PER QUEST'ANNO LASCIATE PERDERE LA PROVA COSTUME... VI VEDO PIU' PRONTI PER LA PROVA DEL CUOCO

O il sistema ha la capacità di rispondere alle necessità o si lascia morire i malati.

Oggi da noi ci sono 42000 persone lasciate a casa perché non c'è posto .

In qualsiasi momento possono entrare in crisi respiratoria letale.

Supponendo che la situazione coinvolga il 10% si tratta di 4200 posti in terapia intensiva.

Non ci sono, quindi si muore .

Questo è il problema che purtroppo si potrà risolvere solo domani . A mio parere.
 
Il fenomeno della privatizzazione della governance globale, parlando dell’OMS
e del fatto che riceveva nel 2017 l’87% dei fondi dai privati, risultandone così di fatto controllata,
nonché del ruolo di Bill Gates e della sua fondazione, la Bill and Melinda Gates Foundation (patrimonio stimato di 40 miliardi di dollari),
coinvolta attivamente in una miriade di GPPP o partnership globali pubblico-privato, fra cui la GAVI Alliance,
ovvero l’Alleanza globale per i vaccini nei Paesi poveri, una fondazione privata che coinvolge governi, case farmaceutiche,
organizzazioni filantropiche, enti sovranazionali come l’OMS e la Banca Mondiale e soprattutto l’onnipresente fondazione di Bill Gates.

GAVI è il secondo contributore non istituzionale dell’OMS dopo la Bill and Melinda Gates Foundation
(insieme versavano nel 2017 il 22% circa dei fondi, più degli USA, per intenderci), nonché suo primo beneficiario.

Perciò, quello che Bill Gates decide, ha la potenzialità di influire sulle iniziative dell’OMS, benché non coincida necessariamente con il bene pubblico.

Come affermava in un’intervista al New York Times (4/09/2014) la direttrice generale dell’OMS Margaret Chan,

“il mio budget è altamente vincolato da ciò che io chiamo gli interessi dei donatori”.

Che non devono essere solo umanitari, se lo stesso Bill Gates dichiarava alla CNBC il 23/01/2019 dal forum di Davos che
“investire nelle organizzazioni per la salute globale finalizzate ad incrementare l’accesso ai vaccini
ha prodotto un ritorno economico di oltre 20 ad 1”, ovvero che “i poco più di 10 miliardi di dollari”
investiti negli ultimi 20 anni hanno reso 20 volte tanto dal punto di vista economico, oltre a salvare vite umane, naturalmente.

Un ritorno di oltre 200 miliardi di dollari, quindi.

Per il GAVI, che, ricordiamolo, è una fondazione privata di diritto svizzero, sono stati istituiti strumenti finanziari particolari.

Interessante capire come funzionano.

Troviamo nel sito ufficiale della rappresentanza italiana all’ONU:
“Oltre alle donazioni dirette degli stati membri, l’Alleanza utilizza meccanismi di finanziamento innovativi
che contribuiscono a garantire la sostenibilità delle sue attività, quali l’AMC (Advance Market Commitment)
e l’IFFIm (International Finance Facility for Immunization)”.

Non è argomento di cui si parli alla TV.

La trasparenza democratica qui non è di casa, anche perché alcune di queste voci di spesa,
stando a quanto dice l’opuscolo di Action Aid citato in fondo, sono messe in penombra nel Bilancio dello Stato,
nel senso che gli oneri derivanti all’Italia dall’IFFIm compaiono nel bilancio 2008 al capitolo “L’Italia in Europa e nel mondo (4)”,
ma vengono poi omessi nella legge di stabilità degli anni successivi, in quanto impegni internazionali e pluriennali,
mentre quelli relativi all’AMC sono inseriti nella legge finanziaria per il 2008, all’art. 2 comma 373,
ma senza essere espressamente menzionati, e collocati nel capitolo 7182, nel paragrafo
“Incentivi alle imprese per interventi di sostegno”, che non sembra granché pertinente.

I cittadini, insomma, possono capirci ben poco.

