Titoli di Stato area Euro Paesi Baltici ed Est Europa: news, info, analisi

Estonia

1 gennaio 2011, l'Estonia entra nell'euro: "Conti perfetti per Maastricht"

Sarà il 17esimo Paese dell’area valutaria, il terzo fra quelli dell’ex blocco comunista dopo Slovenia (2007) e Slovacchia (2009)

Tallinn, 29 dicembre 2010 - Nel bel mezzo della peggiore crisi della sua storia, l’Eurozona accoglie un nuovo Paese membro: dal primo gennaio 2011 l’Estonia abbandonera’ la corona a favore dell’euro, diventando il 17esimo Paese dell’area valutaria, il terzo fra i Paesi dell’ex blocco comunista dopo Slovenia (2007) e Slovacchia (2009).
L’obiettivo principale è ridare nuovo impulso a un’economia messa a dura prova dalla recessione mondiale: il piu’ piccolo e il piu’ solido dei tre stati baltici vuole tuttavia unirsi all’Eurozona anche per rafforzare la stabilità e attirare investimenti dall’estero. Secondo un recente sondaggio governativo, il 52% degli estoni (1,3 milioni in tutto) è favorevole al passaggio all’euro contro un 39% di contrari, timorosi soprattutto degli effetti sui prezzi.

Malgrado la crisi europea, l’adesione dell’Estonia all’euro ha una sua logica, sottolineano gli analisti: l’ex tigre del Baltico ha conti pubblici perfettamente in ordine e, anzi, al momento sarebbe l’unico Paese a rientrare ampiamente entro i parametri di Maastricht. Inoltre, il passaggio dalla corona all’euro è in preparazione da tempo e, afferma Michael Schubert, analista di Commerzbank, filera’ liscio come è gia’ successo con Malta o la Slovenia.
Lo stato baltico è grande all’incirca come l’Olanda: il suo pil, circa 14 miliardi di euro, è circa un decimo di quello irlandese, il Paese dell’euro con i maggiori problemi al momento, e con un peso minimale nel totale dell’Eurozona. Dopo una pesantissima recessione nel 2008 e nel 2009 (-14,1% il pil l’anno scorso), l’Estonia è tornata a crescere nel 2010 (+2,4% la stima) e una netta accelerazione è prevista nel 2011 (+3,9%). Il debito pubblico è pari all’8% del pil, un decimo del tetto del 60% previsto dai Trattati europei, e il deficit è stato dell’1,7% nel 2009 con un calo all’1,3% previsto per quest’anno e un 1,6% nel 2011.
“Il Paese - commenta Ansgar Belke, economista dell’istituto di ricerca tedesco Diw - ha attuato le necessarie riforme e tagliato le spese, invece di aumentare le tasse”. Invece di destinare il denaro pubblico a costosi salvataggi, il Governo estone ha preferito affrontare un drastico ridimensionamento del pil per poi ripartire.
Se fosse per la Bce, tuttavia, l’Estonia avrebbe dovuto aspettare ancora per l’adesione: in un rapporto in maggio l’Eurotower ha criticato l’Estonia per l’andamento dei prezzi che nei prossimi anni potrebbe accelerare (1,5% la stima per il 2010 ma nel 2008 era del 10,4%) anche per combattere il grave problema della disoccupazione (dal 4,7% nel 2007 al 17,5% quest’anno).
Per l’estone medio, tuttavia, la speranza non è quella di attirare investimenti dall’estero e di rafforzare il commercio, ma di risparmiare sul mutuo, acceso come per molti altri suoi concittadini con le grandi banche europee attive nel Paese e pagato in euro. Dal primo gennaio, comunque, la corona, creata nel 1992 per sostituire il rublo russo, lascerà il posto all’euro (ma i prezzi devono essere in entrambe le valute fino a meta’ 2011) anche se banconote e monete saranno fornite dalla Zecca finlandese. La conversione avverra’ a 15,6466 corone per un euro e, in futuro, gli estoni invece di una banconota da 10 corone si ritroveranno in tasca 64 centesimi di euro. Il Consiglio direttivo della Bce dovra’ fare posto al Governatore della Banca centrale estone, Andres Lipstok, che da gennaio prendera’ parte a pieno titolo alle riunioni al 36esimo piano dell’Eurotower.
Tempi piu’ lunghi, invece, per gli altri Paesi dell’ex area comunista, spaventati dalla crisi: per Lituania e Lettonia si va al 2015, stimano gli economisti, per Polonia e Ungheria al 2019, cinque anni piu’ tardi rispetto a quanto previsto.

