Obbligazioni bancarie Obbligazioni Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca

Si allunga la lista delle banche pronte a salvare le venete. Si studia una spinta via decreto

La lista dei volenterosi si allunga, ma per ora nessuno azzarda la prima mossa. Le banche italiane si scrutano a vicenda nell'attesa che una di loro cominci a mettere sul piatto un po' di soldi. A quel punto, le altre farebbero la loro parte, in un gioco di squadra benefico per Veneto Banca e Popolare di Vicenza. A dare l'acchito potrebbe essere il governo, al lavoro su interventi che possano rendere l'operazione più appetibile per il sistema.
Per salvare i due istituti veneti servono 1,2 miliardi di euro chiesti dall'Unione europea per coprire le perdite attese. Sollecitate dal Tesoro, finora hanno dato la loro disponibilità di massima sia Intesa Sanpaolo sia Unicredit. Un passo dietro a loro ci sarebbero Poste e Mediolanum. Ma la panchina si allunga giorno dopo giorno.
"Nessuno ci ha chiesto nulla - ha detto Carlo Cimbri, amministratore delegato del Gruppo Unipol - vediamo nel caso cosa ci propongono. In linea di principio, se tutto il sistema interviene faremo la nostra parte, ma non faremo interventi isolati". Anche il gruppo del credito cooperativo Iccrea si è detto "aperto a valutare" un ruolo nel salvataggio delle banche venete in un'operazione di sistema. "Se ci chiamano - ha detto il presidente Giulio Magagni - prenderemo la questione in considerazione e andremo ad ascoltare. Ma siamo lontani".
Nei giorni scorsi, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha ribadito che non ci sarà il bail-in, ma che l'intervento delle altre banche nel salvataggio delle venete dovrà essere "del tutto volontario". Perché il governo non può imporlo a nessuno. Come non può intervenire direttamente nel capitale dei due istituti usando parte dei 20 miliardi stanziati a dicembre con il decreto salvarisparmi. Però può scegliere un percorso alternativo, un'azione meno diretta ma rivolta a indurre le banche a fare la loro parte nel salvataggio delle venete. Allo studio ci sarebbe la possibilità di mettere nuove risorse nel Fondo esuberi, lo strumento privatistico con cui il sistema bancario gestisce le fuoriuscite dei dipendenti, un tema particolarmente caldo in questo periodo di ristrutturazioni post crisi. La misura potrebbe essere contenuta nel decreto con cui il governo stabilirà i criteri di tutela dei risparmiatori, nell'ambito delle procedure propedeutiche alla ricapitalizzazione delle banche venete con soldi pubblici.
Per trovare una soluzione il tempo a disposizione è poco. Il 21 giugno scade un bond di Veneto Banca. Per decidere se e come rimborsarlo, l'istituto aspetta qualche risposta.
 
se è vero che il rimborso della venetina era stato discusso nel CDA di mercoledì è strano che poi non si sappia bene cosa han deciso in merito, solo due giornali, diciamo di minore diffusione, han riportato notizie in merito e non coincidenti tra loro.
Visto il silenzio generale propenderei per la versione dell'Huffpost: Per decidere se e come rimborsarlo, l'istituto aspetta qualche risposta.
 
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Originariamente Scritto da hommequipleure in altro Forum:

