MPS crack: Tremonti accusa Monti

«È stato accertato che la Lutifin Services era stata utilizzata quale veicolo per effettuare pagamenti riservati nei confronti di alti dirigenti del Monte dei Paschi di Siena in cambio dell'acquisto da parte dell'istituto di credito da cui dipendevano di un pacchetto titoli all'interno dei quali ve ne erano alcuni (derivati) che presentavano forti perdite per Dresdner Bank». L'INDAGINE - È quanto scrivono i finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Milano in una nota agli atti dell'inchiesta del pm Roberto Pellicano che a breve chiederà il rinvio a giudizio per 18 persone accusate di aver guadagnato in modo illecito su alcune compravendite di titoli. In particolare sotto la lente dei finanzieri c'è l'operazione tra Mps e Dresdner Bank, mediatrice Lutifin, con al centro un derivato da 120 milioni di euro. Nella nota delle Fiamme Gialle si evince che lo scopo dell'operazione «era quello di far ristrutturare il pacchetto a Mps la quale si è occupata in definitiva di sostituire i titoli in sofferenza con altri in salute in modo da consentire a Dresdner di neutralizzare le perdite che stava subendo scaricandole di fatto su Mps». Tra gli indagati per cui verrà chiesto il processo non c'è alcun dirigente dell'istituto senese.




:mmmm: 120 milioni ??
 
Soleil... e nomi ...
Va subito detto che occorreranno ancora settimane, se non mesi, per consentire alla procura di chiudere l’inchiesta su questa tranche investigativa. È certo da chiarire il ruolo di Ettore Gotti Tedeschi, già presidente dello Ior dal 2009 al 2012 e fondatore, su richiesta di Emilio Botin, della filiale italiana del Banco Santander, da cui il Montepaschi nel 2007 acquista AntonVeneta. Da ricordare, tra l’altro, che Botin pretese che l’acquisizione di AntonVeneta avvenisse in assenza di ogni forma di due diligence, cioè un’adeguata riconognizione per analizzare valore e condizioni dell’azienda bancaria. Botin, all’epoca, fu esplicito: se ci fosse stata una due diligence l’affare saltava.


intanto, da Libero: titolone
MPS, LA PROVA DELLA STECCA

però , subito sotto ..
La prova della «stecca» sembra sembre più vicina.
come sarebbe, ''sembra'' ?? ma qui non abbiamo già tutti chiarito che la stecca l'ha presa Bersani ?? :mmmm:

Ammò???

Bersani che è l' unico che piace, che dovetti pure difenderlo dai suoi (suoi :lol:) Bersani è innocente eccccccchhhhediamine! - E si badi bene nn è ironico: assolutamente-

Solo che come il suo contraltare dall' altra parte ci vede poco ... :-o

Monti invece abbisogna di una calcolina: com farà ad applicare il fiskal kompakt abbassando le tasse ... mah.
 
Ammò???

Bersani che è l' unico che piace, che dovetti pure difenderlo dai suoi (suoi :lol:) Bersani è innocente eccccccchhhhediamine! - E si badi bene nn è ironico: assolutamente-

Solo che come il suo contraltare dall' altra parte ci vede poco ... :-o

Monti invece abbisogna di una calcolina: com farà ad applicare il fiskal kompakt abbassando le tasse ... mah.
già :up::up:

