preso dall'altro forum, grazie a utente Feroclo
"La beffa di Atlante e le banche venete
Spesi 3,5 miliardi per rinviare il bail in
Cresce il rischio della risoluzione. Ieri vertice tra Viola e Padoan
S
pendere 3,5 miliardi per
rimandare il bail in di
nove mesi. La beffa del
fondo Atlante è il «salvataggio interno» delle banche, ovvero senza costi diretti per il
contribuente. Il bail in appunto, ovvero lo spettro che
agita i sonni degli azionisti,
obbligazionisti e correntisti
di Veneto Banca e Popolare
di Vicenza. Agita e molto anche gli oltre 70 sottoscrittori
di Atlante, il fondo privato
che doveva sostenere il sistema bancario italiano, entrato
nel capitale in primavera
proprio per evitare il bail in
dei due istituti.
Ieri al Tesoro, in un incontro definito interlocutorio,
Fabrizio Viola - il banchiere
chiamato al capezzale delle
due ex popolari - e il ministro
Pier Carlo Padoan hanno fatto il punto sulla difficile situazione. I due istituti hanno bisogno di alcuni miliardi di euro di capitale, forse cinque.
Atlante, socio quasi totalitario, non li ha. La strada percorsa è quella della ricapitalizzazione precauzionale dello Stato, sul modello Mps. Ma
sulla cui applicabilità alle due
venete esistono molti dubbi.
La Ue richiede per questa
forma di intervento che la
banca sia solvente e che i soldi
pubblici non vadano a coprire
le perdite. E in attesa di conoscere i numeri del 2016, l’unica alternativa è (sarebbe) appunto il bail in. In caso di bail in,
rischierebbero molto gli obbligazionisti subordinati e anche
senior e, se tutto va male, anche
i correntisti oltre 100 mila euro.
Le conseguenze non si fermerebbero però ai risparmiatori veneti. Atlante, azionista
quasi totalitario, perderebbe
3,5 miliardi di euro nel «buco
nero» (la definizione è del numero uno di Atlante, Alessandro Penati) dei due istituti. Tra
i sottoscrittori, accanto a Intesa Sanpaolo e Unicredit che
hanno messo un miliardo ciascuno, ci sono una sfilza di piccole banche e una trentina di
fondazioni bancarie grandi e
piccole, alcune delle quali
avrebbero più di un problema
se l’investimento andasse male.
Le banche hanno già svalutato, in ordine sparso: dal 35%
di Intesa a Unicredit che
avrebbe invece svalutato ben
di più. Escludendo un rischio
sistemico, pur paventato da
più di un osservatore, di certo
non c’è grande soddisfazione
per l’investimento effettuato.
Nel mondo delle fondazioni,
non si nasconde l’imbarazzo
nei confronti del numero uno
Giuseppe Guzzetti, uno dei
grandi sponsor di Atlante, che
ha convinto gli enti ad investire
con la promessa di un rendimento - almeno il 6% - che al
momento appare molto lontano. Anche tra le banche, grandi
e piccole, l’insoddisfazione è
palpabile. Un importante banchiere - i cui rappresentanti
siedono nel board del fondo -cita la «mancanza di collegialità» nelle scelte gestionali.
Intanto c’è la proposta di
transazione fatta ai soci per
chiudere le cause legali in cambio di una compensazione economica. Al momento ha aderito
il 34% della platea azionaria interessata di Veneto Banca e il
29,1% della Popolare di Vicenza. Le due banche hanno fissato una soglia minima di adesione dell’80% per accettare la
proposta. C’è tempo fino al 22
marzo. Se fallise, il bail in sarebbe praticamente certo ma
tra i soci non manca chi crede
che l’ipotesi sia avanzata solo
per spaventarli e farli aderire.
A dare qualche conforto agli
oltre 200 mila azionisti è arrivata la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager,
che ha assicurato rimborsi ai
soci che sono stati vittime di
vendite fraudolente - il cosiddetto misselling -. Anche se poi
la Commissione ha precisato
che i soldi per i risarcimenti devono arrivare dalla banca stessa e non da altri, leggasi stato.
Oggi o domani potrebbe arrivare la risposta della Bce sul
fabbisogno di capitale dei due
istituti, con un dialogo tra Ue e
Francoforte finalmente sbloccato dopo l’impasse su Mps. "