PER QUEST'ANNO LASCIATE PERDERE LA PROVA COSTUME... VI VEDO PIU' PRONTI PER LA PROVA DEL CUOCO

INPS, 776 milioni di euro spesi e un sito che non funziona
Dopo la giornata di ordinaria follia che abbiamo vissuto ieri,
pubblichiamo i dati relativi ai costi del sistema informatico dell'INPS

Disorganizzazione, inefficienza, violazione della privacy e la solita comunicazione catastrofica.

Questi quattro elementi sarebbero più che sufficienti per rappresentare il disastro di cui si è resa protagonista l’INPS
nella tragicomica gestione delle richieste del bonus di 600 euro per l’emergenza Covid-19, e infatti tra poco li approfondiremo uno per uno.

QUANTO COSTA IL SISTEMA INFORMATICO DELL’INPS
Prima, però, occorre mettere sul tavolo il quinto elemento, cioè le importantissime risorse economiche che l’INPS ha speso
per costruire un sistema che ieri ha mostrato lacune del tutto evidenti.

Parliamo di cifre monstre, che non ci sono state fornite da chissà quali misteriose fonti,
ma che si trovano sul sito dell’INPS nella pagina intitolata “Nuove procedure dell’INPS nel settore informatico”, che trovate a questo link.

In apertura viene sottolineato che :

«il settore IT è di rilevanza strategica per l’Istituto, rappresentando, ad oggi,
circa il 35% delle spese di funzionamento complessive dell’intera struttura. È gestito da personale interno dell’Istituto
con specifica competenza tecnica, assistito dai maggiori partner tecnologici di mercato.
Negli ultimi anni è stato realizzato un progressivo processo di razionalizzazione e accentramento
che ha consentito il raggiungimento di rilevanti economie di scala, con risparmi strutturali nel settore,
nell’ultimo triennio, pari ad oltre 200 milioni di euro (circa il 40% della spesa IT)».

Quindi, se ci atteniamo ai dati riportati dalla stessa INPS, con un banale calcolo arriviamo alla spesa IT
(acronimo di Information Technology, ndr) complessiva, che è pari a 500 milioni di euro
(per l’esattezza 776, se consideriamo quelli spesi dal 2005 al 2016).


Ma andiamo avanti.

Saltiamo il paragrafo relativo alle procedure di gara e, al successivo, troviamo che
«viene inoltre costantemente privilegiata l’acquisizione di beni e servizi informatici tramite gli strumenti negoziali posti a disposizione da Consip».

Nel paragrafo successivo troviamo lo specchietto che vi riproponiamo nello screenshot che trovate qui sotto,
che riporta «i vincitori delle ultime gare informatiche INPS».

inps.jpg


Con una semplicissima ricerca abbiamo trovato – sempre sul sito INPS – l’avviso di aggiudicazione di appalto per la
«Fornitura dei servizi di sviluppo, reingegnerizzazione e manutenzione del software applicativo dell’INPS», che potete scaricare cliccando qui.

Come vedrete si tratta di un file pdf di 23 pagine in cui troviamo il dettaglio dei servizi richiesti,
dei rispettivi costi e delle aziende che hanno vinto la gara, il tutto diviso per lotti.

Il primo lotto riguarda il «Potenziamento e semplificazione del Front-end verso il cittadino
e realizzazione del disaccoppiamento tra i processi di front-end e quelli di back-end, con eliminazione delle ridondanze applicative,
per supportare la gestione di una domanda sempre più esigente in termini di numerosità e qualità di servizi erogati tramite portale e contact center»

ed è stato vinto da RTI Engineering S.pA., Innovare24 S.p.A., Inmatica S.p.A. e Eustema S.p.A. a fronte di un offerta pari a 35.643.131 milioni di euro più IVA.

Poi a pagina 8 il lotto n. 2 concernente «Attività di sviluppo e integrazione di applicazioni abilitanti per gli interventi di reingegnerizzazione
e automazione dei processi istituzionali in atto»

vinto da RTI Accenture S.p.A., Avenade Italy S.r.l., Data Management Soluzioni IT per il settore pubblico S.p.A. e Indra Italia S.p.A.
a fronte di un’offerta pari a 33.883.163,80 milioni di euro più IVA.