non m'intendo di economia come l'amico dei topi, però leggo :-o:-o

MPS: DRAGHI E GRILLI MEZZOGIORNO DI FUOCO


Scritto il 29 gennaio 2013 alle 14:55 da icebergfinanza
noon.jpg

Chissà che l’audizione del pomeriggio alle 15 davanti alle Commissioni riunite Finanze di Camera e Senato audizione sul Monte dei Paschi del ex ministro dell’Economia e delle Finanze, Vittorio Grilli non assomigli a quella del leggendario Bianconiglio…
Bianconiglio: Maestade, membri della giuria, leali sudditi, nonché re: l’imputata è accusata di aver spinto sua Maestade, la Regina di Cuori, a una partita a croquet e quindi possa di aver urgentemente con malizia premeditato, stuzzicato, tormentato e annoiato la nostra ben…
Regina di cuori: Sorvola queste fanfalucche! Vieni al punto in cui io perdo le staffe.
Vittorio Grilli, potendo scegliere, probabilmente, avrebbe volentieri fatto a meno di presentarsi in Parlamento in qualità di difensore d’ufficio del governo sulla decisione di salvare il Monte dei Paschi di Siena. Il passaggio e’ delicato. Non solo perché oggi in commissione finanze dovrà fare da bersaglio per tutti i parlamentari che vorranno sparare ad alzo zero sulla vicenda, (e data la campagna elettorale avranno pochi riguardi nei confronti del ministro), ma soprattutto perché si troverà nella scomoda (per lui) posizione di dover fare da avvocato anche alla Banca D’Italia. Persino una semplice elencazione di dati e di fatti, se raccontata in un certo modo, potrebbe imbarazzare l’istituto centrale.
Quanto il passaggio sia delicato lo dimostra l’incontro segreto di ieri tra Grilli e Mario Draghi, il governatore della Bce ai tempi dell’operazione Antonveneta alla guida di Bankitalia. Draghi qualche preoccupazione ce l’ha. Quando è scoppiato lo scandalo dell’inchiesta Grilli si è lasciato sfuggire una frase che aveva messo in allerta persino il Quirinale. Antonveneta? I controlli spettavano a Banca d’Italia. Ci sono voluti due giorni a ricucire l’incidente. Anche perché i trascorsi non aiutano. Grilli aspirava a fare il Banchiere centrale, voleva lasciare il Tesoro (lo raccontano persino le intercettazioni dell’inchiesta su Ponzellini). Ma nella corsa vinse Ignazio Visco, sostenuto fortemente da Draghi.
Dunque per Grilli la tentazione di togliersi qualche sassolino dalla scarpa potrebbe essere forte. Meglio essere sicuri. Da qui, probabilmente, il chiarimento faccia a faccia tra i due.

