NULLA SI CREA. NULLA SI DISTRUGGE. TUTTO SI INCASINA.

Voglio presentarvi alcune notizie che sembrano separate, ma che in realtà, combinate ,
vengono a mostrare la drammaticità della situazione italiana e e la fredda indifferenza di chi la guida.

Una mancanza di empatia di base che può essere solo pari all’egoismo di questa classe di comando,
ma non di guida, incapace di qualsiasi cosa, ma disposta a tutto.



Oggi Conte si reca ad Amatrice che, A 4 ANNI DAL TERREMOTO, è ancora un mucchio di macerie e di casette prefabbricate marcescenti.

Però lui deve andare perchè deve , come sempre, declinare al futuro tutti i verbi, dimenticando che lui è al suo posto da due anni
e che nel frattempo, se avesse voluto, avrebbe potuto ricostruire il paese da zero.



Qui affronta due avvenimenti:


  • viene affrontato da una donna disperata il cui marito si è suicidato, mentre lei ha mandato via, lontano il figlio.
  • Conte alla fine l’ha praticamente fatta allontanare promettendo una visita privata… nella quale avrà fatto le sue solite promesse;

  • quindi.. ha fatto le sue solite promesse, ripetendo i suoi “Farò ” etc. ha detto che perfino il Recovery Fund
  • verrà utilizzato per ricostruire il paese, rimandando ad un futuro lontano ed incerto.

  • Il “Recovery fund” che ormai, nelle sue parole , è una panacea;

  • intanto a Firenze un ristoratore di 44 anni, si è suicidato perchè aveva acceso un mutuo prima dell’esplosione della Covid-19
  • ed ora non riteneva, con la clientela ridotta, di poter far fronte alle rate.
  • La disperazione si è impossessata di lui, e si è suicidato nel ristorante che gestiva con il fratello.

Sono mesi che vi dico che il redde rationem sarebbe arrivato a settembre.

Che i vari recovery fund , SURE etc sarebbero stati solo delle chimere buone per prendere in giro la gente perchè inutili
e, anche se fossero serviti a qualcosa, sarebbero giunti troppo tardi.


Eppure il governo avrebbe potuto NON aspettare un mitico fondo del tempo del mai,
ma emettere 5-6 miliardi di debito extra, al costo di una frazione di unità percentuale, grazie alla BCE,
e con questi soldi dare aiuti di emergenza a questi disgraziati, magare evitarne il suicidio, magari mantenerli in vita.



Invece si seminano promesse, si dicono “Farò”, “faro fronte” Incontrerò”.

Tutto spostato al futuro, ma le aziende falliscono ora, la gente si suicida ora, il mangiare manca adesso.

Però chi non ha mai avuto fame, chi non ha mai avuto bisogno, non lo può capire.

Non lo capirà mai.

Ecco perchè voi soffrite, e soffrirete ancora di più in futuro, e non potete neanche sperare in un cambiamento politico.
 
Quanta ipocrisia, ma soprattutto penso proprio che sono "loro" ad avere "dei problemi".
Una semplice fotografia. E' chiaro che - se sei in costume - tutti vedono il tuo sedere.
Tutti al mare quel giorno hanno visto il tuo sedere. E allora ? Dove sta il problema ?
13 anni "poco più che una bambina " ??????? La mia prima morosa aveva 12 anni ........
e non era proprio "una bambina".
Non ho ben chiaro il concetto. Ci stiamo adeguando ad altri canoni ? Ad altre religioni ?
IPOCRITI PERVERTITI che non siete altro. Ma chi lo guarda sulla foto il lato b di una 13enne ?
Probabilmente solo voi.
Per non parlare poi "dell'ordine dei giornalisti", completamente assente dove invece dovrebbe
denunciare "pseudo giornalisti" su articoli veramente indecenti e falsi.

Da giorni sui social è montata la polemica contro il settimanale Gente,
che nel numero in edicola ha dedicato la copertina a Francesco Totti ma, soprattutto, a sua figlia Chanel.
La secondogenita del Capitano e di Ilary Blasi è una bellissima ragazzina ma, appunto, è poco più che una bambina.