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Ucraina

Ucraina, Pil 2010 +4% molto meglio del previsto


L'Ucraina chiude il 2010 con il Pil in crescita del 4% rispetto allo scorso anno, e il premier Mikola Azarov esulta: "siamo ben oltre le previsioni", ha evidenziato il capo dell'esecutivo di Kiev, comunicando al governo il dato sulla crescita economica. Le stime governative per l'anno che sta per chiudersi erano di un aumento del Pil del 3,7%. Va meglio del temuto anche sul delicato fronte dell'inflazione, che "quest'anno non ha superato il 9%", ha aggiunto Azarov, a fronte di un 12,1% previsto ufficialmente.
 
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Russia ed Est Europa

La prudenza non abita in est Europa
Mentre gli altri sono alle prese con l'inflazione l'area continua a correre. Il traino è sempre la Russia, ma non è la sola ad avere i numeri.
Marco Caprotti | 08-02-11

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Mentre la Cina e l’India cercano di tirare il freno per non surriscaldare l’inflazione, l’Europa dell’est pigia l’acceleratore. L’indice Msci della regione nell’ultimo mese (fino al 7 febbraio e calcolato in euro) ha guadagnato quasi il 5% (nell’intero 2010 ha segnato +21,6%). La locomotiva russa
A fare da volano all’intera area è ancora una volta la Russia con la sua situazione congiunturale. Gli ultimi dati rilasciati dalla banca centrale del Paese dicono che i prestiti ai privati a dicembre sono cresciuti del 2,2% (dopo il +1,5% segnato il mese precedente). Si tratta del risultato migliore degli ultimi 27 mesi, dovuto principalmente ai bassi tassi di interesse e al crescente ottimismo da parte delle famiglie sulla situazione economica. Nell’intero 2010 questa voce ha registrato un miglioramento del 14,3% dopo il -11% segnato nel 2009, mentre per quest’anno è atteso un miglioramento superiore al 20%. Secondo l’ufficio federale di statistica, nel quarto trimestre del 2010, la fiducia dei consumatori è salita dell’1%, dopo il -4% fatto segnare nei tre mesi precedenti.
Il ministro delle finanze Alexei Kudrin, intanto, si è detto sicuro che nel 2011 il Pil supererà il +4% fatto segnare nel 2010 (nel 2009 era stata segnata una contrazione del 7,8%). Questa situazione, secondo la Bank of Russia si poggia, oltre che sulla richiesta di materie energetiche da parte delle economie del globo, anche su un solido sistema finanziario. Nel 2010 le banche del Paese hanno registrato profitti totali per oltre 573 miliardi di rubli (14,4 miliardi di euro): il triplo di quanto intascato nel 2009.
Non c’è solo Mosca
La Russia, dicono tuttavia gli operatori, non è il solo punto di forza della regione né il solo mercato dell’area in cui guardare per fare investimenti. “I mercati emergenti, quando vengono valutati secondo il sistema del prezzo rispetto ai guadagni futuri (il cosiddetto price to earning) sono molto cari”, spiega uno studio di Morningstar. “Non è il caso dell’est Europa dove Paesi come Ungheria, Repubblica ceca e Turchia, presentano ancora sconti interessanti rispetto ad altri mercati in via di sviluppo”. Secondo le stime del Fondo monetario internazionale, l’Europa emergente quest’anno registrerà una crescita superiore al 3%.
“In questo quadro di miglioramento generalizzato ci saranno alcune eccellenze”, continua lo studio. “La Polonia, ad esempio, oltre ad essere stato l’unico Paese dell’area a evitare la recessione, nel 2011 dovrebbe registrare un andamento migliore del +3,4% fatto segnare l’anno scorso. La Turchia, dopo una contrazione del 5% nel 2009, l’anno scorso ha fatto segnare un +8% che la mette al primo posto fra i migliori Paesi dell’intero Vecchio continente. Per il futuro può contare su un sistema bancario solido e una forte domanda interna”.
 