Scandalo Mps, i dubbi di Vittorio Grilli, difensore d’ufficio

FRANCOFORTE, (Reuters) – Il presidente Bce Mario Draghi ha incontrato ieri il ministro dell’Economia Vittorio Grilli. Lo conferma da Francoforte una portavoce dell’Eurotower, senza però aggiungere alcun dettaglio.
Inoltre non bisogna dimenticare la Consob, si quelli che cercano il pelo nell’uovo ma quando si tratta di trovare una trave in mezzo allo stesso uovo nessuno la vede…
Ci sono diverse cose che abbiamo imparato dall’improvvisa ribalta del caso Mps, che così nuovo ed inatteso non è.
La prima è che nel frenetico mondo della finanza globalizzata, i derivati sono il motore “turbo” che serve a far correre tutta l’attività delle banche più velocemente, ma se non lo sai governare vai a sbattere. Mps ha usato l’auto truccata su dissestate strade di montagna, assumendosi grandi rischi senza strumenti efficaci di controllo.
La seconda è che i controllori del “gran premio delle banche” non si sono preoccupati di verificare la capacità degli istituti finanziari di saper controllare effettivamente i rischi; questi rischi sono dappertutto nell’attività ordinaria di una banca, i derivati consentono di assumerne di più per poter vincere il gran premio.
E non c’è solo Banca d’Italia (che dovrà dimostrare a cosa hanno portato le sue ispezioni e quali provvedimenti ha adottato), ma anche la Consob, che ha poteri simili a quelli dell’autorità giudiziaria e dovrebbe imporre che questi rischi vengano monitorati, controllati e resi noti a tutto il mercato.
Non a caso alcune violazioni che stanno emergendo dal caso Mps sono la “turbativa dei mercati” ed il “falso in bilancio”, entrambe territorio d’azione della Consob.
Ma questa Consob governata rigidamente dall’ex Vice Ministro dell’Economia e dal capo del legislativo di Tremonti dell’ex-governo Berlusconi (Vegas e Caputi) non sembra interessata a far sì che le informazioni sugli intermediari finanziari, quelle importanti, circolino realmente.
C’è un solo modo per conoscere con precisione e rendere trasparenti le esposizioni ai rischi delle banche e finanziarie quotate, ed è attraverso i calcoli degli scenari di probabilità.
Tali scenari consentono di sapere quanto e con che probabilità un investimento in derivati fa guadagnare o perdere la banca, per poter così dare un prezzo a questi prodotti, visto che i prezzi si fanno con le probabilità.
E cosa ha fatto la Consob negli ultimi due anni?
Ha riorganizzato tre volte i propri uffici e marginalizzato in un ruolo secondario e subordinato proprio quell’Ufficio che potrebbe controllare l’esposizione ai rischi di banche, holding e società quotate.
Nel caso di Unipol, l’Ufficio Analisi Quantitativa è stato incaricato di verificare quanto valgono i 6 miliardi di strutturati che ha in pancia con 6 mesi di ritardo, quando ormai l’operazione di fusione con Fonsai è partita, e solo dopo che la stampa ha sollevato il problema.
Questo fatto indica che non c’è indipendenza, né autonomia di azione; basta leggere l’organigramma dell’Ufficio sul sito della Consob per capire che l’Ufficio in questione non vigila come gli altri, ma sembra costretto a lavorare all’interno di procedure burocratiche che sembrano essere messe apposta per impedirgli di fare il proprio lavoro, cioè evitare che le banche possano assumersi rischi incontrollati senza dirlo al mercato e operare vendendo ai risparmiatori prodotti tossici.
Forse il peccato originale di questo Ufficio è l’aver chiesto regolamenti che rendevano automatica la pubblicazione e la divulgazione dei rischi degli investimenti finanziari proprio attraverso le probabilità,in maniera tale che tutti sul mercato potessero sapere chi rischiava e quanto rischiava. Ma questa trasparenza riduce i margini di azione di chi magari preferisce gestire i controlli in maniera più personale.
I sindacati e le associazioni dei consumatori sono in allarme: una Consob che ingabbia sé stessa per impedirsi di fare il proprio mestiere non sta lavorando al servizio del Paese. È un motivo sufficiente per ricorrere al Tar? Loro pensano di sì, noi anche.
Se poi si considera che i principali responsabili dei guai Mps sono stati promossi invece di essere rimossi, e il fatto che il conto salato per il salvataggio del Monte lo andremo a pagare noi contribuenti, ci si aspetta che il prossimo governo intervenga con adeguate riforme.
È noto che la trasparenza dei rischi previene comportamenti scorretti e promuove la fiducia nel sistema finanziario, circostanza che reimmetterebbe virtuosamente nel circuito il risparmio (la cui quota investita in attività finanziaria è di oltre 4 volte il Pil), stimolando le banche a fare il loro mestiere, cioè riattivare le erogazioni di prestiti verso il sistema produttivo e le famiglie, con benefici su produzione ed occupazione.




http://icebergfinanza.finanza.com/2013/01/29/mps-draghi-e-grilli-mezzogiorno-di-fuoco/
 
sono supportati dalla BCE e avranno tutti i soldi che vogliono, alla faccia di chi paga le tasse e non arriva a fine mese!

fra un po inonderanno il mercato di carta digitale riempiranno di soldi i soliti ladri e l'Italia diventera' questo (crescera' solo l'erbaccia):
 

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già :up::up:

