Macroeconomia Quale Futuro per le banche?

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Probabilmente sono voci isolate e non contano assolutamente nulla, attualmente.
Non per questo potranno essere sempre minoranza.

A proposito, hai visto cosa sta succedendo nella Repubblica del Titano? (Non è un Cantone)

ho letto che esce il 10....%

ma credo di darmi una spiegazione....

qui,mi sa che vada moltiplicato per 3 0 4

:-?
 
Banks' Balancing Act

Despite all the efforts to make banks safer, one side of their balance sheets actually has gotten more dangerous.

Financial firms always need to avoid becoming overreliant on shorter-term borrowings to fund loans. Such dependence can cause havoc when interest rates rise sharply or credit markets freeze up.

Yet Moody's Investors Service research shows that the average maturity of U.S. banks' wholesale debt has fallen to 3.8 years, from 5.8 years in 2006 and 7.8 years in 2002. These banks face $2 trillion of wholesale debt maturities through 2015, but about three-quarters of this amount comes due by the end of 2012.

Regulators have stress-tested assets, but little has been done to reduce risks in bank liabilities, says Mike Mayo of Calyon Securities.

One reason debt maturities have shortened is that banks took advantage of the credit bubble to sell more short-term debt. But regulators themselves have contributed, by setting up the Temporary Liquidity Guarantee Program. Launched in the crisis to alleviate funding pressures, this program allowed banks to sell about $600 billion of ultracheap government-backed debt that matures by 2012.

Of course, interest rates likely are to stay low for a long time, making it easier for banks to refinance. But even in a stable interest-rate environment there could be pain. Regulators likely are to pressure banks into lengthening debt maturities. Mr. Mayo estimates that increasing use of more-expensive, long-term borrowings could reduce future bank earnings by at least 15%.

A nastier scenario would be one where interest rates rise quickly. As well as driving up the cost of short-term debt, it would make it harder to sell longer-term bonds. And a rise in rates could simultaneously whack bank-loan portfolios. Many loans are only current right now because borrowers have floating interest rates that cost little.

All the cheap money thrown around in the crisis could yet get costly.
 
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Musulmani chiudete i conti svizzeri
Il ministro Bagis consiglia di trasferirli in Turchia




2 dic 2009 10:59 | Mondo / Cronaca
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ISTANBUL - I musulmani abbienti di tutto il mondo chiudano i propri conti nelle banche svizzere e trasferiscano i loro averi in Turchia. È questo l'appello lanciato dal ministro turco per gli affari europei, Egemen Bagis, dopo la votazione elvetica sui minareti.
Stando a quanto riportato dalla stampa Bagis, che è anche capo negoziatore nel processo di avvicinamento di Ankara all'UE, ha invitato gli Svizzeri a correggere la «decisione sbagliata» e nel contempo ha sottolineato come la Turchia rappresenti un porto sicuro per i patrimoni musulmani: il settore bancario del paese ha infatti superato senza danni l'ultima crisi finanziaria, ha detto.
In Turchia si sono registrate reazioni molto dure al bando dei minareti nella Confederazione: il presidente Abdullah Gül ha parlato ieri di una «vergogna», mentre il premier Tayyip Erdogan ha interpretato il voto come un segnale di una crescente islamofobia in Europa.
ats-afp/Red.Online
 
certo che è un periodaccio per gli sfizzeri ... pensa se leva l'ancora UBS Ubs contro la riforma bancaria minaccia di lasciare la Svizzera - Il Sole 24 ORE


IO sarei contento....lo sto scrivendo da un anno

mi scoccia invece che tu usi qualsiasi notizia per denigrare la svizzera

dovresti scrivere cosa pensi..chiaramente

usi le notizie a ballon d`essai
a mo`di petardino

per dimostrare una cosa ed il suo contrario..

il fatto che ubs se ne vada è perché.....dillo tu allora:D
 
Bank of America to repay TARP

all'inzio ho detto: bella notizia, sono in grado di andare avanti da soli ed in più ripagano la FED
poi ripensandoci mi son detto perchè tutta questa fretta?
e se scoppia un altro qualsiasi tipo di casino (una nuova ondata di svalutazioni di asset, oppure un default di un paese, ....) non è che questi richiedono liquidità...c'è rischio di una perdita forte di credibilità e nuovi shock pesanti sui mercati con i finanziari in testa
Cosa ne pensate?
 