L’AMC e l’IFFIm, ai quali si aggiunge il Gavi Matching Fund, sono strumenti finanziari con i quali GAVI raccoglie donazioni pubbliche,
garantiti dagli Stati, per pagare alle aziende farmaceutiche a prezzi calmierati, ma solo per pochi anni,
prima di passare il debito ai Paesi beneficiari, i vaccini che vuole distribuire nei Paesi in via di sviluppo,
seguendo priorità decise dall’alto dagli stessi finanziatori.

Gli AMC sono impegni a lungo termine presi dai Paesi donatori per l’acquisto di prodotti (nel caso specifico un vaccino anti-pneumococco)
con limitata domanda sul mercato.

Gli IFFIm sono bond vaccinali ideati nel 2003 da Goldman Sachs per il governo britannico (come spiega il sito della banca d’affari)
che vengono venduti sui mercati finanziari internazionali e generano interessi cospicui agli investitori finanziari (pagati, si suppone, dai Paesi aderenti).

L’Italia è fra i fondatori dell’IFFIm e si è impegnata per 635 milioni di dollari in 20 anni,
mentre per l’AMC, di cui è il principale donatore, ha impegnato altri 635 milioni di dollari da erogarsi in 12 anni (2008-2019)[1].

Inoltre, l’Italia ha contribuito direttamente al GAVI per 120 milioni di dollari nel quinquennio 2016-2020[2].

Si tratta di somme ingenti, per un Paese in difficoltà come il nostro, che taglia da anni su sanità e istruzione.

In base ai dati presenti sul sito di GAVI, abbiamo versato 1 miliardo 150 milioni di dollari circa fra il 2000 e il 2020, il 5,5% del totale.

In totale, dalla sua creazione fino al 2034 sono stati impegnati dai sostenitori del GAVI 23,5 miliardi di dollari.[3]
[…] In questo modo il GAVI è divenuto il terzo maggior finanziatore multilaterale in sanità,
dopo il Fondo Globale per la lotta contro l’AIDS, la Malaria e la Tubercolosi e la Banca Mondiale.

Come venga spesa questa montagna di denaro, oltre che in lucrosissime commesse di lungo termine alle multinazionali del farmaco
e in interessi agli investitori internazionali, è oggetto di serrate critiche sulla stampa internazionale.


I manager di GAVI, che gestiscono la salute mondiale senza rendere conto a nessuno
e pretendendo di dettare legge al di fuori di ogni investitura democratica,
dopo aver ricevuti i fondi per i poveri dalle nostre tasse tramite i finanziamenti governativi,
guadagnano infatti cifre favolose
.

Nel 2017 il direttore del GAVI, Seth Berkley, epidemiologo prima al CDC e poi presso la Rockefeller Foundation,
chiedeva a gran voce che gli “antivaccinisti” fossero esclusi dai social media, intendendo proprio
chiunque fosse critico del programma vaccinale sotto qualsiasi aspetto.


Il vibrante appello non è risultato inascoltato, come sappiamo.

Berkley però fu definito dal Daily Mail (31/12/2016) come “il più grasso tra i grassi gatti della carità” per il fatto di aver intascato,
come CEO del GAVI, due milioni di sterline di stipendio nei quattro anni precedenti,
un contributo per la casa in aggiunta alle 623.370 sterline del suo stipendio,
più un sussidio per le spese scolastiche, più l’esenzione fiscale sui redditi in Svizzera, per un accordo fatto dall’organizzazione.


Sarà autentica filantropia?

Somme esorbitanti ed altrettanto oltraggiose per i contribuenti e per i destinatari degli aiuti
vengono elargite anche ad altri dirigenti del GAVI e delle maggiori fondazioni filantropiche dedite al soccorso dei Paesi poveri.


“Certamente non c’è rischio di povertà fra i suoi personaggi di vertice.
Secondo i dati più recenti del Modello 990 USA [dichiarazione dei redditi delle organizzazioni non-profit],
il GAVI ha passato ai 12 dipendenti di vertice più di 188mila sterline nel pacchetto retributivo nel 2014”,

scrive il Daily Mail. Certo una bella notizia per i tartassati contribuenti italiani.