Due pagine più avanti il lotto n. 3 con la «revisione dell’architettura del SI con l’obiettivo di renderla totalmente indipendente
dalla distribuzione territoriale dell’Istituto (con erogazione omogenea dei servizi su tutto il territorio nazionale),
assicurando al contempo la funzionalità di contestualizzazione dal parco applicativo delle peculiarità territoriali»,

aggiudicata da RTI IBM S.p.A., Sopra GroupS.p.A., E&Y S.p.A. e Sistemi Informativi S.r.l. per la cifra 21.735.368,27 milioni di euro più IVA.

A pagina 12 troviamo il lotto n. 4: «Adeguamento dell’architettura del SI e realizzazionedi applicazioni volte allo sviluppo
dei rapporti telematici con conseguente adeguamento dell’infrastruttura di protezione e sicurezza dei dati e realizzazione della componente di “Data quality”»,

aggiudicato da RTI Selex Elsag S.p.A., HP Enterprise Services Italia S.r.l., E-Security S.r.l e Deloitte Consulting S.p.A. per 29.792.124,20 milioni di euro più IVA.

Poi tutti gli altri lotti che, come potrete leggere voi stessi, perlopiù riguardano i servizi offerti ai cittadini.

Ora, noi siamo sinceramente convinti che in materia di innovazione e digitalizzazione non si debba veramente badare a spese,
un concetto di per sé sacrosanto, che uscirà ulteriormente rafforzato dall’emergenza in corso.

Tuttavia, non possiamo fare a meno di constatare come a fronte di investimenti così onerosi ci troviamo a dover vivere
situazioni limite come quella della giornata di ieri, durante la quale, è bene ricordarlo, si sono sommate una serie di disfunzioni
che hanno messo a nudo tutta la debolezza del sistema.

IMPROBABILE L’ATTACCO DA PARTE DI HACKER
Prima il sito che non funziona perché non è in grado di reggere tutto quel traffico, eventualità ampiamente prevedibile,
che si sarebbe potuta tranquillamente evitare prendendo le dovute contromisure (ci sono stati 10 giorni di tempo).

Poi la violazione della privacy di un numero indefinito di utenti, i cui dati sono diventati liberamente consultabili da altri cittadini
che si erano loggati con il proprio pin personale per presentare la fantomatica richiesta del benedetto contributo di 600 euro.

Per non parlare della comunicazione:

prima l’annuncio del click day,

poi la circolare secondo cui le richieste sarebbero state vagliate in base all’ordine cronologico
in cui sono state presentate, rimossa dal sito dell’INPS la sera del 31 marzo, ovvero a poche ore dalla fatidica mezzanotte.

La notizia è stata ufficialmente smentita. Non ci sarà alcun clickday #InpsInAscolto

— INPS (@INPS_it) March 20, 2020

Infine, l’ipotesi avanzata da Pasquale Tridico, secondo cui tali problematiche sarebbero dovute a un
«attacco da parte di hacker» del quale, a oggi, non vi è alcuna evidenza fattuale e che, indirettamente,
viene smentita dallo stesso Tridico quando invita i cittadini a non prendere d’assalto il sito dell’INPS per evitare problemi di traffico.

Oltretutto, anche nell’ipotesi (a nostro avviso piuttosto remota) in cui venisse confermato l’hackeraggio,
saremmo comunque di fronte a un gravissimo problema di vulnerabilità del sito.

Problemi tecnici, certo, dietro ai quali però si celano l’umanità e la frustrazione di centinaia di migliaia di lavoratori autonomi
in ansia per le grandi incertezze che derivano dall’emergenza coronavirus, sotto stress per le misure restrittive
a cui siamo tutti sottoposti e che, come se non bastasse, hanno difficoltà ad accedere a un contributo oggettivamente misero.