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Scritto il 29 gennaio 2013 alle 14:55 da icebergfinanza
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Chissà che l’audizione del pomeriggio alle 15 davanti alle Commissioni riunite Finanze di Camera e Senato audizione sul Monte dei Paschi del ex ministro dell’Economia e delle Finanze, Vittorio Grilli non assomigli a quella del leggendario Bianconiglio…
Bianconiglio: Maestade, membri della giuria, leali sudditi, nonché re: l’imputata è accusata di aver spinto sua Maestade, la Regina di Cuori, a una partita a croquet e quindi possa di aver urgentemente con malizia premeditato, stuzzicato, tormentato e annoiato la nostra ben…
Regina di cuori: Sorvola queste fanfalucche! Vieni al punto in cui io perdo le staffe.
Vittorio Grilli, potendo scegliere, probabilmente, avrebbe volentieri fatto a meno di presentarsi in Parlamento in qualità di difensore d’ufficio del governo sulla decisione di salvare il Monte dei Paschi di Siena. Il passaggio e’ delicato. Non solo perché oggi in commissione finanze dovrà fare da bersaglio per tutti i parlamentari che vorranno sparare ad alzo zero sulla vicenda, (e data la campagna elettorale avranno pochi riguardi nei confronti del ministro), ma soprattutto perché si troverà nella scomoda (per lui) posizione di dover fare da avvocato anche alla Banca D’Italia. Persino una semplice elencazione di dati e di fatti, se raccontata in un certo modo, potrebbe imbarazzare l’istituto centrale.
Quanto il passaggio sia delicato lo dimostra l’incontro segreto di ieri tra Grilli e Mario Draghi, il governatore della Bce ai tempi dell’operazione Antonveneta alla guida di Bankitalia. Draghi qualche preoccupazione ce l’ha. Quando è scoppiato lo scandalo dell’inchiesta Grilli si è lasciato sfuggire una frase che aveva messo in allerta persino il Quirinale. Antonveneta? I controlli spettavano a Banca d’Italia. Ci sono voluti due giorni a ricucire l’incidente. Anche perché i trascorsi non aiutano. Grilli aspirava a fare il Banchiere centrale, voleva lasciare il Tesoro (lo raccontano persino le intercettazioni dell’inchiesta su Ponzellini). Ma nella corsa vinse Ignazio Visco, sostenuto fortemente da Draghi.
Dunque per Grilli la tentazione di togliersi qualche sassolino dalla scarpa potrebbe essere forte. Meglio essere sicuri. Da qui, probabilmente, il chiarimento faccia a faccia tra i due.

Scandalo Mps, i dubbi di Vittorio Grilli, difensore d’ufficio

FRANCOFORTE, (Reuters) – Il presidente Bce Mario Draghi ha incontrato ieri il ministro dell’Economia Vittorio Grilli. Lo conferma da Francoforte una portavoce dell’Eurotower, senza però aggiungere alcun dettaglio.
Inoltre non bisogna dimenticare la Consob, si quelli che cercano il pelo nell’uovo ma quando si tratta di trovare una trave in mezzo allo stesso uovo nessuno la vede…
Ci sono diverse cose che abbiamo imparato dall’improvvisa ribalta del caso Mps, che così nuovo ed inatteso non è.
La prima è che nel frenetico mondo della finanza globalizzata, i derivati sono il motore “turbo” che serve a far correre tutta l’attività delle banche più velocemente, ma se non lo sai governare vai a sbattere. Mps ha usato l’auto truccata su dissestate strade di montagna, assumendosi grandi rischi senza strumenti efficaci di controllo.
La seconda è che i controllori del “gran premio delle banche” non si sono preoccupati di verificare la capacità degli istituti finanziari di saper controllare effettivamente i rischi; questi rischi sono dappertutto nell’attività ordinaria di una banca, i derivati consentono di assumerne di più per poter vincere il gran premio.
E non c’è solo Banca d’Italia (che dovrà dimostrare a cosa hanno portato le sue ispezioni e quali provvedimenti ha adottato), ma anche la Consob, che ha poteri simili a quelli dell’autorità giudiziaria e dovrebbe imporre che questi rischi vengano monitorati, controllati e resi noti a tutto il mercato.
Non a caso alcune violazioni che stanno emergendo dal caso Mps sono la “turbativa dei mercati” ed il “falso in bilancio”, entrambe territorio d’azione della Consob.
Ma questa Consob governata rigidamente dall’ex Vice Ministro dell’Economia e dal capo del legislativo di Tremonti dell’ex-governo Berlusconi (Vegas e Caputi) non sembra interessata a far sì che le informazioni sugli intermediari finanziari, quelle importanti, circolino realmente.
C’è un solo modo per conoscere con precisione e rendere trasparenti le esposizioni ai rischi delle banche e finanziarie quotate, ed è attraverso i calcoli degli scenari di probabilità.
Tali scenari consentono di sapere quanto e con che probabilità un investimento in derivati fa guadagnare o perdere la banca, per poter così dare un prezzo a questi prodotti, visto che i prezzi si fanno con le probabilità.
E cosa ha fatto la Consob negli ultimi due anni?
Ha riorganizzato tre volte i propri uffici e marginalizzato in un ruolo secondario e subordinato proprio quell’Ufficio che potrebbe controllare l’esposizione ai rischi di banche, holding e società quotate.
Nel caso di Unipol, l’Ufficio Analisi Quantitativa è stato incaricato di verificare quanto valgono i 6 miliardi di strutturati che ha in pancia con 6 mesi di ritardo, quando ormai l’operazione di fusione con Fonsai è partita, e solo dopo che la stampa ha sollevato il problema.
Questo fatto indica che non c’è indipendenza, né autonomia di azione; basta leggere l’organigramma dell’Ufficio sul sito della Consob per capire che l’Ufficio in questione non vigila come gli altri, ma sembra costretto a lavorare all’interno di procedure burocratiche che sembrano essere messe apposta per impedirgli di fare il proprio lavoro, cioè evitare che le banche possano assumersi rischi incontrollati senza dirlo al mercato e operare vendendo ai risparmiatori prodotti tossici.
Forse il peccato originale di questo Ufficio è l’aver chiesto regolamenti che rendevano automatica la pubblicazione e la divulgazione dei rischi degli investimenti finanziari proprio attraverso le probabilità,in maniera tale che tutti sul mercato potessero sapere chi rischiava e quanto rischiava. Ma questa trasparenza riduce i margini di azione di chi magari preferisce gestire i controlli in maniera più personale.
I sindacati e le associazioni dei consumatori sono in allarme: una Consob che ingabbia sé stessa per impedirsi di fare il proprio mestiere non sta lavorando al servizio del Paese. È un motivo sufficiente per ricorrere al Tar? Loro pensano di sì, noi anche.
Se poi si considera che i principali responsabili dei guai Mps sono stati promossi invece di essere rimossi, e il fatto che il conto salato per il salvataggio del Monte lo andremo a pagare noi contribuenti, ci si aspetta che il prossimo governo intervenga con adeguate riforme.
È noto che la trasparenza dei rischi previene comportamenti scorretti e promuove la fiducia nel sistema finanziario, circostanza che reimmetterebbe virtuosamente nel circuito il risparmio (la cui quota investita in attività finanziaria è di oltre 4 volte il Pil), stimolando le banche a fare il loro mestiere, cioè riattivare le erogazioni di prestiti verso il sistema produttivo e le famiglie, con benefici su produzione ed occupazione.




