Progetto MONARCH - MKULTRA

questa notizia la leggerei da un punto di vista opposto, ovvero se attaccano il pontificato vuol dire che la chiesa si e' messa contro i poteri finanziari che oggi stanno cambiando la societa' e il mondo (distruggendo la famiglia e gli stati)

come dicevo tempo fa la chiesa e' uno dei pilastri della societa' da distruggere per creare quella nuova: asessuale, senza nuclei famigliari e senza stato
 
Droga, in Afghanistan soldati-trafficanti. La storia dimenticata della parà italiana

Secondo l'Onu per l'oppio è stato un anno di produzione record, anche nella zona di Kabul, sotto il controllo delle truppe Nato. In Italia è finita in nulla l'inchiesta militare partita dal caso di Alessandra Gabrieli, militare della Folgore diventata tossicodipendente e spacciatrice dopo la missione. Indagini simili sono state insabbiate in Canada e Regno Unito


di Enrico Piovesana | 17 novembre 2013


Ci sono storie che qualcuno preferisce dimenticare. Come quella dell’ex caporalmaggiore Alessandra Gabrieli: prima donna parà d’Italia, eroina nazionale divenuta eroinomane in caserma, finita in carcere due anni fa per spaccio dopo aver denunciato il giro di droga tra i soldati reduci dell’Afghanistan che se la riportano in Italia di ritorno dalla missione. Una denuncia clamorosa cui le autorità militari italiane non hanno dato seguito, com’è accaduto per analoghe inchieste estere sul coinvolgimento di militari Nato nel traffico di eroina dall’Afghanistan. Un paese che in dodici anni di occupazione occidentale ha visto regolarmente aumentare le produzione di oppio. Quest’anno si è raggiunto il record storico, secondo l’ultimo rapporto dall’agenzia antidroga dell’Onu: tutti evidenziano l’aumento della coltivazione di oppio nelle regioni sotto controllo della guerriglia talebana (+34% in Helmand, +16% a Kandahar), ma nessuno nota che nella provincia di Kabul, sotto diretto controllo del governo centrale, la produzione è aumentata del 148%. E l’Afghanistan è tornato a essere il maggior produttore di eroina del mondo.
LA STORIA DI ALESSANDRA, LA PRIMA PARA’ DONNA IN ITALIA. Alessandra portava i capelli castani aggrovigliati in una criniera di dreadlock e il piercing al naso. Suo padre, ufficiale dell’esercito, non approvava. Ma lei era una ragazzina ribelle. Sognava di fare l’artista e coltivava la sua passione nelle aule del liceo artistico Paul Klee di Genova, la sua città. Con il passare del tempo, però, il suo spirito alternativo l’ha allontanata anche da questo ribellismo convenzionale, spingendola alla ricerca di qualcosa che fosse veramente fuori dagli schemi. “Volevo fare qualcosa di diverso e di più utile rispetto alle mie coetanee”, racconterà in seguito. Così a 19 anni, dopo l’esame di maturità, si è rasata i capelli, si è tolta l’orecchino dal naso e, per la gioia di suo padre, si è arruolata nell’esercito. Non in un corpo qualsiasi, ma nella brigata Folgore, diventando la prima donna paracadutista d’Italia. Non è stata facile, ma lei ce l’ha messa tutta e ha fatto rapidamente carriera: ha preso i gradi di caporalmaggiore ed è stata inviata in missione all’estero: prima in Kosovo, poi in Libano, e perfino in Iraq, a Nassiriya. I giornali la intervistavano spesso: era diventa una specie di leggenda, un’eroina nazionale. Ma la vita in missione era dura, soprattutto per una donna, e lei pian piano iniziava a sentire il peso della sua scelta.
