NON PUOi CONTROLLARE QUELLO CHE TI SUCCEDE,PUOI SOLO CONTROLLARE.....

A UN COMMESSO DEL SENATO: 8.000 EURO AL MESE DI PENSIONE
8000 euro al mese per 15 mensilità, a 52 anni. Si dirà, è un lavoro di altissima specializzazione, occorre conoscere più lingue. Avere un enorme bagaglio culturale. No niente di tutto questo, basta la terza media e una raccomandazione grossa come una casa. Vergogne che accadono solo in Italia. Nessun politico, nessun sindacalista si è opposto a questo scandalo.

Zio bestia!!:wall::wall::wall:

leggi qua c'è davero da fare una rivoluzione:wall::wall:
Giulio L'immobiliare di Tremonti ha più ricavi Paradosso: è in rosso per i balzelli voluti da lui

Ministro beffato dalla propria politica: l'impresa di via Crocefisso gallina dalle uova d'oro spennata dal fisco


Prima delle elezioni del 2008 fatturava 281mila euro. Oggi, nonostante la crisi, il suo giro d’affari è raddoppiato: 572.226 euro. Tre anni fa aveva un patrimonio di 1,2 milioni di euro. Oggi è dieci volte superiore: 11,2 milioni. I debiti che allora erano di poco inferiori a mezzo milione, oggi sono scesi a 307 mila euro. C’era tutto, davvero tutto per fare dell’Immobiliare di via Crocefisso a Milano una gallina dalle uova d’oro, pronta finalmente a macinare utili. Ma la società non aveva fatto i conti con l’uomo del fisco, che come un avvoltoio è passato di lì, si è portato via tutti i guadagni e ha perfino lasciato un conto salato da pagare: 225.556 euro di perdite. Chi legge penserà: quell’imprenditore immobiliare dopo questa esperienza avrà mandato tanti di quegli accidenti a Giulio Tremonti. E sbaglia. Perché il proprietario di quella immobiliare tartassata dal fisco è proprio il signor fisco in persona: Tremonti Giulio, che ha l’86% delle azioni, mentre il restante 14%è saldamente in mano a Fausta Beltrametti, la moglie del ministro dell’Economia.

È l’unico caso in Italia in cui gli improperi verso la rapacità del fisco possono essere pronunciati solo davanti a uno specchio.
A guardare i conti al 31 dicembre 2010 della Immobiliare di via Crocefisso (il bilancio è stato depositato solo venerdì al registro delle Camere di commercio), però il colpevole è proprio il tax rate. Anche per scelte tecniche o degli azionisti o degli amministratori della società (il bilancio è firmato dal presidente, Marco Paracchi). Perché il 31 dicembre del 2007 alla voce imposte c’era un tondissimo zero. A guidare le Finanze all’epoca c’era il viceministro dell’Economia, Vincenzo Visco, acerrimo nemico di Tremonti. Pur di non versare a lui un solo euro, fu scelto di rimandare agli anni futuri il pagamento delle imposte. Così quest’anno in bilancio è stato registrato alla voce “oneri straordinari” il pagamento delle imposte pregresse pari a 225.494 euro, cifra quasi identica alla perdita finale in bilancio. In più c’erano anche 19.421 euro di imposte correnti di esercizio: 7.344 euro di Irap e 12.077 euro di Ires. E poco conta che si vanti un credito Iva verso l’erario di 85.489 euro: quello verrà saldato a tempo debito.
Il Tremonti che deve fare i conti con le sue supertasse è notizia che farà gongolare milioni di altri contribuenti, ma che non getta certo nel dramma il ministro dell’Economia. Anche perché l’eccesso di peso fiscale che la società ha dovuto sopportare è in gran parte legato ai benefici avuti da una delle prime leggi varate da Tremonti quando è tornato al governo in questa legislatura: quella sulla rivalutazione degli immobili. Al momento del varo della legge la Immobiliare Crocefisso ne possedeva due attraverso leasing. Il costo storico era di poco superiore al milione di euro. Gli immobili sono stati rivalutati di 2,9 milioni di euro e portati così a 3,9 milioni. Poi sono state accantonati 912.373 euro per le imposte differite sulla quota rivalutata (799 mila euro di Ires e 113 mila euro di Irap). Il valore lordo delle immobilizzazioni materiali, che incide sul patrimonio netto della società, però è cresciuto assai di più: da 1,1 a 11,6 milioni di euro. La differenza è tutta in un buon affare colto dal ministro dell’Economia sul mercato immobiliare e portato a termine l’11 giugno 2009. Dando un’occhiata alle occasioni che si coglievano fra le pieghe dei guai del gruppo Risanamento di Luigi Zunino (che un mese dopo si sarebbe dimesso da tutte le cariche per evitare il fallimento), la società di Tremonti aveva adocchiato una palazzina in via Clerici. Che poi è stata acquistata dalla Nuova Parva in liquidazione controllata da Zunino e dalle banche creditrici. Non è noto il valore della transazione, ma a bilancio risulta nel 2009 un versamento fatto da Tremonti e dalla consorte per 8,1 milioni di euro “a titolo di finanziamento infruttifero in conto futuro aumento di capitale, destinato all’acquisto di unità immobiliari”. Comprata la palazzina in via Clerici, le immobilizzazioni materiali sono cresciute di 7.450.878 euro, che dovrebbe essere il presumibile valore di acquisto.
 