http://icebergfinanza.finanza.com/2013/01/29/mps-draghi-e-grilli-mezzogiorno-di-fuoco/

Ancora una volta mi trovo con la visione di Giannino: via la Fondazione via quindi l' inciucio partito dem banca -xchè se anche nn c'è stata dazione è stata la scelta di uomini nn adatti a portare a quel dissesto finanziario e gli uomini nn sono andati per grazia ricevuta, e questo è pesante responsabilità- nazionalizzare la banca, ripulirla, riprivitazzarla.

Ma chissà come mai di ciò nn se parla, anzi mps è solido e non è un salvataggio di stato ... beh allora nn dategli i soldini, se è solido ... :D

Ah per la cronaca: tale cosa è valida per tutti ipartiti.
 
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Ancora una volta mi trovo con la visione di Giannino: via la Fondazione via quindi l' inciucio partito dem banca -xchè se anche nn c'è stata dazione è stata la scelta di uomini nn adatti a portare a quel dissesto finanziario e gli uomini nn sono andati per grazia ricevuta, e questo è pesante responsabilità- nazionalizzare la banca, ripulirla, riprivitazzarla.

Ma chissà come mai di ciò nn se parla, anzi mps è solido e non è un salvataggio di stato ... beh allora nn dategli i soldini, se è solido ... :D

Ah per la cronaca: tale cosa è valida per tutti ipartiti.

quindi per tutte le banche e fondazioni (esenti IMU) :D

in italia e' pieno di "fondazioni" ci sono quelle benefiche per finta e quelle vere

sarebbe il caso di non abusare di questa parola con le banche
 
già :up::up:

