NULLA SI CREA. NULLA SI DISTRUGGE. TUTTO SI INCASINA.

E’ finita sotto sequestro per sfruttamento della manodopera – costituita per lo più da immigrati –

la blasonatissima, solidarissima, radical chicchissima startup milanese Straberry.

Quando si dice il caso.

Fondata da un giovane imprenditore ex bocconiano e dal doppio cognome, il trentunenne Guglielmo Stagno d’Alcontres,
trattava la vendita a chilometro zero di frutta e ortaggi coltivati alle porte di Milano e venduti nei quartieri del centro città con le Apecar.

Un progetto pensato e sviluppato per la sinistra al caviale meneghina, vincitore dell’Oscar Green di Coldiretti nel 2013 e nel 2014,
più volte citato e preso ad esempio per l’impegno ecologico

. Un piccolo impero del valore di sette milioni e mezzo di euro, che ora è sotto sequestro.

Stagno è infatti accusato di aver sfruttato un centinaio gli immigrati, che lavoravano senza tutele, per nove ore al giorno e pagati 4,5 euro l’ora.


Le indagini, condotte dai finanzieri della compagnia di Gorgonzola, sono iniziate a maggio in seguito ad una serie di controlli di routine
nelle banche dati Inps compiute sui dipendenti assunti dalla startup.

E’ subito venuto a galla uno strano flusso di lavoratori assunti dalla StraBerry solo per pochissimi giorni.

Solo dopo ulteriori approfondimenti da parte delle Fiamme gialle è emerso che l’azienda era solita assumere giovani immigrati
facendoli lavorare a contratto solo per non più di due giorni.

Poi la collaborazione veniva interrotta.


Un metodo astuto per aggirare i controlli ed evitare di corrispondere il lavoro svolto dagli immigrati.


Ma la verità è venuta a galla lo stesso.

I finanzieri hanno così appurato che per l’azienda agricola di Cassina de’ Pecchi lavoravano
un centinaio di stranieri, per molte ore al giorno e con paghe da schiavi.

Il pm Gianfranco Gallo ha quindi disposto il sequestro urgente dell’azienda (già convalidato dal gip)
e indagato sette persone per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

Sono scattate le denunce per i due amministratori della StraBerry, due «sorveglianti della manodopera»,
un consulente del lavoro addetto alle buste paga e due dipendenti amministrative.


Come avveniva il sistema di reclutamento?

Tramite il passaparola nei centri di accoglienza ai migranti.

Non è tutto: i datori di lavoro non fornivano ai dipendenti i necessari dispositivi di protezione individuale
contro il coronavirus nemmeno nelle settimane di maggiore emergenza.

«Avevamo avuto diversi contatti con i lavoratori di quell’azienda — dichiara al Corriere Giorgia Sanguinetti, segretaria della Flai Cgil di Milano —
che lamentavano anomalie nella gestione degli orari di lavoro, scarsa trasparenza nelle buste paga e soprattutto atteggiamenti vessatori da parte dei loro referenti in azienda.
In modo particolare pressioni fortissime per aumentare le vendite e controlli oppressivi».

Fino alla scoperta: «Purtroppo, anche se sono vicende che siamo abituati ad associare ad altre latitudini, non possiamo meravigliarci — spiega —
perché abbiamo intercettato tante situazioni di “lavoro grigio”. Ma anche se i lavoratori esprimono una forte domanda di assistenza sindacale,
ci scontriamo con una forte reticenza e paura nel raccontare le loro situazioni.
Ci sono meno occasioni di lavoro e i datori che ricorrono all’illegalità hanno affinato le tecniche».
 
A Joe Biden c’è voluta forse una vita per preparare il discorso di accettazione della nomination,
unico politico che per la prima volta nella storia degli Stati Uniti può vantarsi di essere riuscito a riunire le idee della sinistra radicale
– tanto da farne il suo candidato vicepresidente – ed il supporto ideologico dei trillionaires.


Un discorso molto noioso: e non è solo per il contenuto ma per come il ben educato politico Biden è stato incapace di rivestire di emozioni e leadership,
che è quello che si chiede ad un supposto leader che si propone di guidare gli Stati Uniti.


Ed è già qui che si capisce il reale enjeux: è Kamala Harris il protagonista oggi e domani se Biden sarà eletto.


