Cren
Forumer storico
Mi sono rigidamente attenuto ai titoli indicizzati all'inflazione perchè la discussione è su quelli, non mi piace usare le discussioni per saltare di palo in frasca (all'infuori di questa, dove mettiamo dentro di tutto ): il tema della discussione riguarda pur sempre la convenienza o meno dei titoli di Stato italiani indicizzati all'inflazione, quindi, se in quel contesto si cita il Sole 24 Ore che parla di titoli lunghi, mi concentro su quelli inflation linked....cosa c'entrano i CDS ed i BTPi con la frase del Sole che qui ti ripropongo?
Il problema di stimare il tasso di recupero è che non ti basta conoscere lo spread rispetto al risk free per calcolartelo: devi anche conoscere le probabilità implicite di insolvenza.Le TS da confrontare non sarebbero semplicemente quelle dei BTP con il risk free (Germania?)?
Siccome il tasso di recupero è un input della probabilità di insolvenza, non puoi usare semplicemente la yield curve per andare a ritroso: è un cane che si morde la coda (ovvero hai un sistema indeterminato, per chi ama questa terminologia).
Quindi devi per forza avere "da fuori" qualcosa che ti dia un'idea della probabilità d'insolvenza che il mercato assegna all'emittente; la cosa si complica, però, perchè anche la curva CDS sconta una probabilità di insolvenza che richiede il tasso di recupero come input.
Spannometricamente, tuttavia, poichè la probabilità d'insolvenza è unica, una conformazione profondamente diversa tra le due spread curve (BTP I/L vs. CDS) su tratti omogenei può derivare solo da una differente stima del tasso di recupero, perchè la probabilità di insolvenza è la stessa e lo spread sul rsk free è lo stesso (*).
(*) Questa assunzione, in realtà, è piuttosto forte: sappiamo che esistono le 'basi' tra CDS e obbligazioni, ed è il motivo per il quale mi sono concentrato sul differenziale lungo la maturity più che sul livello in sè, che significa abbastanza poco.
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