continuo
L’Italia spende 16 miliardi per l’F35
Ma il nuovo supercaccia ancora non funziona
f35_pp2661.jpg

Sulle nostre teste, e soprattutto sui nostri conti pubblici, incombe un impegno di spesa per l’acquisto di un nuovo cacciabombardiere a decollo verticale, l’F35. L’Italia, con diversi governi (Prodi, Berlusconi, D’Alema, Prodi e nuovamente Berlusconi) si è impegnata ad acquistare 131 velivoli per un costo complessivo di 16 miliardi di euro nel miraggio di ritorni occupazionali ed economici per le aziende che partecipano al consorzio guidato da Lockheed Martin e Base System che coinvolge anche l’italiana Finmeccanica. Ma quello del supercaccia si è rivelato un progetto con grossissimi problemi tecnici e costi completamente fuori controllo, tanto da spingere gli Stati Uniti a ripensare e addirittura mettere in forse l’intero programma.

Lo scorso 2 agosto, dopo un black out al sistema di controllo di uno dei veivoli, il Joint Program Office ha deciso di tenere a terra tutti gli esemplari in prova nelle basi di Edwards e Patuxent. L’episodio, ennesimo di una lunga serie di gravi problemi tecnici che affliggono il costosissimo progetto, è stato tenuto sotto silenzio sino a quando la stampa specializzata ha cominciato a far filtrare la notizia. I caccia sono rimasti a terra sino al 18 agosto, quando il sito della Lockheed Martin ha pubblicato la notizia della ripresa dei voli di prova confermando che una valvola del sistema di alimentazione e condizionamento si è bloccata e che i costruttori, d’intesa con il Pentagono, stanno ancora indagando sulle cause.

Il faraonico programma di costruzione e acquisto del nuovo cacciabombardiere è a rischio da mesi, almeno da quando il Gao (Governement Accountability Office) ha pubblicato un voluminoso rapporto che mette in luce come tempi e costi di progettazione siano fuori controllo: secondo l’ultima revisione il ritardo è di 5 anni e il budget è cresciuto a 56,4 miliardi di dollari (+26%). Dopo nove anni di sviluppo e quattro di produzione, non si è ancora riusciti a dimostrare che la progettazione del velivolo sia stabile, che i processi produttivi siano maturi e che il sistema – in sintesi – possa dirsi affidabile. Solo il 3% dei 32 test condotti a terra è affidabile e il 4% delle potenzialità dei Joint Strike Fighter è stato scientificamente dimostrato da test di volo o in laboratorio.

Rispetto a quelli oggi in dotazione all’aeronautica militare il nuovo cacciabombardiere ha una fortissima accentuazione sul ruolo di attacco pur mantenendo la definizione “multiruolo” per tutte le tre versioni F-35A, F-35B, F-35C : convenzionale (CTOL), a decollo corto e atterraggio verticale (STOVL), imbarcata (CV). Ovviamente l’F-35 può trasportare anche armi nucleari secondo la logica dell’US Air Force ed è anche il primo caccia sottoposto al Chemical and Biological Program, al fine di ottenere il requisito necessario che assicuri sia una capacità di sopravvivenza all’equipaggio, sia una capacità di resistenza alla degradazione del velivolo dopo un attacco chimico o biologico. La crescita dei costi dell’F-35 viene paragonata a quella dell’F-22 Raptor, programma terminato anzitempo proprio per la elevata spesa: il prezzo unitario del velivolo si attesta su una media di 92,4 milioni di dollari contro i 50 previsti nel 2002, l’intero programma ha già raggiunto la cifra di 382 miliardi di dollari in 25 anni per l’acquisto di 2.457 aerei.

In sostanza il budget è stato sforato del 64% rispetto alle previsioni, oltre il limite del 50% stabilito dalla legge Nunn-McCurdy che prevede la cancellazione di un programma. Dunque per continuare si deve definire questo programma vitale per la sicurezza del paese. La Gran Bretagna, per esempio, ha deciso come si evince dal bilancio 2011 della MoD (Ministry of Defence) di rinunciare alla versione a decollo corto e atterraggio verticale, per le sue portaerei e punta solo al modello C convertendo le Queen Elizabeth con cavi d’arresto e catapulte.

