Quale Banca?

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Perchè Banca d'Italia ha smesso di pubblicare il Texas Ratio?
semplice!
perchè non vuole che l'uomo della strada sia informato


Sofferenze, Mediobanca: ecco le banche italiane più deboli
Alberto Battaglia


Una ricerca compilata da Mediobanca e pubblicata da Libero mette in serie le banche italiane per le quali il peso degli Npl nei rispettivi bilanci è più elevato: per farlo gli analisti hanno chiamato in causa un indicatore nato negli anni Ottanta, il Texas Ratio.
Questo rapporto mette in relazione il crediti deteriorati netti (depurati, dunque, da eventuali rettifiche di valore) con il patrimonio tangibile della banca (il capitale netto diminuito delle immobilizzazioni immateriali). Il valore risultante dovrebbe essere inferiore all’unità visto che, nel caso di una banca sana, il patrimonio disponibile per far fronte a eventuali perdite dovrebbe essere superiore alla mole dei crediti a rischio.



Ebbene, sulla base dei bilanci del 2015 Mediobanca ha scoperto che 114 erano gli istituti italiani a superare la soglia del 100% (oltre la quale i crediti deteriorati netti superano il patrimonio tangibile). Al primo posto c’è la Bcc di Teramo, seguita dalla Cassa di risparmio di Cesena, ma il primo dei nomi più noti è quello di Unipol Banca (Texas Ratio di 380,3%), mentre MontePaschi è settima col 262,6%. Sono dati del 2015, lo ricordiamo. In classifica troviamo Veneto Banca al 13esimo posto (238,5%) e Banco Popolare al 18esimo (217,9%) appena prima di Pop Vicenza (210,9%). In generale, la parte alta della classifica è occupata da numerose Bcc e Casse rurali.



Come sottolinea Libero, “la banca con un Texas ratio alto è spacciata perché il peso delle sofferenze e i costi operativi affondano il conto economico” e pertanto agire in fretta per trovare una soluzione è essenziale.
Sofferenze, ecco le banche italiane più deboli | Wall Street Italia
 
BANCHE a rischio BAIL IN. E’ solo una questione di tempo
Scritto il 29 marzo 2017 alle 09:13 da Danilo DT
Meteo Economy: tutto quello che gli altri non dicono


E’ da un po’ che non si parla più delle banche italiane. Passata la bufera? Siamo al punto di svolta?
Beh, direi che è ancora un po’ prestino per poter dire che i problemi per le banche italiane sono ormai nei dimenticatoio. Anzi, per certi versi, abbiamo solo passato l’ennesimo step ma le problematiche ci sono sempre, eccome. Anzi, devo ammettere che parlando con alcuni soggetti “ben informati”, risulta evidente lo stato di difficoltà sopratutto per alcune piccole realtà bancarie (molte Rurali) che hanno molti crediti destinati all’inadempienza e che in questo momento restano in una posizione…dormiente.
I nodi verranno al pettine.
Intanto ecco che arrivano i risultato della fantomatica operazione di OPT (offerta pubblica di transazione) per Popolare Vicenza e Veneto Banca.

La Banca Popolare di Vicenza ha chiuso l’offerta pubblica di transazione (Opt) con i soci ‘azzerati’ raccogliendo adesioni pari al 70,3% delle azioni incluse nel perimetro della proposta, al netto dei soci irreperibili e delle posizioni già oggetto di specifica analisi. E se ha festeggiato per aver raggiunto l’obiettivo minimo che si era prefissa, la banca non ha stappato prosecco per i risultati di bilancio. L’esercizio 2016 si è chiuso con una perdita di 1,9 miliardi di euro, dopo gli 1,4 miliardi di rosso accumulati nel 2015. Sul risultato, si legge in una nota della banca, hanno pesato accantonamenti e rettifiche per 1,72 miliardi di euro. (…)
Per risollevarsi, la Vicenza ha chiesto la Bce di autorizzare l’ingresso dello Stato nel capitale. (…) “Il rafforzamento patrimoniale rappresenta un presupposto per la continuità aziendale e per il positivo completamento dell’operazione di fusione”.
Il peggioramento degli indici di liquidità, invece, ha spinto la banca a chiedere alla Banca d’Italia e al Ministero dell’Economia di poter emettere altri titoli con garanzia dello Stato fino a un massimo di 2,2 miliardi con una durata di 3 anni. (Rep)

