oooooooh làà! bocciata la Legge a Pecorella :'D (3 lettori)

Amleto

Forumer attivo
Non sono pallido nè Prence, Amleto va bene: rimaniamo nella neutralità dei toni senza ironie. :)
Sono stato io laconico quando scrivevo elude la mia osservazione, nel senso che non mi riferivo (particolarmente) alle regole del galateo (o altri dice di correttezza costituzionale) quanto al problema di fondo (che noto spesso essere superato dalle logiche di appartanenza: quando lei fa riferimento alla Casa credo adombri con una metatesi eloquente che non condivide quelle posizioni: io non mi riconosco nella Casa, ma meno che meno nell'albero dell'altra parte): è regime democratico parlamentare quello in cui un manipolo di soggetti non eletti ma cooptati o titolari dell'ufficio ex authoritate si sottraggono alla logica elettorale? Nel mio bagaglio di nozioni costituzionali no: si tratta di privilegi che concorrono a porre in dubbio anche il principio di base (quello dell'elettività delle cariche pubbliche) se utilizzati nella forma di sostegno ad un governo contigente. Non è vero che siano legittimati dalla Costituzione: la Costituzione prevede solo la loro presenza, e persino non sono contemplati nel numero totale dei seggi senatoriali, dando in questo senso valore alla mia tesi.
Se si sostituisce alla logica elettorale una forma di partecipazione alle funzioni pubbliche parlamentari diversa si sconfessa l'uguaglianza del voto dei cittadini, perchè il mio voto potrà essere eliso dal suo (se ci trovassimo su fronti opposti) ma la mia posizione nulla può contro il voto di uno dei senatori a vita che non rappresenta nessuno se non se medesimo. Mi sembra una forma piuttosto 'tirata' di democrazia, e di democrazia parlamentare. Per questo io ritengo che qualsiasi governo che si regga sui voti di chi non è stato eletto sia privo di legittimazione, se la regola è che governi la maggioranza del 50% + 1. Non ho nessun problema (anzi sono il primo a sostenerlo) a riconoscere che chi goda di quella posizione sia titolare del potere di governare.
Per questa ragione e per molte altre di diritto costituzionale, di galateo politico e di scienza politica io mi sentirei di dire che i senatori a vita non hanno legittimazione per sostenere un governo parlamentare perchè alieni alla logica parlamentare stessa.
Saluti
 

melodia

Forumer storico
melodia ha scritto:
mappets ha scritto:
qualke kikka ce la devi però...... :p
immaginate il disordine che più disordine non si può,
immaginate impiegati che litigano 365 giorni l'anno
per appurare chi deve alzare un faldone e chi no,
immaginate chi usa l'ufficio pubblico (parlo di alte cariche)
per sbrigare pratiche di lavori in proprio...... immaginate immaginate...

http://www.repubblica.it/2007/01/se...nale/bolzoni-tribunale/bolzoni-tribunale.html

mi spiego, diciamo?
 

Zen lento

Forumer attivo
Voi non siete ne' pallido ne' Prence, ergo il dubbio non Vi assale; oppure, Amleto, i miei scarsi ricordi di letteratura inglese sono evidentemente fallaci :)

Mi dichiaro pronto a comprendere (fin dove arrivo), ma non ho nessuna pretesa di essere equidistante, nessuno lo e', pertanto se preferite isinuate pure che io sono di parte o schierato. Non me ne avro', anzi, ci si guadagna in chiarezza nell'argomentare.
Mi resta pero' l'impressione che noi si discetti per via dottrinale e accademica su questioni di lana caprina: 7 senatori a vita cooptati di diritto, quando un intero parlamento e' stato cooptato di fatto.
E'vero, il principio richiede che un rappresentante sia eletto, ma voi parlate in via teorica, io guardo uno stato di fatto sotto la carta costituzionale attuale dove la proibizione di voto non e' contemplato e la consuetudine praticata.

Diciamola tutta, se permettete, questa dei Senatori a Vita e' una ossessione di alcuni rappresentanti delle destre, che prima han cercato di mettere financo il bavaglio ad un Poeta (Mario Luzi, ora passato a miglior vita) quando avevano una maggioranza a volte traballante per le assenze e poi han tentato , con giropirli incoerenti, di far passare analoga figura alla Camera ( istituire il Deputato a vita, sic !). I motivi erano evidenti, si sentivano allora svantaggiati al Senato (a ragione o a torto non so, oggi un po' si') e qualche sperata guarentgia in piu' alla Camera non era da disdegnare per il poi (la cosa infine non passo').

