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It's time to play the game
B.P.Vicenza: Ghizzoni, so che Fortress ha parlato con banca


CERNOBBIO (MF-DJ)--"So che hanno parlato con Vicenza, ma noi non possiamo interferire".

Così Federico Ghizzoni, a.d. di Unicredit, ha risposto a margine del workshop Ambrosetti, a chi gli chiedeva di un eventuale interesse di Fortress per B.P.Vicenza. Unicredit è il garante unico del consorzio di garanzia per l'aumento di capitale da 1,75 mln della popolare vicentina.

Secondo indiscrezioni di stampa il fondo americano avrebbe presentato un piano che dovrebbe includere da un lato la sottoscrizione di una parte importante dell'aumento di capitale e dall'altro l'acquisto del portafoglio di Npl della banca veneta.
 

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B.P.Vicenza: Ghizzoni, so che Fortress ha parlato con banca


CERNOBBIO (MF-DJ)--"So che hanno parlato con Vicenza, ma noi non possiamo interferire".

Così Federico Ghizzoni, a.d. di Unicredit, ha risposto a margine del workshop Ambrosetti, a chi gli chiedeva di un eventuale interesse di Fortress per B.P.Vicenza. Unicredit è il garante unico del consorzio di garanzia per l'aumento di capitale da 1,75 mln della popolare vicentina.

Secondo indiscrezioni di stampa il fondo americano avrebbe presentato un piano che dovrebbe includere da un lato la sottoscrizione di una parte importante dell'aumento di capitale e dall'altro l'acquisto del portafoglio di Npl della banca veneta.

Contrariamente a Carige dove accettare compromessi simili voleva dire per gli attuali azionisti diluirsi pesantemente, su Vicenza gli attuali azionisti già sono stati spazzati via quindi in teoria non ci dovrebbero essere grossi problemi ad accettare questa proposte.

Chiaramente ad UCG farebbe comodo potete diminuire l'inoptato
 

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Contrariamente a Carige dove accettare compromessi simili voleva dire per gli attuali azionisti diluirsi pesantemente, su Vicenza gli attuali azionisti già sono stati spazzati via quindi in teoria non ci dovrebbero essere grossi problemi ad accettare questa proposte.

Chiaramente ad UCG farebbe comodo potete diminuire l'inoptato
Da notizie di stampa, l'ipotetico intervento di Fortress non sembra destinato a concretizzarsi.
Ci sono contatti con altri fondi.
 

Fabrib

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Il gran ritorno delle scatole cinesi nel piano CDP-governo per le banche
Pubblicato il 11 aprile 2016 in Articoli/Economia & Mercato/Italia


di Mario Seminerio – Il Fatto Quotidiano

Nei giorni scorsi a Palazzo Chigi si è tenuto un vertice finalizzato alla “messa in sicurezza” del settore bancario italiano, in particolare riguardo all’ingorgo di aumenti di capitale previsti nelle prossime settimane (quelli certi sono Veneto Banca, Popolare di Vicenza e Banco Popolare) ma anche sul modo per rimuovere i prestiti in sofferenza dal portafoglio delle banche. Pare che l’esecutivo intenda creare una rete di protezione per mandare a buon fine gli aumenti di capitale, e già questo è un messaggio di debolezza sistemica inviato al mercato.



Pivot dell’iniziativa pare essere Cassa Depositi e Prestiti. Il nostro “fondo sovrano”, la cornucopia immaginaria sempre invocata nei momenti critici per l’economia del paese ma che ha oggettive limitazioni operative, di natura istituzionale (più facilmente aggirabili) ma soprattutto economiche e finanziarie, con un bilancio piuttosto rigido e capitale fortemente limitato rispetto alle ambizioni e alla cupidigia della politica. Nel caso degli aumenti di capitale delle banche, e per proteggere gli istituti che garantiranno l’aumento sottoscrivendo l’inoptato, cioè le azioni non assorbite dal mercato, pare che il governo voglia creare uno o più veicoli ad hoc, allargando il consorzio di garanzia.

Di fatto, la CDP e gli altri soggetti eventualmente partecipanti al veicolo si troverebbero azionisti in via residuale dopo le ricapitalizzazioni. Resta da capire per quale motivazione economica, visto che il pacchetto di azioni acquisite sarebbe diretta risultante della disaffezione del mercato e potrebbe giungere sino al controllo delle banche, con evidenti problemi di governance. Cassa Depositi e Prestiti supplirebbe alla propria carenza di capitale creando società controllate attraverso un tipico meccanismo di “scatole cinesi”, per lustri alla base del nostro capitalismo relazionale e da debito.

