PORTOGALLO: promosso dal FMI e può utilizzare l'OMT della BCE

da IL GRANDE BLUFF: Quello che sta accadendo sui titoli di stato euro-periferici è A-S-S-O-L-U-T-A-M-E-N-T-E F-E-N-O-M-E-N-A-L-E...

A marzo, un gruppo di 74 personalità portoghesi ha lanciato il Manifesto 74
, iniziando a raccogliere firme online tra la popolazione (sinora ne sono arrivate 32.000) per ottenere un dibattito parlamentare.
Nel manifesto si parte dalla premessa che il debito non è sostenibile e che serve liberare risorse per ripartire sulla strada della crescita.
Per fare ciò, si richiede una riduzione del tasso d’interesse sul debito pubblico, l’allungamento delle sue scadenze a quarant’anni, ed un haircut di tutto ciò che eccede il 60% nel rapporto debito-Pil.
Ai 74 primi firmatari domestici si sono aggiunti altri 74 economisti stranieri.

Il punto del manifesto è che il debito-Pil portoghese, giunto al 129%, è ormai insostenibile, e che la bassa crescita rischia di autoalimentarlo.
Il premier portoghese è ovviamente contrario all’iniziativa, con la motivazione che un paese che ambisca ad attrarre capitali internazionali non può permettersi di rinnegare i propri impegni e che comunque il rapporto scenderà, già da quest’anno, al 126%.

Il problema è che, come calcolato da alcune simulazioni, per riuscire a piegare da subito la curva del debito-Pil, al Portogallo serve un avanzo primario del 5% annuo, che è semplicemente mostruoso ed a sua volta non sostenibile, a meno di scuoiare il paese.
Altro problema molto grave, per il Portogallo e per tutti i paesi fragili dell’Eurozona, soprattutto il nostro, è che la disinflazione (che in Portogallo è già deflazione), tende ad aumentare spontaneamente il rapporto debito-Pil, rendendone la riduzione una fatica di Sisifo.

Se questa tendenza dovesse proseguire, è del tutto evidente che per molti paesi dell’Eurozona (Italia, Portogallo, Grecia, Spagna, in prospettiva la stessa Francia), il debito diverrebbe insostenibilee si aprirebbe la strada ad una catena di default, noti anche come ristrutturazioni.
Nel caso del Portogallo, ma anche di Spagna e Italia, l’ironia della situazione è che gli enormi afflussi di capitali internazionali tendono a mascherare questa realtà.
Come si può discutere di un default sul debito nel momento in cui il medesimo viene classato sul mercato in modo molto agevole?, si chiedono alcuni a Lisbona.

Questo è il miraggio e l’effetto ottico più problematico.
I flussi globali di portafoglio sono per definizione transitori ed opportunistici.
Basta poco per gonfiare qualcosa che finisce con l’assomigliare ad una bolla, in cui tutti sono convinti di riuscire a prendere profitto un secondo prima degli altri.
Ma le metriche di sostenibilità del debito possono essere verificate in ogni momento, anche se solo poche Cassandre tendono a farlo.
 

euronews



Banco Espirito Santo (-17%) sospeso in Borsa, salta asta in Spagna


Il Sole 24 Ore - ‎51 minuti fa‎




Il Banco Espirito Santo, la principale banca portoghese per capitalizzazione, ha chiuso in con un calo del 17% alla Borsa di Lisbona. La Banca centrale del paese lusitano ha cercato di rassicurare gli investitori affermando che il Banco Espirito

Banche, per chi suona la campana del Portogallo?



di Stefano Feltri | 16 luglio 2014



Per chi suona la campana portoghese? La crisi del portoghese Banco Espirito Santo è un problema del Portogallo o di tutta l’Europa?



In apparenza è una vicenda locale: i guai non sono neppure della banca, ma della holding che la controlla, Espirito Santo Financial Group, che scenderà dal 24,99 al 20,1 per pagare i suoi debiti. Le Borse subiscono qualche scossone, ma niente di drammatico. Eppure. In questi anni abbiamo imparato che nel settore bancario i guai seri non derivano dalle mosse sbagliate di qualche singolo amministratore delegato, da buchi anche miliardari nei conti (Bnp Paribas pagherà 9 miliardi di dollari agli Stati Uniti per una sanzione-estorsione per gli affari in Sud Sudan, ma non ne deriva alcun terremoto). I disastri arrivano quando viene meno la fiducia e le banche smettono di prestarsi soldi tra loro.
Di ragioni per perdere la fiducia nel sistema bancario in teoria non ce ne dovrebbero essere: dal 2008 a oggi le banche hanno ricevuto 2853 miliardi di euro di aiuti pubblici negli Stati Uniti e 3166 in Europa (negli Usa ne restano da rimborsare 2043, nell’Ue 986), secondo uno studio di Mediobanca. Ci sono state molte ricapitalizzazioni, altre seguiranno la conclusione delle analisi e degli stress test condotti dalla Bce come primo passo dell’Unione bancaria.