Non c’è contatto visivo, nessuna spontaneità, comprensibilmente compressa dalla necessaria – solo sua – attenzione nel seguire il suggeritore del testo che gli scorre davanti.

Dunque Biden è più attento a non sbagliare come gli succede spesso che a coinvolgere:
il risultato è una profonda sensazione di innaturale e falso: deep fake.


Ma la sensazione diventa concretezza ascoltando Michael Bloomberg che si riserva cinque minuti di assolo in favore del candidato
e che ovviamente è coinvolgente o quantomeno umano e credibile, anche se non condividi quel che dice.


Nella sua prevedibile dialettica assemblata meccanicamente con parti di ben educata retorica Dem,
Biden accusa senza mai nominarlo Trump di ogni male ma scivola lui in quel peccato di profondo risentimento divisivo
di cui ripetutamente lo accusa per quasi trenta minuti.

Ormai il peccato è divenuto veniale tanto è diffuso ovunque nei discorsi dei “decent” progressisti quando – così educatamente –
inveiscono contro chi ha idee non conformi. Un po’ predicatore e un po’ messianico,

Slow Joe Biden invita a seguirlo abbracciando il “suo, democratico” cammino della speranza e della luce rifiutando quello “della oscurità” Trumpiana, invocando:
“facciamo sì che un giorno sia la storia in grado di dirci che oggi, qui è iniziata la fine del periodo oscuro dell’America” .


Con immagini di caos e disordine un po’ dappertutto e dopo aver inevitabilmente ricordato Obama come esempio al quale possono guardare piccini e grandi,
si arriva alla parte più ampia del discorso, il Covid19 e le responsabilità di Trump.

È solo colpa di Trump se le aziende falliscono, i negozi chiudono, i disoccupati si contano a milioni,
la gente muore e nel frattempo i ricchi diventano più ricchi e a codesti ricchi – che sono i suoi più infervorati sostenitori
Trump ha anche tagliato le tasse.

Non ci si aspettava un contenuto troppo politico ma semplicemente emotivo, di visione o leadership per capire,
asseverare la propria opinione sul possibile futuro Presidente degli Stati Uniti.

Dal discorso di giovedì e dalla massa di banalità, non è possibile comprendere nulla,
se non quello che già si sapeva o si intuiva e che il vero protagonista non era Joe Biden sul palco a leggere il teleprompter
ma Kamala Harris che lo affiancherà come vice nel caso di sconfitta di Trump.


La Harris è il vero elemento di rottura politica – vera o semplicemente rappresentata – non Biden che è continuità progressista di potere.

Harris non condivide in realtà nessuna delle difficoltà nel riuscire nella vita che Biden elenca e che dovrebbero fare di lei un riferimento per le minoranze e i più deboli.


Ma la mise en scène è perfetta e tanto basta.

E soprattutto Harris è giovane, non Wasp – o semplicemente non porta la colpa dell’esser bianca che pesa tanto ai dem e ai progressisti –
ed è stato il potente capo della procura Californiana, un Attorney General di polso e idee profondamente radicate – e radicali – a sinistra.

E forse questo è un motivo in più per augurarsi che Trump non perda.
 
E’ finita sotto sequestro per sfruttamento della manodopera – costituita per lo più da immigrati –

la blasonatissima, solidarissima, radical chicchissima startup milanese Straberry.

Quando si dice il caso.

Fondata da un giovane imprenditore ex bocconiano e dal doppio cognome, il trentunenne Guglielmo Stagno d’Alcontres,
trattava la vendita a chilometro zero di frutta e ortaggi coltivati alle porte di Milano e venduti nei quartieri del centro città con le Apecar.

Un progetto pensato e sviluppato per la sinistra al caviale meneghina, vincitore dell’Oscar Green di Coldiretti nel 2013 e nel 2014,
più volte citato e preso ad esempio per l’impegno ecologico

. Un piccolo impero del valore di sette milioni e mezzo di euro, che ora è sotto sequestro.

Stagno è infatti accusato di aver sfruttato un centinaio gli immigrati, che lavoravano senza tutele, per nove ore al giorno e pagati 4,5 euro l’ora.


Le indagini, condotte dai finanzieri della compagnia di Gorgonzola, sono iniziate a maggio in seguito ad una serie di controlli di routine
nelle banche dati Inps compiute sui dipendenti assunti dalla startup.

E’ subito venuto a galla uno strano flusso di lavoratori assunti dalla StraBerry solo per pochissimi giorni.