Con poco capitale proprio ed un sistema di holding e subholding si controllano imperi, quasi tutti dai piedi d’argilla ma questa è altra storia. Il fondo di garanzia dell’inoptato, se mai vedrà la luce, sarà il tentativo di evitare che la freddezza del mercato verso le banche e la loro fame di capitale finisca col creare rischi sistemici per il paese ma il rischio è quello di aumentare l’instabilità del sistema.

Il governo pare poi non aver abbandonato l’idea di agire sulle sofferenze bancarie: quelle non coperte da garanzia pubblica (le più rischiose) sarebbero acquisite da un veicolo orchestrato dalla CDP. Anche qui, persisterebbero i noti problemi di valutazione del prezzo di cessione delle sofferenze (e quindi di aiuto di stato), oltre a quelli relativi al ruolo delle fondazioni bancarie, azioniste della Cassa. Portarsi a casa, sia pure indirettamente, crediti tossici a prezzi problematici e pacchetti azionari che il mercato ha rifiutato di comprare non sembrano esattamente tra le migliori prassi di prudente gestione dei propri investimenti. Ma il sistema non era sano e solido?
 

malvi88

Forumer attivo
Nasce Atlante, il fondo salva-banche
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Quaestio Sgr lancerà un Fondo d'investimento alternativo (Fia) chiamato Atlante per sostenere la ricapitalizzazione delle banche italiane e favorire la cessione delle sofferenze del sistema. Lo comunica una nota della società di gestione presieduta da Alessandro Penati.
«A seguito di incontri con un vasto numero di investitori istituzionali, banche, assicurazioni, fondazioni bancarie e Cdp - si legge nella nota - Quaestio ha raggiunto un importante numero di adesioni per lanciare il Fondo Atlante». L'obiettivo è «assicurare il successo degli aumenti di capitale richiesti dall'Autorità di Vigilanza a banche che oggi si trovano a fronteggiare oggettive difficoltà di mercato, agendo da back stop facility». Il secondo obiettivo sono le sofferenze. Atlante «concentrerà i propri investimenti sulla tranche junior di veicoli di cartolarizzazione, potendo far leva su quelle a maggior seniority per le quali c'è un manifesto interesse da parte degli investitori».


Il fondo promosso dal governo con risorse private per il settore bancario e lanciato dalla Sgr Quaestio di Alessandro Penati, Cariplo e aperto ad altri investitori per fare da rete di sicurezza agli aumenti di capitale e risolvere il problema delle sofferenze, si chiama Atlante come il Titano che reggeva sulle spalle il peso della volta celeste. Una operazione che, come afferma il premier Matteo Renzi, vede il mercato «che affronta i problemi con risorse proprie senza chiedere soldi pubblici». Il fondo, che secondo alcune fonti avrà una dotazione di 5 miliardi di euro aumentabili fino a 6 miliardi, ha infatti, come sottolinea Queastio, «raggiunto un importante numero di adesioni» da parte di banche, fondazioni e altri e vedrà la Cdp con una quota limitata.

Il nuovo passo avanti è arrivato nel pomeriggio dopo un vertice tenuto al Mef con gli amministratori delegati delle principali banche italiane. Nella riunione i dettagli del meccanismo sono stati illustrati verbalmente in un clima definito positivo e che, come hanno spiegato i partecipanti, dà fiducia sul successo dell'operazione. D'altronde lo stesso premier Matteo Renzi in mattinata aveva annunciato che questa è «la settimana giusta» per il piano banche del governo. Certo la riunione è stata «interlocutoria» anche perché la documentazione scritta verrà fornita martedì alle banche in modo che i manager possano poi portare il dossier ai rispettivi consigli di amministrazione.

Lo stesso governo comunque, annunciano Renzi e il ministro dell'economia Pier Carlo Padoan, agevolerà ancor più la nascita del fondo non con un aiuto pubblico (per non cadere sotto la scure della Ue) ma con norme “di accompagnamento”, in modo da velocizzare il recupero crediti, inserendole nel dl banche che affronterà anche il tema indennizzi. Saranno così varate misure per per rendere più semplici e veloci le procedure concorsuali in modo da ridurre e rendere più prevedibili e rapidi i tempi di rientro. Bruxelles, visto che il fondo poggerà su risorse private, non richiederà un'autorizzazione preventiva ma appunto esaminerà con attenzione i dettagli del meccanismo per vedere se vi sia violazione della normativa sugli aiuti di Stato.