L’ipotesi di risoluzione «soft» ; Sole24ore
di Laura Serafini
La risoluzione entra tra le ipotesi al vaglio della vigilanza
italiana, di quella europea e del ministero dell’Economia, per risolvere
la crisi delle banche venete.
Va premesso subito che l’opzione allo studio non implicherebbe
il bail in e, anzi, avrebbe un carattere piuttosto innovativo.
E questo perchè il percorso che si sta immaginando - non è
ancora chiaro se alternativo o complementare a un intervento
di sistema - prevede un accostamento sinora mai tentato perchè
non esplicitamente previsto dalle norme europee sulle
crisi bancarie, e in particolare dalla direttiva Brrd. Il progetto,
in estrema sintesi, prevede l’entrata in risoluzione delle due
banche venete, che dovrebbe essere valutata (dopo il primo
caso avvenuto per l’operazione Banco Popular-Santander) dal
Single resolution board. Ma di pari verrebbe consentito anche
l’intervento dello Stato a scopo preventivo (early intervention)
attraverso un aumento di capitale da 4 miliardi.
L’ingresso nella procedura di risoluzione servirebbe, in buona
sostanza, per poter attivare il fondo di risoluzione già utilizzato
per il caso delle quattro banche finite in risoluzione prima
che entrasse in vigore la direttiva Brrd sul bail in. Oggi per
autorizzare l’utilizzo del fondo su casi diversi dalle quattro banche
va aperta una procedura di risoluzione che deve essere autorizzata
dal Srb sulla base di una serie di fattori (stabilità finanziaria,
costi per il sistema, rischi per l’intermediario e così
via). L’attivazione del fondo di risoluzione risolverebbe in un
sol colpo la questione di reperire i fondi privati per coprire
quell’eccedenza di perdite su crediti deteriorati quantificata
dalla vigilanza europea in 1,25 miliardi. Il fondo è obbligatorio
e il contributo pro-quota delle banche sarebbe inesorabile.
L’intervento privato dovrebbero andare a coprire le perdite pregresse
sui crediti, anche quelle cumulate nel corso dei 6 mesi
trascorsi tra l’autorizzazione di Bruxelles all’intervento pubblico
nelle banche in crisi (a partire da Mps), arrivata il 23 dicembre,
e questi giorni. Tempo che si è perso nelle more delle sempre
nuove richieste messe sul piatto dalla vigilanza europea: è anche
sulla base di questa considerazione che il governo italiano sta
negoziando per ottenere una consistente riduzione dell’importo
richiesto da parte dei privati. E la vigilanza Ue, d’altro
canto, sta mostrando un’apertura proprio perchè i privati non
sarebbero più un’entità ineffabile ma sono il sistema bancario
nazionale. La disponibilità di questi fondi renderebbe non necessario
il ricorso al burden sharing, ovvero il coinvolgimento
di investitori e risparmiatori nella procedura. La possibilità
di combinare a questo step a una successiva ricapitalizzazione a
matrice pubblica va ricercata, però, nelle pieghe delle norme
europee. Un esercizio che in verità è tutt’altro che semplice, ma
è una strada che si sta vagliando. Alla domanda se sia possibile
combinare una procedura di risoluzione con un intervento
preventivo di ricapitalizzazione pubblica, Vitor Constancio,
vice presidente della Bce, ha risposto a Il Sole 24 Ore: «Non
voglio entrare nei dettagli. Ma le norme europee ci sono e, come
abbiamo visto già altri casi, esistono varie modalità per applicarle».
Anche Fabio Panetta, vice direttore della Banca
d’Italia, a proposito della possibilità che fosse vagliata la risoluzione
ha commentato: «sono ipotesi allo studio».
Ma, ammesso che questa strada si rivelasse percorribile,
cosa accadrebbe alle banche venete?
È ormai evidente che un nuovo piano industriale, che
passi attraverso una ristrutturazione, andrebbe predisposto. Il
business, anche alla luce di un innesto di capitali, non è più sostenibile.
La direttiva Brrd prevede alcuni percorsi precisi per
poter imboccare la strada della risoluzione: la cessione a un’altra
banca, come accaduto con il Banca Popular, la costituzione
di una bad bank o il bail in. Oppure, il trasferimento temporaneo
delle attività e passività a un’entità (bridge bank) costituita e
gestita dalle autorità per proseguire le funzioni più importanti,
in vista di una successiva vendita sul mercato. Non c’è alcuna
indicazione al momento che la strada possa essere questa.
Quello che però sembra trapelare da quanto affermato da alcuni
banchieri contattati dal ministero dell’Economia per sondare
un eventuale interesse o disponibilità a essere coinvolti
sul caso delle banche venete è che queste consultazione - almeno
su una parte di questi banchieri - non sono tanto mirate a
portare fuori dall’emergenza immediata le due banche, ma a
cosa farne un domani, forse tra 6-12 mesi. «Per ora solo un’interlocuzione.
Se ci chiamano ascolteremo, non costa nulla»
ha commentato ieri Giulio Magagni, presidente di Iccrea, la
banca destinata a divenire una capogruppo del credito cooperativo
con un patrimonio di oltre 10 miliardi. Il direttore generale
Leonardo Rubattu ha aggiunto: «Siamo molto sensibili
all’evoluzione delle popolari venete che hanno la nostra stessa
vocazione. Siamo aperti a valutarla quando ci sarà chiarezza
sulle condizioni». Cosa c’entra la vocazione col mettere solo un
contributo pro-quota? Forse l’interesse è per rilevare qualcosa
un domani, magari sportelli. L’ipotesi spezzatino delle banche
(chi compra sportelli, chi Npl...) magari non è poi da considerare
così remota.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
ogni giorno si cerca di attrarre sventurati su un titolo in odore di essere azzerato. Forse è per questo che postate in continuazione l'isin.