Solo dopo ulteriori approfondimenti da parte delle Fiamme gialle è emerso che l’azienda era solita assumere giovani immigrati
facendoli lavorare a contratto solo per non più di due giorni.

Poi la collaborazione veniva interrotta.


Un metodo astuto per aggirare i controlli ed evitare di corrispondere il lavoro svolto dagli immigrati.


Ma la verità è venuta a galla lo stesso.

I finanzieri hanno così appurato che per l’azienda agricola di Cassina de’ Pecchi lavoravano
un centinaio di stranieri, per molte ore al giorno e con paghe da schiavi.

Il pm Gianfranco Gallo ha quindi disposto il sequestro urgente dell’azienda (già convalidato dal gip)
e indagato sette persone per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

Sono scattate le denunce per i due amministratori della StraBerry, due «sorveglianti della manodopera»,
un consulente del lavoro addetto alle buste paga e due dipendenti amministrative.


Come avveniva il sistema di reclutamento?

Tramite il passaparola nei centri di accoglienza ai migranti.

Non è tutto: i datori di lavoro non fornivano ai dipendenti i necessari dispositivi di protezione individuale
contro il coronavirus nemmeno nelle settimane di maggiore emergenza.


«Avevamo avuto diversi contatti con i lavoratori di quell’azienda — dichiara al Corriere Giorgia Sanguinetti, segretaria della Flai Cgil di Milano —
che lamentavano anomalie nella gestione degli orari di lavoro, scarsa trasparenza nelle buste paga e soprattutto atteggiamenti vessatori da parte dei loro referenti in azienda.
In modo particolare pressioni fortissime per aumentare le vendite e controlli oppressivi».

Fino alla scoperta: «Purtroppo, anche se sono vicende che siamo abituati ad associare ad altre latitudini, non possiamo meravigliarci — spiega —
perché abbiamo intercettato tante situazioni di “lavoro grigio”. Ma anche se i lavoratori esprimono una forte domanda di assistenza sindacale,
ci scontriamo con una forte reticenza e paura nel raccontare le loro situazioni.
Ci sono meno occasioni di lavoro e i datori che ricorrono all’illegalità hanno affinato le tecniche».

anche senza sfruttare la SOSTANZA non cambia:
1 euro= 100,09 taka bengalese
1 euro= 87,71 rupia indiana
I prezzi della benzina, 24-agosto-2020

BDT89.000

INR
83.725​


Italia I prezzi della benzinaLitro

EUR1.403

fate proporzioni e vediamo chi è lo sfruttato
4,5x8 ore=36 euro
bangladesh 36x 100,09= 3.603,24: 89 al litro= 40,48 litri
india
36 eur x 87,71= 3.157,56 rupie : 83,725= 37,71 litri

ITALIANO= 37,39 eur al giorno : 1,403= 26 litri..............e saremmo gli sfruttatori?
qualcosa non quadra!!!
 

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Fosse confermata la notizia, questi giornalai andrebbero depennati dall'ordine.


Colpo di scena epocale, se confermato, sulla vicenda relativa a Flavio Briatore ed alla sua annunciata positività al Covid-19.

Da quanto detto da Daniela Santanchè, che lo ha sentito personalmente, lui sarebbe ricoverato al San Raffaele di Milano per una prostatite.

Malattia di cui ha sofferto già alcuni mesi fa a Monaco e per il quale Zangrillo lo ha in cura da tempo.


Potete ascoltare qui la versione della Santanchè:



Prima di tutto facciamo i migliori auguri di guarigione.

Detto questo affermare di avere la prostatite non è dire di essere sani, perchè è una malattia dolorosa e pericolosa, dalla guarigione tutt’altro che facile.

Se lui avesse questo malanno vorrebbe dire che l’Espresso, che aveva pubblicato la notizia della positività al Covid-19,
avrebbe scritto una colossale FAKE NEWS per la quale non pagheranno mai.



Del resto se non l’ha detto lui, come avrebbero saputo che è positivo al Covid-19?

Al San Raffaele pubblicano le cartelle cliniche?

Sono un tale colabrodo per cui dicono in giro chi è positivo e chi no?

Poi Briatore è ricoverato fra i pazienti “Solventi”, quelli che pagano ed hanno diritto ad un trattamento, VIP,
non è nel reparto COVID-19, come deve ammettere lo stesso Espresso.

