NULLA SI CREA. NULLA SI DISTRUGGE. TUTTO SI INCASINA.

Voi capite l’assurdo e ciò che si sta per abbattere?

Così che molti stanno pubblicando i “provvedimenti morsa” che si celano fra le righe.

Diciamo la verità, alla fin fine la grande protesta dei cittadini non è solo sul fisco in quanto tale,
ma sul sistema degli arretrati e proprio delle multe, che ha visto tanti costretti a vendersi case,
saltare in aria e alcuni purtroppo anche a suicidarsi.

Di fronte all’evoluzione pericolosa dei 5 Stelle, che da “partito contro”
sono diventati il partito principale che sostiene il premier Giuseppe Conte e questa maggioranza,
la riduzione del numero dei parlamentari potrebbe sembrare l’unica via per imprimere un cambiamento.

E qui il No diventa gigantesco, come spiegato nel lavoro pubblicato da L’Opinione
“Il taglio dei parlamentari. L’idea distorta della democrazia ridotta” da Alessandro Giovannini.


Chi si farebbe riparare la porta dal ladro?

Intendo dire, come si può pensare che questa “compagine” possa mettere mano alla Costituzione nei punti nevralgici della partecipazione e della rappresentanza.

Anche osservando i vari promotori del “sì” si intuisce il piano di Pd e 5 Stelle,
ossia la realizzazione di una “casta” irraggiungibile, inafferabile e inamovibile, come già il governo giallo-rosso dimostra.

Ma l’inganno esplode alla luce del sole quando ci si accorge di come il referendum sia stato articolato.

Non intendo fare una lezione costituzionale, ma se “referendum” è la singola volontà di ogni cittadino in diritto di voto
per una legge che sia voluta dal popolo, deve avere un “quorum”.

Altrimenti che volontà è?

Un quorum al 51 per cento stabilisce la maggioranza, ma questo referendum non ha nessun quorum!

Se n’è accorta anche Maria Giovanna Maglie, che lo ha scritto grande e grosso.

Questo referendum è un inganno.
 
grazie alla sforbiciata di 345 parlamentari lo Stato spenderà 100 milioni in meno ogni anno.

Nell’arco dei cinque anni di un’intera legislatura, salvo elezioni anticipate, il risparmio sarebbe di 500 milioni.


di soli soldi........................il contorno non ne parliamo


ci servo tanti parlamentari....: un terzo dei parlamentari è a tempo perso

C’è chi è mancato al 99% delle votazioni E l’attività legislativa si concentra su poco più del 10% degli eletti. Quattordici lo frequentano da più di vent’anni. Pier Ferdinando Casini, il recordman in materia, ci ha messo piede per la prima volta il 12 luglio 1983.
“Nella passata legislatura il 40% dei deputati e il 30% dei senatori ha disertato più di un terzo delle votazioni; l’attività legislativa si è concentrata su poco più del 10% dei parlamentari che hanno sommato tra loro più di un incarico, mentre due terzi non hanno ricoperto alcun ruolo”.
I dati diffusi da OpenParlamento sulle presenze in Aula di deputati e senatori sono allarmanti. Le percentuali sono calcolate non sulle sedute, ma sul totale delle votazioni svolte da inizio legislatura. Alla Camera il primato tra gli assenteisti spetta a Michela Vittoria Brambilla (Forza Italia), che dal 2018 ha partecipato soltanto a 78 votazioni su 6.304. Risultato: il tasso di assenze è del 98,76%. Ci si avvicina Antonio Angelucci, dominus della sanità privata laziale che supera il 94%di assenze a Montecitorio. Più distante Vittorio Sgarbi, tornato in Parlamento dopo 12 anni ma senza far troppo l’abitudine all’Aula: OpenParlamento riporta un 79,52% di assenze alle votazioni. A Palazzo Madama le cose non vanno meglio. Senatori a vita a parte, la percentuale di assenze più alta ce l’ha Tommaso Cerno, eletto col Pd e di recente passato al Misto, mancato all’84,31% dei voti. Segue il forzista Niccolò Ghedini, il fedelissimo avvocato di Silvio Berlusconi assente nel 69% delle sedute analizzate.

È ancora OpenPolis ad aver realizzato un’indagine sugli incarichi privati di ogni eletto, scoprendo che la maggior parte dei deputati e dei senatori, al momento dell’elezione, aveva un ruolo nel board di almeno un’azienda. Anche qui si arriva a casi estremi, come quello di Guido Della Frera, deputato di FI alla prima legislatura: al marzo 2018, quando è diventato parlamentare, Della Frera aveva 21 incarichi in aziende, oltre a partecipazioni in 8 imprese. Su tutte c’è il Gdf Group, holding attiva nell’immobiliare e nel settore alberghiero.