non m'intendo di economia come l'amico dei topi, però leggo :-o:-o

MPS: DRAGHI E GRILLI MEZZOGIORNO DI FUOCO


Scritto il 29 gennaio 2013 alle 14:55 da icebergfinanza
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Chissà che l’audizione del pomeriggio alle 15 davanti alle Commissioni riunite Finanze di Camera e Senato audizione sul Monte dei Paschi del ex ministro dell’Economia e delle Finanze, Vittorio Grilli non assomigli a quella del leggendario Bianconiglio…
Bianconiglio: Maestade, membri della giuria, leali sudditi, nonché re: l’imputata è accusata di aver spinto sua Maestade, la Regina di Cuori, a una partita a croquet e quindi possa di aver urgentemente con malizia premeditato, stuzzicato, tormentato e annoiato la nostra ben…
Regina di cuori: Sorvola queste fanfalucche! Vieni al punto in cui io perdo le staffe.
Vittorio Grilli, potendo scegliere, probabilmente, avrebbe volentieri fatto a meno di presentarsi in Parlamento in qualità di difensore d’ufficio del governo sulla decisione di salvare il Monte dei Paschi di Siena. Il passaggio e’ delicato. Non solo perché oggi in commissione finanze dovrà fare da bersaglio per tutti i parlamentari che vorranno sparare ad alzo zero sulla vicenda, (e data la campagna elettorale avranno pochi riguardi nei confronti del ministro), ma soprattutto perché si troverà nella scomoda (per lui) posizione di dover fare da avvocato anche alla Banca D’Italia. Persino una semplice elencazione di dati e di fatti, se raccontata in un certo modo, potrebbe imbarazzare l’istituto centrale.
Quanto il passaggio sia delicato lo dimostra l’incontro segreto di ieri tra Grilli e Mario Draghi, il governatore della Bce ai tempi dell’operazione Antonveneta alla guida di Bankitalia. Draghi qualche preoccupazione ce l’ha. Quando è scoppiato lo scandalo dell’inchiesta Grilli si è lasciato sfuggire una frase che aveva messo in allerta persino il Quirinale. Antonveneta? I controlli spettavano a Banca d’Italia. Ci sono voluti due giorni a ricucire l’incidente. Anche perché i trascorsi non aiutano. Grilli aspirava a fare il Banchiere centrale, voleva lasciare il Tesoro (lo raccontano persino le intercettazioni dell’inchiesta su Ponzellini). Ma nella corsa vinse Ignazio Visco, sostenuto fortemente da Draghi.
Dunque per Grilli la tentazione di togliersi qualche sassolino dalla scarpa potrebbe essere forte. Meglio essere sicuri. Da qui, probabilmente, il chiarimento faccia a faccia tra i due.