La scelta di metterla in copertina, di spalle, dando evidenza al suo corpo non è piaciuta al popolo della rete,
sempre pronto a stigmatizzare comportamenti ritenuti sbagliati .

Sono immediatamente piovute critiche sul giornale, che ha oscurato il volto della ragazza ma ne ha messo in evidenza il lato B,
un comportamento che ai più è apparso ipocrita ma, soprattutto, poco rispettoso nei confronti di una ragazzina di appena 13 anni.

"Davvero dobbiamo spiegarvi che mettere in copertina il lato B a nudo di una tredicenne non è accettabile anche se le censurate il volto?
E che commentarla sessualmente, oggettificandone il corpo, è una violenza verbale a una bambina?", si legge tra i tanti commenti su Twitter.

Nel tardo pomeriggio era intervenuto anche il Telefono Azzurro, che su Twitter aveva criticato con forza la scelta del settimanale:
"Quando si parla di tutela dei minori è fondamentale che il mondo dell'informazione si schieri in prima linea:
i principi della Carta di Treviso devono rappresentare un cardine in ogni scelta editoriale".

Dopo la segnalazione di Telefono Azzurro è arrivata anche la denuncia del Moige all'Ordine nazionale dei giornalisti.

Il movimento dei genitori, per voce del vicepresidente Elisabetta Scala, ha ritenuto
"inaccettabile e perverso pubblicare sulla copertina di una rivista l'immagine di una tredicenne con il suo lato b in evidenza".

In quest'azione, secondo il Moige, c'è l'aggravante del fatto che si sia fatto
"esplicito riferimento ad esso e a quanto somiglia a quello della madre.
Non c'è dubbio in proposito perchè il viso invece è coperto per 'tutelarè l'identità della minore.
E non può essere una giustificazione il fatto che si tratti di figlia di personaggi noti".

Duro l'affondo finale da parte dell'associazione:
"Questo nuovo andamento della comunicazione mediatica di iper-sessualizzazione dell'infanzia e dell'adolescenza,
ai confini con l'istigazione alla pedofilia, deve produrre un unanime reazione di indignazione
e al contempo essere immediatamente fermata dalle istituzioni che si occupano di tutelare i nostri figli
e di salvaguardare un giornalismo e una comunicazione mediatica corretti e rispettosi dei minori".

È di queste ore la comunicazione dell'Ordine dei Giornalisti, "Il Presidente Carlo Verna, in accordo con il Segretario Guido D’Ubaldo,
ha deciso di procedere con la segnalazione al collegio di disciplina territoriale competente della direttrice responsabile di Gente, Monica Mosca,
al fine di valutare la sussistenza di eventuali violazioni della Carta di Treviso – inserita nel testo unico della dentologia –
per aver pubblicato in copertina del settimanale la foto della figlia minorenne di due personaggi noti del mondo dello sport e dello spettacolo
focalizzando l’attenzione sull’aspetto fisico. Anche la Commissione Pari Opportunità del Cnog ha stigmatizzato l’episodio".
 
Nelle ultime settimana sulle coste siciliane sono continuati a sbarcare centinaia di migranti clandestini, molti dei quali, peraltro, positivi al coronavirus.

Diamo due numeri. Solamente nella giornata di ieri in Sicilia si sono registrati sessantacinque nuovi casi.

Ecco, cinquantotto dei sessantacinque nuovi positivi sono immigrati arrivati a Lampedusa.

La cosa ulteriormente grave è un’altra: assai probabilmente, i migranti positivi al Covid-19 sono ancora di più,
dal momento che si sono verificati (e continuano a esserci) diversi sbarchi "fantasma" di decine di persone
che riescono così a sfuggire a qualsiasi controllo, facendo perdere immediatamente le proprie tracce.


Non solo. Le nostre istituzioni, impegnate ad aggiornare quotidianamente la conta dei contagi nel Belpaese – ieri i positivi sono arrivati a quota 953 –,
classificano tra i casi positivi dovuti agli sbarchi solamente quelle persone che effettuano l’esame del tampone appena sbarcati.