Nel 2007, nella caserma Vannucci di Livorno, Alessandra si trovava insieme ai suoi compagni, reduci dall’Afghanistan. Le hanno offerto di fumare con loro: eroina, purissima, afgana. Per il caporalmaggiore Gabrieli è stato l’inizio della fine. Di lì a due anni, la tossicodipendenza l’ha costretta ad abbandonare la divisa e a tornare a Genova da sua madre, dove ha iniziato a vivere di espedienti per tirare avanti, finendo presto a spacciare per procurarsi i soldi per la roba. Il 12 agosto del 2011 Alessandra, ormai segnata dall’abuso di droga, viene fermata dai Carabinieri nel corso di un’operazione antidroga volta a sgominare una rete di spaccio tra Milano e Genova. I militari le trovano in macchina 9 grammi di eroina e molta di più ne rinvengono a casa sua. In tutto 35 grammi di roba purissima che, secondo i periti dell’Arma, avrebbero fruttato fino a quattrocento dosi, a seconda del taglio. Alessandra viene arrestata con l’accusa di detenzione e spaccio di stupefacenti.
“INIZIATA ALL’EROINA DAI MILITARI DELL’ISAF”. Agli inquirenti della squadra investigativa del nucleo operativo dei Carabinieri di Sampierdarena, guidata dal tenente Simone Carlini, l’ex paracadutista racconta com’è entrata nel tunnel della tossicodipendenza. “Mi hanno iniziato all’eroina alcuni militari della missione Isaf di ritorno dall’Afghanistan. È successo nel 2007 ed eravamo nella caserma della Folgore a Livorno. Ritengo che quello stupefacente, molto probabilmente, venisse portato direttamente dall’Asia”. Il 20 settembre 2011 Alessandra viene condannata a tre anni e mezzo di reclusione. Ma le sue scottanti dichiarazioni costringono il titolare delle indagini, il pm genovese Giovanni Arena, a trasmettere il fascicolo alla Procura militare di Roma, che apre un’inchiesta. Le accuse dell’ex caporalmaggiore Alessandra Gabrieli non solo rivelano l’uso di droghe tra i militari italiani di ritorno dal fronte, ma adombrano addirittura il loro coinvolgimento nel traffico di eroina dall’Afghanistan. L’imbarazzo della Difesa è forte, e l’allora ministro Ignazio La Russa preferisce “non rilasciare commenti, in attesa dello sviluppo delle indagini”.
Ma di sviluppi non ce ne saranno perché l’inchiesta militare viene subito archiviata. “Non siamo competenti su questo tipo di reati”, dichiara Marco De Paolis, procuratore militare di Roma. “Spetta alla magistratura ordinaria occuparsi di stupefacenti”. Con l’emissione della sentenza di condanna da parte del giudice Carla Pastorini, il caso viene definitivamente chiuso e sulla vicenda cala il silenzio. Alessandra viene rinchiusa nel carcere genovese di Pontedecimo e del giro di eroina afgana tra i soldati italiani di ritorno da Kabul non parlerà più nessuno. Per il difensore legale di Alessandra, l’avvocato Antonella Cascione, la conclusione di questa vicenda assomiglia tanto a un insabbiamento nel quale la sua assistita ha svolto il classico ruolo di capro espiatorio. “Parlo come privata cittadina: le dichiarazioni di Alessandra rischiavano di scoperchiare un vaso di Pandora, e hanno pensato bene di sigillare subito il tappo, con lei dentro. Pensavo sarebbe scoppiato il pandemonio, invece hanno messo tutto sotto silenzio, semplicemente ignorando la sua denuncia, che si è infranta contro un vero e proprio muro di gomma”.