Credo che in queste poche righe ci sia tutto il dramma di una banca ormai spolpata e che non può avere futuro. Siamo onesti. Quanto dichiarato qui sopra è un atto di morte bello e buono. I bilanci parlano chiaro. Forti perdite ma consci che l’operazione di “bonifica” non è ancora terminata. Ma soprattutto una banca per sopravvivere deve continuare poi a FARE la banca. In altri termini, quale sarà il business di questo nuovo pastrocchio che nascerà dalla fusione tra Popolare di Vicenza e Veneto Banca (sempre se si arriverà a tanto ma necessario quantomeno per tagliare i costi)? I costi fissi sono elevatissimi, i tassi bassi di certo non aiutano il fare business e la concorrenza ti fa a brandelli quando si sente il nome di una banca sulla via del bail in. Ed è quasi commovente leggere gli accorati appelli per ottenere il consenso di Commissione UE e BCE, continuando a difendere i due istituti spacciandoli per solidi e sani.
Ma proprio su questo aspetto voglio soffermarmi. La normativa dice che una ricapitalizzazione pubblica sarebbe autorizzata QUANDO si percepisce il “rischio sistemico”. Domanda: queste due banche decotte, agli occhi della BCE e dell’Unione Europea, possono essere considerate sistemiche? Siate onesti e rispondete a questa domanda.



Cosa si “prevede” per il futuro (AUGURI)
E dopo che vi siete in modo marzulliano, fatti una domanda e poi dati una risposta, ragionate su quale futuro può aspettare queste due banche e, rispettivamente, i rischi a cui rischiano di essere sottoposti i risparmiatori e gli obbligazionisti di questi istituti.
Ovviamente anche Atlante ne subirebbe le conseguenze (sbaglio o Unicredit ha già pensato bene di svalutare a bilancio del 70% la sua quota in Atlante?). 3 miliardi polverizzati da quel fondo Atlante che avrebbe garantito quantomeno un 6% all’anno (scatta la risata. STOP risata perché c’è poco da ridere). Poi ovviamente ci sarebbe la polverizzazione dei bond subordinati e magari una parte di quelli senior. Ma mi fermo qui perché non voglio portare il carro davanti ai buoi. Certo che per l’ennesima volta siamo riusciti a buttare nel cesso (scusate il francesismo) 3 miliardi di Euro senza saper andare a fondo del problema e senza risolvere nulla. E chi ha fatto i danni…pagherà mai? Per carità, si sa chi paga sempre. Il povero Dott. Pantalone.



PS: vorrei inoltre ricordare agli amici lettori che c’è sempre una banca in Italia che si chiama MPS e che al momento è ancora in posizione di “stand by”. La differenza, rispetto alle due venete, è fondamentalmente il fatto che qui è più possibile considerarla sistemica. Leggete cosa ci segnala l’amico Atomictonto: direi quantomeno preoccupante…

La ricapitalizzazione preventiva di Mps, passaggio indispensabile per salvare la banca di Rocca Salimbeni, è ancora ferma: (…). Non solo, come evidenziato anche dal cda della banca, sulla situazione attuale pesano ”elementi di rilevante incertezza” per la continuità aziendale. A partire proprio, si spiega, dai “tempi di autorizzazione” del piano di ricapitalizzazione preventiva. (…) E per dare il suo via libera (la BCE) vuole risposte definitive rispetto a diversi fattori chiave: in particolare, e proprio su questo fronte è imperniata la dialettica con la Bce, Bruxelles chiede indicazioni certe sulla capacità della banca di essere solvibile in prospettiva e sulle perdite in corso, e di quelle attese, della banca. (…) (Source)

Beh, un bel quadretto direi… Per il resto…buona giornata a tutti.

STAY TUNED!

Danilo DT
 
GIARUSSO M5S : SPERLONGA INTRECCIO TRA CLAN POLITICA E BANCHE
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PIANO INTEGRATO DI SPERLONGA: GIARRUSSO (M5S) MALAFFARE TRA POLITICA, CLAN E BANCHE
GIARUSSO M5S : SPERLONGA INTRECCIO TRA CLAN POLITICA E BANCHE | Laspiapress



ROMA 5 APRILE 2017 – “ANCHE LE BANCHE LOCALI DI SPERLONGA, E TRA QUESTE LA BANCA POPOLARE DI FONDI, SAREBBERO STATE COINVOLTE PER INTERESSI DEL GRANDE ‘MALAFFARE’ CHIAMATO PIANO INTEGRATO DI SPERLONGA CONTRIBUENDO A FINANZIARE OPERE PER 100 MILIONI DI EURO REALIZZATE DA IMPRESE ED OGGI SEQUESTRATE DALLA MAGISTRATURA”.

A SOSTENERLO È IL MEMBRO DELLA COMMISSIONE ANTIMAFIA MARIO GIARRUSSO CHE OGGI HA PRESENTATO UN’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE ANCHE A FIRMA DI ALCUNI SENATORI DEL M5S PER CHIEDERE CHE VENGANO GARANTITI AI RISPARMIATORI ELEMENTI DI TRASPARENZA CIRCA IL VALORE DELLE AZIONI E SULL’EFFETTIVA SITUAZIONE DEBITORIA NONCHÉ VERIFICATO IL REALE COINVOLGIMENTO FINANZIARIO DELLA BANCA POPOLARE DI FONDI NEL PIANO INTEGRATO DI SPERLONGA.