Romania

Romania: misure anticrisi non incidono su tassi produttivi

Monday, 14 February 2011 16:30
I tagli salariali e le ondate di licenziamento dello scorso anno non hanno inciso positivamente sulla produttività del lavoro in Romania: la drastica ´cura dimagrante´ cui il mondo del lavoro romeno è stato sottoposto in conseguenza della crisi, non sembra aver prodotto risultati sulla competitività dell´economia, producendo effetti solo cui costi di produzione: lo scrive Nine o´Clock, riprendendo quanto comunicato dal National Trade Union Block (BNS). Nei primi 10 mesi del 2010, il numero di addetti nel settore pubblico si è ridotto di 88.300 unità e di 83.000 nel settore privato; il salario medio mensile è cresciuto nel periodo novembre 2009 - novembre 2010 di 11 RON, traducendosi in una perdita del 7 per cento nel potere di acquisto se si tiene conto dell´inflazione.
Gli esperti del BNS sottolineano come salari più bassi non portino a una maggior produttività, dato che rappresentano un incentivo più basso al lavoro e si traducono in un calo della produzione e dei consumi. E´sintomatico che la produttività più alta sia stata registrata proprio nel settore bancario - finanziario, quello a più bassa intensità di lavoro, mentre l´agricoltura si trova al polo opposto.
Romania, Lituania e Grecia sono stati i Paesi UE dove la produttività del lavoro nel corso del 2009 è diminuita, e sono proprio quelli nei quali sono state adottate le misure anticrisi più severe.
 
Slovacchia

L’analista Sadovska: crescita PIL inferiore sostenuta nel 2010 grazie alla Germania


da PS, il 15 febbraio 2011


Il rallentamento della crescita del PIL visto in Slovacchia nell’ultimo trimestre del 2010 era stato previsto, considerando l’effetto delle cifre registrate nel 2009, ha detto oggi l’analista di Postova Banka, Eva Sadovska, sentita da Tasr in reazione alla stima preliminare pubblicata dall’Ufficio di Statistica questa mattina. L’economia slovacca è cresciuta del 4% annuale nel 2010, mentre aveva visto nel 2009 una contrazione del 4,7%.
Il prodotto interno lordo nell’ultimo trimestre del 2010 ha raggiunto soltanto un +3,5% su base annua, la crescita più bassa tra tutti i trimestri dello scorso anno (+4,7% nel primo, +4,2% nel secondo e +3,8% nel terzo trimestre).
Anche se l’esatta struttura della crescita sarà nota soltanto agli inizi di Marzo, la Sadovska ritiene che l’economia della Slovacchia abbia beneficiato del contributo della domanda estera nel corso dell’ultimo trimestre dello scorso anno. «La Slovacchia ha goduto soprattutto della crescita economica della Germania, che è stata la più sostenuta fin dalla sua unificazione. Grazie alla domanda dall’estero, la produzione industriale è riuscita a ritornare ai livelli pre-crisi», ha detto la Sadovska. Al contrario, la domanda interna non ha aiutato molto l’economia slovacca, che è stata indebolita dal tasso di disoccupazione, ancora piuttosto elevato.
Eurostat ha pubblicato oggi le stime preliminari della crescita economica in 19 dei 27 Stati membri dell’UE per il quarto trimestre. La Slovacchia è venuta dietro a Estonia (+6,6%), Finlandia (+5,8%), Lituania (+4,4%) e Lettonia (+3,7%). «Ma anche dietro il nostro più importante partner commerciale, la Germania +(4,0%), il che è una notizia positiva per la Slovacchia, naturalmente», ha aggiunto Eva Sadovska.