MILITARI-TRAFFICANTI, MURO DI GOMMA ANCHE IN CANADA E UK. Un muro di gomma che non riguarda solo l’Italia. Nel settembre 2010 il ministero della Difesa del Regno Unito avvia un’indagine sul coinvolgimento di soldati britannici e canadesi nel traffico di eroina afgana attraverso la base della Royal Air Force di Brize Norton, nell’Oxfordshire: il principale aeroporto di sbarco delle truppe di ritorno dal fronte, dove ogni settimana atterrano circa 700 soldati provenienti dalle basi Nato nel sud dell’Afghanistan. Il quotidiano che dà notizia dell’inchiesta, il Sunday Times, cita anche la testimonianza di un narcotrafficante afgano: “La maggior parte dei nostri clienti, esclusi i trafficanti all’estero, sono i militari stranieri: a fine missione ce la ordinano, noi gliela vendiamo e loro se la portano a casa sugli aerei militari dove tanto nessuno li controlla. Ne comprano tanta”. L’inchiesta militare britannica, accompagnata da un irrigidimento dei controlli alla base Raf di Birze Norton, genera molto scalpore mediatico, ma sulla vicenda cala presto il silenzio più completo.
La Difesa canadese, da parte sua, archivia velocemente la questione come infondata. Un anno dopo, però, il consigliere del Capo di stato maggiore delle forze armate canadesi, Sean Maloney, dichiara alla stampa: “Non sono affatto sorpreso che soldati occidentali smercino eroina dalle basi aeree della Nato in Afghanistan, usate dai signori della droga locali per trafficare la droga direttamente in Occidente, tagliando fuori gli intermediari pachistani e realizzando così profitti molto più elevati”. Numerose altre fonti confermano questi traffici, che vedono coinvolti non solo i militari occidentali ma anche, e soprattutto, le compagnie private di contractors, i cui velivoli operanti dagli aeroporti Nato sono esenti da controlli al pari dei voli militari. “I contractors impiegati in Afghanistan dal Pentagono, dalla Cia e dalla Nato sono una straordinaria banda di profittatori che speculano sulle guerre”, sostiene l’ex direttore dell’agenzia antidroga dell’Onu, Antonio Maria Costa. “Negli anni ho ricevuto dalle agenzie governative diversi rapporti riservati che contenevano accuse pesanti nei confronti di alcune di queste società riguardo al loro coinvolgimento nel contrabbando di droga: ritengo che non si tratti di accuse infondate”.
IL DIRIGENTE ONU: “NE RIPARLIAMO QUANDO SARO’ IN PENSIONE”. Il successore di Maria Costa alla guida dell’Unodc, Yuri Fedotov, interpellato sullo stesso argomento replica in modo eloquente: “Data la carica che ricopro, rispondo che non ho informazioni in merito, ma se ne riparliamo quando sarò in pensione la mia posizione potrebbe essere diversa”. Oltre mezzo secolo di storia di interventi armati – dallo sbarco alleato in Sicilia alla guerra in Vietnam, dal sostegno americano ai contras nicaraguensi a quello ai mujahedin afgani contro i sovietici – dimostra che il coinvolgimento dei militari nel narcotraffico è una costante, conseguenza di una realpolitik che porta a sacrificare ciò che è giusto (contrastare il narcotraffico) in nome di ciò che è necessario (sconfiggere il nemico). Anche per sconfiggere i talebani e mantenere il controllo dell’Afghanistan l’Occidente ha scelto di sostenere personaggi notoriamente coinvolti nel narcobusiness – dal clan Karzai in giù – chiudendo un occhio su questi traffici, anche quando coinvolgono strutture e personale militare Nato. Se poi qualcuno li tira fuori, come ha fatto Alessandra, basta far finta di niente e dimenticarsene.
 
