Sottovalutare la perdita di una città
di Charlie Minter - 09/09/2005
Secondo noi i “padroni del vapore” stanno seriamente trascurando l’impatto potenzialmente negativo di katrina. Lo stanno trattando come una comune tempesta, affermando che le ripercussioni sono di natura temporanea, che il denaro speso per la ricostruzione avrà implicazioni positive, e che la Fed sarà ora indotta a sospendere la sua politica di aumenti dei tassi. Argomentano costoro anche che il mercato azionario, sapendo tutto ciò, si sia comportato egregiamente in seguito al disastro. Non c’è stato approfondimento, e ci si è limitati alle fluttuazioni giornalieri dei prezzi del petrolio. Se solo le cose fossero così semplici...
In un recente rapporto per la Stratfor Forecasting, George Friedman ha fatto luce sulla netta importanza del porto di New Orleans per l’economia americana. Il porto è il più grande degli Stati Uniti in termini di cabotaggio ed è il punto di approdo del sistema di trasporti fluviale che fornisce trasporti a basso costo per merci, prodotti agricoli e manufatti industriali. Una consistente quantità di prodotti agricoli americani è esportata da questo porto, e un significativo ammontare di prodotti industriali di importazione giunge qui. Certo gli impianti di raffinazione sono di grande importanza, ma il venir meno del transito e della distribuzione di prodotti agricoli e industriali può essere ancor più difficile da ripristinare. Non vi è sufficiente capacità portuale, i mezzi di trasporto su gomma e su rotaia disponibili negli Stati Uniti non bastano a compensare la perdita di New Orleans.
Sebbene i danni al porto possono rivelarsi meno gravi di quanto originariamente previsto la mancanza di una città a sostegno dello stesso può rivelarsi un problema ben più grave. Dice Friedman: New Orleans fronteggia la crisi derivante dall’evacuazione della popolazione. E’ anche un problema nazionale, perché il più grande porto degli Stati Uniti non può funzionare senza una città attorno ad esso. Le attività fisiche e finanziarie non si possono realizzare in una città fantasma, proprio quello che New Orleans appare in questo momento. Non è solo questione di impianti e non si tratta solo del petrolio. Si tratta del venir meno della popolazione di una città e della paralisi del più ampio porto degli Stati Uniti. Ci sono delle alternative, ma nessuno è in grado di risolvere completamente il problema”.
Questa analisi va confrontata con la poltiglia che sentiamo provenire da Wall Street e dai media finanziari, e abbiamo un’idea della gravità del problema. Tutto ciò sta accadendo nel momento in cui la costruzione di abitazioni mostra i primi segni di rallentamento, il tasso di risparmio è negativo per la prima volta dagli anni Trenta e i costi di riscaldamento delle abitazioni è già salito del 50% rispetto ad un anno fa. Secondo noi la crescita economica e degli utili aziendali sarà molto deludente nel prossimo futuro e la FED non sarà in grado di far niente per prevenirla anche se dovesse smettere di aumentare i tassi a partire dalla prossima riunione.
E ne’ crediamo che la borsa ci stia inviando un messaggio bullish circa le prospettive future. Ad ottobre 1973, il mercato si mosse lateralmente dopo che l’OPEC tagliò le esportazioni verso il mondo occidentale, e gli esperti erano analogamente compiacenti. Il mercato piombò del 16% nelle successive sei settimane e del 45% nell’anno successivo. Se è vero che il mercato non sbaglia mai, è altresì vero che talvolta cambia idea, e pensiamo che presto sarà proprio così.
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