Notevoli anche i 16 incarichi censiti per Daniela Santanché, senatrice berlusconiana socia e presidente di Visibilia Editore, oltreché di imprese dell’edilizia e di prodotti bio. Poco sotto, nella classifica dei più attivi nelle imprese, c’è un altro forzista, il deputato Maurizio Carrara, con interessi nel manufatturiero e nell’immobiliare che al momento dell’elezione risultava consigliere di ben 14 società.

Trai più attivi negli altri partiti ci sono poi i leghisti Massimo Bitonci e Giulio Centemero (11 incarichi a testa), il 5 Stelle Michele Gubitosa (otto incarichi) e alcuni giallorosa dagli interessi ingombranti, come Andrea Marcucci (sette incarichi, tra cui quello del colosso farmaceutico Kedrion) e Matteo Colaninno (Italia Viva), presente in sette imprese e soprattutto nel gioiello di famiglia Immsi (nautica, meccanica e alberghi).


Spulciando tra i dati aggiornati al 2018, si scopre che molti dei parlamentari con indice più basso sono stati rieletti. È il caso di Gianfranco Rotondi: chiuse la scorsa legislatura al 619 esimo posto tra i deputati più produttivi, con un indice di 29,33 ben lontano dalla primatista alla Camera, la dem Donatella Ferranti (1.752), ma anche dalla media degli eletti, che si assestava a 213.

Peggio avevano fatto il deputato leghista Carmelo Lo Monte (620esimo), con un indice di 26,8 nonostante il suo partito fosse il più attivo (media oltre i 400), e il forzista Alfredo Messina al Senato (305esimo; 26,63). Nulla però in confronto a Antonio Angelucci e Niccolò Ghedini, uno a Montecitorio e l’altro a Palazzo Madama: il primo, 623esimo per produttività, fermo a 0,78; il secondo, 311esimo su 315, a 0,94. A ogni modo non si tratta di casi isolati, se si pensa che il 90% dei gruppi alla Camera e l’83,33% di quelli al Senato ha la maggior parte dei membri che produce meno della media. A dimostrazione che in molti sono già esclusi, di fatto, dall’attività del Parlamento.
 
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C’è chi è mancato al 99% delle votazioni E l’attività legislativa si concentra su poco più del 10% degli eletti. Quattordici lo frequentano da più di vent’anni. Pier Ferdinando Casini, il recordman in materia, ci ha messo piede per la prima volta il 12 luglio 1983.


Un fronte che si ingrossa, in modo silenzioso. Pier Ferdinando Casini, in un'intervista a Repubblica, spiega le ragioni per cui voterà No al taglio di un terzo dei parlamentari al vaglio delle urne il 20-21 settembre.
Casini: "Voto No, serve solo a tagliare teste alla Robespierre"
Ha le idee molto più chiare invece, Pierferdinando Casini, che voterà No al taglio di un terzo dei parlamentari al vaglio delle urne il 20-21 settembre: "Questo referendum serve solo a tagliare delle teste, alla Robespierre: io non ci sto - spiega in un'intervista a 'Repubblicà - Vedo molti convertiti dell'ultima ora, ma io ho votato sempre No in parlamento e non cambio idea", assicura. Il PD è diviso però. Nicola Zingaretti dice che il taglio dei parlamentari era nel patto di governo. "È il pegno che chiedono i 5 Stelle per andare avanti. Ma è un taglio lineare - sostiene Casini - Non è nemmeno una riforma. Ripeto: è una presa in giro per dare ai più ingenui 'l'ideà di una riforma. Il Pd e Zingaretti stanno generosamente pagando un prezzo alla stabilità di governo. È un gesto 'generoso', ma speriamo non venga preso per un cedimento al Movimento 5 Stelle. Anche perché il M5S non ha fatto il governo col Pd per bontà d'animo. L'ha fatto perché conveniva loro farlo. Al Pd chiedo più rigore. Non possiamo assecondare l'antipolitica", aggiunge.

Il Pd verso il Sì
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lo Stato Italiano succhia dagli automobilisti circa il 9% della tassazione totale, sia in Germania che in Francia chi usa le quattro e le due ruote impatta per il 5,6%.