E' vero, nei Senatori a Vita e' rappresentata troppa politica , piu' che lustro in altri campi, ma gli ex Presidenti della Repubblica sono longevi, da soli son quasi la meta'; e' vero mettono una pezza e offrono stampella in un ramo del parlamento alla coalizione vincente.
Embe' ?
I Senatori a Vita han sempre votato (non c'e' divieto in proposito, anzi consuetudine) e nel caso recente (4 ex politici, 1 costituzionalista e politico,tre ex presidenti della Repubblica), fa scandalo che abbiano votato compatti nella stessa direzione del corpo elettorale, esercitando quella saggezza e rappresentativita' patria che manca interamente all'opposizione, minoritaria oggi in quasi tutte le istituzioni rappresentative del Paese, foss'anche per un pugno di voti. Mettere alla gogna tre ex Presidenti della Repubblica non e' un bellaffare. Mi chiedo, alla fine di una campagna aggressiva e con risultati risicati che avrebbero dovuto fare? Votare contro la maggioranza degli elettori e reiniziare una guerra senza fine ? Il realismo politico in una istituzione politica conta piu' nulla e lo smacco e la rabbia possono essere esibiti tra lazzi e frizzi in parlamento con tanta tranquilla superficialita'? O, prbabilmnte peggio, diventare mediatori di una grande coalizione improponibile dopo anni di risse ?

La maggioranza non e' detto debba essere assoluta in una Repubblica Parlamentare, questo lo contesto, contrariamente alla maggioranza richiesta in quella Presidenziale . E' sottinteso che Voi gia' consideriate tale la ns Repubblica, ma non lo e'. La riforma elettorale del famoso mattarellum (che non era un gran che) aveva inserito elementi di maggioritario spurio, senz'altro ben piu' pregnanti della famosa "porcata" esibita con cinismo dagli ultimi estensori che han pensato bene di sottrarre in modo sovietico con un colpo di mano istituzionale per nulla condiviso financo il deputato al suo elettore, istituendo il voto chiuso di lista, allungando distanze della politica dai mediatori di politica (le segreterie di partito) quando semmai dovevano essere accorciate; a me pare piuttosto difficoltoso parlare teoricamente di rappresentanza in senso pieno in questo frangente di pasticci per salvare l'orto.

Questo e'cio' che in pratica abbiamo sotto gli occhi: leggimita' a votare dei Senatori a vita (messo in dubbio mai da nessuno, se non come opprtunita'ex post di un invocato galateo politico ) e tentato sequestro degli eletti al corpo elettorale, altro che la elisione del ns voto dei Senatori de jure. Questa e' (ora) una considerazione di bottega, sollevata solo di recente e mai in passato, quando l'oggetto del nostro contendere (rappresentativita' dei SaV e loro voto) contava una cippa per nessuna maggioranza.

Non va bene cosi'? La vogliamo presidenziale 'sta Repubblica, vogliamo abolire l'istituto anacronistico dei Senatori a Vita ?
Nulla di contrario, basta cambiare che ne so magari con un'altra Costituente.
Togliamo pure di mezzo Cesare e sostituiamolo, ma non cosi':

Cassio (rivolto ad Antonio): Tu avrai autorita' come qualsiasi altro nel nuovo ordinamento delle cariche.

Bruto: Dateci solo il tempo di rassicurare questa plebe, fuori di se' dallo spavento; e dopo, ti sara' dichiarata la cagione ond'io, che ho amato Cesare nell'atto stesso di colpirlo, lo abbia colpito.

Shakespeare, Giulio Cesare - atto III scena I (medesimi luoghi, se non erro, dove il principe Amleto monologava sui suoi dubbi)

Per l'ironia mal interpretata sono spiacente, era bonaria; il sarcasmo invece non mi appartiene, giurin giurello. Alla prima sono affezionato, mi rende piu' leggera una vita che ci ingessa tutti gia' troppo. Non mi sottrarro' per stile al sorriso, ne' alla piu' o meno indovinata allusione ironica, sopratutto in un ambiente rilassato come un caffe'. Pero' posso darvi del Voi, se lo gradite.
Se e' ritenuta inopportuna ,l'ironia, ancor prima che fastidiosa, posso anche ben zittirmi.