PIAZZA FINANZIARIA
IL TICINO DOPO LO SCUDO DI TREMONTI


ALFONSO TUOR
C'è ancora vita dopo lo scudo fiscale.


Con que­sta battuta si possono descrivere le conseguenze del­la sanatoria fiscale italiana sul­la piazza finanziaria ticinese.

È fuor di dubbio che lo scudo fi­scale ter, che molto probabil­mente verrà prorogato fino al prossimo 30 aprile con una pe­nale più elevata, ha avuto un successo superiore ai due pre­cedenti.

Infatti, stando alle no­tizie che filtrano dai ranghi del­la maggioranza parlamentare italiana, i capitali regolarizzati dovrebbero superare i 110 mi­liardi di euro (circa 165 miliar­di di franchi) e quindi supera­re abbondantemente i 73 mi­liardi dei primi due scudi mes­si assieme.

È pure evidente che i capitali regolarizzati proven­gono da molti Paesi (da San Ma­rino a Monaco, dall'Austria al Lussemburgo ecc.), ma è facil­mente ipotizzabile che la mag­gior parte sia stata regolarizza­ta a partire dalla Svizzera (ben l'80%, stando a fonti imprecisa­te citate dal quotidiano «Il Sole 24 Ore»).

Sempre secondo que­ste fonti, il 60/70% dei capitali emersi ha seguito la via del rim­patrio fisico, mentre il rimanen­te si è suddiviso tra rimpatri giu­ridici e regolarizzazioni. Un quadro preciso lo si avrà solo nei prossimi giorni grazie ai da­ti definitivi che verranno comu­nicati dal Ministero dell'econo­mia italiano.
Si impongono dunque alcune prime riflessio­ni sulle cause del successo del­lo scudo fiscale, sulle conse­guenze e soprattutto sulle pro­spettive della piazza finanzia­ria ticinese.

Il successo dell'amnistia del mi­nistro Giulio Tremonti è sicura­mente da ascrivere a numerosi fattori.
In estrema sintesi si può dire che la Svizzera e soprattut­to il Ticino sono stati stretti in una tenaglia costituita, da una parte, dagli attacchi internazio­nali contro il segreto bancario svizzero, dall'affare UBS negli Stati Uniti, dalla trasmissione a Washington dei nomi dei clien­ti americani della maggiore banca svizzera e dalla conse­guente modifica delle norme sul segreto bancario e, dall'altra parte, dalla campagna condot­ta dalla stampa italiana e dalle intimidazioni del Governo Ber­lusconi.

Gli strepiti di parte del mondo politico ticinese e di al­cuni esponenti del mondo ban­
cario non hanno assolutamente inciso su questo quadro genera­le sfavorevole.
Lo stesso vale per la tardiva discesa in campo del­la Confederazione che ha sospe­so i negoziati tra Italia e Svizze­ra sulla doppia imposizione fi­scale, che in ogni caso l'Italia sta­va cercando di tirare per le lun­ghe per non ostacolare lo scudo fiscale.
Con una battuta, che si­curamente non piacerà a molti, si è alimentato il clima di rissa voluto da Giulio Tremonti anzi­ché concentrare l'attenzione sul­la realtà delle finanze pubbliche italiane, che non vengono risa­nate grazie alle entrate dallo scu­do e che costringeranno ben pre­sto il Governo Berlusconi ad agi­re sui prelievi tributari.

I risultati dello scudo non posso­no essere comunque imputati unicamente a questo quadro di fondo.
Vi sono sicuramente an­che altre cause da tenere in con­siderazione.

Come abbiamo sempre sostenuto, per la piazza finanziaria ticinese il successo o l'insuccesso non si sarebbe do­vuto misurare sull'entità dei ca­pitali regolarizzati, ma sulla per­centuale di questi ultimi che han­no scelto di beneficiare del rim­patrio giuridico, ossia di benefi­ciare della sanatoria fiscale ita­liana, ma attraverso la formula della fiduciaria statica o della po­lizza assicurativa di continuare ad usufruire dei servizi finanzia­ri svizzeri e ticinesi.

Ebbene, an­che a questo riguardo i dati uffi­ciali non sono ancora disponibi­li, ma dalle informazioni filtrate le percentuali dei rimpatri giu­ridici variano molto da istituto a istituto e dovrebbero (la cautela è d'obbligo) aggirarsi mediamen­te a poco più di un terzo dei ca­pitali scudati.
Il quadro molto va­riegato dei rimpatri giuridici ri­flette abbastanza fedelmente il tipo di approccio seguito dai di­versi istituti nella gestione patri­moniale.
In particolare la per­centuale diminuisce man mano che il servizio offerto diviene me­no personalizzato e soprattutto fondato principalmente sulla vendita di prodotti strutturati e in fondi di fondi Hedge, in cui spesso il cliente ha accusato per­dite consistenti.

