Titoli di Stato area Euro Paesi Baltici ed Est Europa: news, info, analisi

Lituania

Paradosso Lituania: grazie alla crisi adotterà l'euro

25 maggio 2012
A sentirlo su due piedi può sembrare paradossale: uno Stato che decide di accelerare il proprio processo di adesione all'euro in questi giorni di profonda crisi e di dubbi sulla sopravvivenza della moneta unica.

Eppure c'è chi reputa che l'attuale situazione potrebbe portare vantaggi al proprio Paese. E' il caso del Ministro delle finanze della Lituania. Intervistata da Bloomberg, Ingrida Simonyte ha detto a chiare lettere che la crisi del debito in Grecia e il rallentamento dell'economia globale potrebbero spingere la Lituania ad adottare l'euro nel 2014.

"Per quanto possa sembrare paradossale, più peggiora la congiuntura, più scendono i prezzi del petrolio, più aumentano le chance che una Nazione come la nostra adotti la valuta comune", ha dichiarato il Ministro.

Gran parte dell'arcano sta nell'inflazione: le ultime vicende dell'Eurozona hanno infatti causato un pesante deprezzamento del petrolio, che a sua volta ha portato al rallentamento dell'inflazione in Lituania. I prezzi al consumo, ha spiegato la Simonyte, sono aumentati al ritmo più lento da oltre un anno. E tutti sanno, ha ricordato, che nel 2006 la Lituania è stato l'unico candidato cui è stato rifiutato l'ingresso nell'euro in quanto l'inflazione domestica superava i target imposti.

Tra l'altro, ora il Governo lituano ha tutte le carte in regola per entrare nell'Eurozona: il rapporto deficit/PIL di quest'anno, per esempio, è pari al 3% rispetto al 5,5% dello scorso anno.

Anche economicamente, il Paese non sembra conoscere crisi e il curriculum è buono. Nel 2003, per esempio, ebbe il più alto tasso di crescita delle nazioni candidate all'UE, arrivando a vantare un PIL dell'8,8%.

Preso da qui:
Paradosso Lituania: grazie alla crisi adotterà l'euro | Teleborsa.it
 
Polonia

TdS Polonia 15 aprile 2020 4,20% in euro XS0210314299
Cosa dite di questo titolo ? Quota sui 103.
Come vedete la Polonia sul lungo periodo ?

A me la Polonia piace:
1) rapporto debito/pil al 55%
2) sufficentemente vicino all'area euro da esserne sulla soglia
sufficentemente lontano da avere ancora una sua valuta
3) il mercato interno, ampio e ricettivo, in grado di fare fronte
ad una eventuale contrazione dell'export, visto che siamo
in recessione e lo saremo ancora per chissàquanto,
e comunque
4) la Germania è il suo principale mercato per le esportazioni.

Adesso i suoi bond mi sembrano cari,
in caso di storno,
se la posizione dei pigs si appesantisce dovrebbe mollare qualcosa anche lei,
sarebbe da valutare.

Qui sotto gli eurobond della Polonia.
Ho in portafoglio il 2025 in euro e il 2021 in U$, per chiarezza ed a scanso di equivoci. :)

EUR XS0162316490 POLONIA 4,5
05/02/2013

CHF CH0110741136 POLONIA 2,125
31/03/2014

USD US7310111AS13 POLONIA 3,875
16/07/2015

EUR XS0242491230 POLONIA 3,625
01/02/2016

CHF CH0124656056 POLONIA 2,75
25/02/2016

EUR XS0498285351 POLONIA 3,75
29/03/2017

EUR XS0371500611 POLONIA 5,625
20/06/2018

EUR US731011AR30 POLONIA 6,375
15/01/2019

EUR XS0210314299 POLONIA 4,2
15/04/2020

EUR XS0543882095 POLONIA 4
23/03/2021

EUR XS0543758089 POLONIA 4
23/09/2021

USD US857524AA08 POLONIA 5,125
21/10/2021

EUR XS0282701514 POLONIA 4,5
18/01/2022

USD US857524AB80 POLONIA 5
23/03/2022

EUR XS0479333311 POLONIA 5,25
20/01/2025

EUR XS0224427160 POLONIA 4,25
19/01/2038

CHF CH0184250261 POLONIA 2,25
05/05/2018

EUR XS0410961014 POLONIA 5,875
03/02/2014
 
Bulgaria

Moody's ha confermato la stabilita' dei rating della Bulgaria


Martedì 29 Maggio 2012 22:12
Scritto da Milla Assenova

Moody's ha confermato il rating delle obbligazioni di stato della Bulgaria è (Baa2) con un giudizio stabile. Questo si afferma nel rapporto annuale dell'agenzia di rating Moody's la quale ricorda che il rating è cresciuto dal livello precedente (Baa3), sin dal mese di luglio del 2011.
Le finanze statali sono solide, con un basso debito calcolato in riferimento a tutti gli standard - il debito estero ammonta soltanto al 16,3% del PIL nella fine del 2011. È il secondo valore nella classifica dell'UE dopo l'Estonia, si dice nel rapporto.
Dall'Agenzia prevedono che il deficit nel budget, come percentuale del PIL, diminuirà ancora nei prossimi due anni. Nel 2011 è sceso sotto il 3% e secondo le aspettative la Bulgaria uscirà presto dalla Procedura di eccessivo deficit.
"Supponiamo che l'economia crescerà dello 0,9%, mentre il Governo si aspetta che la crescita raggiunga il 1,4%", segnalano gli analizzatori.
Nel rapporto sono evidenziati: una bassa tassazione sulle imposte, l'obiettivo del Governo di criminalizzare il mancato pagamento delle quote d'assicurazioni sociali, l'introduzione del patto di stabilità finanziaria ecc.
 
Resto della Ue batte Eurozona 3-1

28 maggio 2012
Andrea Biondi Chiara Bussi
Tre a uno. Nella partita delle performance economiche l'Eurozona perde il confronto con gli altri Paesi europei, ma non ancora nel "club" della moneta unica. Le elaborazioni di Prometeia su dati della Commissione europea restituiscono chiaramente l'istantanea di un'Europa a due velocità, con destini che nel tempo si sono mantenuti distanti senza mai avvicinarsi, ma anzi in qualche caso si sono allontanati.
Il rapporto deficit-Pil è l'unico che premia l'area euro. Per il resto, dalla crescita all'andamento degli occupati, fino all'indebitamento, il match è per il momento a senso unico. E per il futuro prossimo è difficile immaginare colpi di coda. Le incognite sul destino della Grecia stanno continuando a offuscare il cielo della Ue. Ma non solo: la Spagna è alle prese con un'ardua sfida sui conti e sulla tenuta del sistema bancario, proprio mentre i leader europei con mille difficoltà stanno cercando di far quadrare il cerchio, rilanciando la crescita e nel tentativo disperato di evitare che dalla Grecia parta uno tsunami che potrebbe travolgere tutta l'area fino al break-up.
Di fatto, però, ora la differenza nel ritmo di marcia è indiscutibile. Nel solo 2011 la crescita reale per l'Eurozona si è attestata all'1,5% contro l'1,9% degli altri 10 Paesi. Andrà peggio nel 2012, con un divario ancora più ampio: +0,9% contro un rallentamento dello 0,1% per la Uem. Anche il mercato del lavoro mostra due marce differenti. E il gap sarà evidente soprattutto alla fine di quest'anno, quando al -0,8% dei 17 Paesi dell'area euro farà da contraltare il +0,4% di un'area, quella senza moneta unica, che al suo interno annovera realtà comunque diverse fra di loro: i Paesi scandinavi (Svezia e Danimarca), che da sempre hanno rifiutato di confluire in una divisa comune con il resto della Ue, e anche Lituania e Lettonia, che hanno invece un sistema di tasso di cambio ancorato all'euro, anticamera di un'adesione che si annuncia più vicina rispetto ad altri.
«L'Europa centrale e orientale – spiega Valentin Hofstaetter, analista dell'austriaca Raiffeisen Bank – è l'area con il miglior potenziale di crescita, perché rappresenta economie ancora in fase di adeguamento agli standard europei. A trainare è stata ed è ancora la Polonia, grazie soprattutto alle dimensioni del suo mercato. Una delle ricette vincenti è stata la capacità di attirare investimenti. L'Eurozona dovrebbe fare propria questa lezione, eliminando gli ostacoli ancora esistenti che rendono più tortuosa la strada per le imprese».
Diverso è stato il caso di Lettonia e Lituania, che hanno un tasso di cambio fisso con l'euro. «Qui – sottolinea Cinzia Alcidi, economista del Ceps (Centre for european policy studies) di Bruxelles – la crisi del 2008 è stata molto pesante e questi Paesi hanno dovuto fronteggiarla senza lo strumento della svalutazione competitiva. L'aggiustamento è stato in termini reali un crollo dei salari fino al 20 per cento. Ma sono riusciti a risalire la china attirando nuovi capitali dall'estero». Così, dopo una frenata a due cifre, nel 2011 il loro Pil è balzato oltre il 5 per cento. «La strada percorsa da Riga e Vilnius – prosegue Alcidi – dimostra che il rilancio è possibile senza uscire dalla zona di influenza della moneta unica e che questa strada potrebbe essere percorsa anche dalla Grecia».
Di base, comunque, il passo fra le due aree è diverso. «I Paesi del centro Europa appartenenti alla Ue – afferma Lorena Vincenzi, economista senior di Prometeia – hanno un'economia ancora giovane e con ampi margini di crescita. E avendo un livello di debito più basso hanno potuto e possono pensare, tutti a eccezione dell'Ungheria che al momento ha ben più di qualche problema, alla crescita, lasciando aumentare il disavanzo». Resta ora da capire «il livello di sostenibilità di una prassi come questa, soprattutto ora che ci troviamo in una fase economica discendente. A ogni modo è inevitabile che quel che succederà nei prossimi mesi nell'Eurozona si ripercuoterà anche sugli altri dieci Paesi».
Secondo Mario Spreafico, responsabile investimenti di Schroders private banking, l'indice va invece puntato sulla «rigidità del sistema dell'euro, che ha portato a un peggioramento della sua performance». Ora per l'area della moneta unica, «non ci sono alternative: la Svezia ha saputo superare la crisi degli anni 90 grazie a un mix tra politica economica e politica monetaria. E oggi anche la Bce deve diventare prestatore di ultima istanza per i governi con la possibilità di stampare moneta sulla scia della Bank of England o delle banche centrali dei Paesi scandinavi. Solo in questo modo sarà possibile fronteggiare la crisi dei debiti sovrani e lanciare un segnale di fiducia sulla capacità di tenuta dell'area».
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Resto della Ue batte Eurozona 3-1 - Il Sole 24 ORE
 
La valutazione conferma la A + da Fitch Estonia








Rating a lungo termine del credito di Estonia oggi confermato i rating Fitch ad A + con outlook stabile.
"La conferma delle valutazioni dei Estonia con outlook stabile riflette la transizione del paese verso la piena adesione alla zona euro dal 1 ° gennaio 2011 in concomitanza con una ripresa economica più equilibrata e continua deleveraging del settore privato", spiega Paul Rawkins, senior director Fitchs rating sovrani.

"Tuttavia, il reddito pro capite è ancora relativamente bassa e l'economia continua a mostrare elevato livello di volatilità e il rischio di contaminazione da una possibile via d'uscita dalla zona euro greca offusca le prospettive a breve termine", ha aggiunto Rawkins.

La nota Fitch afferma che i primi 18 mesi di Estonia per la zona euro non è caratterizzata da gravi problemi, nonostante la turbolenza nella zona più ampia.

Rileva inoltre che l'Estonia ha registrato la crescita più elevata (7,6%) nella zona euro nel 2011 guidato da una forte crescita delle esportazioni.

La partecipazione del paese nella zona euro ha anche ridotto il rischio per l'insorgenza di una crisi nella bilancia dei pagamenti, allo stesso tempo aumentare il profilo di Estonia sugli elementi chiave della valutazione.


����:Capital.gr
 
Peccato non ci siano eurobond dell'Estonia.
Anche nel pieno del casino post Leheman sono sempre riusciti a starne fuori.
Invece ha dello straordinario, almeno per me, il recupero della Lettonia. :)
 

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Peccato non ci siano eurobond dell'Estonia.
Anche nel pieno del casino post Leheman sono sempre riusciti a starne fuori.
Invece ha dello straordinario, almeno per me, il recupero della Lettonia. :)

L'esempio della Latvia è quella che mi ha convinto ad entrare in Grecia.
Ma la crisi dei due paesi si è risolta in maniera diversa.
Pur avendo squilibri di deficit/PIL similari, le differenze tra i due paesi erano altre ... e la Lettonia non era il grimaldello per far saltar l'Euro.
Un grave errore di valutazione.
 
L'esempio della Latvia è quella che mi ha convinto ad entrare in Grecia.
Ma la crisi dei due paesi si è risolta in maniera diversa.
Pur avendo squilibri di deficit/PIL similari, le differenze tra i due paesi erano altre ... e la Lettonia non era il grimaldello per far saltar l'Euro.
Un grave errore di valutazione.


Scusa Tommy,
se hai tempo e voglia mi puoi spiegare meglio?
Io Latvia e Lituania li accomuno più a Irlanda e Islanda,
paesi con Pil contenuto rispetto alla capitalizzazione delle proprie banche,
piuttosto che alla Grecia che ha avuto problemi di conti e debito pubblico.
Vero è che la crisi del sistema bancario ha preceduto la crisi dei debiti pubblici.....:)
 
Scusa Tommy,
se hai tempo e voglia mi puoi spiegare meglio?
Io Latvia e Lituania li accomuno più a Irlanda e Islanda,
paesi con Pil contenuto rispetto alla capitalizzazione delle proprie banche,
piuttosto che alla Grecia che ha avuto problemi di conti e debito pubblico.
Vero è che la crisi del sistema bancario ha preceduto la crisi dei debiti pubblici.....:)

Discorso lungo e complesso.
Diciamo innanzitutto che Latvia e Lituania pur essendo in qualche modo peggate all'euro hanno avuto modo autonomia diversa rispetto ad Atene.
In Grecia la crisi bancaria è subentrata a seguito del crollo dei titoli del debito pubblico.
Le banche greche, all'inizio, erano rimaste solide nel post-Lehmann con attività ben diversificate e con una buona presenza sui mercati dell'est europeo con qualche allungo in Turchia.
Se i provvedimenti di fortissimo impatto sociale presi in Latvia hanno potuto riequilibrare la situazione, nonostante le pesantissime ricadute sulla popolazione, con un successivo recupero della competitività interna forse è dovuto principalmente al forte sentimento di pericolo - rispetto alla vicina Russia - che ha unito la popolazione negli sforzi.
In parallelo l'intervento delle banche scandinave, mi pare principalmente svedesi, hanno supportato gli sforzi senza l' "arroganza" negli affari interni che abbiamo visto in Grecia.
Certo, non siamo mai arrivati a soglie di debito/PIL come quelle sull'Egeo, ma in riva al Baltico siamo arrivati a deficit/PIL trimestrali intorno al 15%.
Con sforzi terribili le nazioni del Baltico ne sono uscite.
 
Ultima modifica:
Discorso lungo e complesso.
Diciamo innanzitutto che Latvia e Lituania pur essendo in qualche modo peggate all'euro hanno avuto modo autonomia diversa rispetto ad Atene.
In Grecia la crisi bancaria è subentrata a seguito del crollo dei titoli del debito pubblico.
Le banche greche, all'inizio, erano rimaste solide nel post-Lehmann con attività ben diversificate e con una buona presenza sui mercati dell'est europeo con qualche allungo in Turchia.
Se i provvedimenti di fortissimo impatto sociale presi in Latvia hanno potuto riequilibrare la situazione, nonostante le pesantissime ricadute sulla popolazione, con un successivo recupero della competitività interna forse è dovuto principalmente al forte sentimento di pericolo - rispetto alla vicina Russia - che ha unito la popolazione negli sforzi.
In parallelo l'intervento delle banche scandinave, mi pare principalmente svedesi, hanno supportato gli sforzi senza l' "arroganza" negli affari interni che abbiamo visto in Grecia.
Certo, non siamo mai arrivati a soglie di debito/PIL come quelle sull'Egeo, ma in riva al Baltico siamo arrivati a deficit/PIL trimestrali intorno al 15%.
Con sforzi terribili le nazioni del Baltico ne sono uscite.

Immagino anch'io che 50 e più anni di socialismo reale abbiano prodotto
da un lato un rafforzamento dell'identità nazionale
e dall'altro una avversione nei confronti dell'orso russo.
Questo ha sicuramente contribuito affinchè i baltici sopportassero,
intendo dire da un punto di vista sociale,
oltre che i tagli, anche un pil che si contraeva del 6-9% a/a.
E concordo che le banche scandinave, molto esposte in quell'area,
hanno avuto un'atteggiamento più friendly di quanto la politica comunitaria
ha avuto nei confronti della Grecia.
Tks :)
 

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