Zen lento :)

Per me non ho altri argomenti, quindi qui chiudo.
 

Amleto

Forumer attivo
Quanto allo stile: quando l'ironia riguarda i contenuti e non gli interlocutori può essere accettabile, ma spesso è difficile scindere i due profili: per questa ragione io non la uso, per non essere frainteso. Ho in mente in particolare un politico che ritiene di essere munito del dono esclusivo ed unilaterale dell'ironia e mi risulta insopportabile poichè invece è solo sprezzantemente arrogante.
Accolgo le sue precisazioni sulla bonarietà e non ho ragione di dubitare della sua buona fede. :)
Quanto ai contenuti: ho parecchie obiezioni e una colossale riserva.
Le obiezioni riguardano la consuetudine ad autorizzare il voto dei SaV: io ho dubbi - e con me qualche costituzionalista più anziano - che essa abbia creato una norma consuetudinaria al proposito, e anche ammettendolo, io troverei che essa cozzi contro principi scritti in Costituzione discendenti dalla sovranità popolare che si esercita nei modi e nei limiti...I modi ed i limiti quanto alla creazione e funzionamento del Parlamento rispondono ad una logica elettorale: i membri delle Camere sono eletti, sono un numero definito (questo ai fini dell'attuazione del calcolo dei vincitori delle elezioni e per l'operatività del consesso), possono essere modificati solo con legge costituzionale. La consuetudine cost. posta sullo stesso piano della legge costituzionale (e della Costituzione in alcuni precetti che non caratterizzino la forma di stato, e per certi versi direi anche la forma di governo) potrebbe facilmente essere abrogata da un comportamento avverso ovvero da una convenzione costituzionale: quello che l'attuale opposizione sta ponendo (ha posto) in essere è proprio un tale comportamento che tende ad escludere una generalizzata consentaneità nei confront di una consuetudine, conducendo a negare l'elemento cardine di una consuetudine, vale a dire la sua osservanza generalizzata. A mio parere, confortati dagli elementi che avevo indicato nell'intervento precedente, dell'assenza esplicita in costituzione di una previsione che comprenda i SaV nel novero dei seggi complessivi del Senato (315), della uguaglianza del voto tra i cittadini, della parlamentarietà del nostro regime, che pone a base della stessa il principio elettorale. Ci sono troppi elementi contrari all'interpretazione e all'applicazione che si è adottata, la quale, tuttavia come lei ha evidenziato, potrebbe valersi, certamente, del principio di effettività per sostenersi finora. Non è un argomento tenue, ma come ho indicato esso non conduce a sostenere che l'effettivtà di una pratica non possa essere opposta giuridicamente ed estirpata da un corpus con cui manca di coerenza (nei limiti di una logica imperfetta dei regimi politici naturalmente).
Quanto alla riserva: lei sostiene che in una democrazia parlamentare (a differenza di una forma di governo presidenziale) l'osservanza del principio di maggioranza non è elemento necessario e sufficiente per la costituzione e la legittimazione di una istituzione e come regola del suo funzionamento.
Ammesso e non concesso che così fosse, la conseguenza è che non ci troveremmo più in una forma di stato democratica dove i cardini usualmente sono ritrovati nel principio di uguaglianza e nel principio di libertà. Schematicamente e in modo grossolano, e me ne scuso per la brevità del tempo che ho a disposizione, primo perchè il voto dei cittadini non sarebbe più uguale nelle sue premesse pregiuridiche (se minoranza equivalesse a maggioranza si sconfesserebbe l'unanime implicita accettazione del principio che semplicemente colui che ottiene il 50% +1 dei voti sia autorizzato a normare per il gruppo complessivo). Secondo, perchè il voto libero nelle premesse diventerebbe limitato nei risultati da una regola - quella indicata della parificazione tra maggioranza e minoranza - che io dubito (ma lei può fornirmi la controprova) sia universalmente considerata il criterio di svolgimento delle relazioni tra i cittadini.
In altre parole, negare che in una democrazia parlamentare sia necessaria (almeno) la maggioranza del 50% +1 per l'esercizio delle funzioni di governo condurrebbe a minare il principio tacitamente accolto da ogni consociato che, non potendo ordinariamente raggiungersi l'unanimità (per questo io esecro e sempre esecrerò i regimi o le organizzazioni ove costantemete si raggiunge artificialmente tra il 95 e il 100% dei consensi in ogni ambito), sia almeno la maggioranza a decidere anche per la minoranza, fintantochè la minoranza ritenga rispettati alcuni principi di base (se una maggioranza per absurdum imponesse ai membri della minoranza di non respirare per qualche ora, ritengo verisimile che si creerebbe una opposizione a tale prescrizione).
Se così non fosse, e se come lei sostiene, non sia necessaria la maggioranza, allora l'opposizione sarebbe legittimata a non partecipare ai lavori parlamentari, a non presentarsi nelle commissioni, a non comporre i corpi dello stato soggetto, con due conseguenze opposte: da un lato impedendo il funzionamento di questa democrazia parlamentare: ci sarebbe il blocco della quasi totalità degli organismi pubblici rappresentativi, dall'altro rivelando l'autocrazia di un regime che non sarebbe più democrazia nel senso di uguaglianza dei singoli (la libertà potrebbe ancora esserci) ma sarebbe oligarchia, aristocrazia, dominio della minoranza.
Io non ho problemi in abstracto a riconoscere la trasformazione della forma di governo e della forma di stato ma gradirei che i leaders di questa minoranza governante lo dichiarassero esplicitamente così che ogni singolo cittadino potesse decidere se partecipare o meno a questa associazione pubblica, dotata delle regole di cui lei fa menzione (governo della minoranza, e governo attraverso rappresentanti non eletti come i SaV).
Saluti