Scandalo Mps, i dubbi di Vittorio Grilli, difensore d’ufficio

FRANCOFORTE, (Reuters) – Il presidente Bce Mario Draghi ha incontrato ieri il ministro dell’Economia Vittorio Grilli. Lo conferma da Francoforte una portavoce dell’Eurotower, senza però aggiungere alcun dettaglio.
Inoltre non bisogna dimenticare la Consob, si quelli che cercano il pelo nell’uovo ma quando si tratta di trovare una trave in mezzo allo stesso uovo nessuno la vede…
Ci sono diverse cose che abbiamo imparato dall’improvvisa ribalta del caso Mps, che così nuovo ed inatteso non è.
La prima è che nel frenetico mondo della finanza globalizzata, i derivati sono il motore “turbo” che serve a far correre tutta l’attività delle banche più velocemente, ma se non lo sai governare vai a sbattere. Mps ha usato l’auto truccata su dissestate strade di montagna, assumendosi grandi rischi senza strumenti efficaci di controllo.
La seconda è che i controllori del “gran premio delle banche” non si sono preoccupati di verificare la capacità degli istituti finanziari di saper controllare effettivamente i rischi; questi rischi sono dappertutto nell’attività ordinaria di una banca, i derivati consentono di assumerne di più per poter vincere il gran premio.
E non c’è solo Banca d’Italia (che dovrà dimostrare a cosa hanno portato le sue ispezioni e quali provvedimenti ha adottato), ma anche la Consob, che ha poteri simili a quelli dell’autorità giudiziaria e dovrebbe imporre che questi rischi vengano monitorati, controllati e resi noti a tutto il mercato.
Non a caso alcune violazioni che stanno emergendo dal caso Mps sono la “turbativa dei mercati” ed il “falso in bilancio”, entrambe territorio d’azione della Consob.
Ma questa Consob governata rigidamente dall’ex Vice Ministro dell’Economia e dal capo del legislativo di Tremonti dell’ex-governo Berlusconi (Vegas e Caputi) non sembra interessata a far sì che le informazioni sugli intermediari finanziari, quelle importanti, circolino realmente.
C’è un solo modo per conoscere con precisione e rendere trasparenti le esposizioni ai rischi delle banche e finanziarie quotate, ed è attraverso i calcoli degli scenari di probabilità.
Tali scenari consentono di sapere quanto e con che probabilità un investimento in derivati fa guadagnare o perdere la banca, per poter così dare un prezzo a questi prodotti, visto che i prezzi si fanno con le probabilità.
E cosa ha fatto la Consob negli ultimi due anni?
Ha riorganizzato tre volte i propri uffici e marginalizzato in un ruolo secondario e subordinato proprio quell’Ufficio che potrebbe controllare l’esposizione ai rischi di banche, holding e società quotate.
Nel caso di Unipol, l’Ufficio Analisi Quantitativa è stato incaricato di verificare quanto valgono i 6 miliardi di strutturati che ha in pancia con 6 mesi di ritardo, quando ormai l’operazione di fusione con Fonsai è partita, e solo dopo che la stampa ha sollevato il problema.
Questo fatto indica che non c’è indipendenza, né autonomia di azione; basta leggere l’organigramma dell’Ufficio sul sito della Consob per capire che l’Ufficio in questione non vigila come gli altri, ma sembra costretto a lavorare all’interno di procedure burocratiche che sembrano essere messe apposta per impedirgli di fare il proprio lavoro, cioè evitare che le banche possano assumersi rischi incontrollati senza dirlo al mercato e operare vendendo ai risparmiatori prodotti tossici.
Forse il peccato originale di questo Ufficio è l’aver chiesto regolamenti che rendevano automatica la pubblicazione e la divulgazione dei rischi degli investimenti finanziari proprio attraverso le probabilità,in maniera tale che tutti sul mercato potessero sapere chi rischiava e quanto rischiava. Ma questa trasparenza riduce i margini di azione di chi magari preferisce gestire i controlli in maniera più personale.
I sindacati e le associazioni dei consumatori sono in allarme: una Consob che ingabbia sé stessa per impedirsi di fare il proprio mestiere non sta lavorando al servizio del Paese. È un motivo sufficiente per ricorrere al Tar? Loro pensano di sì, noi anche.
Se poi si considera che i principali responsabili dei guai Mps sono stati promossi invece di essere rimossi, e il fatto che il conto salato per il salvataggio del Monte lo andremo a pagare noi contribuenti, ci si aspetta che il prossimo governo intervenga con adeguate riforme.
È noto che la trasparenza dei rischi previene comportamenti scorretti e promuove la fiducia nel sistema finanziario, circostanza che reimmetterebbe virtuosamente nel circuito il risparmio (la cui quota investita in attività finanziaria è di oltre 4 volte il Pil), stimolando le banche a fare il loro mestiere, cioè riattivare le erogazioni di prestiti verso il sistema produttivo e le famiglie, con benefici su produzione ed occupazione.




http://icebergfinanza.finanza.com/2013/01/29/mps-draghi-e-grilli-mezzogiorno-di-fuoco/





Euge, sono sorci e non topi : e c'è il perchè :D


e come vedi nel tuo post emerge la Consob : ma guarda guarda...
pensa che ne scrivevo già 24 ore fa ;)
e vedrai come scava scava verrà sempre più citata imo :mumble: :mumble:
 
Ancora una volta mi trovo con la visione di Giannino: via la Fondazione via quindi l' inciucio partito dem banca -xchè se anche nn c'è stata dazione è stata la scelta di uomini nn adatti a portare a quel dissesto finanziario e gli uomini nn sono andati per grazia ricevuta, e questo è pesante responsabilità- nazionalizzare la banca, ripulirla, riprivitazzarla.

