naspettato e clamoroso dietrofront delle banche a Piazza Affari malgrado l'imminente lancio del fondo Atlante. L'indice Ftse Mib ha accelerato al ribasso e ora perde il 2,06% a 17.357 punti con le due big,
Intesa Sanpaolo e
Unicredit, per un attimo sospese per eccesso di ribasso, che scendono del 5,66% e del 5,22%, rispettivamente. Mentre tra le banche popolari le vendite si accaniscono di più su Bper (-3,82%) e
Ubi Banca (-3,98%).
Il fondo Atlante è lo scudo di sistema per gli aumenti di capitale e per l'acquisto di sofferenze, che avrà una dotazione fino a 6 miliardi di euro e una durata di 5 anni, con un possibile rinnovo per altri tre. In particolare da
Intesa Sanpaolo e
Unicredit arriverà un contributo di 1 miliardo di euro a testa, dalle altre banche 500-700 milioni di euro e dalle fondazioni circa 520 milioni. La Cdp contribuirà con 500 milioni, mentre altri 500-700 milioni arriveranno dalle compagnie assicurative. "
Intesa Sanpaolo e
Unicredit soffrono perché saranno chiamate a dare un contributo pesante al fondo", spiega un esperto, che sottolinea come "alcuni operatori immaginavano un contributo minore". Concorda un trader: "Il calo delle due big schiaccia tutti i titoli del comparto".
Il fondo dovrebbe destinare il 70% delle sue risorse agli aumenti di capitale e potrebbe rilevare il controllo di un istituto bancario attraverso la sottoscrizione dell'inoptato. Fino a 2 miliardi di euro potrebbero essere investiti con la sottoscrizione dell'inoptato dei prossimi aumenti di capitale della Banca popolare Vicenza e di Veneto Banca. Il restante 30% è destinato all'acquisto delle sofferenze con la possibilità di utilizzo della leva solo in questo caso e in misura non superiore a 1,5 volte il valore dell'equity.
Previa autorizzazione da parte della Bce, entro il prossimo 29 aprile Atlante effettuerà il primo intervento su una banca target, la Popolare di Vicenza, il cui aumento di capitale partirà a stretto giro con una garanzia di sottoscrizione dell'eventuale inoptato (fino a 1,5 miliardi) da parte di
Unicredit. E' quanto spiega una bozza preliminare che Il Messaggero ha pubblicato in esclusiva.
Il portafoglio investimenti del veicolo in fase di messa a punto, sempre secondo quanto emerge dal documento, fa espressamente riferimento agli aumenti di capitale alle porte per Veneto Banca e B.P.Vicenza, ma parla anche di "altre banche italiane per cui si rendessero necessarie operazioni di ricapitalizzazione richieste dalle Autorita' di Vigilanza".
Per quanto riguarda le strategie adottate dal fondo, l'ingresso in banche target potrà avvenire soltanto a fronte di "valutazioni a forte sconto sul patrimonio netto" e "con un'ottica di lungo periodo". Si parla inoltre di "significativo potenziale di creazione di valore tramite operazioni di vendita o aggregazione con altre banche italiane risultati dal conseguimento di sinergie".
Secondo gli estensori, la strategia adottata dal veicolo permetterebbe di "beneficiare di prospettive di creazione di valore derivanti da una lato dal potenziale apprezzamento dei corsi azionari delle banche target - anche alla luce della fase di consolidamento atteso del settore e della valorizzazione delle sinergie risultanti - e dall'altro dai ritorni attesi sull'investimento in notes e altri strumenti finanziari".
In assenza dell'intervento del Fondo, sul sistema bancario italiano potrebbero verificarsi "severe ripercussioni" tra le quali vengono citate "possibili ulteriori pressioni su corsi azionari e sulla capitalizzazione di mercato delle banche, peggioramento delle condizioni di funding e limitata possibilità di rifinanziamento di alcune scadenze e impatti negativi sul valore di portafoglio titoli delle banche italiane".
"Il documento che sta girando sui dettagli del fondo Atlante contiene alcuni aspetti non chiari come la concentrazione del singolo investimento e il livello di leva che puo' avere il veicolo. Ci sono poi le tempistiche un po' tirate: si prevede di far partire la prima operazione il 28-29 aprile. Sembra poi esserci qualche paletto per rendere il progetto efficace che limita la liberta' di azione. Il progetto sembra quindi un po' piu' complicato di quello che si pensava. A mio avviso si sta verificando comunque un sell on news eccessivo sul settore. Il mercato dopo il documento del progetto di Governo, con qualche incertezza ancora sul tavolo, vende il settore e porta a casa i profitti delle ultime due sedute di rally", spiega un operatore a MF-DowJones
La soluzione del nodo dei crediti in sofferenza delle banche italiane aiuterà "certamente" le prospettive di crescita del Paese, che nelle ultime previsioni stilate dal Fondo monetario internazionale si è rivelata più debole del previsto. Rispetto alle previsioni di gennaio l'attesa del Fmi relativa al prodotto interno lordo nazionale passa dall'1,3% all'1% sul 2016 e dall'1,2% all'1,1% sul 2017. Dati da confrontare con quelli del Def: 1,2% per quest'anno e 1,4% per il prossimo.
Uno scarto di due decimali sul 2016 che diventano tre sul 2017 ha naturalmente ricadute negative sulla finanza pubblica italiana. L'attesa del Fmi sul deficit/pil si colloca infatti per quest'anno al 2,7% contro il 2,3% del governo, dopo il 2,6% con cui si è archiviato il 2015. Più significativa ancora la prospettiva di un rapporto debito/pil che invece di rientrare continuerebbe ad aumentare: rispetto al 132,6% dell'anno scorso, il Fondo scommette infatti su 133% quest'anno contro il 132,4% del nuovo obiettivo ufficiale.
Maurice Obstfeld, responsabile della ricerca dell'istituzione di Washington, ha spiegato perché nel World Economic Outlook la crescita italiana viene definita più debole del previsto. "Tutta l'Europa è alle prese con prospettive di crescita più basse. L'Italia, in particolare, è alle prese con problemi legati alle sofferenze del sistema bancario", ha detto Obstfeld.
Quando questi problemi saranno risolti, e il governo è al lavoro su questo fronte "anche se i dettagli non sono chiari", ha osservato, le prospettive per l'Italia miglioreranno. "Se ci riusciranno con successo ciò aiuterà certamente le prospettive di crescita in generale", ha concluso il capo economista del Fmi.