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I mercati dell'Europa dell'Est nella view del team di Raiffeisen
23 Feb 2011 Le economie dell'Europa centro-orientale evidenziano ancora tendenze di ripresa, in prima linea Polonia e Repubblica Ceca; anche l'Ungheria ha presentato dati economici sorprendentemente positivi. A gennaio i mercati azionari e obbligazionari dell'Europa centro-orientale hanno presentato andamenti molto eterogenei. A beneficiare del sentiment migliorato degli investitori è stata soprattutto la corona ceca, ma sono cresciuti anche lo zloty, il fiorino e il rublo. Al contrario è stato negativo l'andamento della lira turca, dopo che la banca centrale ha nuovamente abbassato il tasso di riferimento, alzando però contemporaneamente le riserve minime obbligatorie per dare una stretta al credito. Gli spread per gli eurobond della regione hanno presentato un trend in gran parte laterale, prima del leggero rialzo registrato verso la fine del mese.
Russia
In Russia aumenta ancora la pressione inflazionistica – i prezzi al consumo sono aumentati a dicembre con un tasso annuo dell'8,8% (novembre 8,1%). Alla fine di gennaio la banca centrale ha lasciato un'altra volta invariato il tasso di riferimento, ma dovrebbe essere imminente un rialzo dei tassi; l'aumento dei rendimenti delle obbligazioni riflette già chiaramente queste aspettative di innalzamento dei tassi. Il mercato azionario russo è cresciuto parecchio con fatturati relativamente elevati, trainato dal prezzo in rialzo del greggio. Sono stati particolarmente richiesti gli asset petroliferi e del gas, a maggior ragione in vista di un accordo tra il ministero delle finanze e il ministero dell'energia sulla futura tassazione. Buoni incrementi di quotazione hanno registrato anche gli asset integrati dell'acciaio e i produttori di carbone coke che hanno approfittato della temporanea mancanza dell'offerta australiana dovuta alle alluvioni. Dalla parte dei perdenti troviamo miniere d'oro, commercianti di alimentari e azioni del settore telecomunicazioni.
Polonia
L'economia della Polonia si presenta ancora molto robusta. Nel 2010 dovrebbe registrare una crescita reale del 3,8%. La produzione industriale è aumentata a dicembre dell'11,5% circa nel raffronto annuo. Quantunque sempre trainata da una forte domanda interna ed estera, ha però fallito nettamente l'obiettivo dell'11,9% circa atteso dal mercato. L'inflazione è salita ultimamente al 3,1% (tasso annuo) superando decisamente l'obiettivo stabilito dalla banca centrale. Com'era nelle attese, ciò ha fatto aumentare il tasso di riferimento dal 3,5% al 3,75%; questa è la prima variazione dei tassi dalla metà del 2009. Nel corso del 2011 la banca centrale dovrebbe attuare una politica monetaria ancora più restrittiva e innalzare i tassi di interesse. Le quotazioni dei titoli di stato polacchi sono state sotto pressione a gennaio; lo zloty invece ha beneficiato della prospettiva di tassi più elevati. L'indice azionario polacco WIG è sceso a gennaio dell'1,4% circa. Alla fine di gennaio il governo polacco ha innalzato i limiti superiori per gli investimenti azionari mediante fondi pensione. Ciò dovrebbe attenuare leggermente gli effetti negativi della diminuzione dei versamenti pensionistici. Tuttavia risulta penalizzante la potenziale eccedenza di azioni in seguito ad ulteriori privatizzazioni da parte del governo.
Repubblica Ceca
L'economia ceca presenta ancora una buona ripresa, sostenuta soprattutto da una robusta domanda estera, in particolare dalla Germania. Esportazioni e importazioni vantano tassi di crescita sempre elevati rispetto all'anno precedente. La produzione industriale ha avuto un impulso sorprendente a novembre, analogamente all'Ungheria. L'inflazione sale ancora leggermente con un tasso annuo del 2,3% a dicembre. Il tasso d'inflazione "core" (senza i prezzi degli alimentari e dell'energia) è ancora attestato però sullo 0,3%. I rendimenti delle obbligazioni ceche hanno seguito anche a gennaio l'andamento delle obbligazioni benchmark in euro (Germania) e nel corso del mese hanno presentato una tendenza al rialzo. La corona ceca a gennaio è stata la valuta più forte della regione. Il mercato azionario, dopo il forte rialzo precedente, si è preso una pausa ed è salito a gennaio dell'1% circa.