Dinnanzi a tutto ciò è inevitabile, oltre che legittimo, pensare che tutti quei soldi dovrebbero essere spesi meglio
e che qualcuno cominci ad assumersi le proprie responsabilità.
 
Inps, Anonymous: “Incapaci, avete fatto tutto da soli”
“Vorremmo prenderci il merito di aver buttato giù il vostro sito web, ma avete fatto tutto da soli”


Anonymous.jpg


“Siete talmente incapaci da aver fatto tutto da soli”.

Anonymous
prende le distanze dal blocco del sito Inps e si prende gioco di Tridico.

Con un tweet pungente, gli hacktivisti rispondono al presidente dell’Istituto nazionale della previdenza sociale
che ha attribuito la colpa dell’inaccessibilità delle pagine ad un attacco hacker.

“Caro @INPS_it, vorremmo prenderci il merito di aver buttato giù il vostro sito web,
ma la verità è che siete talmente incapaci che avete fatto tutto da soli, togliendoci il divertimento!”.


E nell’immagine a corredo del post si legge: “Il nuovo decreto ‘Cura Inps’ firmato quest’oggi da Anonymous Italia
e Lulzsecita prevede un versamento di euro 600 da parte delle partite Iva alle casse dell’Inps
per contribuire alle spese di gestione dei propri dati personali. Inoltre, comunica di aver sanzionato pesantemente il governo
per la diffusione di fake news in quanto non è stato un attacco hacker a mettere in ginocchio il portale dell’Inps,
bensì l’incapacità dell’attuale incaricato alla protezione dei dati”.

Proprio il presidente Inps, Pasquale Tridico, aveva dichiarato:
“Abbiamo ricevuto nei giorni scorsi, e anche stamattina, violenti attacchi hacker.
Questa mattina si sono sommati ai molti accessi, che hanno raggiunto le 300 domande al secondo, e il sito non ha retto.
Per questo abbiamo ora sospeso il sito”.


Caro @INPS_it, vorremmo prenderci il merito di aver buttato giù il vostro sito web, ma la verità è che siete talmente incapaci che avete fatto tutto da soli, togliendoci il divertimento! #INPS #Hacked #Anonymous #LulzSecITA #GDPR pic.twitter.com/Cgz8PWYUTC

— Anonymous Italia (@Anon_ITA) April 1, 2020
 
Per fortuna si fa tutto in autonomia, senza la protezione civile ........

La macchina continua a girare, alla perfezione.

Si riceve - attraverso l'incessante apporto di preziosi donatori - e si inviano le "liste della spesa":
l’ASST Lecco ha predisposto un quinto ordine di acquisti per la campagna “Aiutiamoci”,
che è stato approvato dal “Comitato di indirizzo” e può, quindi, essere reso operativo dalla Fondazione comunitaria del Lecchese.

In questo caso si tratta di: 4 Ausili riabilitazione, 1 Letto da terapia, 1 Monitoraggio - pacchetto 1, 1 Monitoraggio - pacchetto 2,
2 Centrifuga da banco, 2 Centrifuga da pavimento, 1 Incubatore, 1 Coloratore automatico di tessuti, 1 Osmometro,
2 Lampada Scialitica, 2 Monitor spot check, 1 Ecografo portatile, 2 Tubi rx portatili, 2 Pannello rx digitale,
1 Portatile radiologico motorizzato e 30.000 Mascherine FFP2.

Il costo di questo quinto gruppo di acquisti è pari ad euro 755.668 euro.

Il costo complessivo dei cinque ordini di acquisto fin qui effettuati ammonta a 2.555.385,68 euro.
 
“Non siamo privi di memoria: non possiamo non dimostrare all’Italia che l’Albania e gli albanesi
non abbandonano mai un proprio amico in difficoltà. Oggi siamo tutti italiani e l’Italia deve vincere,
vincerà questa guerra anche per noi, per l’Europa e il mondo intero. I ricchi si chiudono, noi non dimentichiamo chi ci ha aiutato”.