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COME SI SCIPPANO SOLDI PUBBLICI.........CON SEDE ESTERO:

L'articolo 1, comma 2, lettera i, recita:


L'impresa che beneficia della garanzia assume l'impegno che essa, nonche' ogni altra impresa con sede in Italia che faccia parte del medesimo gruppo cui la prima appartiene, non approvi la distribuzione di dividendi o il riacquisto di azioni nel corso del 2020;

La stessa norma viene ripresa dalla circolare che l'Abi, l'associazione delle banche italiane, ha scritto insieme a SACE per precisare i criteri e le condizioni che gli istituti dovranno verificare prima di concedere questi finanziamenti. Chi fa domanda deve presentare l'attestazione ''circa il fatto che né l’impresa richiedente, né ogni altra impresa con sede in Italia che faccia parte del medesimo gruppo cui la stessa appartiene, ha approvato la distribuzione di dividendi o il riacquisto di azioni proprie a decorrere dal 9 aprile 2020 e si impegna a non approvare la distribuzione di dividendi o il riacquisto di azioni proprie nel corso del 2020''. (Paragrafo 5.1)

Il decreto legge è vago, e può essere interpretato in senso restrittivo (sede = sede legale, che è solo una e può essere all'estero) oppure estensivo (sede = filiale, succursale)
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Diciamoci la verità, ma è mai possibile fidarsi di un governo e di una maggioranza che vincerebbero contro chiunque il festival dell’ipocrisia?


Perché sia chiaro le ragioni del referendum sono l’emblema della presa in giro, del tentativo di imbrogliare la gente a partire dal risparmio.


Insomma come si fa a sostenere la volontà di risparmiare quando si bruciano 100 miliardi per ottenere poco o niente,
quando si sperperano i soldi di tutti per ingaggiare task force, esperti e commissari che non ne azzeccano una e promettono a vanvera ogni volta che parlano.


Come si fa a parlare di recupero di risorse quando si buttano miliardi e miliardi

per i banchi a ruote,
per i monopattini cinesi,
per dare il reddito di cittadinanza ai delinquenti, camorristi e malavitosi,
per accogliere chi entra fuori legge nel paese,
per salvare le banche che truffano i risparmiatori.


Come si fa a giustificare una riduzione dei parlamentari quando contemporaneamente

si cooptano a pagamento nei ministeri una quantità indecifrata di amici, parenti e conoscenti con gli incarichi più assurdi e immotivati.



Con quale faccia si chiede agli italiani di rimpicciolire il parlamento per ridurre lo spreco di danaro
quando si lasciano in vita

enti inutili,
aziende pubbliche fatiscenti,
municipalizzate colabrodo,
dipartimenti pieni di nullafacenti,
organismi messi in piedi per il clientelismo e basta.

Come si fa a chiedere di votare a favore del referendum perché la democrazia funzionerebbe meglio, quando il padrone dei grillini annuncia

che le dittature sono migliori delle democrazie,
che agli anziani bisognerebbe togliere il voto,
che il parlamento è destinato a scomparire,


roba da pelle d’oca.


Come si fa a sostenere un referendum voluto dai 5 stelle

che sono a favore di Maduro,
del comunismo cinese, cubano e coreano del nord,
per non dire dei provvedimenti Alfonso Bonafede sulla giustizia che sono la negazione delle garanzie democratiche come quello sulla prescrizione.

Come si fa a credere alla parola e alle rassicurazioni dei grillini

sul referendum se gli impegni solenni presi con gli elettori li hanno ribaltati tutti,

come è possibile farsi suggestionare da persone con la quinta elementare, senza preparazione,
che parlano di storia del diritto, dell’economia, della società fondata sulla democrazia.

Come si fa a dare retta a un movimento che arrivato al governo ha brindato sul balcone alla vittoria
contro la povertà se in 2 anni ci ha gettati sul lastrico a mendicare soldi in Europa come poveracci ridotti agli stracci.

Come si può dare fiducia a chi giurava di aprire e rivoltare come una scatola di tonno la casta
e dopo 2 anni quella scatola gli è piaciuta così tanto da volerne un'altra,
perché i grillini altroché casta sono diventati, tra privilegi, scorte, consulenti, assistenti, poltrone e cortigiani.


Ecco perché bisogna votare no al referendum,

non è vero che il parlamento funzionerà meglio,

non è vero che ci sarà un risparmio forte,

non è vero che la democrazia sarà più vicina ai cittadini,

è vero l’esatto contrario.



Ancora una volta ci prendono in giro e stavolta lo fanno sui principi fondamentali della rappresentanza,
del pluralismo, della carta costituzionale
che vorrebbero cambiare per aprire la porta a un’avventura pericolosa e faziosa.


Perché sia chiaro col sì

resterebbe tale e quale il bicameralismo perfetto,

gli uffici di camera e senato,

tale e quale il resto tranne che

con meno parlamentari sarebbe più facile condizionarli,

indurli a seguire il capo,

con meno parlamentari le rappresentanze locali sarebbero sbilanciate,

con meno senatori, quelli a vita diventerebbero determinanti al di là della volontà dei costituenti.


