Presente e futuro dell'arte. Facciamo il punto. (1 Viewer)

Cris70

... a prescindere
Devo correggere leggermente l'assunto: al centro dell'agire artistico sara' l'approccio del creatore. o team creatore, volto ad indagare le necessita' estetiche del pubblico, soprattutto quelle future ed ancora poco conscie, ecc ecc

Una sintesi di quanto sopra lo trovo nel lavoro dei russi AES+F

Uno dei tanti lavori

 

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Nuovo forumer
Per concludere quanto avevo scritto prima del video di Cris70 che non ho ancora visto :
...ed allora non posso prescindere dal medium utilizzato e mi fa rabbrividire veder uscire dall'Accademia di Belle Arti studenti che non sanno nemmeno quali siano le fasi per realizzare una fusione in bronzo e nemmeno come realizzare uno "scheletro" portante per un modellato in creta, che non sappiano la composizione chimica dei colori e nemmeno cosa sia la sintesi addittiva e sottrattiva dei colori. Vedo "opere" che sono così prive di ogni elementare conoscenza della tecnica che mi fanno chiudere gli occhi. Il liguaggio visivo è appunto un linguaggio ed è impensabile che si possano realizzare opere d'arte senza conoscerne almeno la grammatica. Mai come oggi si è fatto così tanto uso delle immagini, eppure esiste un analfabetismo che lascia senza parole. Quindi si chede quale futuro? Occorre uscire con grande urgenza da questa situazione di sotto cultura spacciata per iper cultura ed iniziare dall'alfabeto con umiltà e rispetto. Se proprio sono costretto a scegliere tra le opere "preistoriche" prodotte oggi, sceglierei un quadro aborigeno.
 

sans souci

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Peccato Account che tu non abbia guardato il filmato presentato da Cris prima di esternare il tuo rammarico per l'ignoranza dei diplomati, perché credo che per una certa parte - non tutti - dei giovani che si apprestano ad entrare nel vasto mondo dell'arte, la fusione in bronzo o la chimica dei colori non saranno più prese in considerazione, soppiantate da altri e forse ancor più complessi strumenti di espressione.
Io penso che almeno per i prossimi decenni scultura e pittura resteranno pur sempre nell'ambito dei mezzi per "fare arte", ma sicuramente ne sorgeranno a generale interesse altri, come i tre artisti russi del filmato dimostrano.
 

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Di certo meritava di essere visto il filmato presentato dab Cris che ringrazio per aver portato qui il collettivo formato da Arzamasova, Evzovich e Svyatsky e Fridkes, ma desideravo prima concludere e chiarire per rispetto di chi mi legge.
Ho guardato con piacere il video colmo, anzi, costruito con le citazioni, com'è giusto che sia e come avevo scritto dicendo che oggi il web è la tavolozza da cui attingere. Sono citazioni che entrano in noi come un déjà vu creando la rassicurante sensazione che si prova di fronte al riconoscere quanto abbiamo appreso ed è latente in noi. È una strategia pubblicitaria credo ben conisciuta da Svyatsky che ha lavorato nel settore pubblicitario.
Avevo conosciuto pochi anni fa il gruppo grazie al : PREMIO PINO PASCALI 2015 - AES+F - XVIII EDIZIONE
e non ho mai approfondito la conoscenza.
I "ragazzi" del collettivo ( il più giovane ha compiuto i 60 anni da un po') evidenziano con i loro lavori di avere uno sguardo colto e classico da cui si può anche dedurre che la loro preparazione sia classica e che non presenti lacune di nessun genere.
Porto il solito esempio che a mio avviso non morirà mai: nella musica, nella danza, nella letteratura è indispensabile essere stati totalmente permeati e forse addirittura impregnati fino quasi a soffocare di tecnica. Nelle arti visive la nascita della fotografia ha così tanto rivoluzionato il rapporto tra significato e significante da creare un abisso così profondo dal quale non siamo ancora riemersi.
Non desidero creare malintesi: ho amato e amo la ricerca, non sono un nostalgico. Sono così lontano dall'essere un nostalgico che accuso un po' di nausea di fronte al ripetersi delle cose e trovo sollievo quando posso rifugiarmi nel lavoro onesto di un pittore, ad esempio, che conosce la tecnica che usa, che conosce i colori e sa scegliere i migliori, che non si concentra su citazioni, su intellatualismi, su racconti prolissi, ma che sa offrire opere apparentemente semplici eppure costruite grazie al profondo sapere di cui ne sono l'umile risultanza.
L'oggetto, cioè il quadro, la scultura, l'architettura e con essa le opere di design, continuano ad esercitare su di me un grande fascino, credo che entri in gioco il senso di possesso che esse accendono. E queste opere devono avere anche la caratteristica di potermi sopravvivere.
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Una sintesi di quanto sopra lo trovo nel lavoro dei russi AES+F