Sono le parole pronunciate dal premier albanese Edi Rama all’aeroporto di Tirana,
a margine della cerimonia organizzata per accompagnare i 10 medici e 20 infermieri albanesi destinati agli ospedali di Bergamo e Brescia.

Il premier albanese ha poi ribadito a Sky Tg24: “È stata una scelta naturale, tutti noi crediamo che l’Italia è casa nostra
e vederla combattere una guerra così feroce e poi essere lasciata a sé stessa fa molto male.
Ricambiare non è la parola giusta, perché non potremo mai ricambiare quello che l’Italia e gli italiani hanno fatto per noi in tempi troppo bui”.

Poche parole, pronunciate con orgoglio, con fierezza, con sincerità che hanno fatto il giro del mondo commuovendo tutti.

E così il primo ministro Rama, oltre ad essersi reso protagonista di un atto alto e nobile, umano e pieno di passione civile,
ha compiuto un vero e proprio miracolo politico difficilmente prevedibile.

Ciò soprattutto in considerazione delle ridotte dimensioni e della ridotta influenza che l’Albania esercita sullo scacchiere mondiale.

Perché oltre al cuore c’è anche la realpolitik e Rama non è stato certo una mammoletta.

In chiave di politica interna ha compattato il suo Paese rendendolo orgoglioso dei suoi ragazzi in tuta bianca
oltre che, forse per la prima volta, fiero della propria immagine agli occhi del mondo.

Il gesto albanese ha reso migliore anche l’Italia, riconciliandola con parole che sembravano ormai sopite come
solidarietà, riconoscenza, amicizia, rendendo anche più coesi i tanti cittadini italiani di origine albanese presenti sul nostro territorio.

Ma l’impresa più grande che questo piccolo popolo ha compiuto è forse quella di aver annientato in maniera tombale l’europeismo
o almeno ciò che oggi è l’interpretazione comune di questo concetto:

il nulla in termini politici ed economici in luogo del trionfo dell’egoismo di pochi partner.

Egoismo che si palesa sotto la burocrazia, il rigorismo, la tecnocrazia e il monetarismo spinto.

Lo schiaffo agli europeisti (anche quelli di casa nostra) è stato fragoroso e restituisce con gli interessi
tutto il disprezzo ricevuto dall’Albania allorché in molti arricciarono il naso quando chiedeva di poter essere ammessa nell’Unione europea.

Il disprezzo combattuto con la nobiltà d’animo dev’essere stato motivo di grande soddisfazione per Edi Rama e per il suo Paese.

Adesso vedremo se qualcuno oserà arricciare il naso di fronte alle istanze di Tirana
che in questo modo ha stipulato una specie di assicurazione sulla vita.

Dopo le sue parole le signore Angela Merkel, Christine Lagarde e Ursula von der Leyen sembrano delle comparse sostenute,
rispettate e difese da un branco di sciocchi meglio noti come amanti del politicamente corretto.

I veri barbari sembrano i nord europei con la loro eterna smania di egemonia costi quel che costi.

Ma la realpolitik nulla toglie al bel gesto di Rama che resterà scolpito ad imperitura memoria nel cuore di molti. In primis degli italiani.
 
Dopo quello di cittadinanza, quello di emergenza.

La maggioranza giallorossa, a trazione pentastellata almeno nei numeri rispetto all'alleato di governo dem,
sta seriamente valutando l'introduzione di un reddito di emergenza a tutte quella platea di più deboli
che non godono del sussidio di cittadinanza o di altri ammortizzatori sociali.

Una misura eccezione che dovrebbe poter contare di uno stanziamento di compreso
tra i 6 e i 10 miliardi di euro per raggiungere dai 5 ai 10 milioni di cittadini.

"I criteri per il reddito di cittadinanza sono molto più rigidi rispetto a quello che serve in questo momento in una situazione di grande emergenza…"

E veniamo dunque alla platea dei potenziali beneficiari.

Il sottosegretario del piddì la presenta così: "Sarà ampia, non classificabile con i tradizionali parametri categoriali".

