tommy271
Forumer storico
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A definire in dettaglio gli elementi dell’operazione (a partire dalla governance) dovrebbe essere un decreto-legge da convertire rapidamente, atteso per l’inizio della prossima settimana, subito dopo il ballottaggio elettorale, quando è già convocato, martedì, anche un cda di Bpvi.
Fondamentale far presto: Intesa ha affermato di considerare «necessaria per la conclusione e l’efficacia dell’operazione, una cornice approvata e definitiva», cosa che rimanda ad una legge. Che assicuri «la copertura degli oneri di integrazione e razionalizzazione connessi all’acquisizione», ma anche le «misure per raggiungere gli obiettivo della totale neutralità rispetto» all’attuale dotazione di capitale di Intesa e alla capacità di generare dividendi.
Particolari decisivi e che si tengono. Il tema riguarda come Intesa possa aggiungere miliardi di attività senza un aumento di capitale, espressamente escluso , o una discesa sui requisiti di capitale.
La questione in prospettiva pare risolversi nei fatti con una partita di giro con i fondi per gli esuberi finanziati dal governo. Secondo una prima ricostruzione, dopo aver lasciato le controllate, Intesa porterebbe via 9.700 degli 11 mila dipendenti delle due venete, mantenendo aperte solo un numero scelto strategicamente di filiali tra le 980.
Secondo i calcoli eseguiti fin qui, si parla di quattromila esuberi nelle due venete e mancherebbero mille addetti con i requisiti per i prepensionamenti. Ma a far quadrare la questione sarebbe l’apertura di un fondo esuberi volontario in Intesa, che proiettato su sette anni disporrebbe di una platea di 8.200 dipendenti tra cui pescare.
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Banche venete, un decreto per Intesa
A definire in dettaglio gli elementi dell’operazione (a partire dalla governance) dovrebbe essere un decreto-legge da convertire rapidamente, atteso per l’inizio della prossima settimana, subito dopo il ballottaggio elettorale, quando è già convocato, martedì, anche un cda di Bpvi.
Fondamentale far presto: Intesa ha affermato di considerare «necessaria per la conclusione e l’efficacia dell’operazione, una cornice approvata e definitiva», cosa che rimanda ad una legge. Che assicuri «la copertura degli oneri di integrazione e razionalizzazione connessi all’acquisizione», ma anche le «misure per raggiungere gli obiettivo della totale neutralità rispetto» all’attuale dotazione di capitale di Intesa e alla capacità di generare dividendi.
Particolari decisivi e che si tengono. Il tema riguarda come Intesa possa aggiungere miliardi di attività senza un aumento di capitale, espressamente escluso , o una discesa sui requisiti di capitale.
La questione in prospettiva pare risolversi nei fatti con una partita di giro con i fondi per gli esuberi finanziati dal governo. Secondo una prima ricostruzione, dopo aver lasciato le controllate, Intesa porterebbe via 9.700 degli 11 mila dipendenti delle due venete, mantenendo aperte solo un numero scelto strategicamente di filiali tra le 980.
Secondo i calcoli eseguiti fin qui, si parla di quattromila esuberi nelle due venete e mancherebbero mille addetti con i requisiti per i prepensionamenti. Ma a far quadrare la questione sarebbe l’apertura di un fondo esuberi volontario in Intesa, che proiettato su sette anni disporrebbe di una platea di 8.200 dipendenti tra cui pescare.
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Banche venete, un decreto per Intesa