Nella sede di via XX Settembre quindi sono arrivati, in tempi diversi, gli a.d. di Unicredit e Intesa Sanpaolo mentre verso le 18 è stato il turno di una folta pattuglia di capiazienda delle altre banche: Bnl, Bper, Banco Popolare, Bpm, Creval, Credem e Popolare Sondrio, molti dei quali ignoravano i dettagli del nuovo meccanismo sia sul fronte del prezzo delle quote che sul valore delle sofferenze, oltre che sull'impatto sul proprio capitale di una eventuale partecipazione all'operazione. La riunione, protratta per quasi due ore, sembrerebbe aver chiarito questi interrogativi.

Si vedrà ora quali saranno i soggetti che effettivamente parteciperanno al fondo. Il sistema delle fondazioni, malgrado le perplessità di alcuni enti, dovrebbe assicurare circa 500 milioni di euro grazie anche all'attivismo del presidente Acri e della Cariplo Giuseppe Guzzetti. La Cdp appunto dovrebbe mantenere una quota limitata per non alimentare i dubbi di Bruxelles. Nel comunicato emesso in serata, Quaestio rileva come Atlante punti ad «assicurare il successo degli aumenti di capitale richiesti dall'Autorità di Vigilanza a banche che oggi si trovano a fronteggiare oggettive difficoltà di mercato, agendo da back stop facility». In prima fila ci sono così Popolare Vicenza e Veneto Banca ma non solo. Sulle sofferenze inoltre (le nette in Italia sono a 88 miliardi di euro) il fondo sottolinea come l'ammontare che potrà essere «deconsolidato dai bilanci bancari sarà di gran lunga superiore a quelle acquistate dal Fondo, in quanto Atlante concentrerà i propri investimenti sulla tranche junior di veicoli di cartolarizzazione, potendo far leva su quelle a maggior seniority per le quali c'è un manifesto interesse da parte degli investitori».
 

malvi88

Forumer attivo
naspettato e clamoroso dietrofront delle banche a Piazza Affari malgrado l'imminente lancio del fondo Atlante. L'indice Ftse Mib ha accelerato al ribasso e ora perde il 2,06% a 17.357 punti con le due big, Intesa Sanpaolo
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e Unicredit
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, per un attimo sospese per eccesso di ribasso, che scendono del 5,66% e del 5,22%, rispettivamente. Mentre tra le banche popolari le vendite si accaniscono di più su Bper (-3,82%) e Ubi Banca
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(-3,98%).

Il fondo Atlante è lo scudo di sistema per gli aumenti di capitale e per l'acquisto di sofferenze, che avrà una dotazione fino a 6 miliardi di euro e una durata di 5 anni, con un possibile rinnovo per altri tre. In particolare daIntesa Sanpaolo
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e Unicredit
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arriverà un contributo di 1 miliardo di euro a testa, dalle altre banche 500-700 milioni di euro e dalle fondazioni circa 520 milioni. La Cdp contribuirà con 500 milioni, mentre altri 500-700 milioni arriveranno dalle compagnie assicurative. "Intesa Sanpaolo
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e Unicredit
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soffrono perché saranno chiamate a dare un contributo pesante al fondo", spiega un esperto, che sottolinea come "alcuni operatori immaginavano un contributo minore". Concorda un trader: "Il calo delle due big schiaccia tutti i titoli del comparto".

Il fondo dovrebbe destinare il 70% delle sue risorse agli aumenti di capitale e potrebbe rilevare il controllo di un istituto bancario attraverso la sottoscrizione dell'inoptato. Fino a 2 miliardi di euro potrebbero essere investiti con la sottoscrizione dell'inoptato dei prossimi aumenti di capitale della Banca popolare Vicenza e di Veneto Banca. Il restante 30% è destinato all'acquisto delle sofferenze con la possibilità di utilizzo della leva solo in questo caso e in misura non superiore a 1,5 volte il valore dell'equity.

Previa autorizzazione da parte della Bce, entro il prossimo 29 aprile Atlante effettuerà il primo intervento su una banca target, la Popolare di Vicenza, il cui aumento di capitale partirà a stretto giro con una garanzia di sottoscrizione dell'eventuale inoptato (fino a 1,5 miliardi) da parte di Unicredit
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. E' quanto spiega una bozza preliminare che Il Messaggero ha pubblicato in esclusiva.

Il portafoglio investimenti del veicolo in fase di messa a punto, sempre secondo quanto emerge dal documento, fa espressamente riferimento agli aumenti di capitale alle porte per Veneto Banca e B.P.Vicenza, ma parla anche di "altre banche italiane per cui si rendessero necessarie operazioni di ricapitalizzazione richieste dalle Autorita' di Vigilanza".

Per quanto riguarda le strategie adottate dal fondo, l'ingresso in banche target potrà avvenire soltanto a fronte di "valutazioni a forte sconto sul patrimonio netto" e "con un'ottica di lungo periodo". Si parla inoltre di "significativo potenziale di creazione di valore tramite operazioni di vendita o aggregazione con altre banche italiane risultati dal conseguimento di sinergie".