(Ho tralasciato tutti i riferimenti bibliografici, che ho comunque a disposizione).
 

Zen lento

Forumer attivo
Come preannuciavo non credo di avere altro da aggiungere, non sono alieno alla teoria, ma l'argomento non mi affascina e pertanto ho calcato l'aspetto politico rifacendomi ad un certo grado di realismo. Quindi mi smarco dalle successive considerazioni, anche perche' mi accorgo che ho deviato alla grande dal 3d originario della nostra ospite Melodia, con cui mi scuso.
Anzi, una sola osservazione: quale che sia il regime politico e la forma di governo, la democrazia moderna si basa sempre (anche nelle forme presidenziali) sul voto di una minoranza di elettori (i votanti son sempre meno degli elettori), non per nulla si parla di dittatura della minoranza. Credo di non predicare l'anarchia con questa lapalissiana osservazione.
In Italia, ma non solo, poi siamo maestri in governi di minoranze parlamentari sostenute con il respiratore. In questo la situazione attuale non e' poi tanto diversa da molte altre legislature. Quello che mi da pensare e' che la penultima, che si sorreggeva su una maggioranza parlamentare piuttosto netta, si sia liquefatta ottenendo (eufemismo) scarsissimi risultati.

Una chiosa ora.
Son certo che si parli dell'On D'Alema qui sopra, sebbene non venga mai nominato. Ebbene si', condivido: la sua supponenza (per l'arroganza avrei piu' di una riserva) e' pari alla sua intelligenza e quest'ultima in rapporto iperbolico con la facilita' al sarcasmo . Io, che non possiedo un solo mm della sua intelligenza geometrica (per lui la politica e' geometria) e nemmeno quella senza aggettivo, provo spesso nel sentirlo un certo fastidio. Naturalmente la preferenza sempre accordata dall'On Berlusconi a questo leader DS non fa che accrescere questo mio basso sentimento. D'Alema a volte e' divertito, ma non e' divertente e guarda caso manca di autoironia (naturalmente e' una qualita' non indispensabile per un uomo politico).
Visto che siamo in una bar ove qualche caduta di stile e' nelle regole non scritte del gioco, a questa categoria impolitica dell'antipatia aggiungerei, in soprannumero, qualche osservazione piu' politica sull'abilita' dell'On Dalema in questa scienza un po' inferma (ma molto pratica).