La percentuale dei positivi da sbarco viene decisamente sottostimata.

E lo è anche per un’altra ragione spiegata da La Verità, che è la seguente:

se un immigrato, appena messo piede sul territorio italiano, viene trovato positivo al Sars-Cov-2, non viene classificato come "positivo da sbarco",
bensì come "straniero residente o arrivato recentemente".


E così, come per magia, sparisce dalla percentuale dei positivi da sbarco.

Ecco spiegato il "trucchetto" delle nostre autorità che vanno a nascondere i veri numeri.
 
Trovo decisamente incredibile che molti commentatori, per non dire tutti,
denuncino con sorpresa l’indisponibilità di troppi giovani a rispettare le regole necessarie per il contenimento dell’attuale pandemia.
Alcuni provano ad indicare in una malintesa libertà individuale l’origine del problema ma, poi,
proprio non riescono a vedere da dove questa forma di fraintendimento effettivamente arrivi.



Il fatto è che, dal ‘68 in poi, la libertà è stata concettualizzata come una proprietà ovviamente legittima dell’uomo
ma senza alcuna insistenza sulla responsabilità che dovrebbe accompagnarla.

Questa brillante impresa si è vista all’opera su mille piani partendo dal mondo universitario nel quale la libertà ha preso la forma delle tendenze più stolte,
a cominciare dalla predisposizione di “piani di studio” individuali, cioè fatti attraverso la “libera” scelta dei corsi da seguire
o da evitare, possibilità per fortuna fortemente limitata nelle facoltà "più delicate", come medicina o ingegneria.


Si è poi scambiata la libertà di associazione studentesca con l’arbitrio e talora la violenza
nei rapporti col corpo accademico o associazioni di colleghi non disposte a seguire il pensiero unico del “movimento”.

In una parola, da almeno tre generazioni molti giovani sembrano intendere la trasgressione come valore
e la disciplina come disvalore, al punto di identificare la prima con la libertà e la seconda con un bieco autoritarismo liberticida.


Il tutto, dando per scontato che qualcun altro debba provvedere al loro benessere e alla loro sicurezza
al fine di poter proseguire liberamente lungo la stessa strada.

Alla fine, essi non sono affascinati dalla Follia di Erasmo da Rotterdam ma solo dalla ben più banale follia del sabato sera, delle movide e delle mode.

Va anche sottolineato che, se è vero che ogni generazione vede nei giovani qualche forma di ribellione verso ciò che è stato realizzato dalle generazioni precedenti,
oggi essa è più massiccia e più “strutturale” grazie all’amplificazione che riceve da fonti variamente interessate a cavalcarla.


La tendenza trasgressiva non è una concezione che mette al centro di tutto l’individuo perché, in realtà, al centro c’è il “gruppo”,
ossia l’aggregazione dell’individuo in piccoli o grandi “greggi” in cui la propensione libertaria individuale cede il passo all’arroganza del collettivo,
col risultato che il rispetto per valori o regole torna ad avere qualche validità solo in circostanze nelle quali non c’è alternativa, come fermarsi, di norma, se il semaforo è rosso.



Non sorprende, quindi, che la questione delle discoteche (sic!) sia stata al centro per una decina di giorni di polemiche di ogni genere
che hanno visto, ancora una volta, come nel ‘68, vari politici e commentatori affannarsi a difendere il “diritto” dei giovani, poverini,
a sgranchirsi le gambe e a distruggere il propro udito in quelle camere del rumore che hanno sostituito da tempo le più umili, ma più sane, balere di campagna.


C’è però da chiedersi cosa abbiano detto e fatto i genitori delle migliaia di giovani che hanno affollato per un paio di settimane le discoteche.

La domanda è d’altra parte puramente retorica perché le generazioni “trasgressive” hanno generato
anche la pressoché totale scomparsa del principio di autorità non solo degli adulti in generale, della scienza o del Governo ma, appunto, anche dei genitori.


Mario Draghi ha ragione nel sostenere che i giovani vanno aiutati di più, ma a cominciare dall’educazione di base e non solo da quella professionalizzante o dai sussidi finanziari.