Per esempio? "Colf, badanti, il piccolo negoziante che viveva del suo reddito mensile, a cui noi abbiamo fatto chiudere l'attività per ragioni di salute.
Tutte persone, insomma che non hanno la cassa integrazione, e non hanno la pensione.
In questo caso non è un problema di 'lavoro nero' o no, posto che noi naturalmente non avalliamo il lavoro nero…".

Basterà un modulo di autocertificazione.

Il sottosegretario dice infatti: "Queste persone potranno richiedere il reddito con un'autodichiarazione.
Non distinguiamo tra categorie professionali: tutti i cittadini che dichiarano sotto la loro responsabilità
di non avere né cassa integrazione né altri sostentamenti, che sono insomma senza reddito, verranno compresi in questa platea".
 
Fatemi capire, 10 miliardi per 10 milioni di cittadini, 1000€ pro capite ?

Compresi i rom che girano in Ferrari?????

Ahahahah bellissimo. Per ottenere 600 euro dall'INPS , tutto bloccato sul sito e Conte che dà la colpa a fantomatici hackers ....

Per ottenere un reddito da aggiungere a quello di poltronanza basta solo un autocertificazione !!! Ahahahah, qui siamo alle comiche.

Prima di pensare a questa idiozia non sarebbe meglio pensare a tutte quelle imprese
che saranno costrette a chiudere e, conseguentemente, lasciare a casa un numero impensato di dipendenti?

Perchè se non faranno così il reddito di emergenza sarà molto di più degli aiuti che si possono dare adesso alle imprese in difficoltà!

Ma questi "geni" al governo non ci arrivano certo.
 
Da italiano fiero del suo Paese e, perché no, orgoglioso delle proprie radici
ho provato vergogna nel leggere l’appello che Carlo Calenda, dalle pagine del Frankfurter Allgemeine Zeitung
ha rivolto al Governo tedesco per invitarlo a rivedere la propria posizione riguardo alla richiesta avanzata
nel Consiglio Europeo di adottare gli Eurobond per affrontare la crisi aggravata dalla diffusione del coronavirus.

E ancora più vergogna ho provato nell’ascoltare la patetica intervista rilasciata alla Tv tedesca Ard
dal miracolato di Volturara Appula che ha rinnovato la supplica dell’ex ministro dello Sviluppo Economico
nei governi Renzi e Gentiloni dal momento che sono fermamente convinto che sia meglio mangiare pane e cipolla
e non mendicare aiuti a governi che fanno i propri interessi e che, come accaduto in passato,
cercano di sfruttare situazioni di emergenza per metterci in ginocchio.

Nel 1908, all’indomani del tremendo terremoto che colpì Messina e Reggio Calabria,
Franz Conrad Von Hotzendorf, Capo di Stato Maggiore dell’esercito austroungarico,
propose una guerra preventiva per regolare i conti con l’Italia approfittando della situazione di debolezza
del nostro Paese colpito da quella immane sciagura che provocò oltre 100.000 vittime.

Allora pensavano di piegare il nostro Paese con le armi, ora intendono sottometterlo con il MES
e le sue clausole di condizionalità che non siamo in grado di soddisfare.

Tempora mutantur et nos mutamur in illis ripeteva Ovidio oltre duemila anni fa e, non a caso,
il Cancelliere Kurz ha appoggiato la posizione tedesca sul cosiddetto meccanismo di stabilità
che altro non è se non la riproposizione sotto altre vesti dell’Operazione Alarich (da Alarico re dei Visigoti che saccheggiò Roma)
messa in atto dalla Germania nella Seconda Guerra Mondiale dal momento che gli aiuti del MES
sono subordinati alla preventiva valutazione di solvibilità e all’obbligo di ristrutturazione del debito pubblico circostanza che equivale a un default di fatto.