Tutto bene? Sì e no.

In autunno rischia di esserci un po’ di caos sui mercati, perché tante banche chiederanno ai soci di versare capitale fresco per rispettare le richieste europee, sarà una gara per il risparmio che avrà dei costi considerevoli per i ritardatari che dovranno offrire sconti maggiori. Ma il problema principale, segnalato per l’ennesima volta anche dal governatore Ignazio Visco all’assemblea dei banchieri italiani, è che le banche non riescono più a fare soldi, soprattutto quelle europee.


L’analisi di Mediobanca è inquietante: nel 2013 la redditività netta delle banche americane è stata “quasi cinque volte” quella europea, merito di maggiore efficienza, meno vincoli ma anche una ristrutturazione più decisa di quella a lungo rimandata dagli istituti europei.

In Europa scendono i ricavi e aumentano le perdite dovute a crediti mai rimborsati mentre calano i prestiti alla clientela, negli Stati Uniti tutto l’opposto.

Giusto un dato: le perdite su crediti per le banche americane sono diminuite del 48 per cento tra 2013 e 2012, in Europa solo dell’8,5. È chiaro che in un quadro così mesto basta poco – anche i pasticci degli azionisti del Banco Espirito Santo – per ricordare ai mercati che il settore del credito europeo non è ancora guarito dalla grande crisi e affida molte delle sue speranze a una ripresa dell’economia reale che non si vede.
La fiducia, nella finanza, si costruisce lentamente ma si distrugge in un attimo.
il Fatto Quotidiano, 16 Luglio 2014
 
Il Portogallo salva Banco Espirito Santo: aiuto da 4,4 miliardi, attività tossiche in una bad bank

Il Portogallo salva Banco Espirito Santo: aiuto da 4,4 miliardi, attività tossiche in una bad bank - Il Sole 24 ORE

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Lo Stato portoghese inietterà 4,4 miliardi di euro in Banco Espirito Santo (Bes), al centro di una tempesta finanziaria da diversi mesi. Lo ha annunciato ieri sera il governatore del Banco de Portugal, la banca centrale portoghese.
Salvando la banca, messa in difficoltà dai problemi finanziari della famiglia Espirito Santo, il governo cerca di evitare che la crisi contamini l'intero settore finanziario del Portogallo, nonché d'Europa. «Era urgente adottare una soluzione per garantire la protezione dei depostiti ed assicurare la stabilità del sistema bancario», ha dichiarato Carlos Costa, parlando di un «rischio di cessazione dei pagamenti» da parte di Bes che «avrebbe messo in pericolo il sistema finanziario nazionale».



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Lisbona e Ue rassicurano su Banco Espirito Santo dopo cali Borse




Gli azionisti ed i creditori non privilegiati di Banco Espirito Santo (Bes) saranno chiamati ad «assumere le perdite» derivanti «da un'attività bancaria che non hanno controllato sufficientemente», ha annunciato ieri sera il ministero delle Finanze portoghese.
Gli attuali azionisti dovranno gestire le attività tossiche della banca, inclusi i titoli di debito ad alto rischio del gruppo familiare Espirito Santo, che saranno allocati in una struttura di dismissione (bad bank).
Le attività sane, invece, saranno raggruppate in una nuova banca chiamata Novo Banco, controllato dal Fondo per la risoluzione delle banche portoghesi, creato nel 2012 su richiesta della troika Ue-Fmi-Bce per affrontare le crisi bancarie. Il nuovo istituto sarà dotato di un capitale sociale di 4,9 miliardi di euro, dei quali 4,4 saranno presi dal fondo di 12 miliardi stanziati per la ricapitalizzazione delle banche nell'ambito del piano di salvataggio del Portogallo; 500 milioni di euro saranno apportati dal Fondo per la risoluzione delle banche. La bad bank resterà nelle mani degli azionisti, che rischiano di essere fortemente penalizzati. L'intervento é stato concordato con l'Unione europea. Tutti i depositi della banca saranno protetti, così come gli obbligazionisti senior. Gli azionisti, inclusa la famiglia Espirito Santo e il Credit agricole, e i creditori non privilegiati si assumeranno le perdite della bad bank.
In virtù delle nuove regole europee, gli azionisti ed i creditori non privilegiati sono così chiamati per primi a mettere mano al portafoglio prima che una banca possa chiedere un aiuto di Stato. Il caso del Portogallo è il primo test delle nuove regole transitorie in vigore in attesa della costituzione nel 2016 dell'unione bancaria europea, che mirano ad evitare ai contribuenti di pagare per le banche. Il titolo Bes è stato sospeso venerdì alla Borsa di Lisbona dopo aver perso quasi il 75% in una settimana.
 