Ed ecco che oggi appare, a firma luca davi sul sole24ore: "potrebbero arrivare già dal Consiglio dei ministri
fissato per oggi alle 18.30, proprio per aspettare il rientro del
ministro Padoan dal vertice Ecofin. Dal Cdm potrebbe uscire un
provvedimento d’urgenza: l’intervento, a cui i tecnici stanno lavorando,
potrebbe concentrarsi su una soluzione ponte per sospendere
il rimborso del bond di Veneto Banca in scadenza il 21
giugno, e comunque evitare che i tempi di attesa della risposta europea
possano rendere ingestibile la situazione."

che va integrato con quanto postato da fabrib.

Bene, chi ieri ha resistito al "fascino della roulette russa", oggi scoprirà quanto sia infinitamente più adrenalinico il fascino di stare con la propria famiglia, al mare ad esempio, senza passare la giornata odierna con l'incubo di perdere i propri soldi.

Non si sentirà Gordon Gekko magari.. ma di Gordon Gekko sono pieni i fora. Sono i padri di famiglia coscienziosi che mancano.

Saluti ed in bocca al lupo( tranne a chi ha agito in spregio delle regole che normano ogni comunita' civile) a tutti.

Sig.E
 
BANCHE VENETE: DL PER SOSPENDERE RIMBORSO BOND VENETO B. (SOLE)

ROMA (MF-DJ)--Il Governo sta valutando la possibilita' di sospendere il
rimborso del bond di Veneto Banca in scadenza mercoledi' prossimo, 21
giugno. Lo scrive Il Sole 24 ore spiegando che la decisione potrebbe
arrivare gia' dal Consiglio dei ministri fissato per oggi alle 18h30.

Dal Cdm potrebbe uscire un provvedimento d'urgenza. L'intervento a cui i
tecnici stanno lavorando, spiega il giornale, potrebbe concentrarsi su una
soluzione ponte per sospendere il rimborso del bond di Veneto Banca e
comunque evitare che i tempi di attesa della risposta europea possano
rendere ingestibile la situazione.

Nel negoziato con Bruxelles peraltro e' ancora in discussione il nodo
dello sconto sull'apporto da 1,25 miliardi tramite capitali privati.
Intanto il Mef sta lavorando alla cordata privata.
vs

(fine)

MF-DJ NEWS 16/06/2017 08:39
 
sospendere rimborso senza azzerare o convertire non possibile....; credit event da default.
Ennesima bomba del Sole?
Se le sottopongono risoluzione (soft parrebbe..), la BdI, non vorrei dire corbellerie, controllate.. ha il potere di agire su specifici titoli rappresentativi del capitale senza se e senza ma. Art 60(?)

Saluti,
 
CDM per sospendere il rimborso del bond? Una volta si investiva nelle obbligazioni, guardando a scadenza, interesse e seniority. Prendo atto che sono regole obsolete....

Il sentiment è che le cose vadano per le lunghe e che il governo non voglia affrettare soluzioni (anche drastiche e inconsulte, tipo azzeramento di tutte le sub ...) in funzione della scadenza di un bond. Per cui cercano di sospendere il rimborso del bond.

C'è poi l'altro articolo del sole ("Risoluzione soft"), che sembrerebbe profilare l'ipotesi senza BS, immagino per depositi e senior

Ormai è come giocare alla roulette.
 
CDM per sospendere il rimborso del bond? Una volta si investiva nelle obbligazioni, guardando a scadenza, interesse e seniority. Prendo atto che sono regole obsolete....

Il sentiment è che le cose vadano per le lunghe e che il governo non voglia affrettare soluzioni (anche drastiche e inconsulte, tipo azzeramento di tutte le sub ...) in funzione della scadenza di un bond. Per cui cercano di sospendere il rimborso del bond.

C'è poi l'altro articolo del sole ("Risoluzione soft"), che sembrerebbe profilare l'ipotesi senza BS per le sub e azionisti...

Ormai è come giocare alla roulette.


Ora te ne accorgi? Il debito subordinato è il pozzo dal quale attingere,i subisti sono le nuove vacche da mungere visto che il mercato agisce sulle azioni con velocità ed efficacia impareggiabile. O vi coprite o accettate un rischio enorme che corrisponde ad un rendimento enorme. Prospetti? Bah!..L'unico prospetto son le norme europee che regolano il trattamento di istituti in dissesto, l'unico che conta. I contribuenti NON DEVONO pagare i fallimenti bancari, lo riassumo.

Ciao
 

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