Ungheria
L'Ungheria ha sorpreso con dati inaspettatamente forti per quanto riguarda la produzione industriale per novembre – di conseguenza alcuni analisti hanno rivisto al rialzo le loro stime di crescita per il 2010, 2011 e 2012. Il fiorino ha guadagnato terreno nei confronti dell'euro e ancora di più nei confronti del franco svizzero – dopo tanto tempo finalmente buone notizie per i beneficiari di crediti ungheresi in valuta locale. Nel lungo periodo il livello di rendimento ungherese sembra conservare ancora la sua attrattività. Le quotazioni dovrebbero però mantenersi volatili, soprattutto in considerazione dell'imponderabilità che grava ancora sulle future riforme e delle tensioni tra il governo e la banca centrale. Quest'ultima ha nuovamente alzato i tassi dello 0,25% portandoli al 6% – una manovra del tutto comprensibile visto il forte aumento dell'inflazione. L'inflazione è salita a dicembre del 4,7% nel raffronto annuo; l'inflazione "core" (senza alimentari ed energia) è aumentata del 2% (luglio 2010: 1,3 %). Il mercato azionario ungherese con un incremento pari a circa il 6,5% è stato il più forte della regione; soprattutto i dati congiunturali sorprendentemente buoni hanno fatto volare le quotazioni.
Mercati periferici dell’Europa centro-orientale
In Romania la situazione politica si è calmata negli ultimi mesi; le riforme richieste dal FMI vengono attuate e quindi niente più ostacola la prossima tranche. Il governo rumeno ha pubblicato i piani di rifinanziamento e nei prossimi anni sfrutterà più spesso il mercato degli eurobond come fonte di finanziamento. Gli spread degli eurobond dell'Europa centro-orientale hanno avuto una tendenza in massima parte laterale nel corso del mese. Verso la fine del mese sono leggermente saliti, influenzati dal peggioramento del sentiment in seguito ai movimenti di protesta in Nordafrica e nel Vicino Oriente. Nel lungo periodo i livelli attuali sembrano ancora attrattivi. La volatilità dovrebbe in ogni caso mantenersi elevata se persisteranno le preoccupazioni riguardo ai debiti dei paesi periferici dell'euro.
23 Feb 2011 Le economie dell'Europa centro-orientale evidenziano ancora tendenze di ripresa, in prima linea Polonia e Repubblica Ceca; anche l'Ungheria ha presentato dati economici sorprendentemente positivi. A gennaio i mercati azionari e obbligazionari dell'Europa centro-orientale hanno presentato andamenti molto eterogenei. A beneficiare del sentiment migliorato degli investitori è stata soprattutto la corona ceca, ma sono cresciuti anche lo zloty, il fiorino e il rublo. Al contrario è stato negativo l'andamento della lira turca, dopo che la banca centrale ha nuovamente abbassato il tasso di riferimento, alzando però contemporaneamente le riserve minime obbligatorie per dare una stretta al credito. Gli spread per gli eurobond della regione hanno presentato un trend in gran parte laterale, prima del leggero rialzo registrato verso la fine del mese.
Russia
In Russia aumenta ancora la pressione inflazionistica – i prezzi al consumo sono aumentati a dicembre con un tasso annuo dell'8,8% (novembre 8,1%). Alla fine di gennaio la banca centrale ha lasciato un'altra volta invariato il tasso di riferimento, ma dovrebbe essere imminente un rialzo dei tassi; l'aumento dei rendimenti delle obbligazioni riflette già chiaramente queste aspettative di innalzamento dei tassi. Il mercato azionario russo è cresciuto parecchio con fatturati relativamente elevati, trainato dal prezzo in rialzo del greggio. Sono stati particolarmente richiesti gli asset petroliferi e del gas, a maggior ragione in vista di un accordo tra il ministero delle finanze e il ministero dell'energia sulla futura tassazione. Buoni incrementi di quotazione hanno registrato anche gli asset integrati dell'acciaio e i produttori di carbone coke che hanno approfittato della temporanea mancanza dell'offerta australiana dovuta alle alluvioni. Dalla parte dei perdenti troviamo miniere d'oro, commercianti di alimentari e azioni del settore telecomunicazioni.