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A Bruxelles hanno già pronto il mitra.……

Speciale Portogallo: Il Nuovo Focolaio di Crisi per Euro e Europa

Di FunnyKing , il 23 ottobre 2015 45 Comment


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Speciale Portogallo
Abbiamo deciso di occuparci del Portogallo, paese che sta vivendo una crisi politica. Il Centro-Destra di Pedro Passos Coelho non ha la maggioranza in Parlamento e si delinea all’orizzonte una coalizione di estrema sinistra i cui componenti sono TUTTI per la fine dell’austerity e delle politiche imposte da Bruxelles in cambio di aiuti (va ricordato che il Portogallo è oggetto di un piano di salvataggio) e alcuni di essi sono esplicitamente per il ritorno all’Escudo e la fine dell’Euro in Portogallo.

da RSI
Il capo dello Stato portoghese Anibal Cavaco Silva ha incaricato questa sera il premier uscente di centrodestra Pedro Passos Coelho, vincitore delle politiche del 4 ottobre ma senza maggioranza assoluta, di formare il nuovo Governo. Cavaco lo ha annunciato in un messaggio televisivo al paese.
Cavaco Silva ha spiegato di avere deciso di nominare Passos Coelho, che con ogni probabilità dovrà formare un Governo di minoranza, ritenendo “non credibile” l’alternativa proposta dal leader socialista Antonio Costa, sulla base di un ipotetico accordo con due partiti della sinistra radicale, Bloco de Esquerda e verdi-comunisti della CDU.
Alle politiche la lista di Passos Coelho ha ottenuto 107 seggi su 230, perdendo la maggioranza assoluta che aveva dal 2011, contro 86 dei socialisti, 19 del Bloco de Esquerda e 17 della CDU. I due partiti della sinistra radicale sono per la fine dell’austerità in Portogallo. Bloco chiede di rinegoziare il debito portoghese e la CDU una uscita dall’euro.
Ma in realtà, dal Sussidiario (il “solito” Mauro Bottarelli…..)
La questione seria è che l’eurozona ha una bomba innescata dentro di sé ma non la vede, visto che gira sempre con un ritmo ritardato ed è arrivata solo adesso alla crisi degli emergenti. Quella bomba si chiama Portogallo. Il quale, per bocca del leader socialista Antonio Costa (possibile incaricato di formare un governo di coalizione), ha detto chiaro e tondo che non si potrà andare avanti con ulteriori politiche di tagli salariali per i dipendenti pubblici, tanto che la storica alleanza con i comunisti si è trasformata in un inedito trio che contempla anche Blocco di sinistra, ancora più estremo. E calcolando che insieme hanno la maggioranza assoluta al Parlamento lusitano, la loro richiesta di «tornare ad avere il diritto di governare la nazione», andando oltre i diktat della Troika, suona come un guanto di sfida…..


….Addirittura, il leader comunista, Jeronimo de Sousa, non solo ha auspicato «la dissoluzione dell’unione monetaria per il bene di tutti e prima che faccia ulteriori danni alla base produttiva dell’Unione europea», ma ha già chiesto un taglio del 50% del debito portoghese e del 75% degli interessi dovuti, oltre che l’eliminazione del Fiscal compact, la nazionalizzazione delle banche e il blocco della privatizzazione del servizio di trasporti, energia e telecomunicazioni. Catarina Martins, numero uno di Blocco di sinistra, addirittura ha parlato di scelta per i portoghesi «tra euro e dignità, visto che qualsiasi governo vada contro i diktat di Wolfgang Schauble vedrà le sue banche chiuse dalla Bce».
Sotto il regime del Fiscal compact, l’Ue chiede al Portogallo di tagliare il suo debito pubblico dal 127% al 60% del Pil in venti anni, pena pesanti sanzioni, le stesse che patiremmo noi italiani, la Spagna, la Francia e il Belgio se non otterremo il risultato impostoci. Capite da soli che una dinamica simile imporrebbe un avanzo primario così ampio da andare in totale contraddizione con qualsiasi politica di spesa pubblica. Solo tre giorni fa, Costa aveva dichiarato alla stampa che «il Partito socialista portoghese è in grado di formare un governo con il sostegno dei partiti della sinistra radicale», al termine di un colloquio con il presidente della Repubblica, Anibal Cavaco Silva, al quale spetta la designazione del premier incaricato. L’accordo – confermato anche da fonti del Blocco di Sinistra – apre la strada a un governo delle sinistre che godrebbe della maggioranza parlamentare, dato che alle elezioni dello scorso 4 ottobre la coalizione conservatrice ha ottenuto solo la maggioranza relativa e dunque sarebbe in grado di dar vita solo ad un esecutivo di minoranza.
E con quale agenda? «Voltare pagina rispetto all’austerity, eliminare i tagli imposti dalla troika, la riforma del mercato del lavoro, rivedere il piano di privatizzazioni e lanciare un piano in 55 punti basato su spesa pubblica per sanità ed educazione». A Bruxelles hanno già pronto il mitra.……
Popcorn per tutti.
 

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