(Fonte TASR)
 
Estonia

L'irresistibile rincorsa dell'Estonia ha un segreto: le popolazioni nordiche sono avvezze al rigore

di Guido De Franceschi ilsole24ore

16 febbraio 2011
I dati economici sul quarto trimestre del 2010, da poco annunciati dal servizio di statistica del governo estone, sono particolarmente incoraggianti per il paese baltico: negli ultimi tre mesi dell'anno scorso il Pil è cresciuto del 6,6 per cento rispetto all'anno precedente. Il che significa che il Pil dell'Estonia, nel 2010, è cresciuto di circa il 3 per cento. Il risultato previsto per l'anno in corso è ancora più notevole: +4,4 per cento. Se confermato, si tratterebbe del dato più positivo tra tutti e ventisette gli Stati dell'Unione europea.


La vigorosa crescita di Tallinn è ancora più significativa se si considera il recente passato. L'economia del paese, galoppante fino al 2007, è stata travolta dalla crisi. Nel 2009 il Pil è sceso del 13,9 per cento. Nell'Ue hanno fatto peggio soltanto Lituania (-14,7 per cento) e Lettonia (-18 per cento). Per capire la drammaticità del 2009 nell'area baltica – anche se sarebbe sbagliato considerare come un tutt'uno omogeneo i tre piccoli paesi che la formano – basti pensare che il quarto "peggiore" nell'Ue, la Slovenia, in quell'anno ha avuto una contrazione del Pil pari "soltanto" all'8,1 per cento.
Osservando le macerie economiche baltiche del 2009, il nobel Paul Krugman aveva tratteggiato orizzonti tetri: «I paesi baltici sembrano ben posizionati per seguire le orme del'Argentina», aveva detto il celebre economista. Eppure l'Estonia è tornata a correre. La cosa più sorprendente è il fatto che Tallinn, pur sballottata nel maelström della crisi economica mondiale e nazionale, è riuscita a tenere i conti così in ordine da essere stata accolta nell'Eurozona il primo gennaio 2011, diventando così il diciassettesimo paese aderente alla moneta comune. Il rapporto deficit-Pil è stato mantenuto, anche nel 2009, molto al di sotto del 3 per cento (nell'Ue hanno fatto meglio soltanto Svezia e Lussemburgo) e il debito pubblico estone rimane il più basso tra i Ventisette: ammonta a poco più del 7 per cento del Pil.
Il ministro delle Finanze, Jürgen Ligi, principale artefice dell'operazione, ha spiegato che «i criteri di Maastricht sono stati un buon simbolo per fornire spiegazioni alla popolazione, non un fine in se stessi. Il fine era una politica fiscale sostenibile. Il nostro declino è stato così aspro (il Pil è passato da +7 per cento nel 2007 a -13,9 nel 2009) che ci siamo dovuti muovere molto velocemente». Il governo estone si è effettivamente mosso con velocità, tagliando il budget di spesa del 9 per cento nel 2009 e di un ulteriore 3 per cento nel 2010.
Benché il tasso di disoccupazione sia particolarmente alto (ha sfiorato il 20 per cento, ora fluttua tra il 10 e il 15), un quinto della popolazione subisca i morsi della povertà e lo stipendio medio sia il più basso dell'Eurozona (785 euro al mese), gli estoni hanno accolto di buon grado il piano di austerità promosso dal governo, che è stato vissuto non come un'«imposizione esterna» dovuta ai diktat di Bruxelles, dell'Fmi e della Banca mondiale, ma come una scelta volontaria.