In parole pove­re, gli istituti più penalizzati sem­brano essere quelli che hanno maggiormente alterato le carat­teristiche tradizionali del Priva­te Banking elvetico, che era ba­sato sulla privacy e soprattutto su un servizio personalizzato che privilegiava l'investimento in strumenti finanziari conosciuti e comprensibili in base alla pro­pensione al rischio del cliente.
I più penalizzati appaiono dun­que coloro che hanno usato il lo­ro Private Banking come canale di vendita di prodotti finanziari sofisticati (e soprattutto molto redditizi per la banca) e che non hanno continuato a porre gran­de attenzione al rapporto tra con­sulente e cliente.

Questo scudo fiscale non è una sconfitta per la piazza finanziaria ticinese, ma è sicuramente un campanello d'allarme che è au­spicabile non venga trascurato.

È evidente che lo scudo ha fatto di­minuire i capitali in gestione in Ti­cino e che quindi è probabile che vi siano conseguenze sui livelli oc­cupazionali e anche sulla redditi­vità nei prossimi anni delle ban­che (non quest'anno, poiché pa­radossalmente le operazioni re­lative allo scudo hanno sicura­mente generato un importante in­cremento delle commissioni ban­carie).

È pure patente che la piaz­za finanziaria ticinese continue­rà a gestire consistenti capitali ed è molto probabile che molti clien­ti che hanno scelto di rimpatria­re i loro averi possano ritornare sui loro passi o ricostituire al­l'estero nuove disponibilità. Quindi, vi sono ancora ottime prospettive per la piazza finan­ziaria ticinese dopo questo scu­do fiscale.
Queste dipenderanno comunque dall'evoluzione del quadro normativo del segreto bancario e soprattutto da un rim­pensamento delle attività connes­se con la gestione patrimoniale, con l'obiettivo di far sì che il Tici­no sviluppi le sue potenzialità nel­l'offerta di servizi personalizzati di alta competenza.
Se si seguirà questa strada, lo scudo fiscale ita­liano potrà essere considerato co­me un evento benefico che ha creato i presupposti per una nuo­va fase di crescita duratura della piazza finanziaria ticinese.
Alfonso Tuor

corriere del ticino oggi
 
Tuor è veramente lucido e bravo: soprattutto non è un partigiano dell'ultima ora.
Probabilmente, come avevamo già detto, le conseguenze dello scudo fiscale saranno dolorose in primo luogo per l'indotto.

A San Marino, la Cassa di Risparmio, è stata già declassata a BBB-.
Le banche Ticinesi ora dovranno darsi una mossa... lo sguardo ora va rivolto a Francia (ultimamente hanno "sottratto" solo liste di clienti) ma soprattutto alla Germania.
Le altre piazze finanziarie saranno più guardinghe?
 
Bank of America to repay TARP

all'inzio ho detto: bella notizia, sono in grado di andare avanti da soli ed in più ripagano la FED
poi ripensandoci mi son detto perchè tutta questa fretta?
e se scoppia un altro qualsiasi tipo di casino (una nuova ondata di svalutazioni di asset, oppure un default di un paese, ....) non è che questi richiedono liquidità...c'è rischio di una perdita forte di credibilità e nuovi shock pesanti sui mercati con i finanziari in testa
Cosa ne pensate?

Che gli americani stanno preparando una normativa per cui, in caso di futuri crack bancari, la banca o istituzione finanziaria sarebbe presa in carico dalla FDIC (vado a grana grossa) ma senza salvataggi con denaro pubblico per ciò che concerne i creditori della banca stessa...

D'altronde, non ci si può attendere per il futuro altri salvataggi come quelli ai quali si è assistito nell'ultimo biennio...
 
Shares in the European banking sector moved broadly higher on Wednesday after sources said global regulators plan to give banks a grace period before they have to implement new, stronger capital rules.
Three sources told Reuters that regulators would start to implement the "Basel III" rules in 2012 but would give banks a grace period to implement them and help them adjust. There had been fears that if banks had to implement the new rules immediately they would have to raise substantial capital.
 

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