Parmalat, Tonna: 13 anni di falsi per "salvare azienda&
Parmalat, Tonna: 13 anni di falsi per "salvare azienda"
di Emilio Parodi
MILANO, 23 dicembre (Reuters) - Un interrogatorio lungo un giorno ha portato i magistrati milanesi ad apprendere da Fausto Tonna, ex direttore finanziario Parmalat, che le perdite, poi mascherate, sono iniziate a Collecchio nel 1990, anno del debutto in borsa, e che del buco - stimato al momento in via conservativa in 7 miliardi di euro - il patron Calisto Tanzi era a conoscenza.
Lo dicono fonti investigative a conclusione dell'interrogatorio durato oggi oltre nove ore con il direttore finanziario storico del gruppo alimentare -- l'ottavo per fatturato nel panorama delle industrie italiane.
Secondo una fonte giudiziaria, Tonna si sarebbe difeso dicendo che si è trattato di falsificazioni per salvare l'azienda e non per interessi personali.
In procura, la mattina è iniziata con la visita di un rappresentante di Bank of America che ha presentato un esposto per falso in scrittura privata.
Già ieri, a proposito del conto corrente della banca Usa da 3,95 miliardi di euro intestato alla cassaforte offshore Bonlat - e che venerdì è stato dato per inesistente - fonti giudiziarie hanno parlato di un falso realizzato con tanto di scanner.
"Era un falso clamoroso" dice una fonte legale dopo l'interrogatorio di uno dei contabili che sarebbe stato responsabile della contraffazione.
A spiegare la necessità, dal punto di vista di Parmalat, di ricorrere a falsi sempre più evidenti è stato Tonna, secondo cui alle prime società offshore che coprivano i primi debiti, si è ricorsi a una rete di società fittizie fino a quando non si è dovuto cambiare il revisore esterno, così come dopo nove anni impone la legge delle società quotate in borsa.
Così a Grant Thornton, revisore dal '90 sospettato dagli inquirenti di compiacenza, nel 1998 fu affidata la revisione di Bonlat, società creata per essere la capogruppo delle offshore -- con sede alle Cayman Islands e un tempo definita la "cassaforte" del gruppo -- , mentre la revisione del resto del gruppo venne trasferita alla Deloitte e Touche.
Da New York Grant Thornton dice di avere agito in modo corretto e di essere probabilmente vittima di una truffa.
Mentre domani mattina a Parma si terrà in procura un vertice tra i pm milanesi Francesco Greco, Eugenio Fusco e Carlo Nocerino, la società ha detto oggi, dopo un consiglio di amministrazione e un'assemblea straordinaria di essere orientata a chiedere l'adozione del decreto Marzano, confezionato oggi dal governo proprio per aiutare il gruppo, che ha 36.000 dipendenti divisi in 30 paesi.
L'inchiesta proseguirà nei prossimi giorni e anche Enrico Bondi, da una settimana al timone del gruppo con la missione di risanatore, dovrà accertare le reali condizioni finanziariarie.
"Fino a questo momento il buco, ossia le attività di cui non si ha traccia, sono intorno a 7 miliardi di euro", ha detto una fonte investigativa in una pausa dell'interrogatorio iniziato in tarda mattinata, ma una seconda fonte ha detto che si tratta di una stima conservativa.
Una seconda fonte ha detto che i 2,9 miliardi di bond che Parmalat ha scritto di avere riacquistato non sono stati di fatto ricomprati integralmente.
False comunicazioni sociali, aggiottaggio e truffa sono le ipotesi di reato che riguardano una ventina di persone, incluso Calisto Tanzi, il fratello Giovanni e il figlio Stefano, tre ex direttori finanziari, i membri del Cda, sindaci e revisori esterni, tutti coloro che hanno partecipato all'elaborazione, alla certificazione e all'approvazione del bilancio 2002.
"Abbiamo iscritto tutti, passando il fascicolo a registro noti - ha detto una fonte giudiziaria - Ma nel corso dell'indagine ci sarà sicuramente una scrematura", riferendosi al fatto che diverse delle persone attualmente indagate potrebbero uscire dall'inchiesta.
TONNA DICE CHE TANZI SAPEVA
Secondo una fonte presente agli interrogatori Tonna si sarebbe assunto le sue responsabilità, aggiungendo però che il patron di Parmalat Calisto Tanzi era al corrente di quanto avveniva in azienda.
Fonti giudiziarie hanno detto che non è escluso che possa svolgersi domani anche l'interrogatorio di Stefano Tanzi, figlio di Calisto, fondatore ed ex presidente e ad della società, il cui avvocato si è presentato in procura per fornire la disponibilità del suo cliente a essere ascoltato.
Una delle persone interrogate ieri, dice una fonte giudiziaria, ha detto che la società Bonlat era in realtà una "scatola vuota", una società "creata nel 1998" costituita "soltanto da un fax" e ideata semplicemente per creare "crediti inesigibili" da mettere a bilancio.
Una fonte giudiziaria ha detto che dall'interrogatorio di Tonna sarebbe stato confermato che fino a domenica nella sede di Collecchio si sarebbero distrutti documenti cartacei che provavano i falsi.
La fonte aggiunge però che magistrati e Guardia di Finanza sono riusciti comunque a ricostruire i documenti grazie al sequestro di computer e materiale informatico.