Alcuni forniscono una spiegazione antropologica: le popolazioni nordiche sono avvezze al rigore, quello invernale in primis, e sono abituate a mettere da parte nelle stagioni buone e a praticare la sopportazione in quelle cattive. Altri cercano invece nella storia travagliata dell'Estonia – il paese baltico ha vissuto anche in tempi recenti, sotto l'occupazione nazista e poi sovietica, tempi ben peggiori di quelli prodotti da una crisi economica, per quanto profonda essa possa essere – il motivo di tanta pazienza davanti alle avversità. Il ministro Ligi ha spiegato in una breve frase la sua opinione riguardo alla mancanza di scioperi e sollevazioni popolari: in Estonia «nessuno scenderebbe in piazza sventolando la bandiera rossa».
Il ministro delle Finanze estone è apprezzato anche all'estero. Nato nel 1959 a Tartu, Jürgen Ligi è già stato presidente della Commissione parlamentare sul controllo del budget e ministro della Difesa. Qualche mese fa, Ligi è stato premiato come «miglior ministro finanziario d'Europa» prima dalla pubblicazione del settore Emerging Markets, poi dalla rivista The Banker, di proprietà del Financial Times Group. Il partito di Ligi, l'Eesti Reformierakond ("Partito estone per le Riforme"), partecipa, in alleanza con l'Unione di Pro Patria e Res Publica, al governo di minoranza guidato da Andrup Ansip, e professa un credo liberale e liberista, ispirandosi, sui temi economici, alle tesi di Milton Friedman e di Friedrich von Hayek.
L'Estonia è ben posizionata nella classifica stilata dalla Banca mondiale sui paesi in cui è più agevole fare business (occupa il diciassettesimo posto nel mondo) e ha una legislazione che rende facile assumere e licenziare e non tassa i ricavi reinvestiti dalle imprese. Certo, alcuni analisti hanno notato che l'Estonia è stata anche fortunata. Il +35% nelle esportazioni, registrato nel 2010, è dovuto al fatto che il paese baltico, particolarmente forte nel settore dell'information and communication technology, ha forti legami commerciali e industriali con la Scandinavia e con la Germania, cioè con paesi che hanno avuto una crescita piuttosto effervescente. E l'Estonia non ha dovuto fronteggiare frane nelle sue banche, visto che il grosso degli istituti finanziari del paese è di proprietà straniera.
Naturalmente, non sono tutte rose: la disoccupazione resta molto alta, i salari molto bassi, la povertà diffusa. Ma l'ingresso dell'Estonia nell'Eurozona, pur se appoggiato con entusiasmo soltanto da circa la metà della popolazione, riveste un forte significato simbolico. Infatti, se il ministro Ligi ne sottolinea l'opportunità economica («L'euro è l'unica barca nel mare», ha detto), l'elemento geopolitico è il più interessante: l'ingresso nella moneta comune è infatti l'ennesimo passo di allontanamento da Mosca che ha premuto il suo scarpone su Tallinn per quasi cinquant'anni.
L'Estonia è il paese in cui, anche in funzione antirussa, è celebrato come un eroe Dzokhar Dudaev, il primo presidente dell'autoproclamata Repubblica cecena, in quanto, da generale dell'Armata Rossa e comandante dell'Aeronautica militare sovietica di stanza a Tartu, si rifiutò di stroncare la rivolta degli estoni che chiedevano l'indipendenza da Mosca. Ora, sfilatisi da vent'anni dall'impero sovietico e dopo essere entrati nell'Ue e nella Nato, gli estoni, grazie all'ingresso nell'euro, si sentono ancora più distanti da Mosca.
 