In pratica, aderendo al MES l’Italia si sottometterebbe ai diktat del suo direttore generale Klaus Regling
e della Commissione Europea presieduta dalla tedesca Von der Leyen che a loro volta rispondono alla cancelliera Merkel
interessata a chiedere all’Italia il versamento di 115 miliardi di euro utili per mettere in sicurezza le banche tedesche in crisi
senza dare nemmeno un euro al nostro Paese se non a costo di ulteriori tagli al welfare
e cessioni di asset a rilevanza strategica così come accaduto alla Grecia.

Conte e Calenda non hanno compreso che la Germania non conoscendo il significato della parola solidarietà
di cui, peraltro, noi orgogliosi italiani facciamo volentieri a meno, non accetterà mai di pagare interessi sugli eurobond
così come non fornirà mai garanzie per i debiti dei Paesi periferici UE e quindi avrebbero fatto meglio a mantenere un dignitoso silenzio.

Non hanno nemmeno capito che, insistendo nel voler affidare la gestione della crisi a un organismo finanziario internazionale
estraneo al diritto primario UE, Germania, Austria, Finlandia, Olanda di fatto sono usciti dalla UE
che anche in questa occasione ha dimostrato la sua totale inutilità.

Così come la Grande Guerra ha posto fine alla bella époque e il crollo del muro di Berlino ha decretato la fine del comunismo,
il coronavirus ha sancito il fallimento dell’Unione Europea entità priva di valori e principi comuni,
un vaso di coccio stretto nella morsa di giganti come Usa, Russia, Cina incapace come è di opporsi anche alle pressioni della Turchia di Erdogan.

E’ ora di portare i libri in tribunale!
 
In una lettera aperta a Repubblica ora la Von Der Leyen si scusa, o almeno prova a farlo.

Sarà il fatto che l’Unione non sta avendo uno dei suoi momenti migliori, sarà che le parole sono utili a lavarsi la coscienza,

Vediamo le sue parole :

“il Paese colpito più duramente, l’Italia, è diventato anche la più grande fonte di ispirazione per noi tutti”
“solo la solidarietà può farci riemergere da questa crisi – quella tra persone come quella tra Stati”.


Certo, con 13 mila morti (e non è finita) c’è proprio da essere un esempio,
chissà quanti di questi sono dovuti ai tagli per le richieste di restrizione fiscale della Commissione.


“bisogna riconoscere che nei primi giorni della crisi, di fronte al bisogno di una risposta comune europea,
in troppi hanno pensato solo ai problemi di casa propria” mentre “non si rendevano conto
che possiamo sconfiggere questa pandemia solo insieme, come Unione”.


Infatti l’Unione non ha fatto NULLA , e quello che è stato fatto lo hanno fatto i singoli governi.
Il problema si risolverà, in parte da se, con decine di migliaia di morti, senza che l’Unione abbia salvato una sola singola vita.

Però bisogna intervenire, e dire banalità. Però ora viene il bello:

“l’Europa ha cambiato passo”, tanto da voler “dare una mano, stanziando nuove risorse per finanziare la cassa integrazione”,
così l’Unione stanzierà “fino a cento miliardi di euro in favore dei Paesi colpiti più duramente, a partire dall’Italia,
per compensare la riduzione degli stipendi di chi lavora con un orario ridotto.
Questo sarà possibile grazie a prestiti garantiti da tutti gli Stati membri – dimostrando così vera solidarietà europea”
garantisce von der Leyen.


Allora quindi i singoli paesi, Italia in testa evidentemente, stanzieranno denari
che poi saranno restituiti agli stessi paesi per pagare la cassa integrazione.

Vi rendente conto di quale assurdità state leggendo?

Capite come è strano e demenziale tutto questo?

La UE si fa’ bella con gli stessi soldi che noi, tra l’altro contributori netti, pagheremo per le nostre casse integrazioni.

Non era più logico tenerceli questi soldi e pagare imprenditori ed operai
?

Insomma alla fine è la solita, inutile, vergognosa, partita di giro che diventa una presa in giro di tutti gli italiani,
compiuta attraverso lo strumento di Repubblica e degli altri mass media.

Intanto alla fine , siamo tutti solo dei fessi.
 

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