Quindi o non ha il Covid-19, ma l’altra fastidiosissima malattia, oppure per lui l’ospedale ha violato i protocolli..

Cosa ritenete più probabile?


Naturalmente gli sciacalli che hanno invocato su di lui la Punizione Divina per aver criticato gli allarmisti del Virus negano che possa avere la prostatite:

Appunto.1. Il karma esiste, come avevano già imparato sulla loro pelle Johnson e Bolsonaro.2. Negazionisti,…
Gepostet von Andrea Scanzi am Dienstag, 25. August 2020

Ad augurare queste cose si rischia veramente l’intervento del Karma…
 
????????????? poveri poveri poveri, nemmeno al 3% arriveranno.


Ormai siamo all’incredibile: Davide Faraone di Italia Viva ha denunciato il governatore della Sicilia Musumeci e Matteo Salvini per “Procurato allarme”.

Una situazione che sarebbe degna di un’opera di Pirandello, se non fosse l’ennesimo tragico schiaffo alla democrazia ed al buon senso.

Con le notizie di stampa che riportano di 58 casi di positività al Covid-19 in Sicilia su 65 totali
dovuti agli sbarchi dei migranti irregolari, Mattero Salvini viene denunciato per procurato allarme
per averlo dichiarato ed aver quindi chiesto, ovviamente, che fossero chiusi i porti alle ONG e che fosse sgomberati i sovraffollati centri in Sicilia.

Aver chiesto l’ovvio spinge il mediocre seguace del mediocre Renzi a fare una denuncia penale.

Tra l’altro il coraggioso Faraone dove presenta la denuncia?

Nella Agrigento di Patronaggio, il nemico giurato di Salvini.

Poi voi fidatevi della magistratura e dei politici.


Non avvertite la sottile ironia in tutto questo?

Non vi chiedete anche voi quando finalmente persone come Faraone, Renzi, Gualtieri
verranno finalmente chiamati a rispondere dei propri atti, della propria totale sottomissione ad un potere corrotto,
del male che hanno fatto e che ancora stanno facendo agli italiani?


Non so quando questo redde rationem avverrà, ma sarà comunque troppo tardi,
perchè gli italiani sono diventanti troppo tolleranti e piegati al male.
 
Borghi interviene sulla richiesta del SURE da parte del Ministro Gualtieri,
che viene definito un “Un asservito ed azzerbinato all’Unione Europea“.

Perchè?

Perchè in modo proditorio ed inutile, ha chiesto l’attivazione di 27,4 miliairdi di debito VERSO L’UNIONE EUROPEA,
soldi che avrebbero potuto perfettamente essere finanziati con l’emissione di titoli di stati acquistati dalla BCE.

La Banca Centrale acquista i titoli di stato con il PEPP per 1350 miliardi, rendendo il costo del nostro debito a costo praticamente zero.


Questo avviene NON per fare un piacere a noi, ma per non far saltare la Francia e ricordiamo che Christine Lagarde è francese e, prima di tutto, obbedisce agli ordini francesi.


Noi potremmo semplicemente andare a rimorchio della Francia ed emettere debito a costo zero
,
ma questo NON può andare bene all’Unione, per la quale noi siamo i “Discoli” cattivi che devono essere corretti e non sono all’altezza degli altri. A

llora ecco che l’Unione vuole , il più possibile, metterci in gabbia con il debito verso la comunità, come il SURE, il MES ed il Recovery Fund ,
tutti strumenti che hanno due caratteristiche essenziali per la trappola europea:

  • sono PRIVILEGIATI rispetto al nostro debito ordinario;
  • sono A LEGISLAZIONE ESTERA rispetto al nostro debito nazionale.

Tutto questo è fatto per poterci RICATTARE in futuro con i propri crediti.

A questo punto potrebbero , dall’Unione, comandare qualsiasi governo che NON fosse gradito a Bruxelles.

L’Italia ha chiesto 27,4 miliardi del SURE, ma in Italia per questo debito privilegiato, che NON SI SA quando arriverà e se arriverà ,
ed ha chiesto un debito PRIVILEGIATO ED IN LEGISLAZIONE ESTERA senza nessuna votazione parlamentare.


Va da se che in altri paesi Gualtieri sarebbe in prigione.