Ucraina

Ucraina: economia in ripresa, previsioni crescita PIL 4-6%


MARTEDI' 8 FEBBRAIO 2011

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Kiev, 08 feb - Le prime valutazioni sull'andamento dell'economia ucraina nel 2010 indicano un tasso di crescita del PIL nell'ordine del 4,1%. Particolarmente rilevante la performance del settore manifatturiero: la produzione industriale che incide per il 27% sul PIL ha registrato infatti un aumento su base annua nell'ordine dell'11 per cento. Nel 2011 il premier Azarov ritiene attuabile una crescita del PIL nell'ordine del 6% anche se la Legge di programmazione finanziaria dello Stato e' stata redatta con un stima piu' pari al 4,5% che corrisponde peraltro alle stime (tra il 4 e il 5 per cento) delle Istituzioni finanziarie internazionali che supportano il Paese. A trainare la domanda aggregata sono soprattutto le esportazioni dei settori dell'industria pesante: siderurgia (22% del fatturato industriale del Paese), chimica, meccanica con particolare riguardo ai macchinari (11% del fatturato industriale complessivo) che sono prevalentemente esportate in Russia. Nelle previsioni del Governo e delle Istituzioni finanziari internazionali, la componente della domanda estera (incluse le commodities agricole) continuera' a giocare un ruolo importante nella crescita del PIL, ma un ruolo maggiore dovrebbe acquisire la componente interna, con una ripresa del credito bancario ai privati e degli investimenti pubblici in infrastrutture in vista dei campionati europei di calcio euro 2012. In realta', gia' nel 2010 c'e' stato un lieve incremento della capacita' di spesa delle famiglie, che pero' hanno aumentato anche la loro propensione al risparmio. Vi e' stata anche una parziale ripresa nel settore finanziario (attivita' creditizie ed assicurative). Ma il tutto non si e' ancora tradotto in un sufficiente rilancio dell'edilizia e del commercio al dettaglio. Il 2010 e' stato invece un'annata difficile per la produzione agricola: a causa della siccita' il raccolto dei cereali e' stato di 39 milioni di tonnellate, inferiore quindi al dato degli ultimi due anni. Complessivamente, il settore primario, copre l'8% del Pil del Paese. Restano alcuni nodi strutturali da sciogliere. Banche: Il sistema bancario ucraino consta, al momento, di 195 banche. Gli Istituti di credito stanno lentamente superando gli effetti della crisi globale dell'autunno 2008, ma si trovano ora ad affrontare uno dei lasciti di questa crisi, rappresentato dal peggioramento della qualita' del portafoglio crediti. Nelle stime del FMI le sofferenze ammonterebbero, a fine 2010, al 40% dei prestiti. Il problema e' in larga parte concentro sui settori ciclici (immobiliare, costruzioni) e sul credito alle famiglie. Complessivamente l'offerta interna di credito e' aumentata dell'1,4% con un andamento piu' positivo per il segmento dei crediti alle aziende (+7,4%), mentre si e' ridotto (-11%) il credito al consumo. Il rafforzamento del sistema bancario costituisce anche una delle maggiori condizioni poste dal Fondo Monetario per la concessione delle nuove tranches dei prestiti di sostegno al Paese. Sui 15,15 miliardi di dollari previsti entro il 2012 sono stati erogati finora 3,4 miliardi. Kiev si e', in particolare, impegnata a completare una nuova ricapitalizzazione del sistema bancario con un apporto di circa 5 miliardi di dollari e ad accrescere l'indipendenza della Banca Centrale.


 
Ucraina

Ucraina/ Missione Fmi rinvia ok a nuova tranche prestito
Economia meglio del previsto, aumento bollette più graduale