***

IFFIm è formalmente una società di diritto inglese particolare (che ha benefici fiscali): una charity company con sede in Gran Bretagna.

Le sei persone che compongono il consiglio di amministrazione vantano una profonda esperienza
nel settore bancario, finanziario, della salute e della “finanza sovranazionale di sviluppo”.

Ha la forma di una partnership fra GAVI, gli Stati donatori (Regno Unito, Italia, Francia, Spagna, Svezia, Norvegia, Australia, Paesi Bassi e Sudafrica),
gli investitori privati, la Banca Mondiale.

Ha lo scopo di rendere disponibili immediatamente per GAVI i soldi che gli stati sovrani
si sono impegnati a donare a favore di GAVI nei prossimi anni, con lo scopo preciso di finanziare programmi di vaccinazioni nei paesi “poveri”.

In parole povere, IFFIm trasforma i soldi futuri promessi dagli stati in soldi presenti,
attraverso i “vaccine bonds”, emessi in collaborazione con la Banca Mondiale.

I vaccine bonds sono titoli obbligazionari che vengono venduti agli investitori privati internazionali,
i quali ci guadagnano “an attractive rate of return”, come dice il sito (ovvero succosi interessi).


La filantropia ha i suoi vantaggi, come abbiamo visto, fiscali e finanziari.

Gli AMC, introdotti nel 2007, servono a finanziare l’acquisto del costosissimo vaccino anti-pneumococco,
che costituisce da solo il 44% della spesa di GAVI, data la diffusione delle malattie da pneumococco,
come la polmonite, nei Paesi in via di sviluppo e dato il prezzo elevato del prodotto.

Medici senza Frontiere ha accusato più volte negli ultimi anni la Pfizer e la Glaxo,
che vendono il vaccino antipneumococco in regime di duopolio mondiale,
di imporre ai Paesi destinatari degli aiuti prezzi opachi, perché diversi per ogni Paese, ed artificiosamente gonfiati,
addirittura più alti che nei Paesi occidentali,
in ciò favoriti dal GAVI, che elargisce i fondi alle due multinazionali senza contrattare prezzi più ragionevoli.

Il problema è serio, scriveva MSF nel 2015, perché, una volta cessato il finanziamento di GAVI,
questi Paesi dovranno pagare cifre esorbitanti per quei vaccini, sottraendoli ai loro magri bilanci per la salute:
6 volte tanto in Tunisia e Marocco, dove il vaccino costa più che in Francia, per esempio, e 15 volte tanto in Angola e Indonesia.

Ancora a fine 2019
, nonostante le ingenti somme anticipate per lo sviluppo del vaccino antipneumococco
(1,2 miliardi di dollari, oltre i 50 miliardi fruttati da questo solo vaccino), GSK e Pfizer ne tenevano alto il prezzo per il GAVI.[4]

Come c’è da aspettarsi, le multinazionali perseguono il profitto, senza altre considerazioni. E qui i profitti sono da capogiro.

Nella seconda edizione (2016) del suo rapporto sui prezzi dei vaccini The right shot,
MSF mostra come nei paesi più poveri vaccinare un bambino oggi sia 68 volte più costoso rispetto al 2001.

Che la forsennata campagna mondiale per le vaccinazioni, di cui GAVI è paladina, abbia avuto un ruolo nel fare lievitare i prezzi?

In Italia, per esempio, con l’entrata in vigore del decreto Lorenzin (2017), i prezzi dei vaccini era lievitato fra 2016 e 2017 del 62%,
come osservava il quotidiano “La Verità” (17/01/2019), aumentando in un solo anno di 130 milioni di euro,
ad esclusivo vantaggio delle aziende produttrici, che detengono i brevetti dei vaccini polivalenti,
e a svantaggio della spesa sanitaria ed assistenziale per i cittadini, che viene sbilanciata da questa voce.

Ma perché tanto improvviso accanimento sui vaccini?

Più in generale, quali sono le criticità di questo trasferimento di potere dal pubblico al privato?

Quali conseguenze concrete ha per la nostra vita?

Ringrazio Guido Grossi per il suo contributo tecnico a questo articolo.

Per approfondire, si può leggere il documento online di V. Boggini e D. Sabuzi Giuliani, L’Italia e l’Alleanza Globale per le Vaccinazioni.
Verso un nuovo approccio per la partecipazione italiana al GAVI, la partnership pubblico privata per l’immunizzazione, scritto per Action Aid, Aprile 2016.

[1] Fonte: Action Aid, L’Italia e l’Alleanza Globale per le Vaccinazioni. Verso un nuovo approccio per la partecipazione italiana al GAVI, la partnership pubblico privata per l’immunizzazione, Aprile 2016 (disponibile online al link https://www.actionaid.it/app/uploads/2016/04/AA_GAVI.pdf).

[2] Action Aid, L’Italia e l’Alleanza Globale, cit., p. 15.

[3] Action Aid, L’Italia e l’Alleanza Globale, cit., p. 8.

[4] Polmonite, il nostro appello per i 20 anni del Gavi
 
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I dati di ora sono l'onda lunga dei contagi nelle strutture comunitarie:
ospedali, ospizi, cliniche per lungodegenti, conventi... che naturalmente non partecipano a nessuna movida.

Facevo notare che dalle scarne statistiche, i positivi sono all'incirca il 60% uomini e 40% donne.

Nel commercio al dettaglio, gli addetti sono il 62% donne e 38% uomini, facendo capire che il commercio al dettaglio,
massacrato dalla peggiore classe politica mai esistita, NON è un veicolo del contagio.

Trovo non sensato impedire alle persone di fare una passeggiata, che contribuirebbe notevolmente ad alleviare lo stress da "arresti domiciliari".

Le persone sarebbero meno tentate ad andare spesso a fare la spesa come scusa per uscire e affollare i supermercati,
che notoriamente sono ambienti a rischio contagio.

Non vedo perchè impedire di prendere l'auto e andare in campagna a fare una bella passeggiata.

Per chi non ha colpe lasciare che la gente pian piano cominci a riprendere la libertà sottratta.

Obbligare le famiglie in 50/100 metri quadri per settimane senza avere possibilità di una boccata d'aria,
per chi non ha un giardino e nemmeno un balcone equivale a detenerle a casa ingiustamente
con possibilità di contagiare maggiormente i familiari per lo spazio ristretto.

Moderazione dello stato di polizia e il buonsenso dei cittadini dovrebbero prevalere da una parte all'altra.

Stanno cercando di educare la popolazione all'obbedienza o di impedire la diffusione di una malattia?
 
Si sta costruendo un capro espiatorio: la gente che non sta a casa.

In realtà il vero grosso ed unico problema è l'inadeguatezza del nostro sistema sanitario, che non è in grado di isolare gli infetti!

Si prenda ad esempio gli operatori, medici ed infermieri delle case di riposo COSTRETTI
a lavorare anche in presenza di sintomi evidenti della malattia, purché non abbiano la febbre.

Sono migliaia di individui che loro malgrado ed incolpevolmente diffondono il contagio.

Persone che da una parte ricevono il plauso ipocrita di una politica ed uno stato incapace,
dall'altra vengono minacciati di licenziamento o peggio se non fanno finta di niente... ovviamente per loro tamponi neanche a parlarne...

E cosa dire degli asintomatici ?

Se non fai i tamponi di controllo, queste persone infettano tutti. Per mesi.
 
Ieri la polizia municipale ha fermato una signora che stava facendo il giro dell'isolato con il cane.
Questi sono i casi demenziali. Ma il ministro da le direttive.

Perciò l'esecutivo starebbe pensando di prolungare le chiusure fino al 18 aprile per poi prorogarle a maggio:
il rischio di dare vita a una seconda impennata di contagi è davvero alto.

Non a caso Luciana Lamorgese si è adoperata per potenziare i posti di blocco,
coinvolgendo anche gli agenti della polizia municipale con funzione di pubblica sicurezza:
l'intento è quello di individuare e multare coloro che non rispettano le norme
e approfittano della possibilità di fare la spesa per svolgere in realtà attività fisica o per portare a spasso il cane.