A Fort Worth il processo di assemblaggio finale non è ancora completato e Lockheed Martin si difende rispetto ai ritardi nella produzione (almeno 13 mesi) e alla contrazione dei requisiti richiesti, promettendo di abbassare i costi della versione A dal 2016-2017 a 60 milioni per aereo, escluso il motore. Il costo unitario di un motore sarebbe di oltre 30 milioni ed anche il budget in dotazione all’azienda motoristica è stato ampiamente sforato. Il costo dello sviluppo è stimato attorno ai 7,28 miliardi contro i 4,8 previsti.

Nel 2011 il segretario alla difesa americano Robert Gates ha deciso di eliminare il motore alternativo della Rolls-Royce. Un solo F-35 completo verrebbe a costare circa 80 milioni di dollari, ma non si conta il fatto che il Pentagono ha deciso di diminuire il numero di velivoli da finanziare che significa un aumento dei costi. A ciò bisogna aggiungere i nuovi problemi emersi sulla componente software dell’aereo che ha fatto decidere al Pentagono l’aut-aut: o tutto si risolve entro il 2011 o si sospendono i finanziamenti. Le esitazioni dei paesi che si sono impegnati a comprare il nuovo cacciabombardiere e la decisione di mettere la versione a decollo corto e atterraggio verticale (STOVL) in stand-by, rende la pianificazione della produzione incerta.

Sia la Marina USA che quella italiana, che nel dicembre 2010 ha svolto a bordo della portaerei Cavour una riunione con rappresentanti delle agenzie governative americane e italiane insieme ai rappresentanti delle ditte Lockheed-Martin, Fincantieri e Selex Sistemi integrati, non hanno un piano B nel caso di una soppressione del velivolo. L’Italia ha deciso per ora di comprare 22 F-35B e nella riunione si sono cercate le soluzioni tecniche più idonee per consentire l’imbarco del velivolo a partire dal 2016.
 
Così è stata riscritta la manovra

Le modifiche introdotte al decreto dal vertice di Arcore

L'INTESA TRA BOSSI E BERLUSCONI
Così è stata riscritta la manovra
Le modifiche introdotte al decreto dal vertice di Arcore

La riunione di maggioranza presieduta dal Presidente Silvio Berlusconi, informa una nota del governo, si è conclusa con le seguenti «unanimi determinazioni»:
1)Interventi di natura costituzionale: - dimezzamento del numero dei parlamentari; - soppressione delle province quali enti statali e conferimento alle regioni delle relative competenze ordinamentali.
2) Il decreto dovrà essere approvato nei tempi previsti e a saldi invariati con le seguenti principali modifiche:
- sostituzione dell'articolo della manovra relativo ai piccoli comuni con un nuovo testo che preveda l'obbligo dello svolgimento in forma di unione di tutte le funzioni fondamentali a partire dall'anno 2013 nonché il mantenimento dei consigli comunali con riduzione dei loro componenti senza indennità o gettone alcuno per i loro membri;
- riduzione dell'impatto della manovra per comuni, province, regioni e regioni a statuto speciale. Attribuzione agli enti territoriali di maggiori poteri e responsabilità nel contrasto all'evasione fiscale con vincolo di destinazione agli stessi del ricavato delle conseguenti maggiori entrate;
- sostituzione del contributo di solidarietà con nuove misure fiscali finalizzate a eliminare l'abuso di intestazioni e interposizioni patrimoniali elusive nonché riduzione delle misure di vantaggio fiscale alle società cooperative; - contributo di solidarietà a carico dei membri del parlamento;

- mantenimento dell'attuale regime previdenziale già previsto per coloro che abbiano maturato quarant'anni di contributi con esclusione dei periodi relativi al percorso di laurea e al servizio militare che rimangono comunque utili ai fini del calcolo della pensione;
Il governo e il relatore, conclude la nota, presenteranno le relative proposte emendative, aperti al confronto con l'opposizione nelle sedi parlamentari (Fonte Agi).




Sarà una guerra casa per casa......:wall::wall:
 
Sarà una guerra casa per casa......:wall::wall:





:no::no::no:


sarà il modo per assessori e sindaci e vicesindaci di farsi la villona anche loro......:D:D:D

mica solo i delegati a roma i finanzieri e i papaveri degli uffici imposte...:D

è quello che si dice democrazia dal basso......(per chi paga invece democrazia da dietro.....:D:D:D)......
 
ogni rialzo va shortato ... fino ad ottobre almeno

ti stimo , ma sbagli
accumulo per il rimbalzo di breve...con top al massimo a 17.000 pt di ftsemib

ma è short...io consiglio orsetti da prendere in salita per il new minimo

a 12.000 pt di ftsemib già quest'anno :up:

questa nn l'ho capita.....il primo dici che ogni rialza si va sh poi mi dici che il
rimbalzo ci porta fino a 17000....ti ricordo che siamo a 15000......mah...:specchio:
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto