Giontra
Forumer storico
Est Europa
L’indebitamento in valuta estera tra le cause della svalutazioni delle divise dell’Europa dell’Est
20 Mar 2009
A cura di Rocki Gialanella
Ungheria, Polonia e Ucraina sono alle prese con l’indebolimento delle rispettive valute. L’economia ceca si presenta debole ma con un minor peso del debito in divisa estera. Le valutazioni del team di Raiffeisen Capital Management
Quanto sta pesando il rallentamento dell’area euro sui paesi dell’Europa centrale ed orientale?
I paesi dell’Europa centro-orientale nei primi due mesi dell’anno hanno dovuto affrontare grandi difficoltà. I loro forti legami economici con i paesi dell’Europa occidentale, che sembrano slittare in una crisi economica più profonda di quanto anticipato per ora, stanno avendo un forte impatto sulle economie locali. Le previsioni di crescita per i paesi della regione vengono continuamente riviste al ribasso. Le banche centrali dei maggiori paesi della regione per il momento hanno reagito con tagli dei tassi. In seguito alla massiccia svalutazione delle valute dei paesi dell’Europa dell’est nei confronti dell’euro e del dollaro negli ultimi mesi, nell’ultimo periodo politici ed esponenti delle banche centrali della regione si sono fatti sentire sempre più frequentemente e hanno definito questi sviluppi valutari come esagerati e indesiderati e hanno ipotizzato possibili contromisure. Questi interventi, per ora solo verbali, ma apparentemente coordinati, hanno per il momento stabilizzato le valute. Per le prossime settimane dobbiamo però ancora aspettarci una volatilità elevata delle valute dei paesi dell’Europa centro-orientale.
Le quotazioni del petrolio stanno mettendo in difficoltà la Russia. Quali sono le vostre previsioni per il 2009?
Le previsioni relative alla crescita in Russia in un prossimo futuro non sono per nulla rosee. A Febbraio le quotazioni dei titoli azionari a Mosca si sono mossi essenzialmente in modo laterale. Il prezzo del grezzo sembra stabilizzarsi intorno ai 40 - 50 dollari al barile. Impulsi positivi sono sono stati registrati soprattutto dai numerosi titoli del settore acciaio, in primis Evraz e Severstal, che traggono profitto dalle speculazioni circa una ripresa della domanda dell’acciaio in Cina. ll perdurare della crisi di liquidità e il basso prezzo del petrolio hanno messo sotto pressione gli asset russi e il rublo anche a Febbraio. I livelli degli spread dei titoli di stato e delle obbligazioni societarie russe continuano a rimanere molto elevati. A Febbraio il rublo si è stabilizzato sul suo livello già notevolmente ridotto. Per stabilizzare la situazione, la banca centrale continua a utilizzare le proprie riserve valutarie. Accanto alle entrate minori dovute al basso prezzo del petrolio, questo inizia a rappresentare un rischio significativo per il bilancio pubblico.
L’Ungheria è stato uno dei paesi che ha maggiormente sofferto gli effetti della crisi. A che punto è la parziale stabilizzazione della divisa? E’ possibile cogliere delle opportunità di investimento nel comparto obbligazionario?
La generale avversione al rischio degli investitori di nuovo in aumento e il flusso di notizie molto negative riguardanti la regione hanno messo nuovamente sotto pressione il fiorino anche a febbraio. La banca centrale ungherese ha espresso le sue preoccupazioni riguardo al forte deprezzamento del fiorino negli ultimi mesi, causato dall’alto indebitamento in valuta estera delle famiglie, e, dinanzi a questo scenario, ha lasciato invariato il tasso d’interesse di riferimento durante la sua seduta di fine febbraio. Nel contesto congiunturale attuale sarebbe opportuno un taglio dei tassi, potrebbe però scatenare un ulteriore svalutazione del fiorino. Sotto questo aspetto si è stabilizzata la valuta, i rendimenti dei titoli di stato ungheresi si sono mantenuti stabili sui loro alti livelli. A lungo termine il livello dei rendimenti dei titoli di stato sembra molto attraente, a breve termine bisogna però aspettarsi ancora una volatilità elevata sul mercato. Il mercato azionario ungherese a febbraio ha mostrato un quadro simile a tutta la regione. Sono stati soprattutto i titoli finanziari a soffrire, mentre gli altri settori hanno resistito abbastanza bene. Le quotazioni della società petrolifera MOL e del gestore di telefonia Magyar Telecom hanno mostrato un trend relativamente stabile, mentre la banca OTP ha subito notevoli perdite di quotazione.
La Polonia presenta un buon livello di immunità alla crisi, ma lo Zloty ha subito una pesante svalutazione. Quali le cause dell’indebolimento della divisa locale?
Lo zloty polacco ha continuato il suo trend discendente anche a febbraio. Questo movimento è stato motivato con la prospettiva di ulteriori diminuzioni dei tassi e con le paure di un più forte indebolimento dell’attività economica. Come nella maggior parte dei paesi della regione anche in Polonia la produzione industriale è in netto calo rispetto all’anno precedente; le vendite al dettaglio diminuiscono rapidamente e il commercio con l’estero cala a causa della debole domanda estera. A causa dei deboli dati congiunturali e dell’inflazione in calo, la banca centrale, in linea con le aspettative, ha tagliato ulteriormente il tasso d’interesse guida di 25 pb a fine febbraio. Per molto tempo la svalutazione della moneta non era un argomento principale per la banca centrale, ma dopo l’ultima seduta è stata menzionata in modo esplicito. Anche in Polonia una notevole parte dei prestiti alle famiglie ancora da riscuotere sono in valuta estera. Membri delle autorità polacche, dinanzi a questo fatto hanno espresso la loro disponibilità di intervenire sul mercato valutario per far fronte a questo deprezzamento della valuta che, secondo loro, è troppo esagerato. A febbraio i rendimenti dei titoli di stato polacchi sono saliti. Il mercato aveva scontato aspettative diverse sulla velocità e le proporzioni dei tagli dei tassi da parte della banca centrale. A medio termine il quadro congiunturale dovrebbe far scaturire ulteriori abbassamenti dei tassi d’interesse e di conseguenza dovrebbero salire i corsi delle obbligazioni. A breve termine per sostenere la valuta i tassi guida potrebbero però subire persino degli aumenti. A causa del gran numero di titoli finanziari, a febbraio le azioni polacche hanno fatto registrare la performance peggiore tra i maggiori mercati dell’Europa dell’est. La forte svalutazione dello zloty polacco ora mette sotto forte pressione anche alcune imprese che prima della crisi finanziaria avevano speculato su corsi in ulteriore aumento oppure si erano coperti nei confronti di uno zloty troppo forte e ora devono fare i conti con alte perdite derivanti da questi contratti derivativi. Riguardo al volume totale di queste operazioni finora esistono solo delle stime – dovrebbero aggirarsi da 1 a 4 mrd. di euro. Se le imprese non dovessero riuscire a mantenere questi impegni, le istituzioni finanziarie polacche si vedrebbero confrontate con un’ulteriore problema.
La Repubblica Ceca presenta un minor livello di indebitamento in valuta estera ma un pesante rallentamento della produzione industriale. Come si stanno muovendo le autorità monetarie e politiche?
Soprattutto il calo della produzione industriale (-4,6% nel confronto annuo) nonché delle vendite al dettaglio (-2,9% rispetto all’anno precedente) dipingono nel breve termine un quadro molto negativo dell’economia ceca. In questo contesto la banca centrale ceca ha tagliato nuovamente il tasso d’interesse di riferimento a inizio febbraio. Anche se rispetto alla Polonia e soprattutto l’Ungheria il problema dell’indebitamento in valuta estera è nettamente inferiore alla Repubblica Ceca, un massiccio deprezzamento della valuta rappresenterebbe uno chock notevole per l’economia. Per questo motivo la banca centrale ceca ha preventivato un possibile innalzamento dei tassi per sostenere la corona ceca. Se dovesse stabilizzarsi la situazione sui mercati delle valute, bisogna attendersi invece ulteriori tagli dei tassi a causa dell’economia in forte calo e dell’inesistente pressione inflazionistica.
Credete che in Ucraina ci sia il rischio di non riuscire a far fronte alla restituzione del debito estero?
Non vediamo nessun rischio economico imminente riguardo la restituzione del debito con l’estero dell’Ucraina. I rischi maggiori sono rappresentati dall’instabilità politica e dal rapporto di forze poco chiaro in Ucraina, che ritardano tra l’altro anche gli aiuti del FMI. L’economia dell’Ucraina rimane massicciamente sotto pressione. La valuta del paese si è fortemente svalutata a partire da novembre, anche se la dinamica è diminuita a febbraio. Alla fine di febbraio il downgrade da parte dell’agenzia di rating S&P ha provveduto a creare ulteriori notizie negative. Il rifinanziamento dello Stato per il momento dovrebbe essere garantito dalle proprie riserve valutarie nonché grazie al sostegno internazionale.
L’indebitamento in valuta estera tra le cause della svalutazioni delle divise dell’Europa dell’Est
20 Mar 2009
A cura di Rocki Gialanella
Ungheria, Polonia e Ucraina sono alle prese con l’indebolimento delle rispettive valute. L’economia ceca si presenta debole ma con un minor peso del debito in divisa estera. Le valutazioni del team di Raiffeisen Capital Management
Quanto sta pesando il rallentamento dell’area euro sui paesi dell’Europa centrale ed orientale?
I paesi dell’Europa centro-orientale nei primi due mesi dell’anno hanno dovuto affrontare grandi difficoltà. I loro forti legami economici con i paesi dell’Europa occidentale, che sembrano slittare in una crisi economica più profonda di quanto anticipato per ora, stanno avendo un forte impatto sulle economie locali. Le previsioni di crescita per i paesi della regione vengono continuamente riviste al ribasso. Le banche centrali dei maggiori paesi della regione per il momento hanno reagito con tagli dei tassi. In seguito alla massiccia svalutazione delle valute dei paesi dell’Europa dell’est nei confronti dell’euro e del dollaro negli ultimi mesi, nell’ultimo periodo politici ed esponenti delle banche centrali della regione si sono fatti sentire sempre più frequentemente e hanno definito questi sviluppi valutari come esagerati e indesiderati e hanno ipotizzato possibili contromisure. Questi interventi, per ora solo verbali, ma apparentemente coordinati, hanno per il momento stabilizzato le valute. Per le prossime settimane dobbiamo però ancora aspettarci una volatilità elevata delle valute dei paesi dell’Europa centro-orientale.
Le quotazioni del petrolio stanno mettendo in difficoltà la Russia. Quali sono le vostre previsioni per il 2009?
Le previsioni relative alla crescita in Russia in un prossimo futuro non sono per nulla rosee. A Febbraio le quotazioni dei titoli azionari a Mosca si sono mossi essenzialmente in modo laterale. Il prezzo del grezzo sembra stabilizzarsi intorno ai 40 - 50 dollari al barile. Impulsi positivi sono sono stati registrati soprattutto dai numerosi titoli del settore acciaio, in primis Evraz e Severstal, che traggono profitto dalle speculazioni circa una ripresa della domanda dell’acciaio in Cina. ll perdurare della crisi di liquidità e il basso prezzo del petrolio hanno messo sotto pressione gli asset russi e il rublo anche a Febbraio. I livelli degli spread dei titoli di stato e delle obbligazioni societarie russe continuano a rimanere molto elevati. A Febbraio il rublo si è stabilizzato sul suo livello già notevolmente ridotto. Per stabilizzare la situazione, la banca centrale continua a utilizzare le proprie riserve valutarie. Accanto alle entrate minori dovute al basso prezzo del petrolio, questo inizia a rappresentare un rischio significativo per il bilancio pubblico.
L’Ungheria è stato uno dei paesi che ha maggiormente sofferto gli effetti della crisi. A che punto è la parziale stabilizzazione della divisa? E’ possibile cogliere delle opportunità di investimento nel comparto obbligazionario?
La generale avversione al rischio degli investitori di nuovo in aumento e il flusso di notizie molto negative riguardanti la regione hanno messo nuovamente sotto pressione il fiorino anche a febbraio. La banca centrale ungherese ha espresso le sue preoccupazioni riguardo al forte deprezzamento del fiorino negli ultimi mesi, causato dall’alto indebitamento in valuta estera delle famiglie, e, dinanzi a questo scenario, ha lasciato invariato il tasso d’interesse di riferimento durante la sua seduta di fine febbraio. Nel contesto congiunturale attuale sarebbe opportuno un taglio dei tassi, potrebbe però scatenare un ulteriore svalutazione del fiorino. Sotto questo aspetto si è stabilizzata la valuta, i rendimenti dei titoli di stato ungheresi si sono mantenuti stabili sui loro alti livelli. A lungo termine il livello dei rendimenti dei titoli di stato sembra molto attraente, a breve termine bisogna però aspettarsi ancora una volatilità elevata sul mercato. Il mercato azionario ungherese a febbraio ha mostrato un quadro simile a tutta la regione. Sono stati soprattutto i titoli finanziari a soffrire, mentre gli altri settori hanno resistito abbastanza bene. Le quotazioni della società petrolifera MOL e del gestore di telefonia Magyar Telecom hanno mostrato un trend relativamente stabile, mentre la banca OTP ha subito notevoli perdite di quotazione.
La Polonia presenta un buon livello di immunità alla crisi, ma lo Zloty ha subito una pesante svalutazione. Quali le cause dell’indebolimento della divisa locale?
Lo zloty polacco ha continuato il suo trend discendente anche a febbraio. Questo movimento è stato motivato con la prospettiva di ulteriori diminuzioni dei tassi e con le paure di un più forte indebolimento dell’attività economica. Come nella maggior parte dei paesi della regione anche in Polonia la produzione industriale è in netto calo rispetto all’anno precedente; le vendite al dettaglio diminuiscono rapidamente e il commercio con l’estero cala a causa della debole domanda estera. A causa dei deboli dati congiunturali e dell’inflazione in calo, la banca centrale, in linea con le aspettative, ha tagliato ulteriormente il tasso d’interesse guida di 25 pb a fine febbraio. Per molto tempo la svalutazione della moneta non era un argomento principale per la banca centrale, ma dopo l’ultima seduta è stata menzionata in modo esplicito. Anche in Polonia una notevole parte dei prestiti alle famiglie ancora da riscuotere sono in valuta estera. Membri delle autorità polacche, dinanzi a questo fatto hanno espresso la loro disponibilità di intervenire sul mercato valutario per far fronte a questo deprezzamento della valuta che, secondo loro, è troppo esagerato. A febbraio i rendimenti dei titoli di stato polacchi sono saliti. Il mercato aveva scontato aspettative diverse sulla velocità e le proporzioni dei tagli dei tassi da parte della banca centrale. A medio termine il quadro congiunturale dovrebbe far scaturire ulteriori abbassamenti dei tassi d’interesse e di conseguenza dovrebbero salire i corsi delle obbligazioni. A breve termine per sostenere la valuta i tassi guida potrebbero però subire persino degli aumenti. A causa del gran numero di titoli finanziari, a febbraio le azioni polacche hanno fatto registrare la performance peggiore tra i maggiori mercati dell’Europa dell’est. La forte svalutazione dello zloty polacco ora mette sotto forte pressione anche alcune imprese che prima della crisi finanziaria avevano speculato su corsi in ulteriore aumento oppure si erano coperti nei confronti di uno zloty troppo forte e ora devono fare i conti con alte perdite derivanti da questi contratti derivativi. Riguardo al volume totale di queste operazioni finora esistono solo delle stime – dovrebbero aggirarsi da 1 a 4 mrd. di euro. Se le imprese non dovessero riuscire a mantenere questi impegni, le istituzioni finanziarie polacche si vedrebbero confrontate con un’ulteriore problema.
La Repubblica Ceca presenta un minor livello di indebitamento in valuta estera ma un pesante rallentamento della produzione industriale. Come si stanno muovendo le autorità monetarie e politiche?
Soprattutto il calo della produzione industriale (-4,6% nel confronto annuo) nonché delle vendite al dettaglio (-2,9% rispetto all’anno precedente) dipingono nel breve termine un quadro molto negativo dell’economia ceca. In questo contesto la banca centrale ceca ha tagliato nuovamente il tasso d’interesse di riferimento a inizio febbraio. Anche se rispetto alla Polonia e soprattutto l’Ungheria il problema dell’indebitamento in valuta estera è nettamente inferiore alla Repubblica Ceca, un massiccio deprezzamento della valuta rappresenterebbe uno chock notevole per l’economia. Per questo motivo la banca centrale ceca ha preventivato un possibile innalzamento dei tassi per sostenere la corona ceca. Se dovesse stabilizzarsi la situazione sui mercati delle valute, bisogna attendersi invece ulteriori tagli dei tassi a causa dell’economia in forte calo e dell’inesistente pressione inflazionistica.
Credete che in Ucraina ci sia il rischio di non riuscire a far fronte alla restituzione del debito estero?
Non vediamo nessun rischio economico imminente riguardo la restituzione del debito con l’estero dell’Ucraina. I rischi maggiori sono rappresentati dall’instabilità politica e dal rapporto di forze poco chiaro in Ucraina, che ritardano tra l’altro anche gli aiuti del FMI. L’economia dell’Ucraina rimane massicciamente sotto pressione. La valuta del paese si è fortemente svalutata a partire da novembre, anche se la dinamica è diminuita a febbraio. Alla fine di febbraio il downgrade da parte dell’agenzia di rating S&P ha provveduto a creare ulteriori notizie negative. Il rifinanziamento dello Stato per il momento dovrebbe essere garantito dalle proprie riserve valutarie nonché grazie al sostegno internazionale.