La diffusa azione di verifica necessaria in questa fase di emergenza impegna non solo le forze di polizia,
ma anche i Comuni, per il tramite dei corpi e servizi di polizia locale,

"in un momento delicato per la vita del Paese in cui tutte le polizie, ivi comprese quelle locali,
costituiscono risorse essenziali per garantire la sicurezza delle relative comunità,
contribuendo altresì alla sorveglianza sul rispetto delle misure emergenziali adottate".
 
“Secondo le nostre stime, con la parte sommersa sabato eravamo a 231mila casi.
Ma c' è chi dice che potrebbero essere 6-7 volte tanto.
Comunque, questa valutazione abbassa a 4,3% il tasso di letalità nazionale” ha precisato il professore.

Secondo Cartabellotta ci sarebbe stato un sovraccarico del servizio sanitario, in particolare nei reparti di Terapia intensiva.

In poche parole, se i nuovi casi sono troppi, è sempre più difficile gestirli, non riuscendo così a garantire la qualità dell’assistenza necessaria.

I medici non riescono a curare tutti i malati.

Questo perché mancano i letti, i ventilatori, e altri dispositivi necessari a salvare vite umane.

Si deve quindi scegliere, come ha scritto qualche settimana fa la società italiana degli anestesisti. Terribile ma necessario.

“Se la terapia intensiva è piena e arriva un ragazzo di 40 anni, il medico è costretto a volte a fare scelte difficili” ha precisato il professore.

Un grave errore anche portare i malati di coronavirus negli ospedali, nei quali si sono verificati dei veri e propri focolai,
“con operatori sanitari inconsapevoli di essere infetti e ovviamente una quantità enorme di pazienti contagiati”.

Non eravamo certo pronti a ciò che si è verificato, basti pensare che il piano pandemico era aggiornato al 2005.
 
Di certo qualcosa non sta funziondo a dovere.

"Strano" che dopo la lezione della Cina non abbiamo saputo far tesoro di quella esperienza.

Da più parti si è asserito che il sistema sanitario cinese era di gran lunga inferiore a quello italiano.

Ricordiamo il "siamo prontissimi", ma purtroppo i morti in Italia sono di gran lunga più numerosi
(in particolare se riferiti al numero di abitanti) di qualsiasi altro paese del mondo.

Molti, specie in zone lombarde non sono stati curati? Ce ne eravamo accorti!
 
Non la vedo bene. Non si può continuare con questo stato di polizia.......
e quando la gente non avrà più i soldi in tasca e mi riferisco specialmente a quelle persone
abituate a lavorare "in nero" , oppure agli artigiani - tipo i tassisti - od i negozianti, non so cosa potrebbe accadere.
Questi tizi non hanno la "capacità di capire il problema". Non hanno contatti con la realtà. Vivono nel loro mondo.
Tanto le loro tasche sono e saranno piene ogni mese.

Le misure di distanziamento sociale, messe in atto per contenere la diffusione del virus, proseguiranno inalterate fino a Pasqua.

Poi si vedrà.

Solo dopo "si potranno rivedere i divieti" e "stabilire come procedere":

"Più preciso non riesco ad essere perché su questi temi non è possibile dare una risposta secca,
va vista l'evoluzione dell'epidemia", precisa il presidente dell'Iss.

"Anche quando i casi di coronavirus scenderanno a zero, la vita non tornerà come prima per un bel pò di tempo.
Almeno finché non verrà trovato un vaccino od un farmaco efficace contro la malattia".

"Il problema è capire quali forme di apertura garantiscono che la curva non torni a crescere".

In ogni caso, "le aperture avverranno in modo graduale" e si sta valutando anche la possibilità di usare lo "stop and go" degli inglesi:

"Aprire per un certo periodo e poi chiudere di nuovo".
 
Dopo Pasqua non oso immaginare quante imprese saranno sull'orlo del fallimento.....
e le persone come reagiranno ?
 

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