Pensioni: verità, libertà, semplicità e giustizia (1 Viewer)

giuseppe.d'orta

Forumer storico
Continuano a tenere banco i possibili interventi sul sistema pensionistico italiano. Ancora una volta, l'approccio è quello sbagliato: sia politicamente che sul piano più strettamente tecnico. Buona parte delle responsabilità è da addebitarsi al sindacato che continua con un atteggiamento profondamente conservatore a difesa, in primo luogo, della sua struttura.

Il sistema pensionistico italiano ha bisogno di una forte operazione-verità.
I lavoratori che pagano i contribuiti ed i pensionati che riscuotono le prestazioni sono troppo spesso vittime di una cattiva informazione. Espressioni come "i soldi versati per i contributi pensionistici sono buttati via perché io non prenderò mai nulla" oppure "ho pagato fior di contributi ed ho una pensione da fame" sono, solitamente, frutto di una mancata conoscenza dei numeri che sono in gioco.
La cattiva informazione produce comportamenti controproducenti sia per il singolo lavoratore (lavoro irregolare) che per il sistema complessivo (corsa al pensionamento).
La prima cosa che il governo dovrebbe fare, quindi, è quella di fare una corretta informazione sui numeri in gioco sia a livello di singolo contribuente, sia livello di sistema complessivo. Questa "operazione-verità", però, non verrà mai fatta perché dovrebbe mettere in luce anche le profonde (e diffusissime) ingiustizie del sistema.
Una fetta molto elevata degli attuali pensionati percepisce una pensione troppo alta rispetto ai contributi versati. Questa semplice verità non viene mai detta dai sindacati. Il problema non riguarda solo casi vergognosi, come il "vitalizio" dei deputati, ma è generale e diffuso.

La riforma del sistema pensionistico dovrebbe basarsi su tre cardini:
1 - Libertà. Ciascuno deve avere il diritto di andare in pensione quando vuole ricevendo una pensione matematicamente collegata ai contributi pensionistici versati (in base a calcoli attuariali che includano i fattori anagrafici e demografici) a patto che la pensione risultante sia superiore all'assegno sociale.
2 - Semplicità. La normativa previdenziale, come quella fiscale, è un dedalo infinito di norme volutamente complesse nel quale il semplice lavoratore non può districarsi se non con l'aiuto di un sindacato o di un professionista. Basandosi sul principio di libertà è possibile (e necessario) sfoltire la normativa attuale e permettere a ciascun lavoratore di conoscere i propri diritti pensionistici senza affidarsi alla mamma-sindacato.
3 - Giustizia. E' indispensabile scindere le prestazioni assistenziali da quelle previdenziali effettive coperte dai contributi. Le prime devono essere garantite con la fiscalità generale e non con i contribuiti previdenziali. E' necessario sfatare il mito dell'intoccabilità dei diritti acquisiti. Se tali diritti sono profondamente ingiusti, in primo luogo devono essere pagati con la fiscalità generale e non devono gravare il sistema pensionistico pubblico. Di anno in anno, si verifichi poi in finanziaria se ci sono i soldi necessari per far fronte a queste uscite o se non sia più giusto destinare parte di tali risorse alle prestazioni assistenziali.

Siamo convinti che se la riforma del sistema previdenziale pubblico venisse affrontata con questi criteri: verità, libertà, semplicità e giustizia, cosi' come sopra sintetizzati, non solo l'equilibrio finanziario del sistema potrebbe essere agevolmente raggiunto in tempi rapidi, ma tutto questo potrebbe essere fatto con il consenso, non certo dei sindacati, ma dei lavoratori.

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Catullo

Forumer storico
Tutto corretto........... :up:

Sarebbe, anche, auspicabile che la rivalutazione dei contributi venisse sganciata dal PIL(anche se nominale).
Un ritorno del 5 o 6%(tranquillamente realizzabile), in questo caso, porterebbe la pensione maturata a livelli molto più gratificanti per il lavoratore.
 

Fleursdumal

फूल की बुराई
giuseppe.d'orta ha scritto:
Una fetta molto elevata degli attuali pensionati percepisce una pensione troppo alta rispetto ai contributi versati. Questa semplice verità non viene mai detta dai sindacati. Il problema non riguarda solo casi vergognosi, come il "vitalizio" dei deputati, ma è generale e diffuso.

mi viene in mente il caso di alcuni conoscenti ex-esponenti delle varie armi , che hanno lasciato presto e senza neanche essere arrivati a gradi elevati e che ora svernano beati con una pensione che supera i 2000 euruzz mensili :X :-R
 

Catullo

Forumer storico
Fleursdumal ha scritto:
mi viene in mente il caso di alcuni conoscenti ex-esponenti delle varie armi , che hanno lasciato presto e senza neanche essere arrivati a gradi elevati e che ora svernano beati con una pensione che supera i 2000 euruzz mensili :X :-R

E già; quelle sono categorie protette che vanno, ancora oggi, in pensione sotto i 50 anni con il massimo della pensione.
Anche quelli che hanno passato una vita(ma, forse, meno della metà) dietro una scrivania.......vedi polizia penitenziaria.

Con tutto il rispetto, invece, per quelli che lavorano nelle carceri.....
 

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