Una enorme colossale trappola nella quale ci ha condotto Gualtieri , che, come dice Borghi, è ASSERVITO ED AZZERBINATO alla UE.
 
I grillini sono stati comprati con quattro croccantini per guidarli a fare quello che sarà “L’Ulivo pentastellato”,
cioè questa magnifica riproposizione di una pianta vecchia e stantia come l’Ulivo di Prodi ai giorni d’oggi,
con magari proprio il rudere Prodi alla presidenza della Repubblica.

Di maio abbaia di essere anticasta, di essere “Contro il sistema” per il voto all’inutile referendum del 20 settembre,
ma cosa è più casta di lui, come insegna la vicenda Openfiber TIM.

Lo stato vuole che la rete unica della fibra non sia gestita da TIM, ma da Openfiber,

alla cui guida siede colui che è la sublimazione della casta, la “Kasta” nella suo forma più pura: Franco Bassanini,

uno che è partito fin dagli anni ottanta del secolo scorso come socialista di Craxi,

per poi trasformarsi in indipendente dei DS,

per poi lasciare il posto alla moglie Linda Lanzillotta

e passare a fare il super manager di stato, naturalmente pagato da noi.


Al suo fianco c’è il presidente di ENEL Starace, un manager che si vanta di schiacciare ed umiliare gli avversari politici.


Questa è la vera casta ed è quella che ora è appoggiata dai cinque stelle.
 
Si intitola Falso allarme Corona il libro più venduto in Germania nelle ultime settimane secondo la classifica redatta dal settimanale Der Spiegel.

Corona Fehlalarm, il best seller scritto da Karina Reiss, ricercatrice e docente all’università di Kiel, e Sucharit Bhakdi,
medico specialista in microbiologia ed epidemiologia delle infezioni, che ha già venduto milioni di copie,
mette in discussione l’efficacia del lockdown e di un eventuale vaccino contro il coronavirus.

L’obiettivo degli autori è quello di smorzare i toni di un dibattito sempre più polarizzato tra “catastrofisti” e “negazionisti” del virus,
chiarendo con fatti e dati scientifici le “opinioni contrastanti, le notizie false e le informazioni controllate politicamente” che circolano sulla pandemia.

Il risultato è un j’accuse rivolto al governo e ai media tedeschi, a cominciare dalla gestione dei numeri sulla diffusione e sul tasso di letalità del virus.

Contare i casi di Covid senza fare distinzioni tra malati gravi, malati con sintomi leggeri e asintomatici, criticano gli autori,
genera una percezione distorta del fenomeno, così come dichiarare morti per Covid tutti coloro che sono deceduti dopo essere risultati positivi al tampone.


Non avendo potuto effettuare esami autoptici sulle salme dei contagiati, puntualizzano gli esperti,
non si è potuto definire quanti siano stati davvero finora i morti a causa del Covid-19 e quanti invece i decessi determinati da patologie pregresse.

Secondo i dati forniti da Bhakdi e Reiss, inoltre, in almeno otto casi su dieci chi risulta positivo al tampone non presenta i sintomi della malattia.

Il numero degli infetti, quindi, per gli autori, potrebbe superare di molto quello dei positivi.

Alla luce di questa considerazione anche il tasso di letalità del virus crollerebbe, declassando il Covid.

Nel volume, il cui contenuto è stato riassunto in un’analisi del dottor Detlev Schild, professore emerito di neurobiofisica all’Università di Göttingen,
viene citato uno studio scientifico condotto a Marsiglia su pazienti affetti da patologie delle vie respiratorie che avvalora questo scenario parlando di “mortalità sovrastimata”.

Insomma, il Covid, spiegano gli autori, sarebbe più contagioso ma meno letale di altri coronavirus, come ad esempio Sars e Mers.

In un’intervista apparsa ieri sul quotidiano regionale Fuldaer Zeitung è lo stesso professor Bhakdi
a sottolineare che sebbene in alcuni Paesi si sia registrato un tasso di mortalità superiore rispetto a quello della Germania,
in nessun caso si può parlare di “eccessi significativi” ma di “cifre leggermente superiori alla media dell’anno”.

I mezzi di comunicazione, accusano poi i due studiosi, hanno contribuito a “diffondere il panico” tra la popolazione.

Nel libro si parla di “effetto Bergamo”, con riferimento alle immagini dei camion dell’esercito italiano che hanno trasportato decine di feretri fuori dalla città lombarda.
Quei filmati hanno fatto il giro del mondo e potrebbero aver influenzato anche le autorità tedesche, che di lì a poco avrebbero introdotto il lockdown in tutti i Land.