Polonia
L'economia della Polonia si presenta ancora molto robusta. Nel 2010 dovrebbe registrare una crescita reale del 3,8%. La produzione industriale è aumentata a dicembre dell'11,5% circa nel raffronto annuo. Quantunque sempre trainata da una forte domanda interna ed estera, ha però fallito nettamente l'obiettivo dell'11,9% circa atteso dal mercato. L'inflazione è salita ultimamente al 3,1% (tasso annuo) superando decisamente l'obiettivo stabilito dalla banca centrale. Com'era nelle attese, ciò ha fatto aumentare il tasso di riferimento dal 3,5% al 3,75%; questa è la prima variazione dei tassi dalla metà del 2009. Nel corso del 2011 la banca centrale dovrebbe attuare una politica monetaria ancora più restrittiva e innalzare i tassi di interesse. Le quotazioni dei titoli di stato polacchi sono state sotto pressione a gennaio; lo zloty invece ha beneficiato della prospettiva di tassi più elevati. L'indice azionario polacco WIG è sceso a gennaio dell'1,4% circa. Alla fine di gennaio il governo polacco ha innalzato i limiti superiori per gli investimenti azionari mediante fondi pensione. Ciò dovrebbe attenuare leggermente gli effetti negativi della diminuzione dei versamenti pensionistici. Tuttavia risulta penalizzante la potenziale eccedenza di azioni in seguito ad ulteriori privatizzazioni da parte del governo.
Repubblica Ceca
L'economia ceca presenta ancora una buona ripresa, sostenuta soprattutto da una robusta domanda estera, in particolare dalla Germania. Esportazioni e importazioni vantano tassi di crescita sempre elevati rispetto all'anno precedente. La produzione industriale ha avuto un impulso sorprendente a novembre, analogamente all'Ungheria. L'inflazione sale ancora leggermente con un tasso annuo del 2,3% a dicembre. Il tasso d'inflazione "core" (senza i prezzi degli alimentari e dell'energia) è ancora attestato però sullo 0,3%. I rendimenti delle obbligazioni ceche hanno seguito anche a gennaio l'andamento delle obbligazioni benchmark in euro (Germania) e nel corso del mese hanno presentato una tendenza al rialzo. La corona ceca a gennaio è stata la valuta più forte della regione. Il mercato azionario, dopo il forte rialzo precedente, si è preso una pausa ed è salito a gennaio dell'1% circa.
Ungheria
L'Ungheria ha sorpreso con dati inaspettatamente forti per quanto riguarda la produzione industriale per novembre – di conseguenza alcuni analisti hanno rivisto al rialzo le loro stime di crescita per il 2010, 2011 e 2012. Il fiorino ha guadagnato terreno nei confronti dell'euro e ancora di più nei confronti del franco svizzero – dopo tanto tempo finalmente buone notizie per i beneficiari di crediti ungheresi in valuta locale. Nel lungo periodo il livello di rendimento ungherese sembra conservare ancora la sua attrattività. Le quotazioni dovrebbero però mantenersi volatili, soprattutto in considerazione dell'imponderabilità che grava ancora sulle future riforme e delle tensioni tra il governo e la banca centrale. Quest'ultima ha nuovamente alzato i tassi dello 0,25% portandoli al 6% – una manovra del tutto comprensibile visto il forte aumento dell'inflazione. L'inflazione è salita a dicembre del 4,7% nel raffronto annuo; l'inflazione "core" (senza alimentari ed energia) è aumentata del 2% (luglio 2010: 1,3 %). Il mercato azionario ungherese con un incremento pari a circa il 6,5% è stato il più forte della regione; soprattutto i dati congiunturali sorprendentemente buoni hanno fatto volare le quotazioni.
Mercati periferici dell’Europa centro-orientale
In Romania la situazione politica si è calmata negli ultimi mesi; le riforme richieste dal FMI vengono attuate e quindi niente più ostacola la prossima tranche. Il governo rumeno ha pubblicato i piani di rifinanziamento e nei prossimi anni sfrutterà più spesso il mercato degli eurobond come fonte di finanziamento. Gli spread degli eurobond dell'Europa centro-orientale hanno avuto una tendenza in massima parte laterale nel corso del mese. Verso la fine del mese sono leggermente saliti, influenzati dal peggioramento del sentiment in seguito ai movimenti di protesta in Nordafrica e nel Vicino Oriente. Nel lungo periodo i livelli attuali sembrano ancora attrattivi. La volatilità dovrebbe in ogni caso mantenersi elevata se persisteranno le preoccupazioni riguardo ai debiti dei paesi periferici dell'euro.