Secondo gli estensori, la strategia adottata dal veicolo permetterebbe di "beneficiare di prospettive di creazione di valore derivanti da una lato dal potenziale apprezzamento dei corsi azionari delle banche target - anche alla luce della fase di consolidamento atteso del settore e della valorizzazione delle sinergie risultanti - e dall'altro dai ritorni attesi sull'investimento in notes e altri strumenti finanziari".

In assenza dell'intervento del Fondo, sul sistema bancario italiano potrebbero verificarsi "severe ripercussioni" tra le quali vengono citate "possibili ulteriori pressioni su corsi azionari e sulla capitalizzazione di mercato delle banche, peggioramento delle condizioni di funding e limitata possibilità di rifinanziamento di alcune scadenze e impatti negativi sul valore di portafoglio titoli delle banche italiane".

"Il documento che sta girando sui dettagli del fondo Atlante contiene alcuni aspetti non chiari come la concentrazione del singolo investimento e il livello di leva che puo' avere il veicolo. Ci sono poi le tempistiche un po' tirate: si prevede di far partire la prima operazione il 28-29 aprile. Sembra poi esserci qualche paletto per rendere il progetto efficace che limita la liberta' di azione. Il progetto sembra quindi un po' piu' complicato di quello che si pensava. A mio avviso si sta verificando comunque un sell on news eccessivo sul settore. Il mercato dopo il documento del progetto di Governo, con qualche incertezza ancora sul tavolo, vende il settore e porta a casa i profitti delle ultime due sedute di rally", spiega un operatore a MF-DowJones

La soluzione del nodo dei crediti in sofferenza delle banche italiane aiuterà "certamente" le prospettive di crescita del Paese, che nelle ultime previsioni stilate dal Fondo monetario internazionale si è rivelata più debole del previsto. Rispetto alle previsioni di gennaio l'attesa del Fmi relativa al prodotto interno lordo nazionale passa dall'1,3% all'1% sul 2016 e dall'1,2% all'1,1% sul 2017. Dati da confrontare con quelli del Def: 1,2% per quest'anno e 1,4% per il prossimo.

Uno scarto di due decimali sul 2016 che diventano tre sul 2017 ha naturalmente ricadute negative sulla finanza pubblica italiana. L'attesa del Fmi sul deficit/pil si colloca infatti per quest'anno al 2,7% contro il 2,3% del governo, dopo il 2,6% con cui si è archiviato il 2015. Più significativa ancora la prospettiva di un rapporto debito/pil che invece di rientrare continuerebbe ad aumentare: rispetto al 132,6% dell'anno scorso, il Fondo scommette infatti su 133% quest'anno contro il 132,4% del nuovo obiettivo ufficiale.

Maurice Obstfeld, responsabile della ricerca dell'istituzione di Washington, ha spiegato perché nel World Economic Outlook la crescita italiana viene definita più debole del previsto. "Tutta l'Europa è alle prese con prospettive di crescita più basse. L'Italia, in particolare, è alle prese con problemi legati alle sofferenze del sistema bancario", ha detto Obstfeld.

Quando questi problemi saranno risolti, e il governo è al lavoro su questo fronte "anche se i dettagli non sono chiari", ha osservato, le prospettive per l'Italia miglioreranno. "Se ci riusciranno con successo ciò aiuterà certamente le prospettive di crescita in generale", ha concluso il capo economista del Fmi.
 

suléra

Forumer attivo

wallner

Gold Standard
Vi posto un interessante approfondimento sugli attori, sul funzionamento e sugli obiettivi del costituito Fondo Atlante, se tutto sarà confermato dai fatti vien da dire bravi, certo che se fosse stato istituito prima del crack della 4 banche....ma si sa....sbagliando si impara....

Articolo già postato da un forumista del FOL.

Carige, Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Ecco cosa farà il fondo Atlante escogitato da Costamagna e Gallia - Formiche.net

ah ah ah "escogitato". probabilmente gli è arrivato un numero arretrato di quattro anni fa della FAZ.

Questo tipo di fondo era già stato costituito dai tedeschi proprio all'indomani della crisi. Lo fecero subito e salvarono decine di landesbanken.
Ma in italia non c'è nessun politico/burocrate che legge i giornali tedeschi ?
Per non parlare dell'ambasciatore a berlino che dovrebbe fare proprio quello. il vero paese delle banane.
 
Qualcuno di voi, date le condizioni economiche /finanziarie di bpv e l'annuncio della nascita del fondo Apollo come vedrebbe un investimento su questa subordinata XS0336683254?
Grazie
 
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