Ma chissà come mai di ciò nn se parla, anzi mps è solido e non è un salvataggio di stato ... beh allora nn dategli i soldini, se è solido ... :D

Ah per la cronaca: tale cosa è valida per tutti ipartiti.


so far so good :up:

per adesso credo che i problemi MPS siano più di uno: le tangenti di un gruppetto , e il buco enorme nato da Antonveneta e poi gestito ( alla quazzo) con i derivati con banche estere
il salvataggio di stato , che imho ci sarà, è perchè fooorse la decisione di Antonveneta è maturata non a siena ma a roma ... vedremo
( anzi, temo che se è così, non vedremo un bel nulla)

di base, la governance catastrofica:
via tutti i partiti da tutte le banche, ma dopo una doverosa verifica delle relative responsabilità
aggiungo: verifica severa e severe punizioni :cool:
non si gioca con il lavoro e la vita della gente
 
Ammò???

Bersani che è l' unico che piace, che dovetti pure difenderlo dai suoi (suoi :lol:) Bersani è innocente eccccccchhhhediamine! - E si badi bene nn è ironico: assolutamente-

Solo che come il suo contraltare dall' altra parte ci vede poco ... :-o

Monti invece abbisogna di una calcolina: com farà ad applicare il fiskal kompakt abbassando le tasse ... mah.


Bersani paga il dantesco contrappasso : non poteva non sapere :cool:
 
si legge anche questo ... :mmmm: :mmmm:






Perché c’è da fidarsi dei controlli Bankitalia
Di CARLO PELANDA



La priorità è evitare una “catastrofe comunicativa” al riguardo del sistema bancario, cioè l’induzione di una destabilizzazione generata dalla diffusione di notizie imprecise ed emotivizzate al riguardo del caso Mps che poi provochino un contagio sistemico. Come? Facendosi domande razionali.
Principale e prima: è Mps in grado di proseguire l’attività nonostante le perdite? Con l’iniezione di capitali – prestito con interessi molto onerosi e non regalo – erogati dal Tesoro, circa 4 miliardi, certamente sì. Quindi, poiché potrà farcela, non dobbiamo distruggere l’immagine di questa banca affinché possa ripagare i soldi prestati dallo Stato, tornare a remunerare i suoi azionisti, tra cui una massa di piccoli risparmiatori, e, soprattutto, continuare ad erogare credito.
Seconda domanda: l’attuale gestione di Mps merita fiducia? Se Banca d’Italia dichiara che non è prevista l’ipotesi del commissariamento ciò vuol dire che i suoi ispettori non hanno rilevato stress oltre misura – considerando l’iniezione di capitali detta sopra – né il rischio di comportamenti non conformi da parte dei nuovi manager. Possiamo fidarci? Nella mia esperienza di consigliere in società finanziarie regolate da Banca d’Italia posso dire che nei consigli di amministrazione si spende quasi metà del tempo a sentire le valutazioni del risk manager e del collegio dei sindaci, in materia di rispetto delle regole prudenziali e di trasparenza, perché c’è il terrore di sbagliare perfino una virgola, certi che in un’eventuale ispezione di “Bankit” anche un piccolo errore non sfuggirebbe. In analoghe esperienze all’estero, invece, posso testimoniare che la pressione del vigilante-regolatore è percepita come minore. Infatti è noto nel mercato internazionale che le istituzioni finanziarie italiane siano le più controllate al mondo. Per questo motivo se Banca d’Italia dice una cosa su un istituto ci credo ed invito a crederci. Ma non ha “beccato” i fattacci di Mps nel passato? In realtà può succedere che un’operazione ben nascosta da tecnici abili sfugga per un po’, ma le cronache mostrano che i segugi avevano annusato il problema, considerando che non hanno poteri di polizia. Qualora, poi, restassero dubbi residui, va annotato che dal 2008, anzi dal 2007, siamo in una crisi bancaria, ancora non chiusa in Europa, che ha costretto i regolatori a bilanciare la pressione sugli istituti con il rischio che saltassero portando tutti noi alla fame.

Con questo voglio dire che se qualcuno ha agito silenziosamente, non facendo esplodere pubblicamente il problema in un momento di rischio di contagio, ma comunque gestendolo silenziosamente per favorire il risanamento ed evitare disastri, ciò sarebbe perfino lodabile.
Per esempio, tante volte ho avuto la tentazione di approfondire la questione del buco di centinaia di miliardi nelle banche regionali tedesche gestite direttamente dalla politica, qui vi ho spesso accennato, ma mi sono frenato per non compromettere, pur minuscola voce, il silenzioso lavoro di riordinamento in atto in Germania. Per responsabilità.
 

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