I due autori bollano le chiusure come una “limitazione dei diritti fondamentali” che non ha avuto nessun influsso sull’andamento della curva epidemica,
visto che il 21 marzo, alla vigilia dell’introduzione delle misure restrittive nel Paese, l’indice Rt era già calato da 3 ad 1.

Il caso della Svezia, per Reiss e Bhakdi, è emblematico.

Il Paese scandinavo, che ha scelto di non bloccare la vita sociale ed economica, ha registrato un numero di vittime pari o inferiore a quello di Italia, Francia o Spagna.

E oggi è tra quelli meno colpiti dagli effetti collaterali della pandemia, con il Pil che è calato “soltanto” dell’8 per cento.

Ad essere approfondite in Corona Fehlalarm, però, non sono tanto le ripercussioni economiche provocate da mesi di lockdown,
quanto gli effetti dell’isolamento sulla salute fisica e psicologica di milioni di cittadini.

A pagare lo scotto peggiore sono stati i malati che hanno dovuto rinviare operazioni importanti,
gli anziani rimasti soli nelle case di riposo e i bambini costretti a rinunciare alla scuola e alla vita sociale.



Quello che è stato fatto ai bimbi “è quasi una tortura”, accusa Bhakdi, che sul Fuldaer Zeitung sostiene
che le mascherine indossate dai più piccoli, ad esempio a scuola, abbiano “effetti dannosi a livello psicologico”.

Renderle obbligatorie, prosegue nella stessa intervista, è “un’idiozia perché dovrebbero proteggere da un pericolo che non c’è affatto”.

La soluzione secondo i due accademici è semplice:

salvaguardare le fasce di popolazione più a rischio e lasciare che il virus faccia il suo corso.

Il fatto che l’85 per cento di chi risulta positivo ai test non abbia sintomi, spiega ancora Bhakdi alla Fuldaer Zeitung,
vuol dire che la maggior parte della popolazione è già “immune”.

Nella maggioranza dei casi, quindi, sostiene il professore, “una vaccinazione potenzialmente pericolosa non è necessaria”.

Nel frattempo in Germania continuano le proteste per chiedere la fine della “dittatura delle mascherine”.

Il movimento Querdenken (pensiero trasversale), tra i promotori della marcia dello scorso primo agosto a Berlino,
sta organizzando una nuova manifestazione nella capitale tedesca per chiedere al governo la fine delle misure restrittive
e “proteggere la pace e la libertà in Europa”.


L’appuntamento è per il prossimo 29 agosto e a partecipare, questa volta, ci saranno anche deputati e attivisti di Alternative für Deutschland (AfD),
l’unico partito tedesco che non si è scagliato contro l’iniziativa.

Il sindaco di Berlino, Michael Mueller, però, ha già annunciato di voler usare il pugno duro contro i “negazionisti” del virus.

Intervistato dalla Bild, l’esponente socialdemocratico promette una stretta contro chi violerà le norme anti-Covid,
fino all’interruzione immediata di “ogni attività dimostrativa durante la quale non verrà rispettato l’obbligo di indossare la mascherina”.
 
Ammesso e non concesso che ci facciano votare - perché da un governo come questo, di abusivi, ignoranti e incoscienti nel senso letterale, c’è da aspettarsi di tutto -
il voto di settembre sarà l’ultima occasione per cacciarli via prima del semestre bianco.

Insomma, mettiamoci in testa che doppiato settembre, in assenza della spallata che solo gli italiani possono dare
votando con coerenza sia alle Regionali che con un secco “no” al referendum,
i giallorossi resteranno in sella per completare la distruzione dell’Italia in ogni senso.



Per farla breve, se questa maggioranza dovesse arrivare al 2023 passando per la scelta di un nuovo capo dello Stato,
arriveremmo alla fine della legislatura talmente disfatti e psicologicamente sfiniti, che nemmeno un nuovo piano Marshall
garantirebbe la ripresa e l’uscita dalla crisi.

Mai infatti nella nostra storia, che pure ne ha viste tante, è successo qualcosa di simile a questa tragica esperienza
che per la più spregiudicata ipocrisia politica è stata imposta a dispetto del voto democratico, del sentimento popolare e soprattutto del bene del Paese.