Chi e come debba o possa farlo è drammaticamente problematico.

Ma occorre farlo, prima che i principi e i valori occidentali vengano surclassati da quelli, forti e per ora robusti,
di altre civiltà che, persino durante la pandemia, sembrano non aver dimenticato il valore dell’obbedienza e del rispetto per la libertà altrui.
 
Sia chiaro, sul referendum per la diminuzione dei parlamentari, il primo ad abboccare alla idiozia dei cinquestelle è stato il centrodestra
che, per seguire la foga popolare e per mancanza di coraggio, ha sostenuto in parlamento la riforma più pericolosa in assoluto.

Ci viene in mente l’ottobre del ‘93 quando, sempre sotto l’effetto della rabbia generale, il Parlamento abolì l’immunità dell’articolo 68,
per consegnarsi mani e piedi ad una magistratura che il caso “Palamara” ha descritto largamente.
Tanto è vero che, da allora ad ora, più che una Repubblica parlamentare siamo diventati una Repubblica giudiziaria,
con l’aggravante estrema che i giudici che” sbagliano” non rispondono e non pagano niente, basterebbe rileggere la storia di questi 27 anni per capire.


Per non dire del fatto che la magistratura non solo non paga i suoi errori giudiziari ma si è permessa il lusso di orientarsi politicamente,
come sempre il caso “Palamara” ha evidenziato, senza che il Parlamento e le istituzioni battessero ciglio, pensate voi a cosa ci siamo ridotti.

Pensate soprattutto quanto costi alla democrazia, a tutti noi, l’effetto di una riforma scriteriata della Carta, inserita in malo modo,
senza che si sia riscritto e riordinato l’intero articolato del capitolo in questione.

Per farla breve, nel ‘93 essersi consegnati ai giudici senza che tutta la giustizia fosse riformata per rispettare il principio costituzionale dei pesi e contrappesi,
ha spianato la strada agli obbrobri giudiziari che spesso e volentieri abbiamo visto e subito.


Ecco perché modificare la Carta nei tratti vitali alla democrazia, deve essere materia ponderata e bilanciata in ogni punto e virgola,
altroché per slogan ad effetto, bugie suggestive, pubblicità elettorale, come la diminuzione del corpo elettorale proposta dai grillini,
alla quale per paura sono andati dietro tutti i partiti, senza riserve e soprattutto senza cervello.


Sulla democrazia non si risparmia, meno che mai in soldi, anche perché se fosse quello il motivo che ha spinto i 5 stelle,
sarebbe bastato tagliare stipendi, emolumenti e privilegi delle Camere, per ottenere di più, di meglio e in abbondanza.



Al contrario, la riduzione proposta nel referendum, non solo in sostanza non farà risparmiare un tubo alle casse dello stato,
ma colpirà al cuore la rappresentatività parlamentare del paese che è alla base delle garanzie di pluralismo,
molteplicità delle presenze e della partecipazione alle scelte per il bene della nazione.


Un principio evidente da capire: cosa succederebbe se per risparmiare si riducesse il numero dei parlamentari,
per esempio al numero delle regioni, insomma 21 deputati e 21 senatori? Un viaggio verso la dittatura.


Inoltre diminuire la rappresentanza senza modificare il bicameralismo perfetto come altrove nel mondo democratico,
manterrebbe inalterato il problema del “via vai” e delle insopportabili lungaggini dei rimpalli fra le Camere.

Come se non bastasse, senza una adeguata modifica delle leggi elettorale e dei collegi di riferimento,
col “sì” al referendum ci ritroveremmo con uno squilibrio anticostituzionale nella rappresentanza fra Regioni,
alcune sottorappresentate ed altre il contrario.

Un caos pazzesco.


Da ultimo il fatto che la foga popolare contro la politica, la casta insomma, non si è creata per la quantità dei parlamentari nazionali,
ma per la mediocrità, la sottocultura, l’opportunismo squallido, il trasformismo meschino e la disonestà intellettuale
di una classe politica che nel tempo si è squalificata tragicamente agli occhi del paese, coi 5 stelle poi non ne parliamo.