1. ALTEREGO E DISSOCIAZIONE COGNITIVA
L’affermare che nell'ambito del progetto Monarch sia stata trovata la tecnica e metodologia per creare in una mente molte persone o personalità distinte, ciascuna ignara dell'altra, a nostro parere non è del tutto esatto e comunque non integra informazione completa e chiara .
La personalità già nella sua definizione è vista come un insieme di caratteristiche psichiche e modalità di comportamento che, nella loro integrazione, costituiscono il nucleo irriducibile di un individuo, che rimane tale nella molteplicità e diversità delle situazioni ambientali in cui si esprime e si trova ad operare.
Ma allora, vi chiederete, che cos’è il progetto Monarch?
Per capirlo meglio bisogna partire dal concetto di dissonanza cognitiva di Leon Festinger, il quale dice che un individuo che attiva due idee o comportamenti che sono tra loro coerenti, si trova in una situazione emotiva soddisfacente (consonanza cognitiva); al contrario, si verrà a trovare in difficoltà discriminatoria ed elaborativa se le due rappresentazioni sono tra loro contrapposte o divergenti. Questa incoerenza produce appunto una dissonanza cognitiva, che l’individuo cerca automaticamente di eliminare o ridurre a causa del marcato disagio psicologico che esso comporta; questo può portare all’attivazione di vari processi elaborativi, che permettono di compensare la dissonanza.
Il controllo mentale si inserisce con il progetto Monarch in quello spazio mentale che attiva quelle due idee o comportamenti che tra loro sono contrapposte o divergenti.
Leon Festinger, è un famosissimo psicologo sociale che prima di creare le sue teorie si infiltrava in gruppi e movimenti per comprendere anche come funzionasse il controllo mentale da parte di uno o più soggetti su un gruppo o su un singolo soggetto.
Egli partì dal fatto che quando si parla di dissonanza cognitiva o di autoinganno si parla della stessa identica cosa; nel 1954 Festinger riuscì a infiltrarsi con dei colleghi in una setta religiosa basata sul culto degli UFO. Secondo questa setta, dagli alieni del pianeta Clarion, gli umani venivano avvertiti dell’imminente pericolo di un’alluvione, che avrebbe spazzato via la vita dal pianeta prima dell’alba del 21 dicembre 1954. Festinger documentò come il culto riuscì a convincere i fedeli della necessità di riunirsi prima della mezzanotte di tale giorno, in un luogo dove un alieno sarebbe arrivato per scortarli fino all’astronave madre e trarli in salvo. Come fu suggerito, i fedeli rimossero ogni oggetto metallico dal proprio corpo: occhiali, cerniere, chiusure di reggiseno ecc ecc. Alle 00:05 il gruppo si trova sul luogo prestabilito, ma l’alieno non è ancora arrivato. Qualcuno fa notare che altri orologi segnano le 23:55. Il gruppo concorda perciò che non è ancora mezzanotte (già si attiva un autoinganno collettivo o dissonanza cognitiva collettiva). Alle 00:10 un altro orologio batte la mezzanotte. Ancora niente alieni. Il gruppo siede in silenzio, atterrito: al cataclisma mancano non più di poche ore. Alle 04:00 la leader del gruppo, che aveva ricevuto i messaggi alieni attraverso la scrittura automatica, scoppia a piangere. Si tentano spiegazioni del perché gli alieni non si siano fatti vedere. Ore 04:45, un altro messaggio in scrittura automatica è inviato alla signora: afferma che il Dio del Culto ha deciso di risparmiare gli umani dall’estinzione, e quindi il cataclisma non avrà luogo. Nel foglietto scritto dalla signora si leggeva: “Il vostro piccolo gruppo, riunendosi in così religiosa osservanza, ha diffuso talmente tanta luce da convincere il Dio a salvare l’intera umanità”. È un tripudio. Il mattino successivo la leader e i suoi fedeli rilasciarono entusiastiche interviste ai giornali, la loro fede (e cioè il loro autoinganno o dissonanza cognitiva) divenne più forte che mai, malgrado la disconferma. La storia è descritta molto bene e con particolari dettagli nel libro When Prophecy Fails (Quando la profezia non si avvera) di L. Festinger, H. Riecken e S. Schachter.


