But as Mark Twain once said, “Worrying is like paying a debt you don’t owe; I have spent most of my life worrying about things that never happened.”
Anche io come molti altri sono talvolta vittima di pensieri ansiogeni ma ho imparato che la maggiorparte delle volte sono un inutile miraggio, come la paura che provavo quando da bambino dovevo attraversare da solo un luogo buio, aspettandomi di trovare dei mostri ad attendermi nell'oscurità, e passavo camminando rapidamente con il cuore che mi batteva forte nel petto. Nessun mostro si è mai materializzato ed è rimasto confinato nella mia immaginazione.
Con l’avanzare dell’età, molti di noi imparano a gestire meglio le preoccupazioni, cercando di vivere una vita più serena e meno preoccupata. Questo non significa che le preoccupazioni scompaiano completamente, ma piuttosto che impariamo a gestirle meglio.
Le preoccupazioni possono riguardare vari aspetti della nostra vita, come la salute, il lavoro, la famiglia o le questioni finanziarie. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, le situazioni che temiamo non si verificano mai. E anche quando si verificano, spesso scopriamo che non sono così gravi come le avevamo immaginate. Inoltre, con il tempo, le cose tendono a risolversi.
Il pensiero catastrofico ci prepara ad affrontare lo scenario peggiore, però può portare a un aumento dell'ansia, a una prolungata sensazione di dolore fisico, all'avversione al rischio e a una minore fiducia nella risoluzione dei problemi quando si presentano le grandi questioni. Quando si inizia a fantasticare su questi eventi negativi, la realtà è che queste preoccupazioni sono possibilità, non probabilità. Nel momento in cui il vostro treno di pensieri inizia a uscire dai binari, costringetevi a pensare che non siete voi il padrone, perché non avete il controllo sul futuro. Ma avete il potere di combatterlo o di accettarlo, perciò pensate quindi a tutti i modi positivi con cui affronterete l'evento catastrofico, o provate a scomporre la situazione in parti più gestibili invece di concentrarvi su opzioni che sono soverchianti e frustranti.
A proverb I invoke frequently on long-distance hikes—to the enduring disgust of my hiking companions—is that while it is good to learn from one’s mistakes, it is better to learn from the mistakes of others.
Questo passaggio lo avevo già letto altrove e mi sembra un ottimo proposito: è una buona cosa imparare dai propri errori ma è ancora meglio imparare dagli errori degli altri.
Suppose I stepped into a time machine that took me back to my drab, corporate cubicle circa 2019. Say I was greeted there by an oracle who foretold that in a year’s time a deadly pandemic would paralyze the globe, and that by 2023 violent conflicts would threaten to engulf Europe and the Middle...
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