Uno dei tanti lavori

Visto or ora, dopo blocchi internet, salti di luce e altro.
Bene, ringrazio Cris per l'opportunita' e l'informazione fornite, visto con interesse.
Pero' (e non e' un pregiudizio) ...
pero' ho avuto l'accortezza di pormi come spettatore futuro, proprio immaginando di guardare dal 2120, per internderci.
Un modo per superare gli aspetti piu' superficiali, le impressioni piu' caduche.
A parte il profluvio di femmine che cadono all'indietro, a parte la stanchezza (noia, infine) che da' a un certo punto il movimento sempre rallentato
lo spettatore del 2120 ha provato una sensazione simile a quella di chi oggi guardi le illustrazioni dei romanzi di Verne, oppure i manifesti di circo fine 800/primi 900.
Un grande impegno per prefigurare qualcosa di nuovo basato sul, tuttavia, anzi, ancora immerso nel vecchio.
Anche nel cinema di Melies appaiono astronavi con forme ricercate tutte ispirate alla loro epoca: non certo con visione da precursore, se non nell'ipotesi/idea del mezzo, certo, ma profondamente rivelatrici del loro tempo dal punto di vista delle forme, della visione. Tempo che rimane loro incollato come il cartellino del prezzo.
Se si ha presente il senso di bonaria nostalgia, piuttosto che di profonda emozione estetica, che si puo' provare di fronte al vecchio manifesto dell'uomo proiettile, si avra' un'idea dell'esperienza provata oggi dall'uomo del 2120 guardandosi questo reperto di cent'anni prima :)
 

sans souci

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Stavo pensando che questo thread è stato aperto prima dell'arrivo del coronavirus, quindi in un momento privo di paure e di emergenze particolari. Circa un mese e mezzo fa.
Bene, in questo mese e mezzo, anche senza essere direttamente colpiti dal contagio, ciascuno di noi ha sicuramente cambiato alcune abitudini e meditato sulla fragilità umana, sempre a rischio di un evento straordinario che Nicholas Taleb chiama il "cigno nero".

E' ancora presto per poter fare delle proiezioni sulla nostra vita futura allorquando questo virus sarà debellato, ma una certezza possiamo già averla: il coronavirus cambierà diversi aspetti del nostro futuro poiché arriva in un momento e su un terreno già maturi per conto loro a recepirli.

Torniamo indietro di qualche anno, al 1986, disastro atomico di Chernobyl. Anche senza averne direttamente subite le conseguenze, se non di abolire l'insalata da tavola e cosette del genere, quell'avvenimento ha rappresentato un momento importante, il passaggio dal modernismo al post-modernismo. La fiducia in un futuro sempre avanti, sempre più implementato da un progresso senza fine era finita lasciando una scia di trepidazione, nonché di un modo diverso di osservare la nostra esistenza. Quindi anche nei comportamenti.
Tanto per fare un facile esempio, la parola ecologia che oggi risuona quotidianamente in mille forme dappertutto, prima di Chernobyl era prerogativa di quattro scienziati o poco più.

Vediamo se è possibile già tracciare delle idee su cosa cambierà, se cambierà, e quando.
 

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Nuovo forumer
Sono in contatto quotidiano con una mia cara amica di Yantai in Cina. Da lei mi arrivano informazioni un po' diverse da quelle che circolano qui. Ad esempio alcuni ricercatori affermano che questo virus non ha le caretteristiche vitali di un virus influenzale che dopo un po' di tempo, dopo aver girato il mondo, si spegne. Sembra che questo virus non sparirà e nemmeno attenuerà la sua efficacia. Sempre secondo le informazioni che ricevo, il virus potrà essere vinto solo con un vaccino, non facile però da produrre perché esistono già diversi ceppi ed altri ne nasceranno. È un virus che cambia e si adegua rapidamente. Se la fortuna ci assiste potrebbe capitare che i suoi cambiamenti conducano ad affivolirne la pericolosità per l'uomo.
Sono d'accordo: siamo solo all'inizio di un problema che di certo cambierà tante cose. L'acquisizione di consapevolezza, nel bene e nel male, cambia il "sentire" degli artisti e credo che, come al solito, subentreranno le solite tre tipiche posizioni contrapposte: ci sarà chi si rifugerà in un mondo di fantasia, chi esaspererà la realtà e chi si opporrà con l'ironia.
 

Cris70

... a prescindere
Indubbio che siamo e saremo sotto stress ma cerchiamo di mantenere la calma e affrontare il tutto con raziocinio.

Tornando in tema sto leggendo un libro interessante e mi sono soffermato su questa frase di Hans Ulrich Obrist che penso sintetizzi molto bene un intero pensiero.
L'arte (oggi) per me è cambiare ciò che si aspetta dall'arte.
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Il futuro dell'arte?
Artero', arterai, artera'
Pass. rem. artai, artasti, arto'
Imperativo: arta!

cfr. Artrosi (fissazione artistica) Arta che ti passa, Questa statua e' troppo arta ecc.

pop. Artacci tua ...
 

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Dopo l'intervento dadaista di Baleng, il "cambiare ciò che si aspetta dall'arte" appare superato e superfluo :)
Ma, continuando le azioni di Obrist, mi permetto di intervistare Cris70 chiedendogli se riesce in 5 righe a descrivere quali sono le sue aspettative sulla qualità di un'opera in base al suo prezzo.
E a Baleng invece se mi è permesso chiederei di fronte a quale opera d'arte esistente o futura sceglierebbe di restare seduto davanti un'ora in contemplazione.
E a Sans Souci chiederei: in un'era post coronavirus, potendo per ragioni igieniche collocare ognuno a casa propria solo un'opera d'arte scelta tra quelle dei musei che hanno dovuto chiudere, quale sceglierebbe di ospitare ?
 

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