Lo specifico dell'arte. Modalita' future
Beh, io palpeggiavo le condizioni passate e presenti, e ora mi sento investito da una valanga di considerazioni sulla societa' della comunicazione, sul tutto presente, sul villaggio globale ecc. Tutto vero, ma fuorviante quando lo si voglia assumere come base di un discorso sull'arte oggi e domani. Tant'e' vero che molti notano come tutto questo ci scorra sotto i piedi, cambi continuamente: non un granche' come ''base''
Intanto, credo che tutti i partecipanti continuino a godere alla vista di un affresco di Giotto, una tela di Tintoretto, un'incisione di Chagall. Dunque, tranquillizziamoci,
il passato non e' perduto.
Se parlo di architettura, trovo che l'architetto deve rispondere rispetto ad un uso concreto della sua opera: per quanto astragga, questo lo riporta alla propria funzione, e posso dare una definizione di architettura. Definizione che vede da una parte il fruitore (popolo, singolo abitante ecc) dall'altra chi lo ''accontenta''.
Ma se passiamo alle altre arti, qual e' oggi la richiesta sociale che viene fatta al creatore? La definizione di artista riportata da
@Cris70 e' sicuramente ormai insufficiente, e credo lo fosse anche al tempo in cui fu scritta.
Se ci teniamo stretti al concetto di arte come campo di azioni estetiche volte a soddisfare una richiesta (al limite, quella dell'autore stesso) va detto che essa cambia nel tempo, si', ma comunque non esce da certi limiti. Per esempio l'artista non ha come compito quello di superare il record dell'ora, riparare una automobile
, e nemmeno realizzare la rivoluzione (qualunque cosa cio' significhi o non significhi).
La sua azione consiste nella visione che entra nella pupilla ed inizia ad agire sul sistema nervoso dell'uomo. Azione direttissima (luci e colori) , diretta (composizione forme) o anche indiretta, cioe' poggiante sul significato delle forme (questo e' un uomo, questo un re, questa una tavola, questa una forma che richiama in qualche modo le stelle ...). E la richiesta che viene soddisfatta e' in primis
di ordine estetico. Vale anche per la poesia, la musica ecc., con ovvie modalita' differenti.
Bene, in che consiste questa richiesta/risposta di ordine estetico? Una spiegazione sarebbe che si tratta di indurre l'osservatore (ascoltatore ecc.) ad operare con i propri organi di senso con una certa ritmicita'. Cosi' la danza si distingue dal camminare, Cosi' la recita teatrale si distingue dalla bruta realta'. (A)
Poi c'e' la considerazione alla
@giustino , sull'effetto dell'arte direttamente sulle condizioni fisiche, possibile oggi che possiamo parlare di astratto, ma difficile ieri quando elementi di riconoscibilita', cioe' indiretti (presuppongono una conoscenza) primeggiavano nel lavoro artistico. (B)
Mi fermo con una considerazione provvisoria: la richiesta del pubblico si e' oggi assai abbassata come livello. Nonostante la diffusione della cultura, l'uscita dell'arte da un covo elitario non ne ha arricchito per ora la qualita' della richiesta. Oggi si crede che i Rolling Stones siano artisti. O che lo sia Isgro'
. Niente paura, serve tempo perche' dall'ampliarsi della cultura nasca una nuova elite creativa. La quale puo' benissimo, come preconizza Giustino, avvalersi di un lavoro di gruppo, dunque al di la' del vecchio ''genio''.
Ma allora il centro dell'agire artistico non sara' piu' l'esprimersi ''puro'' dell'artista. No, in tal caso lo sarebbe lo sforzo, l'indagine, l'approccio del creatore (o del team creatore) volto ad indagare le necessita' estetiche del pubblico, che dunque verrebbero poste appunto al centro dell' ''arte''. Dunque una sintesi tra quanto detto sulla ritmicita' e, dall'altro lato, sull'influire sulle condizioni fisiche. (A e B)
Un po' come quando al centro dell'arte era la necessita' di divulgazione religiosa e l'estetica delle opere il viatico perche' le ''verita' '' passassero attraverso gli occhi nel cuore del pubblico.