INOLTRE SI CHIEDE DI INCREMENTARE LE ATTIVITÀ ISPETTIVE E DI CONTROLLO SULL’OPERATO DEGLI ISTITUTI FINANZIARI AL FINE DI EVITARE IL RIPETERSI DI INCRESCIOSE SITUAZIONI QUALI QUELLA DEL MALAFFARE DI SPERLONGA CHE VEDE TRA L’ALTRO COINVOLTA LA POLITICA E TRA GLI INDAGATI ANCHE L’ATTUALE SINDACO DI SPERLONGA ARMANDO CUSANI, ATTUALMENTE IN CARCERE A SEGUITO DELL’OPERAZIONE ‘TIBERIO’, E IL VICESINDACO ANTONIO FAIOLA.
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GIARUSSO M5S : SPERLONGA INTRECCIO TRA CLAN POLITICA E BANCHE | Laspiapress
 
Dunque la vecchia lista di banche italiane sicure che hanno fatto dopo gli stress test di Agosto 2016, non è più da considerarsi valida?
Ma poi perchè Bankitalia non pubblica una pagina chiara, semplice dove v'è il CET 1 Ratio aggiornato di ogni banca?
Non è obbligata per legge a farlo? Io sapevo di sì.

Chi controlla il controllore?
 
L'Antitrust accusa Bnl, Intesa e Unicredit di aver fatto pagare interessi superiori al dovuto


L'Antitrust accusa Bnl, Intesa e Unicredit di aver fatto pagare interessi superiori al dovuto
L'Authority ha condotto una ispezione con l'ausilio della Guardia di finanza per accertare eventuali pratiche scorrette riconducibili all'anatocismo, ovvero all'addebito di interessi sugli interessi

11 aprile 2017Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa SanPaolo, il più grande istituto di credito italiano

MILANO - L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato tre procedimenti istruttori per presunte pratiche commerciali scorrette nei confronti di tre istituti bancari: Banca Nazionale del Lavoro S.p.A., Intesa Sanpaolo S.p.A. e UniCredit S.p.A. I procedimenti sono volti ad accertare se le tre banche abbiano posto in essere condotte in violazione del Codice del Consumo in relazione alla pratica dell’anatocismo bancario. Potrebbero essere interessati i mutui e i prestiti concessi a privati e imprese.

In particolare, fino all’entrata in vigore dell’art. 17-bis del d.l. n. 18/2016, che ha ribadito il divieto di anatocismo salvo autorizzazione preventiva del cliente, tali banche avrebbero continuato ad applicare l’anatocismo bancario (far pagare interessi sugli interessi), nonostante l’espresso divieto contenuto nella legge di stabilità 2014. Dopo la riforma operata nel corso del 2016, i tre istituti bancari avrebbero adottato modalità aggressive per indurre i propri clienti consumatori a dare l’autorizzazione all’addebito. Per accertare queste condotte, nella giornata di oggi i funzionari dell’Autorità hanno eseguito una serie di ispezioni nelle sedi di BNL, Intesa Sanpaolo e UniCredit, con l’ausilio del Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza.

L'inganno potrebbe essere stato nascosto tra le mille clausole immodificabili che le banche impongono ai propri clienti alla ricerca di un mutuo o di un prestito. Si parla di anatocismo sui mutui quando la banca che ha concesso il prestito opera una capitalizzazione degli interessi. Come? Considerando gli interessi maturati come capitale e facendo quindi pagare gli interessi anche sugli nteressi. L'anatocismo è vietato dall'ordinamento giuridico vigente, ma con qualche eccezione. In base a quanto stabilito dal Codice civile, è consentito solo in relazione a interessi scaduti da almeno sei mesi e in presenza di una domanda giudiziale o di una convenzione posteriore alla scadenza. Inoltre l'anatocismo sul mutuo è possibile solo a patto che sia espressamente indicato in forma scritta nel contratto di finanziamento. E può essere capitato che lebanche lo abbiano fatto firmare. Anche in questo caso , la banca è comunque tenuta al rispetto dei limiti rappresentati dalla soglia anti-usura: nel complesso, la combinazione di tassi di interesse del mutuo e tassi di interesse di mora non può superare i limiti fissati dalla legge.
 
Taglio di giudizio su cinque banche italiane. L’agenzia Fitch ha ridotto il rating su Unicredit, Intesa Sanpaolo, Credito Emiliano (Credem) e Mediobanca al gradino BBB dal precedente BBB+. Ridotta anche la valutazione su Banca Nazionale del Lavoro (Bnl) a BB+ dal precedente A-. L’outlook di questi istituti è diventato stabile da negativo. “Il downgrade delle cinque banche segue la bocciatura del rating dell’Italia a BBB dal precedente BBB+ dello scorso 21 aprile”, ha spiegato Fitch nella nota diffusa ieri sera. - See more at: Banche: Fitch taglia rating su Unicredit, Intesa, Credem, Mediobanca e Bnl dopo downgrade Italia - FinanzaOnline
 

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