Sequestri Bpvi, la rabbia delle associazioni «La procura li doveva fare a maggio»
Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)28 Oct 2017
Inchiesta Bpvi: sequestri non fatti e sequestri che un nuovo giudice potrebbe ancora concedere dopo il pronunciamento della Cassazione. Tra tutti i risparmiatori che sperano di ottenere ancora un risarcimento rispetto all’azzeramento delle azioni. E che, per ora, polemizzano, contestando c’era stata la possibilità, nei mesi scorsi, di far scattare i sigilli, senza che lo si fosse fatto. Fatto che sembra ormai essersi dissolto, soprattutto dopo le parole del procuratore di Vicenza, Antonino Cappelleri, davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta: «La banca è stata svuotata di qualunque sostanza effettiva e dunque qualunque richiesta di sequestro sarebbe vana».
Dichiarazioni che hanno rinfocolato la rabbia tra i soci. Portavoce l’avvocato vicentino Renato Bertelle, che tutela oltre duecento risparmiatori, già pronti a costituirsi parte civile nel maxi-processo che potrebbe iniziare a breve. «Se è vero che oggi non c’è più niente da sequestrare in banca, viene da chiedersi come mai il procuratore non abbia proceduto al sequestro, quando ancora non era già troppo tardi – dichiara il legale – . Il giudice per le indagini preliminari a maggio non aveva negato alla Procura il sequestro di 106 milioni di euro. Soldi che rappresentavano una forma di garanzia per un futuro risarcimento ai tanti risparmiatori che si sarebbero costituiti nel processo».
Allora era stato lo stesso procuratore a spiegare come la richiesta di sequestro fosse stata fatta «al fine di una tutela, pur parziale, delle ragioni dei numerosi danneggiati». Ma è anche vero che allora il gip avevo dato via libera al sequestro - solo il diretto, alla banca - in una forma che Cappelleri definì «provvisoria»: doveva essere avvallato entro venti giorni da un collega del capoluogo lombardo, visto che secondo il Gip, che aveva dichiarato competente Milano per una serie di fatti, lì toccava dare il via libera. «Anche sotto il profilo pratico – aveva spiegato allora il procuratore - non è possibile entro venti giorni dall’emissione del decreto, e seguire un sequestro di tale portata e trasferire gli atti alla sede competente (Milano, ndr) in tempo utile perché questa possa rinnovare il sequestro disposto da Vicenza, che altrimenti decade».
Quindi niente sigilli. E se anche questi dovessero esserci in futuro, dopo che si esprimerà la Cassazione, sul provvedimento e sulla competenza territoriale, potrebbero sì scattare, ma a questo punto solo nei confronti dell’ex dg Samuele Sorato e del vicedirettore generale Emanuele Giustini. «C’era la possibilità di fare una revocatoria e chiedere in sede civile il sequestro dei beni di cui si è spogliato l’ex presidente Gianni Zonin – spiega l’avvocato Bertelle – ma c’era il rischio, da parte dei risparmiatori, di perdere la causa e dover pagare costi alti. Per questo era importante eseguire quel sequestro penale già a maggio».