Sinceramente non ricordo (e qui forse e' un fatto di neuroni, piu' che di pregiudizio) una sola iniziativa politica importante dell'On D'Alema che si sia chiusa con una vittoria non effimera (a parte forse l'intervento nel Kossovo),ricordo ovviamente con un certo gaudio personale lo smascheramento del virtual pensiero dell' On Berlusconi nel faccia a faccia in diretta di Ballaro' di qualche anno fa. Ma questo testimonia che sarebbe un giornalista straordinario, un conversatore acuto, arguto e brillante, non un politico di razza. Non oso pensare le ire che mi tiro appresso! ;)

In particolare tra le numerose e importanti sconfitte citero' alla rinfusa : un'alleanza tattica con la Lega, quando gia' era chiarissima la sua inaffidabilita' nei dirigenti (1995) , la tragicomica vicenda della bicamerale e il tentennamento nel porre limiti all'eccesso di potere televisivo di Berlusconi, l'accettazione tecnicamente folle del Mattarellum (e si' che il vecchio Sartori aveva ben pronosticato quel disastro elettorale), la fiducia eccessiva e cieca concessa alla cordata di finanzieri inaffidabili e farabutti nel caso Telecom e, ultima e forse non ultima, la candidatura al Colle (non la sconfitta, ma la candidatura proprio).
Tutti errori che forse si potranno anche giudicare storicamente con l'attenuante del momento e le forze in campo, ma, sempre a mio, avviso gravi per motivi che non intendo spiegare in dettaglio se non con l'unica eccezione , scherzo ovviamente ma me lo si conceda, di una certa jella che si porta appresso (ancora ricordo con sgomento le sue congratulazioni a Gardini per il Moro di venezia in tv e la faccia infastidita di Raul nell'apprendere della telefonata, Il moro poi perse e Gardini di li a poco si sparo'). Insomma la matita rossa prevale su quella blu.

Non mi si giudichi troppo male in proposito; l'uomo e' indubbiamente intelligente e abile, ma io da tempo, per eta' e casi della vita, diffido delle intelligenze cosi' smaccatamente piene di se', senza per questo ammirare i cretini. A questo aggiungo, per evitare fantasiosi fraintendimenti, che non condivido una sola parola di chi ritiene che l'On D'Alema sia in politica per arricchirsi a titolo personale o con qualche conventicola di amici o che agisca senza passione politica, ne ha e tanta, e certo ha condotto in porto iniziative difficili e utili , anche con stile e rispetto istituzionale, cosa non da poco in quest'ultimo quinquennio. E pure nei precedenti.

Che ce posso fa', a me come politico nun me piace piu di tanto.

Argema non bannarmi proprio adesso...

Zen lento :)
 

Amleto

Forumer attivo
Mi accomiato anche io, notando che stavamo parlando - con riferimento a quella che lei qualifica dittatura della minoranza - di due cose diverse.
Saluti e buona domenica.
 

tontolina

Forumer storico
tontolina ha scritto:
WWW.CENTOMOVIMENTI.COM - 3 FEBBRAIO 2006
Berlusconi si smentisce: "La legge Pecorella mi riguarda"

vergogna.jpg


Improvviso cambio di rotta da parte dell'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il quale oggi ha ammesso che potrebbe essere tra i beneficiari della legge Pecorella. Parole davvero incredibili, considerando che soltanto lunedì aveva accusato la sinistra di avere inventato la storia della ennesima legge ad personam."Su questa legge, da una sinistra scatenata, io ho ricevuto una critica assoluta - aveva affermato - noi vogliamo soltanto che il cittadino assolto sia un cittadino libero a tutti gli effetti. Noi tutti sappiamo quale calvario sia essere chiamati in Procura, entrare nel giro dantesco della giustizia italiana. Il presidente del Consiglio non ha bisogno di questo provvedimento".


Ma questa mattina Berlusconi si è clamorosamente smentito: "A Milano c'è un processo d'Appello che mi riguarda - ha ammesso facendo riferimento al procedimento Sme - dove sono stato assolto in primo grado".
Il Cavaliere si è poi giustificato affermando che "lo svolgimento dei fatti è talmente chiaro che in ogni caso non c'è nessuna possibilità che questo verdetto possa cambiare in Appello".
La legge Pecorella è quella che si prefigge lo scopo di rendere impossibile ai Pm il ricorso in Appello in caso di assoluzione nel processo di primo grado. Una norma che, licenziata dal parlamento lo scorso 12 gennaio, è stata rispedita alle Camere otto giorni dopo dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

insomma volevano la giustizia "alla pecorina" :-o :rolleyes:
 

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