Del resto basterebbe guardare allo stato dell’arte: siamo precipitati in un incubo, dalla ripresa dell’immigrazione incontrollata alla riapertura delle scuole,
dalle scelte sul covid agli scontri con le Regioni, dai 100 miliardi bruciati inutilmente al debito fuori controllo, dai tavoli di crisi alle scelte di contrasto,
dai progetti per il recovery alla politica fiscale, una tragedia totale.


Lo sbandamento, il disorientamento di ogni indirizzo è talmente plastico che parlando in giro,
ascoltando i commenti degli esperti internazionali, ragionando con le associazioni di categoria
e leggendo gli indicatori statistici e previsionali si rileva un quadro apocalittico.


È proprio nell’aria che si avverte un clima infame, torbido e pesante da patologia permanente, sfiducia, scoramento, paura,
senso d’abbandono dello Stato, qualcosa insomma che non avremmo immaginato, ecco perché drammaticamente sono ripresi perfino i suicidi e le nevrosi.

Pensate dunque che guaio e che cattiveria è stata compiuta verso il paese quando un anno fa,
pur di impedire che vincesse il centrodestra e si insediasse un governo scelto, coeso, organizzato su un programma condiviso,
si è preferito consegnare l’Italia allo sbando di una coalizione ipocrita e incapace.


Qui non si tratta solo della maledizione del covid addosso alla quale si cerca di scaricare tutto solo per pulire la coscienza,
certo il virus ha colpito forte eccome, ha bloccato i cilindri del motore,
ma se i meccanici fossero stati esperti, sinceri e preparati non saremmo finiti sbandati come siamo.


Basterebbe pensare a quello che è successo in questo anno che col covid nulla c’entra,

dalla vergogna del caso “Palamara” all’Alitalia,
dall’ex Ilva alla Finanziaria,
dal trasformismo grillino sulla Von der Leyen alla prescrizione,
dal voltafaccia di Renzi a quello di Zingaretti,


che c’entra il covid?

Che c’entra il virus con la via della della seta,
coi tavoli di crisi tutti aperti,
con le proposte di Grillo sulla Tim,
con la spartizione selvaggia delle nomine,
coll’assistenzialismo sfrenato deciso già da prima?



Nulla ovviamente.


Ecco perché il covid semmai ha solo tragicamente amplificato un vulnus, un minus precedente di capacità,
onestà intellettuale e rispetto costituzionale della volontà popolare, ha amplificato l’ipocrisia e l’incoscienza
di una combriccola politica trasformata in maggioranza.

Per questo siamo ridotti allo stremo, senza idee, orizzonti, senza uno straccio di strategia nel contrasto sull’economia,
procediamo per tentativi, bonus a pioggia, show televisivi, commissari ad libitum e decreti emergenziali lesivi delle libertà costituzionali.


Nel mentre sprofondiamo nella fiducia e nel Pil, siamo la terra di nessuno dove arriva di tutto senza sosta, senza rimedio,
perdiamo posizioni nel lavoro, nel fatturato, nel made in italy, nel potere contrattuale e si annuncia un autunno infernale,
altroché digitale, smart working, green economy e assunzioni pubbliche elettorali,
con quali soldi che non c’è una lira e quelle usate a debito sono state bruciate al vento ?


Ecco perché a settembre con le elezioni regionali e col referendum avremo l’ultima occasione per salvare l’Italia e soprattutto noi stessi,
per salvarci dalla gabbia mortifera dei giallorossi, dei grillini e di tutta la compagnia cantante che ci affonda nella bolgia e nell’infermo di Dante.


Pensiamoci bene.
 
È indubbio che la pandemia abbia messo in serie difficoltà moltissime imprese.

In particolare quelle di piccola e media dimensione, che hanno bisogno di sostegni concreti e veloci.

E’ doveroso e opportuno, però, distinguerle nettamente da quelle società di più grandi dimensioni che in passato hanno approfittato,
creando in modo speculativo la pericolosissima bolla del cosiddetto corporate debt.


Queste ultime, guarda caso, oggi sono in prima fila a chiedere gli aiuti di stato.


La società americana Janus Henderson, tra le più grandi al mondo nella gestione di capitali con quasi 300 miliardi di dollari di assets under management,
ha recentemente pubblicato il suo primo rapporto annuale, il Corporate Debt Index (JDCDI).