Ecco perché voteremo “no”
convintamente e ci adopereremo con ogni forza per far votare “no” al referendum di settembre.

Stavolta è in ballo la democrazia e la difenderemo come gli arditi. Anche fossimo da soli.
 
Quando il consulente del ministro Speranza Walter Ricciardi se ne era uscito con quel
"Se aumentano i contagi, elezioni e scuola a rischio", in molti avevano realmente temuto.


In realtà il governo pare avere ben altro in mente.

Dopo la smentita di Ricciardi, che aveva successivamente spiegato di essersi riferito ad altri Paesi,
e le rassicurazioni dell'esecutivo, ecco il piano per le regionali, le comunali ed il referendum.


Potremo presentarci alle urne, ma non tutti.


Questo quanto si evince dal protocollo sanitario inviato alle prefetture locali.

All'interno del documento "Protocollo sanitario e di sicurezza per lo svolgimento delle consultazioni elettorali e referendarie dell’anno 2020"
messo a punto dai ministeri della Salute e dell'Interno ci sono delle rigide norme che devono essere applicate per svolgere le elezioni in sicurezza.


La conseguenza è che non tutti potranno esprimere il proprio voto.


Oltre alle disposizioni su come allestire i seggi
(con percorsi guidati e segnalati, ingressi ed uscite separate, accessi contingentati per evitare assembramenti e scrupolose regole di pulizia ed igiene),
si parla anche di chi è invitato a non recarsi al seggio elettorale.


Coloro che hanno una temperatura corporea pari o superiore a 37,6°, infatti, non potranno votare,
così come non potranno presentarsi alle urne coloro che nei 14 giorni precedenti alle consultazioni hanno avuto contatti con un soggetto positivo al coronavirus.



Non solo.

Chi presenta i sintomi di una infezione respiratoria, come tosse, catarro o abbondante produzione di muco, è invitato a restare a casa.


Va detto che all'ingresso del seggio non verranno effettuati controlli come la misurazione della temperatura:
il governo, infatti, ha deciso di puntare sul senso di responsabilità di ogni individuo, chiedendo "il rispetto delle regole di prevenzione".

Qualcuno potrebbe però far notare che a settembre non è insolito contrarre un'infezione alle vie respiratorie,
come un banale raffreddore, ma queste sono le disposizioni arrivate dall'esecutivo.


Di sicuro il 20 ed il 21 settembre non potranno votare tutti i cittadini attualmente positivi al Covid-19, e parliamo di almeno 19mila elettori.


Il voto domiciliare?

A quanto pare non sarà possibile, soprattutto a causa dei tempi già esauriti (si deve fare richiesta della certificazione alla Asl 45 giorni prima del voto).


Chi invece potrà recarsi al proprio seggio, dovrà sottostare a rigide regole sanitarie.

"È necessario contemperare due diritti costituzionali, quello al voto e quello alla salute",
si legge infatti nel protocollo sanitario di chi ha esaminato il documento.


Dovrà essere rispettata la distanza di un metro fra i cittadini in attesa, e quella di 2 metri fra l'elettore e gli scrutatori.


Ciascun cittadino sarà tenuto ad indossare la mascherina in ciascuna delle fase del voto,
fatta eccezione per il momento del riconoscimento,
ed a igienizzarsi le mani all'ingresso del seggio, prima di ricevere la scheda elettorale e prima di lasciare la struttura.


Stesse regole per rappresentanti di lista, presidente di seggio e scrutatori.

Per gli ultimi due c'è anche l'obbligo di indossare i guanti prima di tocchare le schede.
 
Continuano le incertezze sul super-bonus 110%. Due settimane fa l'Agenzia delle entrate ha pubblicato
la circolare nr. 24 he avrebbe dovuto finalmente chiare tutti gli aspetti della misura con cui chi eseguirà dei lavori di ristrutturazione
fino al 31 dicembre 2021 potrà contare su una detrazione del 110% delle spese sostenute per gli interventi di efficientamento energetico e di riduzione del rischio sismico.


