Bene GM. Mi sembri preparato mentre io non sono un economista e non ne ho mai fatto mistero soprattutto quando, nonostante cio', aprii, a suo tempo, questo thread. Ti toccherà prendermi come sono quindi: ignorante

. Quel piccolo chippino che ancora conservo del 37 di Lisbona potrebbe corroborare la tesi che non abbia un conflitto di interessi tale da rendermi personalmente conveniente un eventuale fallimento del Portogallo. Ma forse anche no va a sapere. Certo, da un punto di vista puramente metodologico, mi pare che la spiegazione dell'ancoraggio alla quale mi hai rinviato difetti nell'esposizione dei/del criteri/o che dovrebbe/ro definire "la reale rilevanza" which is there given as is.
Non mi è poi del tutto chiaro come si iscrivano in questa faccenda delle "costanti di tempo" eventi che, pur economicamente inquadrati, potrebbero facilmente essere riguardati in maniera non gradualistica come, ad esempio, il caso Lehman

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Scusate l'assenza, sul primo punto, trovare veramente quello che conta, sono utili i due articoli sotto che avevo già messo nel thread greco, nel primo in particolare la tabella a pagina 31. Da tenere presente che i valori che si leggono non sono leggi, ma sono strati trovati con la regressione. Inoltre non c'è la certezza assoluta del default, nè tanto meno di quando questo eventualmente avverrà, altro problema è stato trovato un modello a posteriori, a disastri avvenuti, non è detto che il modello sia così robusto e prevederà le crisi future.
Per i casi in zona grigia, come appunto il Portogallo, è veramente difficile, se non impossibile fare previsioni.
Nel caso Lehman le costanti tempo sono quelle normali dell'economia (il mancato rialzo dei tassi di interesse che ha gonfiato la bolla immobiliare e il loro tardivo aumento che l'ha sgonfiata), prevedere però esattamente il punto di rottura non è possibile, anche perché la Lehman poteva essere salvata, è stato il voltafaccia di Bank of America che ha preferito un'altra "sposa" e il fallimento delle trattative con la Barclays, oltre la testardaggine di Fuld con i coreani che l'ha portata alla bancarotta.
Sulla crisi dei mutui per me è molto istruttivo il libro di Roubini "La crisi non è finita".
In generale economisti che si occupano o si sono occupati delle crisi sono quelli noti: Keynes, Minsky, Galbraith, Rogoff e Reinhardt, Roubini, Manasse e altri, li trovi comunque nel libro.
Tornando al Portogallo è difficile dire come finirà, è messo sicuramente molto meglio della Grecia, però c'è un alto indebitamento delle famiglie e delle imprese, oltre al fatto che c'è una legge sui licenziamenti problematica, per licenziare una persona, anche in un momento di crisi, bisogna pagargli un'indennità sostanziosa, quindi molte aziende si trovano prese da due fuochi: non sono competitive perché hanno troppi dipendenti, ma non possono licenziare perché costa poco.
D'altra parte il debito è molto piccolo in termini assoluti e anche in termini di % sul PIL anche le peggiori previsioni danno numeri contenuti, mi sembra 119%, mentre per la Grecia questo dovrebbe essere il punto di arrivo.
Altra cosa che gioca a favore è che ci sono poche scadenze di titoli, perchè il Portogallo dovrebbe fare default se deve solo pagare le cedole e non ha quasi bisogno di rinnovare il debito?