La società ha sede a Londra ma è quotata a Wall Street.

L’indice coinvolge 900 delle maggiori corporation internazionali non finanziarie e non immobiliari.

E’ concentrato soprattutto sul settore corporate bond, quello delle obbligazioni.


Il debito delle imprese, oltre che attraverso l’emissione di obbligazioni, può essere aumentato anche con altri “veicoli”, tra cui il prestito bancario.

Quest’ultimo sistema, per esempio, è sicuramente prevalente in Europa, in Giappone e in altri paesi dell’Asia.

L’altra possibilità è l’emissione di nuove azioni.

Essa, però, è ritenuta di solito più costosa e politicamente più complicata rispetto all’emissione di nuove obbligazioni di debito.

Secondo l’Index, nel 2019, senza Covid quindi, il debito corporate in bond, al netto del cash, aveva raggiunto il totale record di 8.300 miliardi di dollari
con un aumento annuo di 625 miliardi, pari all’8,1%.

Da sole, 25 corporation hanno accresciuto il loro debito in obbligazioni di 410 miliardi.

Gli Usa detengono il 51% del totale e l’Unione europea il 23%.

In Europa la Germania ha il 38%,

l’Italia il 9%.


Secondo l’agenzia Standard&Poors, solo il mercato delle obbligazioni corporate sarebbe globalmente di circa 13.000 miliardi di dollari, tre quinti dei quali negli Usa.

La somma succitata non considera la liquidità presente in certe società.

Infatti, alcune corporation americane, come Alphabet proprietaria di Google con 104 miliardi di cash, sono strapiene di liquidità, per cui i debiti sono sicuramente di dimensione maggiore.


La società più indebitata è la tedesca Volkswagen, con un’esposizione quasi pari al debito di nazioni come il Sud Africa e l’Ungheria.

Cinque delle prime dieci imprese più indebitate sono del settore dell’auto.

Le case automobilistiche tedesche VW, Daimler e Bmw insieme contano ben 762 miliardi di dollari di corporate debt.

Non a caso nella lista per nazioni la Germania è seconda, dopo gli Usa.


L’indebitamento delle imprese italiane incluse nell’indice è cresciuto più lentamente.

Il comparto delle utilities è quello con un indebitamento maggiore.

Il rapporto succitato stima che nel 2020 l’aumento del corporate debt sarà di oltre mille miliardi, il12% in più!

Il 2020 sarà un anno horribilis poiché si prevedono una forte caduta dei profitti e, di conseguenza, una maggiore difficoltà nei pagamenti degli interessi sui debiti.


I tassi d’interesse molto bassi e la crescente assunzione del rischio da parte delle imprese hanno indubbiamente favorito la crescita dell’indebitamento.

I capitali raccolti sono stati destinati principalmente all’acquisizione di altre imprese.

Ben 9 delle 10 imprese che hanno maggiormente aumentato il loro indebitamento, hanno usato i fondi per tale scopo.

Alcuni hanno riacquistato le proprie azioni sul mercato.

Si tratta di un fenomeno tipicamente americano: le imprese hanno speso globalmente oltre 710 miliardi di dollari in simili operazioni.

La metà delle quali, secondo Goldman Sachs, sarebbe stata fatta con nuovi debiti.

Neanche a dirlo spesso i debiti aumentano per distribuire dividendi agli azionisti in misura maggiore rispetto a quanto effettivamente realizzato.


Il Fondo Monetario Internazionale ha denunciato queste pericolose e fuorvianti operazioni.


Agli investimenti sono andati soltanto gli spiccioli rimasti.


Tutte queste situazioni di solito determinano in poco tempo crisi recessive.

Si tenga presente che nel 2019 gli utili si sono già ridotti per le tensioni sul fronte commerciale e per la decelerazione dell’economia mondiale, ancora in corso.


In sintesi, le preoccupazioni degli analisti derivano dal fatto che negli ultimi 5 anni
la crescita degli indebitamenti ha ampiamente superato quella degli utili.

Il rapporto tra il debito netto (senza il cash) e il profitto è passato dal 251% del 2014 al 310% del 2019.

Riteniamo che, senza ledere l’autonomia delle attività imprenditoriali,
le autorità preposte debbano verificare i bilanci effettivi per evitare fallimenti,
licenziamenti e i riverberi negativi sull’intera economia dei singoli paesi.
 

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