Si tratta di una misura, dunque, che dovrebbe incentivare a porre in essere questa tipologia di interventi contribuendo a rilanciare un settore, quello edile, c
he ha particolarmente risentito del lockdown degli scorsi mesi.

Eppure, da quando il bonus è stato lanciato continuano a restare delle incertezze tutt'altro che trascurabili,
considerando che l'eventuale non rispetto delle condizioni richieste (anche se non del tutto chiaro)
potrebbe significare l'esclusione dall'accesso al bonus o, peggio, l'incappare in provvedimenti amministrativi
per l'accesso ad una detrazione di cui, forse, non si aveva il diritto ad usufruire.

Dopo il dubbio sulla possibilità, per le partite Iva, di utilizzare il super-bonus 110% ora il dubbio è sulla tipologia di edifici.

L'Agenzia delle entrate, difatti, evidenzia una distinzione tra edifici condominiale a prevalente destinazione residenziale
e edifici che non lo sono, come ad esempio quelli, in molte grandi città italiane, in cui accanto agli appartamenti ad uso familiare
ci sono anche studi professionali (dentisti, avvocati, commercialisti ecc. ecc).


Nello specifico, la prima tipologia di palazzi sono quelli la cui superfice complessiva è occupata per più del 50% da unità immobiliari destinate ad uso residenziale.

Nel secondo caso, invece, il palazzo potrebbe non essere considerato più residenziale.

E allora cosa potrebbe succedere?

Ad un'interpretazione restrttiva si direbbe che sarà possibile ammettere al bonus solamente colori i quali
siano proprietari e/o detentori di unità immobiliari ad uso residenziale che sosterranno le di ristrutturazione sulle parti comuni dell'edificio,
mentre coloro i quali siano proprietari di unità immobiliari non residenziali resteranno esclusi dall'accesso al bonus sulle spese che sosterranno per quota parte,
sulle medesime parti comuni dell'edificio.

Quello che succederà in questa fattispecie è, dunque, evidente:
non potendo ottenere gli incentivi del 110% i condomini con immobili ad uso non residenziale
non vorranno fare i lavori rendendo estremamente complesso poter deliberare i lavori;
e questo nonostante nel decreto agosto il governo abbia deciso di abbassare le maggioranze in assemblea di condominio
per poter dare il via ai lavori di ristrutturazioni energetiche e sismiche,
maggioranza che è ora di un terzo dei millesimi del fabbricato, nel caso di presenza in assemblea di almeno la metà dei condomini.

questa misura è tipo bonus elettrodomestici..........a patto che durante acquisto collimi una ristrutturazione edilizia in corso........... presa perXXXO.
in sostanza se il condominio pensava..........di usufruire facilmente del bonus ha capito male visto che ad esempio per inserire la FACCIATA si deve al contempo andare a ridurre classe energetica MA...........c'è sempre un MA................ A PATTO CHE SI OTTENGA LA CERTIFICAZIONE DI SANATORIA EDILIZIA DI EVENTUALI DIFFORMITà SUCCESSIVE ALLA CONCESSIONE ORIGINIRARIA...............ora ditemi se conoscete un condominio senza una tettoia.........una verandina,,,,,,,,un gazebo che da smontabile è perenne,,,,,,,,,,,,insomma solita propaganda di conte & c.
 

Allegati

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Vi presentiamo un’interessante infografica da Statista nella quale si presentano i principali produttori mondiali di auto nel 2019,
e la loro posizione in confronto a quella del 2014.

Quindi si analizza l’evoluzione quinquennale nella produzione delle auto. fra i maggiori paesi…


Ora è facile prevedere che la Cina sarà in testa, ma dove sarà l’Italia ?


Ecco l’Infografica:


auto-cina.jpeg




Un’auto su tre è prodotta in Cina, e l’incremento dal 2014 al 2019 è stato del 7,2%.

Inoltre è molto interessante il salto fatto dall’India, con un incremento impressionante del 14%.

Il subcontinente indiano si avvia ad essere il vero cacciavite del prossimo decennio.

Calo impressionante degli USA, con un -40%, nonostante l’impegno di Trump,
della Germania e della Corea del Sud, mentre il Giappone dell’Iper Debito mantiene la sua posizione.


