarla, ma il terrore no, quello no. Immagina la coda agli sportelli, immagina migliaia di persone a ritirare i depositi con l’Europa che ci impedisce di salvare le banche. (…)»

«Di una banca in particolare stiamo parlando, che rischia di essere il principio della slavina.»

Da I diavoli di Guido Maria Brera (Rizzoli, 2014)
 
Monte dei Paschi di Siena, “adesioni a conversione dei bond superiori a 1 miliardo”. Ma non è detto che basti

Il dato diffuso dall'istituto è ancora provvisorio: i risultati definitivi arriveranno solo lunedì 5. A valutare il successo o l’insuccesso dell’operazione saranno comunque le banche che hanno firmato il pre-accordo per formare il consorzio di garanzia per l’aumento di capitale: potrebbero comunque giudicare l'esito non soddisfacente e rinunciare

di Paolo Fior | 2 dicembre 2016
Monte dei Paschi di Siena, "adesioni a conversione dei bond superiori a 1 miliardo". Ma non è detto che basti - Il Fatto Quotidiano
 
Con il fallimento dell’aumento di capitale, il copione è già scritto: conversione forzosa dei bond subordinati in azioni, e – lunedì mattina – il titolo dell’antica banca temo che avrà valutazioni prossime allo zero.

Alla fine l’antica banca verrà salvata coi soldi di tutti. Ma è giusto salvare chi investe in prodotti rischiosi per avere rendimenti maggiori usando i soldi di tutti, compresi di quelli che – per non perdere – avevano rinunciato a guadagnare? E poi gli obbligazionisti non sono tutti uguali: alcuni hanno comprato i bond eccitati dai rendimenti, altri senza nemmeno saperlo


È giusto salvare l’antica banca senza distinguere? Oppure è sbagliato?

Date tempo al tempo, e la polvere sotto il tappeto finirà per saltar fuori. Oltre la porta che si sta aprendo, i temi sono delicati, le questioni confuse, gli esiti incerti. È sempre una questione di tempi.


Mps: non aprite quella porta - I Diavoli
 
Mps, ecco come il salvataggio tutela i risparmiatori: diventeranno obbligazionisti "normali"

"Il decreto legge contempla la possibilità che la banca interessata da una ricapitalizzazione precauzionale da parte dello Stato, che comporta la conversione delle obbligazioni subordinate in azioni, offra obbligazioni non subordinate in cambio delle azioni frutto della conversione. Il Tesoro può acquistare tali azioni", specifica infatti il governo. Alla fine del meccanismo, dunque, i vecchi risparmiatori subordinati avranno in mano bond senior. Ecco come il Cdm ha sintetizzato i passaggi tecnici:
1. La banca propone di scambiare le azioni frutto della conversione delle obbligazioni subordinate con obbligazioni non subordinate di nuova emissione.
2. Il Tesoro acquista le azioni scambiate con le obbligazioni non subordinate di nuova emissione.
Il riacquisto delle azioni frutto della conversione dalle obbligazioni subordinate ha lo scopo di prevenire liti giudiziarie connesse alla commercializzazione delle obbligazioni stesse.
 
Mps, ecco come il salvataggio tutela i risparmiatori: diventeranno obbligazionisti "normali"

"Il decreto legge contempla la possibilità che la banca interessata da una ricapitalizzazione precauzionale da parte dello Stato, che comporta la conversione delle obbligazioni subordinate in azioni, offra obbligazioni non subordinate in cambio delle azioni frutto della conversione. Il Tesoro può acquistare tali azioni", specifica infatti il governo. Alla fine del meccanismo, dunque, i vecchi risparmiatori subordinati avranno in mano bond senior. Ecco come il Cdm ha sintetizzato i passaggi tecnici:
1. La banca propone di scambiare le azioni frutto della conversione delle obbligazioni subordinate con obbligazioni non subordinate di nuova emissione.
2. Il Tesoro acquista le azioni scambiate con le obbligazioni non subordinate di nuova emissione.
Il riacquisto delle azioni frutto della conversione dalle obbligazioni subordinate ha lo scopo di prevenire liti giudiziarie connesse alla commercializzazione delle obbligazioni stesse.


Non era più semplice convertire direttamente le obligazioni subordinate in obligazioni senior senza fare tutto questo giro strano?

gatta ci cova......

allora vediamo ... intanto sappiamo che le subordinate saranno convertite solo al valore del 75% rispetto al nominale.... nulla si sa sul prezzo delle azioni
 

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