Insomma il sì al referendum è un grimaldello verso un controllo oligarchico pericoloso

esattamente il contrario della democrazia, il contrario dell’estensione della partecipazione,

della tutela dei diritti di tutti, del resto vi siete chiesti perché gli stessi sostenitori del sì parlano di riforme successive?


Parlano di riforme che faranno dopo e qui l’ipocrisia è totale perché non si vede la ragione di fare poi ciò che dovrebbe arrivare prima,

la frusta prima del cavallo sa di bruciato, questi campioni della bugia parlano di riforme successive perché vogliono rabbonirci prima e fotterci dopo

visto che sanno bene che da noi il “si farà” è aria fritta,



per questo votate no, viva l’Italia viva la democrazia.
 
Il referendum costituzionale voluta dal Movimento 5 stelle ed appoggiato ufficialmente dal PD (in cambio del MES….)
viene a ridurre il numero dei Deputati quanti ne volle la fascistissima legge elettorale del 17 maggio 1928 (anno VI dell’E.F.)


fascistissima.png




Nel 1928 il numero di deputati veniva calato a 400, quando la già fascista Legge Acerbo aveva definito il numero a 535.

All’epoca bastava una legge ordinaria per cambiare il numero dei deputati, molto più pratico, soprattutto quando decideva solo UNO.

Bisogna anche dire che l’Italia all’epoca aveva molti meno abitanti rispetto ad ora , circa 40 milioni,
ed inoltre la legge in questione ridefiniva il diritto di voto su base censuale,
una bella marcia indietro rispetto al Suffragio Universale voluto anteguerra dai Socialisti (quelli veri, mica i Piddini).


Tante cose pongono in parallelo l’attuale maggioranza con i desiderata della legge elettorale dei tempi
in cui si dava del Voi e si salutava senza darsi la mano , esattamente come ora….


A scuola bisogna salutare senza toccarsi o abbracciarsi…


Se leggete la legge fascistissima del 1928 prevedeva che ci fosse un bel listone unico:
se questo aveva la maggioranza passava tutto intero ed il parlamento era bello che fatto:

stabilità (ci volle il 25 luglio del 1943 per far cadere il governo) efficienza, riduzione del debito (fino al 1930)….
surplus primari… opposizioni mazzulate dai giornali, ma all’epoca anche nella realtà.

Certo, i treni viaggiavano in orario e sicuramente c’era un concetto della morale un po’ diverso da oggi,
ma forse i media parlavano del Papa meno che ora.


Poi, piano piano ci siamo alleati con la Germania….



Ora il PD e M5 s stanno già pensando alla nuova legge elettorale.


Con le preferenze?

Assolutamente NO, tutti dei bei listini bloccati. Proprio come nel 1928…


Mhhh non è che votare si a questo referendum rende lo Stato un po’ meno democratico ed un po’ più fascista?
 

segnala Inps in una nota in cui si specifica che nel mese di agosto è stato registrato un incremento dei nuclei beneficiari di Reddito/Pensione di Cittadinanza di oltre il 23% rispetto al corrispondente dato del mese di gennaio 2020 (1,304 milioni di famiglie vs 1,059 milioni del mese di gennaio) e un aumento del 20% del numero di persone coinvolte, che sono passate da 2,562 milioni di gennaio a 3,081 milioni registrate nel mese di agosto.


3 MILIONI DI SI SONO CERTI....................
 
Invece che ridurre la democrazia ad un gruppo di "signorsì", ecco cosa si deve fare :

E’ morto come un cane” ed “era giusto così”. Sono le agghiaccianti parole pronunciate da Ridha Mahmoudi

Sembra che dalle verifiche effettuate ieri dalle forze dell’ordine, il nordafricano abbia problemi psichici certificati,
ma resta l’estrema gravità del crimine commesso e dei commenti a posteriori.

Tra l’altro il tunisino non doveva neppure essere in Italia, visto che

dal 2015 aveva accumulato ben sei denunce per violazione della legge sull’immigrazione.

“Provvedimenti di espulsione non eseguiti fin dal 2015”, ha specificato la Caritas di Como.
 
che c'entra l'omicidio del buonista (prete) con la referendum e democrazia poi ,,, con calma..dopo sette caffè..ce lo spieghi......mahhhh

associando omicidi al referendum dimostri di non avere argomenti per il no validi da battere il si :ihih::ihih::ihih:

a viterbo è in corso processo omicidio di Norveo Fedeli, e non è immigrato omicida!
ultimo omicidio
 

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