Come per gli alieni di Festinger anche il satanismo non esiste, o perlomeno esiste come concetto astratto, l’esoterismo, la religione in generale e le altre pseudoscienze come la psicologia esoterica, la psico-magia e la numerologia (escludendo la matematica) sono realtà astratte che non portano a nulla se non a fuorviare gli individui da realtà storiche, sociopolitiche e giuridiche che fondano le loro radici su una base più concreta e razionale.
Memorabili a questo riguardo, e ironicamente impietose e lucide, alcune simpatiche interviste e almeno una tra le conferenze di una coraggiosa antropologa la Cecilia Gatto Trocchi

IL FASCINO INDISCRETO DELL'ESOTERISMO - Cecilia Gatto Trocchi - - YouTube

che ebbe il coraggio di affrontare al fondo anche con lucido e simpatico atteggiamento razionale ed irridente , le questioni dello “sfondamento” magico esoterico in ambienti "materialisti " e politici della sinistra marxista, infiltrata deviata ( dal min 3 e 33 sec. .).


E la stimata intellettuale e professoressa ne pagò il pezzo con la sua morte, pur non essendo arrivata ancora a disegnare compiutamente le più profonde ragioni strategico politiche generali del fenomeno .



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Per me è riuscita perfettamente a mostrare il vero motivo di questo caos culturale: Il NUOVO ORDINE MONDIALE
anche se non ha approfondito
forse l'hanno suicidata proprio per vietarle di aprire gli occhi a poveri ingenui
 
Cecilia Gatto Trocchi spiega la massoneria (e poi muore) - YouTube

Con questo contributo intendo invece limitarmi mostrare come la programmazione Monarch sfrutti anche l’immaginario satanico per traumatizzare la vittima da controllare.
Sulle metodologie, violenze, maltrattamenti ed attività estreme, e sull'uso di sostanze e farmaci psicotropi in prevalenza, vi è già vastissima letteratura , mentre reperibili sono i documenti che mostrano la effettiva esistenza e natura del progetto CIA che ha sviluppato le tecniche di manipolazione mentale.
Ma occorre chiarire alcuni concetti, sgombrando il campo da equivoci .


CDD GLI USI DEVIATI DELLA PSICHIATRIA E PSICOLOGIA : PROGETTO TAVISTOCK 2.0 . ANALISI DELLE DOCUMENTAZIONI . ROMA-CECCHIGNOLA E LE VICENDE DI TRIESTE: TRATTAMENTO MENTALE, METODI, REALTA' ED ATTIVITA ' CRIMINALI COLLEGATE, VITTIME, UNA GRANDEDISCOVER
 
E’ pure provato che i servizi segreti hanno particolarmente a cuore l’ipnosi e che, in questo settore, hanno fatto passi da gigante. Su certi possibili usi criminali della particolarissima tecnica ne parla G. H. Estabrooks nel suo libro "Ipnotismo". L’autore è, come lui stesso scrive, un ipnotista che presta la sua opera nei laboratori militari Top Secret degli USA. Lì vengono condotti esperimenti segretissimi relativi, anche, all’applicazione dell’ipnosi in vasti settori politico-militari. Ecco la domanda che Estabrooks si pone nella sua opera: <<…(l’ipnotismo, nda) può essere usato per indurre qualcuno a commettere un delitto?>>. Il super esperto non ha dubbi al proposito e afferma: <<…la risposta è sì>>. Vengono i brividi. La maggior parte delle persone non ha la più pallida idea di ciò che si può attuare con certe particolari tecniche in mano ad "apprendisti stregoni". La gente comune non sa neppure che un soggetto può essere portato in trance profonda, senza saperlo e anche contro la sua stessa volontà e, come è stato dimostrato, costretto ad uccidere o a suicidarsi.



STREGONERIA
 
ho ascoltato alcune interviste del giudice paolo Ferraro
e devo dire che è molto prolisso nel rimarcare alcuni particolari

ultimamente si è anche calmato .. e non sembra neppure più stressato ma solo rompicolioni

nonostante questo
quello che denuncia è veramente preoccupante

è che gli credo...


metto un video un po' meno Legale e che si ascolta meglio... forse perchè chi lo ha messo in rete è di professione un comunicatore e non un giudice

è condito di immagini di mediaset

CONTROLLO DELLE MENTI - Non continuare ad essere rincoglionito..guarda il video ! - YouTube
 

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