Kiev, 17 feb. (TMNews) - Niente soldi, per ora, a Kiev dal Fondo monetario internazionale. Gli ispettori del Fmi, che dovevano decidere lo sblocco di una tranche da 1,5 miliardi di dollari dei 15,3 miliardi di prestito concordati con l'Ucraina, preferiscono aspettare qualche settimana. La missione ha infatti concesso al governo ucraino un aumento più graduale delle tariffe del gas ad uso domestico rispetto al pesante più 50% da aprile concordato in precedenza. Ma chiede a Kiev di rispettare comunque l'obiettivo di un deficit pari al 3,5% del Pil, adottando misure che coprano il mancato gettito degli aumenti tariffari. Inoltre ribadisce di volere entro marzo il varo della riforma delle pensioni. E per questo serviranno ulteriori negoziati.
In linea generale il Fmi è soddisfatto dei progressi che ha fatto l'Ucraina nel corso degli ultimi mesi, come ha detto il capo della missione del Fmi in Ucraina Thanos Arvanitis, che ha sottolineato come gli ispettori di Washington si siano concentrati in queste due settimane di permanenza a Kiev soprattutto sulle azioni messe in campo per rafforzare la politica monetaria e il settore finanziario. "L'economia Ucraina nel 2010 è andata meglio di come ci si aspettava, con una crescita di oltre il 4%, supportata da forti esportazioni, maggiori investimenti e consumi" ha detto Arvanitis.
 
Norway to offer Romania 305m euros as non-repayable aid, over 2012-2014

Date: 23-02-2011



Norway will offer Romania a grant of 305 million euros in the period 2012-2014, through the European Economic Area Financial Mechanism (EEA) and the Norwegian Cooperation Programme, a quarter of these funds going to be earmarked for environmental projects, renewable energy and climate change research, the Norwegian Ambassador to Bucharest, Oystein Hovdkinn, announced in a press conference.

This is the second round of projects funded through these programs, after in the 2009-2011 period the aforementioned programs contributed 98.5 million euros to finance 69 projects of social and economic development in Romania, the Norwegian Ambassador highlighted.

According to him, negotiations between representatives of the two programs with the Structural Coordination Authority of the Ministry of Public Finance in Bucharest on the criteria for allocating funds for the period 2012-2014 were launched last autumn and will be completed later this year, and in 2012 the first selection of projects and funds allocation will be open.

Also, according to Anne Lise Rognlidalen, manager for Romania of the state company Innovation Norway, which manages the Norwegian Cooperation Programme, the 48 million euros granted for 2009-2011 have been fully accessed for a number of 29 projects, of which 14 focused on a sustainable production (21.9 million euros), 7 environmental protection projects (8.2 million euros), 5 - health and social assistance (7.89 million euros), and 3 energy efficiency projects (4.21 million of euros). Implementation of most of these projects (80-90 percent) is to be completed by the end of April this year, and the remainder received the extension accord to be finalized by 2012.

Among these projects financed by the Norwegian Cooperation Programme for the period 2009-2011, the Norwegian officials have mentioned a center for technology-based induction processes in Bucharest, a center for children with rare diseases in Zalau, an incubator of ideas in the maritime sector, already operating in Constanta, with five business incubation centers, a center for children with developmental problems in Bucharest, a fruit processing plant in Odorheiu Secuiesc, a medical equipment manufacturing unit extended in Iasi, a center for atmospheric research in Magurele.

The projects are developed in partnership with an NGOs, institute or private agent in Norway, selected by the grant program representatives, supposing a transfer of Norwegian experience and technology.

Under the second program of the EEA Financial Mechanism, 40 individual projects were approved for non-reimbursable financing worth 50.5 million euros, of which 47.5 million euros representing Norway's contribution, the remainder of Iceland and Liechtenstein.

The Cooperation Agreement between Romania and the European Economic Area (EEA) was signed in July 2007. Through the EEA Agreement, the three countries not members of the European Union - Norway, Iceland and Liechtenstein - but participating in the Internal Market Policy - provide financial support to Romania in view to support economic and social cohesion in Europe. The three countries have granted in the period 2004-2011 a total non-reimbursable assistance of 1.3 billion euros for the 12 new EU members, which joined in 2004 and 2007, as well as for Spain, Portugal and Greece, and in the period 2011-2014 the total amount stood at 1.79 billion euros, Agerpres informs.

(actmedia.eu)
 

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