E l’Italia’ in classifica proprio non c’è, siamo usciti ormai dall’elenco dei paesi produttori di auto.


Il risultato di una politica industriale sbagliata e di una serie di fusioni e contro- fusioni finanziarie
che ci hanno letteralmente privato dell’industria.

E con la fusione PSA FCA tutto questo, sappiamo già, non potrà che peggiorare.
 
“Non fallire”, il rischio che si corre è la sopravvivenza stessa del Governo.

Il premier si rende conto, chiama a raccolta i suoi e commissaria la gestione della scuola.

Leggendo la notizia che riferisce il Messaggero, si potrebbe anche azzardare di pensare che la vera questione che preme,
non sia consentire agli studenti di tornare dopo mesi tra i banchi, ma di salvaguardare l’immagine del Governo.




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La riapertura in sicurezza dell scuola rappresenta la signora battaglia dell’esecutivo.

Lo sa molto bene Giuseppe Conte, il quale durante il vertice ha arringato per due ore i ministri Lucia Azzolina, Paola De Micheli, Roberto Speranza, Francesco Boccia,
il commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri e il capo della protezione civile Angelo Borrelli, e ha deciso di prendere la situazione in mano:


“Al coordinamento ora ci penso io, qui tutto l’esecutivo è in gioco…”


Un vero e proprio commissariamento della “gestione della scuola”, più che prevedibile considerando quanto finora non sia stato ‘azzeccato’ dai suoi: praticamente tutto.


La giusta domanda da porsi è come mai l’avvocato del popolo non si sia reso conto prima del pastrocchio e non abbia tirato prima le redini del comando.

Forse era troppo impegnato a inciuciare con i suoi amici cinesi.



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“Per il governo far riaprire la scuola è un imperativo categorico, Non sono ammessi errori di alcun tipo.
Dobbiamo essere assolutamente preparati. L’anno scolastico deve ripartire come stabilito. E deve ripartire in sicurezza”.


Anche a costo di ignorare l’immpennata dell’epidemia.


E mentre le questioni più importanti rimangono un grande punto interrogativo, i giorni scorrono e il 14 settembre si avvicina.
 
Con tanto di cappello, riverenze e inchino.

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio si prepara ad accogliere il ministro di Pechino Wang Yi.

Naturalmente motivi della visita e contenuti all’ordine del giorno che verranno intavolati dalle due rappresentanze politiche, non “v’è dato di sapere”.




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Tant’è che, stando a quanto riferisce la Verità, in occasione della visita del politico cinese non è prevista alcuna ufficiale “conferenza stampa”,
cioè un evento che prevede un numero elevato di domande non previste e poco controllabili, ma sarà concessa solo un “punto stampa”,
un discorso che ciascun ministro terrà, di brevissima durata, al termine del quale è previsto giusto il tempo di “pochissime domande morbide, se non concordate”.


Tizzoni ardenti sotto la cenere.

Proprio in questi giorni abbiamo riferito la notizia dell’apertura di Conte alla tecnologia cinese del 5g,
messa nero su bianco con Dpcm il 7 agosto, tenuta segreta e su cui i diretti interessati
ancora non hanno proferito parola -notizia “non smentita perchè non smentibile”, riferisce la Verità-.



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Eppure si tratta di una decisione dalle conseguenze importanti,
che non resta confinata entro l’aspetto della specifica questione ma che va ben oltre,
perchè andrà a delineare gli assetti geopolitici e geostrategici nei prossimi anni.


In realtà lo sta già facendo.


L’esecutivo sta scherzando con il fuoco, le notizie arrivano anche all’estero - nonostante cerchino di fare tutto nell’oscurità-
ma forse “Promettopoli” non lo sa o è troppo concentrato a specchiarsi nelle acque della sorgente.


Nel mirino cinese insieme al 5G parrebbe essere finito anche “il controllo dei porti”, riferisce la Verità,
in particolare quello di Taranto che andrebbe ad aggiungersi a quello di Vado Ligure,
di cui Cosco, colosso controllato da Pechino, ha acquistato il 40% nel 2016.
 

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